Fiera Letteraria - Anno VII - n. 12 - 23 marzo 1952

Domenica 23 marzo 1952 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 UNATTOUNICO DELMIGLIOR POETADELPALCOSCENICO INGLESE, PER.LAPRIMA VOLTA IN ITALIA ~ ' .lf CIMENE CLODESOIDA, aua moolfe MARTINA, 11qs figlia QUICRELMO, suo fiqlio maggiore CHELDRICO, suo figlio mfnore TADFRIDO, ~suo cognato THDR E GLIANGELI OSMER, altro SIIO cognato COLGRIN, .suo maggior.tomo ANNA, moglie di- Colgrin HOEL, rm prfc,io,lferO brUannico :MERLINO UN MESSAGGERO Scena: Una. ratlor1a. degli Juti, nell'anno del Slanore 596. Gll Juti era110 u,Vantica tribù germa– nica cht fnvcue l4 Britannfa nel V è VI Sicolo. :-ii Riassunto di quanto precede Clmene, con i figli Qufchèlmo e ChCl- · drìco e i cognati Tad,Jrido e Osmer, torna a cMa dp, uno scorttro col ribelli Sa.ssonl e Brtta,mi, portando con sé un prigioniero brtta,uiico (HotlJ. I figli e i coa11ati di Cimene disapprovano aspramente il loro capo, che non ha ucciso e ha impedito loro di uccidere Hoel dura ,i.tc il co,nbattbncnto. Cbnene dice che Ju una /orza sopram1atu· rale a i.111.pedirglf df uccidere U britannico. Qufchélm.o. Chclrl.rico, Tad/rido e Osmcr i;ogl/0110 vendicare la morte del conte Ec– cha ucciSo In. battaglia da Hoel e placare i loro et.et O dino e Thor di cui temono l'Ira, ma Cimene sf opµone anche a questo. * OSMER: Quale dèmone lo condannò a seguire - ll suo disegno? Può dircelo? - CIMENE: Un qualche ant.lco - e umido dio di qu.?St'lsola nefasta, che sputando - muffa dalll'I. bocca. ml colse impreparato. - Maledico questo regno. acqua, roccia e ter– ra! - Accuso e maledico 11 crepitio del suol rami - e la bava sulla bocca del suol venti! Esso di me - fa uno sciocco! Trop. pe voci raspano - attraverso le travi de– composte. da ogni grotta - e ogni buco delle gialle e molli colli/e. - Questo è l'aureo avvenire per cui morirono I nostri padd! - Gli del lo guardino! Questa è la fortuna. - che essi vennero a forgiare col loro coraggio - lanciandosi sullo stretto mare fremente - per Impartire ed avi– tare la morte sotto le roccle incombenti. - Accumulo le mie maledizioni su quelle prime dicerie di ricchezza - che cl por– tarono qui, gongolanti di ambizione. - Maledico 11 rango e il pletrlS'CO su cui cam. mino. - Maledirei ogni zuppo filo,d'erba - se i capelli grigi me ne lasciassero li tempo. - Noi qui viviamo, nel miraggio del nostri padri. - Clt.t-.1\, dl cui nvevnno udito parlare, grandi di colonne, città allegre, in cui i beni protubcravnno sulle porte e I pavimenti cedevano al peso dell'oro. - Gll orti risuonavano dl frutti, le colline on– degglawno - di grnno come criniere dl leoni, e dovunque - scorresse un nume nuotavano l pesci, e le amruille - serpeg– giavano nel lucido rango. Le greggJ cm.no belle. - e le mucche come pendule fon– tane di alabastro - andavano mugghiando sulla terra dove si nascondeva l'argento - in attesa di essere forgiato: una l.crrn ove I glatni est.lvi - potevano chiamarsi l'un l'altro attraverso la notte - sotto Il polo nord. Cosl viviamo qui - e so!Cochlamo nel miraggio del nostri padri. Sogni erano, - e ben lo sappl::uno; noi viviamo nel teschio - della bella testa che apparve agl! occhi dei nostri padri. - Le lame del nostri aratri si scheggiano sulle rovine di ville chiare come la luna. - E li mio cer– vello sussulta all'lmprovvlsa puntura di uno - degll lddli lsolanl, le avvilite divi– nità - melanconiche, ammuffite di im– mortalità, - ossa in croce sugli a1U\rl, co– perti di erbacce. Maledico questa terra - che maledice me! OSMER: Allora llberati da questa male. dizione - e riconsacra questa casa a Odino. prima - che et capiti di peggio. fEgll trascina avanti Hoel, il britanno). - Questa è la terra che tu odi!, - In carne ed ossa. Spezzagli la schiena. CLODESùIDA: Slamo sempre stati - timorati di Dio, ma ora pare che egli tema - ph1 dèi di quanti ne abbia da temere. Cosa possiamo rare? TADFRIOO: Cancella la causa del pec. calo. Fa 11non !atto. - dal la. morte non data. che cl tolse la vittoria. - Dov'è la dlfflcoltA? OSMER: Non c'è di!Clcoltà, - Ecco qul la carne tremante. dal capelli neri. - vlvfl. come quando le nostre spade la minaccia– vano. - Bene. torniamo Indietro nel tem– po, e speriamo che gli del - dimentichino la nostra' tndeclslonc. TADFRIDO: Può aipparire Orfl.- che agiamo a snnguc freddo. ma di fatto e1tll ebbe la sua morte In combatt.lment.o Ieri; - questa è solo la. cerimonia formale, che ru tralasciata. QUICHELMO: Uccidilo: rldaccl 11 ri- 5pett:o di noi stessi. - Sento che tutti gli del ci guardano. CH~LDRICO: Padre. uccidilo come fa– rebbe Il p:idre - di chiunque altro. Cl..ODESOIDA: Non In casa! - l muri non lascerebbero mni uscire la sua morte! CIMENE: No, e ln neMun altro PQ5t.o: dirò a tutti - cose ancora più ~re. Ho una fITM paura. CLODESÙIDA: Paura? E lo dici davanti o-1tuoi Cigli? CTMENE: Dico che U>mo mc stesso. o megl!o - quel non-lo che ml tolse la vo– lontà. - che ml cacciò un teno e strano occhio in test.a - coslcchè vidi mutare le dlme1~slonldel mondo. - Non conosco di– fesa contro lo scoppio del Cuoco. - ( A. h'oel) Tu -puoi dirmelo: cosa fugò la mia. forza. - quale furtivo potere In tuo pos– ~sso - tolse la ful'la. alh mia svada? Nomina quel dè:nonc! - Lo farò trasci– nare dai nostri del. attra\lerso gli spa1J - fra le stelle, fin dove neanche I dèmonl mallgnl - possono pru,cersl. Nominalo! HOEL: Chi? Chi devo nominare? - Giuro a Dlo che non so cosa tu voglia. CIMENE: Che Dio è questo? Tu giuri a un Dio? - Quale Dlo? HOEL: Era mio nonno che lo conosceva. bene. - Il solo Dio. si chiama. Ma non ml ricordo - I particolari: è passato mol– to tempo da che vidi - mio nonno. e lo sono l'ultimo nato - della mia famlgl!a. OSMER: Mandalo dove le talpe - pos. wno Insegnargli l'!. scavare nel buio. TADFRIDO: Il suo ciglio è già segnato - dalla notte; spegni la sua vita - e an– diamo a letto. CIMENE: Perchè non do\lremmo usarti la misericordia - che tu ha.I mostrato ad Eccha Il nostro conte? HOEL: Agll secondo le leio:gl - della bat. taglia. Io l'ho soltAinto espulso dal mondo - come emE;ttoIl respiro cantando la rama. - della Brit.annla. 'FADFRIDO: La fama della B1itannla! La fama ~ella Brltannla - ora la cantia· mo noi. Lascia che Caccia eco ad Eccha - nella morte, con la stessa faclllt.à. OSMER: J\·forte facile, - facile come chiudere una parta! CIMENE: Questa. porta non sarà chiusa - flnchè non scopro quale dèmone la tratLlene. os~raR: Allora, perdio, - soiolgo t miei ,•oti di alle:;rn7,acon questa casa maledetl.a ! TADFRIDO: E 10. come un topo ruggirò - prima che l'acqua salga. CLOOESOIDA: Dimentichi - tua mo– glie e I t.uol figli? Un sacrlflc!o, C!mene. - solo un sacrificio per la pace della no– etra mente. CIMENE: Che pace possiamo 1\\/Cl'efln– chè non so - se lo ,tesso strano fuoco an·– cora ml bruclerà - oppure no? Ho an– corR- brandelli di ractlone - per rendere decente la nostra nudl'I.apprt>n,lone, - e vt dimostrerete remissivi con me. altri– menti la dlsdebta - t:hlgnt'rà a tutti noi. Se lo uccidiamo e seppelliamo. - ml rlem– plro i polmoni di ~lllPvo e dlmentichorò la mia colpa - ma la fiamma sarà su mc quando fischierò sotto U cielo sereno. - No! Questa tcrlta crranLc nella mia forza continuerà. a errare . ...:... ml svegl!erà al mat– tino e ml accompaftnerà a letto: - egli starà. fra me e la porta $1Cchè l'ombra ~UA. - cadrà su tutto quanto faccio: cosi ogni Istante - tenderà una lancia a Quel buio - che sta In a.lit'guatocontro la ml:t volontà. Vivo. - è nost-ro: morto. chlssi\ a quale - forza nemlon si farà dato? - Agstrondatevl per la vostrn. paura. - non per me. Guardate. il sole finalmente scio– glie - la nebbia e cl gmnda attraverso Il ~torno. - Ecco, viene l'ardente m:ire di miele - sopra la grigia sabbia della nostra sconfitta., - Salutiamo n sole che ci fa uo. n1lnl. - Riempi le coppe! (A. ColorinJ. - o cu?re gigantesco. che palplt.l In seno al · ~~\~~r; ~~ ~gf i,~~!r~Ù r~;~~~I 1 ~fi~ terra: Il nostro spirito - brilla solo a. ca· glone tua. (Suvvia. - riempile. riemplle'l - Dacci pingui raccolti, poten;,,a e domi– nio. - Permettici di strappare tutto at denti di quest"lsola. - La mia for1,a ritor– na. Splendidamente - manderò la paura a gambe all'aria. Per lo zenlth. porrò - il ~~i;o s~~I l~f ~~1;~~0~ p!a~~~;~ ; U~~ 111ette il piede sul colloJ - Gloria della vita, lo vivo! - Berremo alla nostra rinnovata. prosperità: - al nerbo fOStenltore del tre. mendo Thor: - agll lnst.ancablll. turbo· lenti. l'O\lentl lombi di Odino! - Alz.lamo le coppe e beviamo al potere dcgll del, - questo brindisi: - e Amiamoci l'un l"al– t.ro >. (La coppa Dli cade dalle mani. Resta tremante). OSMER: Che pazzia è questa? CLODESùIDA: Che parole son queste? TADPRIOO: Il cervello lo ha tradito rii nuo\lo, Dio cl protegga! CHl::IDRICO: e Amlamoel....>, - C06a ha. detto il babbo? QUICHELMO: e Amiamoci l'un rattroi > - Ch'e modo di onorar(' gli dei! CLODESOIDA: E' fuori di sè. - Parla nel delirio: -- è l:t mancanza di sonno! CrMENE: Io sto bene! - Ne.c-sunodeve scusare queste dèmonè che ml torce la lln: gua. - dicendo che si.<-mal~! M~tl'atl, mostro.ti , - dèmone! Pf'r Il p1,1mova::lto del primo bimbo dçlla tcrrn ""."'"" sarò pa– drone della mia voce! - M~tratl! ~sci dal tuo nnscondlgl\o e rivelati - awn:7Ando verso la mia epada. Stavolta è - la morte, Ja morte del tuo prezioso britanno, lo uc– c!do! (Fa per 1«:cfderc Hoel, ma la sua spada va contro Q1tichèlmo). QUICHtLMO: Padre! CLODESùIDA: No! Tenetelo. Ln lott-a lo ha accect to. OSMER: Pazzot E' tuo figlio, Quichèl· mo. Che ti piglia? Quests è la via che dcvi prendere, - il nemico dal capelli neri. Vo!. gitl, qui. CIMENE: M! pare Identico, - mi pare identloo. Non v'è distinzione. - Qual'è mio Ciglio? QUlCHtLMO: Non ml vedi? - Io sono tuo Ciglio! CIMENE: E li mJo nemico. - la mia &tessa. carne. La mia spada. ti rlconobbl'. Negalo: - la mia spada- ha capito. Ogni dl!'tlm,lone è spa1ita ! CLODESOIDA: Portatelo via e ratetodor. mlrc: deve es.sere - l'ardore del suo cor– po. Non pos.so credere - che s'a pa1..zo. Fatelo riposare e dormire. Immergetelo -– nel sonno. azzurro pozzo In cui le ombre cammln:ino - coll'acqua sulla test.a. e sarà lavalo cosi - da tornare alla ra· g~one.- Tutto questo mt ha tolto le forze. CIMENE: Bene. dormirò. Mi riterrò ru01i combattimento - per un poco. Ma nessuno. non uno di voi - si frapponga fra me e eiò che deve venire. Questa casa - è sulle mie spalle: va come voglio che vadl'I.. Non osate nulla - contro Il bri– tanno. o Il nmorso starà con \IO!- per sempre, come le macchie del vaiolo. Sve– leremo questo mistero. - La sua morte può attendere: la sua morte può aspet– tarmi. <Esco110Clodcsitida, Cime11e, Qui– chClmo, Childrico>. OSMER: E lascia noi a tintinnare nella t-asca del dubbio - mentre Odino si chie– de come spenderci. TADFRIDO: E Il sonuo - cl mostrel'à Indifesi alle canaglie soprannaturali - che escono st.t'lsclando dalle ragnatele. So. gnl - plaocvoll. OSMER: <a Colo rin> - Port'llo nel r e– nlle. - L'lmplcc:tgiona per te. se fugge. COLGlUN: Una corda non è li mio ge– nere. Al mio collo non si addlce. CEsco,10 Osmer e Tad/rklo). COLORIN: La più bassa forma di vita., questo sci; lo vengo subito prima. - Slc– chè puoi mostrare rispetto. Faremo ciel fienile - una stanza di guardia. Entra. Queslo mondo stordito - ratto di sole mattutino e di saU\I'.\ nebbiosa - non è per te. Gli ordini :::ono altri. _HOEL: Cerco di pensarci: potrei. a que. stora - passare '.\ guado l'onda della morte, - Invece ammicco alla luc?; la mia test.a fluttua nella luce. COLGRIN: La luce del giorno non !a bene a nessuno. - Vuol dire essere In piedi e In faccende, cioè In f.acce.nde po· co buone. - La miglior vita è quell:t orlza:>ntale - 00 assolutamente !neon· scia. Enld·a! - Pezzo di fango scal1..ato da!Jo zr.,ccolo posteriore di un mulo! - C'è un vantaggio nell'essere maltrattato: si ha. qualcosa - da trasmettere al propri simili. Ora bada, - niente scherzi non ce1, :a.re di fuggire, - tengo la sp:tda' pun· tata - ma sapessi dove l'ho messa. HOEL: E' proprio di ià che sono fug– gito - quando sfuggi! alla morte. Qui giaccio - a-1::wpeso a quella ch'era un.t volta la mia patria. - come un Idiota ag– grappato al corpo della madre morta. - Pe1,:hé non mi strappi da lei? Perché non lo fai? - Folle, sono stato. !olle, a non abbracciare le loro spade - quando s'ab· ba.ssarono su me. Perché non ml dedlco - a un lavoro continuato nc\la tomba, invece che a quCSIG dannata - nspira· zlone di vita, che non ml dà nemmeno - abba.sfA1n7,a per ,•!vere? Voglio vivere, .an· che - se comt una clmlce sul dorso di una pecora, nella cui lana corre - a na · blioteca Giho Bianco di CHR.IS~ 1 0PifER FRY (traduzione di Romeo Lucchese) scondersl per sfuggire al becchi del corvi: - anche come una patella su un aspro scoglio. - Io voglio vivere! COWRIN: Anch·lo. - Orizzontale e completamente inconsapevole. - Ma ci fanno lavorare. cl ranno. <E11tra A1ma1. ANNA: Chi ti fa lavorare? Non te. Non crediate - ch'e&rlllavori mal: nessuno la· vora ma.i - se non la vecchia Anna. La. rauorla è un·arnla - d'indolenza: Il tuo· go è come un immondeu .. '\lo. - Sei uo· mini rorU che stanno sdraiati. e nove - mucche che a furia di mugghiare rnnn, da sole la crema di formaggio. tE,llra 11cl granato ver rUfrare la biancheria stesa sulla spada di Colgrht in/i:isa In un pctloJ. - Non dirò che ml Intralci - ma non riesco ad arrivare dove voglio. COLGRIN: <a Hocn La mia unica moglie! ANNA: Ll pol'terò al sole. - Non si asciuga mal niente In questo paese. COLGRIN: Ecco la mia. arma! - Ecco e HRTSTOPHER f'r11 è nat.o a Bristol nel 1907. Fu educato alla Bed/ord Modem Scltool e fece per un anno l'hi.seg1iante prima.. di avviarsi proJessio· 11alme,tte al palcosceniéo come attore a Batli nel 1927. Dopo uria pausa di tre anni, dura,tte i quali tornò all'ln:iegna· mento. egli finalmente dedicò tutto se :.tesso al teatro, e dal 1934 al 1935 Ju di· l'ettore del T1wbridge Wells Repertoru Flayers. scrisse versi e ,nusica cU Sh? Shall Have Muslc, rappresentata al Tea· tro Saville di Londra, ,ie/ 1935. Nell'c11wo segue11tesi sposò e nel 1937 scrts:ic la sua prima co11tmedia i1t ver.,i - non pubblicata 1té rapprese11tata - Siege. Questa fu seguita da The Boy With a Cart, u,t delizioso esperl11ie11toalla ma– niera di T. S. Elfot. Esso venne pubblicato nel 1939 dalla Oxford U,ttver:iity Pres:i. Nel 1939 Thursday's Chlld, fu ra.ppre· se1ttato all' Albert Hall e The Tower al Tewkesburll Festival. Nel 1940 Chrlstopher Fr11 divenne Direttore della Casa Editrice Oxford, •ove rimase fino alla s1ta •chiama· ta alle anni presso il Pio:1eer Corp:i, nel (,[tulle prestò servizio per quattro amli. Fu. solo dopo la guerra ch;,_eglìscri:ise le sue opere più importanti: The Flrstborn (pubblicato ,iel 1946 e rappresentato al Festiva1 di Edimburgo del 19481, A Phoe– mx too Frequent: The -Lady's Not For Burnlng: Thor, with Angels, 1948; Ven'WI Observed. 1950; e A Sleep or Pl'isoners, 1951. Queste sei opere sono state Jmbblicate dalla Oxford U11fver:iit11Prcss. cs~es~~vi~::i ~::~~s:d/ :~~\•,'t°&crtto~ ,-;her Fry C ora rico11osciuto Come il mi· olior oiova11e poeta del nostrq palcosce• nico. Eoli e un uomo di teatro, e rost l'o· ,,era della sua ment~. sebbene talvolta COLGRIN: Tutto andrebbe bene se e! f06Se stato concesso - di svernare. . MARTL~A: Non slamo molto favoriti. Gli dei - Intendono rare! sapere che son loro a comandare. I tuoi del sol}o - più gentili. bntanno? HOEL: Quando ero ragazzo ml era con• ceiso - averne uno solo, benché in quel· l'Uno, dicevano. - erano tre. Ma gli al• Jarl sono htlrantl. Ho cercato - di .svel· le1·e Il ·muschfo per leggere le iscrizioni - ma ho quasi dtmentlcato In nostra lingua. So solo - che Il dlo era sla li padre che Il rtgllo che una pensosa colomba. MARTINA: Egli è ci-lstiano, Colgrln. E se chiedi co.<;'èa mia madre - ti dirà ohe è peggio di uno ch2 non ha un dio. - Nol abbiamo una regina cristiana, benché cerchiamo di tenerlo - nascosto, e In un1 delle nostre preghiere a'lli del diciamo: - dateci 11 nqstro pane quotidiano e por· donateci la nostra regina. - Ma abl51amo ricacciato I britanni nelle montagne, par Janta.sttca, C semvre ,iel limiti del teatro. Egli e Inoltre uµ uomo, ll quale ha quel· l'amore del popolo che seona la. naJcita dell'autore drammatico: un carattere no1t C m.ai per lui im'idea, ma stmtpre u11a persona>. Lo sttle di FrJI e quello di un classico. Eoll riprende e rhrnova i modi del teatro cllsabettia110, sebbene in misure pll.L lhnt· tate. Barocco e ricclliss 1 mo di fantasia e d'bmnaghti, eoli e 111 possesso d'1ot H1t· guaaoto fatto dt ,,aro/e dense di slgniff· cato e cariche d'una vera forza evocativa e allusiva. Lhiguaggio letterario e vivo allo stesso tempo perché. non nurnca di espress101ti modernissime, i1Jnnedìat,:, po· polarcsch,c e aiitcntiramenfc orìo•nali. Il carattere di clnscu110 d"i srioi 1rrljo11aooi 110n e l?sclu,ivamente b1Jsato su di 11110 schema. ma C vibrante dei pronri seuti· menti destati dai e fatti> del dramma e ®'lle e occasioni> del dir"rso. F f1ttlq questo esposto in una torma ellittica e lrntetica; classica, in mia phola. Thor. Wlth Angels /IL r11.ppresent:ato per la prima volta al Festival di Canter– bury 11el 1948 c Ju subito rlconosc'ttto come un hnporta,ite e spirit1U1lmente vivo co11tributo al moderno dramma poetir.o. In Thor, Wilh Angels, atto Uftico ht ver:it, storico e di un.a a.ttualitci straorttf- 1,aria, CltriStophcr Fr11. per bocca. di Mcr· liii e di C11me11, si.,batte con Lvirata vee– mel'lza lirjca contro le idolatrie, le ,m– perstizioni, e sopratutto co,itro {fli octii di razz.'.l. Vedete come fili Juti tGerma- 11fciJ Q!lichèlmo, Cltcldric, Tad/rid e 0- Jtner tmtta110 da. essere h1Jcriore, .da \OSCU{O t. il priqio,~iero britani10 1-loel. Co,ttro ooni 111aleclic viene dalle lotte politic1,e e 30Ciali. dai co11trasti «elle re– ligioni. egli predica e ìl 1l'"rdono, la mi– sericordia e la pictit >, cioè la charltas cri– ,tian.a. ROMEO LUCCHESE Chrlstophcr Fry, In compag11la del pcnon•nlo che ha ottcnu lo In Europa e In America un s:n,ndc 5uccr.sso: la strnora che non è d11.bruciare la mia spada ondulat.41 ! Perché, donna, - st.cndl la biancheria bagnata su di ess:i? Non funziona - se è arJ1Ugglnltn. ANNA: E neanche gli uomini; e tu poi - sei cosi pieno di ruggine che soffoche· resti se ti sorrta~I addosso. GOLGRIN: Io ho un Incarico speciale, Anna: sono me:550a guardia - di un tri· sto e selvaggio britanno. ANNA: E' meglio che non pensi - nd essere selvaggio con me. Ha già causato abbastanzr. guai - nel farsi prendere, e questo gli bJstl. - Probabilmente ml cl affezionerò. ma non - lo amerò mal. No:1 sarebbe giusto se lo facessi. quando si pensa - a tutti I nostri uomini ucclsl nel· l'uccidere questi pagani. - Di questo pas– so non laverò mal ìl bambino, COLGRIN: Quale bambine,? ANNA: Non posso coniare una frase, sr voglio? (Esce A1rna, entra Marti1ta con i1J ma110 ima ciotola. vu.otal. COLGRrN: La. mia spada per !Ilo da stendere! - In piedi. Ecco In figlia del mio signore, - t,u ra finta di lavorare. HOEL: A che cosa? COLGRIN: Ecco Qul, - Intreccia della Pliglla. MARTINA: Buongiorno. Colgrin. COLGRIN: Buongiorno. - E' una :t:1 1 ~~~~ giornata. signora, per Questa M.ART'lNA: Ed era 01·a.Ce \'hanno falt.J sospirare. - Sono Invecchiata a furia dl e.ssere a1ovane In un lungo inverno. - Ho qua31 dimenticato come si cammln3 sul f'.orl. anni - sono stati acquattati furtivamente: nel tramonto, - quelli ancora vlvl. Per· ché anche tu non ti nascondi là? - DJ• ,,-estl startene rannicchiato tlmoro,,o In una ,;rrotta - a. scaldarti le mani alla scintilla del tuo vecchio dio - che ha per. mESSO che tu fossi preso. HOEL: Dopa che mio padre ru ucciso - l sassoni ml tennero a. lavorare per Jorn. Mio p..i.dre - diceva sempre: Cosa può fare un dio solo - contro i molti degli Invasori? - Ed egli si rlcol'dava di dei precedenti che ancora - suonavano sull~ colline. e sperava che si sarebbero di nuo· vo riuniti. - Ma erano trnppo vecchi. In· nalzavano solo - echi Infatuati, e pian– gevano a. rivi. - Poi tutti I britanni fu· rono ucclsl o fuggirono. tutti -- eccetto rn.ìo nonno e lo che gli arrivavo all'anca. - Lui lo tennero per lavorare I metalli, e lo faceva - con tutto Il cuore, obliando la fine della sua razza - nel foggiare una spilla. Una volt.a ml disse - che ero stato reso nell'acqua al So-I::,dio. - Subito dopo mori, sbalzando argento. - Quando crebbi. I sassoni ml lasciarono combattere per loro - dandomi In cam– bio un po' di llb~rtà. MARTINA: Ma. abbastanza l)Cl"t:hémio padre t? la togliesse. - E' un peccato ·- che tu sia nato brltR.nno. Sono [orzata a odiarti. HOEL: Se fossi stato un sa350ne... MARTINA: Ti avremmo ucciso - pe: conquistare la tua t.erra, ma ti avremmo com..derato un fratello. COLORIN: TI avremmo ucclso con ri– guardo. - Non è certo meno fatale mo. aggiunge un'aura - di gloria, e cl strln· aeremmo le mani nel Valhalla. lE11tra Cloctesuida>. CWDESùIDA: Martina. vieni. per pia– cere! Due mani non - bastano - a car· dare e ÌKSSCre,e Il mio cervello gira con la ruota - in un dubbio terribile. - 1...he 1a1':' MARTINA: Guardo gli aironi. Vengo. -– Vlslt.ano ·1 sedimenti della nebbia come fantasmi - abbandonati nel giallo mat• Lmo d-::1 una marea di sonno, CWDESOIDA: Dove hai portato la clo· tola della carne? • MARTINA: Dove? CLODESùIDA: TI ho vlsto tornare da quei vecchio e decrepito - dente di t.or· re. Ed ecco un ramo - di rovo nella tua sottana. e lappale e cagli. - Cosa fa~ cevl Il? MARTINA: Cl vado molto Sl)e650,- E specie quando la cas3 è resa barb06,t - da troppi splendidi zii. CLODESOIDA: E portavi una ciotola di cibo? MARTINA: Madre. devo pur mangiare. CLODESOIDA: Devi mangiare - tra Il guano degli uccelli e gli ossi e I becchi loro - 2 tra I topi mastica.ti dalle civette e le mosche morte? - E' tutto ciò mei;llo del tuoi zii? La torre è una sputacchiera - per gli esseri notturni, un:1 sozza rovi– na. - Tu cl nascondi qualcuno. MARTINA: Supponi che cosi sia... CLODESùIDA: Certo che lo suppongo. E scoprirò chl•è. - Io ml consumo perché gli dei ci assecondino - con o,g-nlmezzo che sia ortpdç>sso,sacrificando - ora per ora, allo scoccare dell'albl'I.. - Ma come posso tenerli buoni se sempre - Il resto di voi non Ca che conlorariarll? Non è facile· - manteners~ In buone con Odino - co· me tutti sanno. Chi hai nasc95to nelle ro· vine? MARTINA: Quasi nessuno. Un uomo ,•ecchisslmo: - 'vecchio abbastanza per e..~re nonno di se stesso. CLODESùIDA: Ma perché - MARTINA: L'ho scoperto. Era mezzo sepolto. - L'ho trovato là dove la cav<L t. Infossa. - La sua bar\)a era awon.,. come nebbia nelle radici di una quercia. - lngemmat.a e luc~da di una leggera pioggia. ed egli planc;eva - come una vecchia foglia bagnata. Le mani aveva brune come un nido - di lucertole, e per occhi due pa!Ude pbtre - cadute In un buio non?. P·nsa! che non pot!vo - la– se!al'lo dov'era. CLOD,ESùIDA: Avresti dovuto - la– sciarlo finché non avessimo Eaf>utoun po' più di luL - E' normale? E' buono o cat· t1vo? Nella cava? - Potrebbè essere leWlle come un fungo velenoso. MARTINA: Forse. - forse. Ma ml con– forta. CWDESùIDA: TI conforta! - In che modo ti conforta? Arriviamo al punto. - Co.sa fa? -MARTINA: Soochlude ~Il occhi e mi guarda - la mano e ml dice n futuro. E' meglio - che dover sempre placare gli del - per p.'\ura che qualcOSI\ PoSSa ac– cadere. Inoltre. ml piace - sapere, Dice. per quanto e1tll possa ricordare, - e pei· qllanto abbia una terrlbllP m<tffiorlaper I nomi. - che Il suo nom" è Merlino. HOEL <a Colgrhi): Cosa ha detto? COWRIN: Ha detto - Chf' Pro talmcn· te coperto di ru!Qllne eh• soffn-i-herel 5? ml soWassl addo"so. - La mlA spada per st"nderP h1 biancheria! - HOEL: Merlino! CLODESùJDA: Spero solo - che non cl abbia arrecato già del male. chiunque JOhL - e c,.'Tlunque parli m~ntre sltdP fra. I topi. - Non serve a nulla avere gli del alle porte se cl sono - diavoli nel foco– lare. I buoi z.11. uno o Ambedue. - devono vederlo. HOEL: Lo chiama Me'rllno. Essa ha rac– colt-o -- un'eco che risuona nella più pro– fonda grotta della mia• razza .:.._e-la por– ta qui, alla luce del sole Invernale. MARTINA: Lo vedrete voi stessi. - Ec– co che viene ancora coperto di terra ros· sa - mentre la sua barba sorprende la. brezz:i. - Aveva prnmcsso di non Jasclara il nascondiglio. Bene. - vedete quanto è vecchio. E come è confuso net sole. - Con addosso l'ombra di due giorni nella torre. <Entra Merlino). - Hai mancato alla parola. Promettest.l di re5tare na– scosto. CMerlh10 conti11ua.a dirigersi vcr· so HoelJ. CLODESùlDA: Che cerca? MERLINO (a Hocl): All l'r ar acl ErY· rl - cyfa.rt.al hoewal a hl. Ar oror wlr arwa, HOEL: Peth yw,.. peth yw... non ml rl· cordo - come si parla, Uso le parole del sassoni. CLODESùIDA: Un alt-ro pagano! sa· pevl che era un britanno? - E' per que• r.to che me lo hai nascosto? MERLINO: Una voce britannica. - Interrompe Wl annoso digiuno: - W fai bene alla mia angua. Ero mezzo addor· mito - ma ti ho sentito. Questa vaat.a ar– l)a dell'Inverno - rl~erbera. Av_evost,upl• damente immaginato - che Il paesaggio umano ml avesse abb!l.ndonato per sem· pre. - Il volt.o della schiuma per me tml dicevo) - finché muoio. Ogni tua sp2· ranza - di amicizia, vecchio. Imi dicevo) - sta. nello strlz.zar d'occhi d1 un frlt),· guello - o nelle lente !'lol~nnltè. di una tartaruga - o nella rud~ buonanott-e di un rosl)O.- Ed ecco che la tua l'OCeml glun.1e all'orecchio. TI b~md CO - dRI fondo della mia tomba lenta a sbocciare. CLODESùIDA: Devi parlare con I miei fratell'. prima che ti lasciar.o vagolarc .– sulla nostra ten·a. HOEL: Signora. forse costui è Merlino. - Ancora Merlino. Comprendete? MERLINO: Tu sei stuplto, vc6o, nel troverml ancora - a respirare. Pensi che , già dli. tcm1>0- dovr 0 I essere ln fondo al· l'alveo dorato del !lume agitato. - Ma lo possiedo vesti strepitose che ml tengono a galla. - Io galleggio appena, In modo dtsordlnato seppur - delizioso. E l miei abiti cominciano - a fars! grevi. Tra poco. sulla superficie della vìta, - potre· te osservare una leggera bolla. sorridere - vanamente al sole prima di sva-n!rc, - e allora saprete che Il tempo al è compiuto. HOEL: Per noi s'è già - compiuto. Sia· mo perduti e dlEpcrsl. MERLINO: Perdersi - per essere poi· ritrovati. E' una vecchia abitudine della terra - anno per anno. Io potrei fare qualcosa; - ma ho p!rso la mia tromba di zelo quando Arturo mori - e ora non ml resta che una grlii,a nota - di memo· ria, e le colline tacciono. CLODESOIDA: Hai sentito - quello che ti ho detto? CIIRISTOPUER FRl. MAR.TINA: Il babbo è uscito di casa.. (E11tra Clmene). CLODESùIOA: Oh, dovresti &!are a dormire! CIMENE: li ionno non è venuto. - Un'ombra di passaga-lo sul mio letto da. · una nuvola - d1 stanchezza. ma il ba• gllore del mio cervello persisteva. - Do· ve è Il britanno? CLODESOIDA: Là. nel granalo, - a parlare con un vecchio della sua tribù, o cn vecchio - mago, o un qualche semi– natore di guai. - Dovremmo liberare :I paèse da queste cose non n()S;tre, CIMENE:. Liberare H cervello dal dub· Mo, liberare il ouore - dalla paura. 1 Va al oranaio>. - Come è arrivato qui que– sto vecchio? - Abbiamo rip01!to Il regno òa voi Isolani. - Perché Indugiate qui? MERLINO: Io oerco di svellere le mie rndlcl ~ ma non. vogliono staccarsi da un mondo che ml posslde-- come una do1ma Indimenticabile che ml appartenne. - Caminlno sulla terra, ebro di lei. In atte· sa - di darle la mia ~!vere devota. HOEL: E' Merlino. Esll è ancora tra noi. . CIMENE: Cos'è? - E' una delle vostre superstlilonl. - una dannata lnvCn7,lona dell'aa:la? Dlmml - cos'è la tun \'lta o. in• nome della notte, - lo chiederò alla tua carne con una punta più acuminata. =~~;~~lose!~~J[:P~ :;~OS::n-! 1 :ecctlt~ smarrito? . MERLINO: Non un dio, spero: cl vor· rebbe loroppa - sopportazione. Qualunqu9 cosa sia un uomo. - lo sono qurlla cosa, sebbene la mia nascita, ml è stato •falo dl credere, - abb!a qua!Che oscurità. Ma chi di nol - può dire di cssei;.edel tutl.o esmte da un plZ:(Jeo- di Inforno nel sangue? Mio padre si potrebbe dire - un uomo puro. se tal C05t\esistesse. CIMENE: Allora - quali sono le forze che ci per,Sequ1tarioqui? Tu c:moscl ben-e - que-st'isola. Dichiara I tuoi <;<?nlbuo– ni - e· cattivi, e Identificherò 11male! CLODESùIDA: Lo rorete. uomini della. rM.?.o'l. -, che conquistammo? MARTINA: Chle<il al prlglonleto - se nOn ò crlstlano. E' un cristiano senza dio - nnr,.hpse non lo ricorda. CLODESùIDA: Perché non PQS1Slamo llbera1,:ene una volta - per tutte. Oli del li prenderanno a btrsagllo - e tutti ~an· no com'! mirano sbadatamente. Il colpo - può cadere su di noi. COLGRIN: Colgrln sarà colpito, Col· grtn - .sicuramente rorà colpito_.Il resto dP\ monC,o sl ~canserà - ma lo resterò In mezzo. ' :cIMENE: Chiederò alla cimice ......cn· perta dalla' sozza camicia di un cada· vere In fondo a una po1za - se PO&SO sa· pe~e cos'è la cosa che appresi a tehl,.re. - Giacevo sul letto e la se-ntivo rltt..i. sul piedi - plantatl al lati del mio cuore, e percor.;I la torre - del suo corPo cercan· done Il vlso - per vedere se Intendeva aiutarmi o oshcohwml., - ma crn co– perto da- uno scudo di tuono. - Devo dunque far sacrlf\cl lnlnterrott.amente e poi - non trovar pace? Gli ablt! degli dei - si tra.sclnono nel fango. Noi ne scn– ttamo Il tocco - e crediamo sia un ba- 1~lo~1 ~:a~o".ed~~m~h'.:...\~~t°'m~lns-; aila mlserlcordla e quindi - alla sconrtt– la. Chi lo ha voluto? MERLINO: Chl, se non - noi ste-5&1. può ved:?rc una dlHerenza Cra - le no– &tre vittorie e le nostre sconfl:U!', caro si– gnore? - Non la bt-lva. né l'uccello e nemmeno il preveggente - avvoltolo -che fl tt.flnde la nne della battaglla, - nem• meno osnl miglio di terreno de\'oto e .spasstona.to. - Tutti Indifferenti. E an– cor di più I vostri del - che \'lvono fuori a:J.l mondo. che non sentono mal - co– me sente Il mondo a primavera h stoc ... eata della lancia.. - ~ lo Z..'\mp.nlodi san· -gue dorato. - la ferita d'Inverno nel flan- :·r~~~:\~:~u~~1~!A~ 1:u:1~o;fit~~lla, C,LODESO'IDA: Non ti avrvo prevenuto éhe questi britanni ti avrebbero risposto cosi? - Ml veri;rogno di starr ad n-.colba· re. NOn Il llbb\amo rors? vinti? MERLINO: Inchiesta e conquista e di nuc\lo Inchiesta. Cl si potr('bbc ben - i'r· tlt.we e,. non ce l'aSPettas.slmo 1 CIMENE: Slct~ In nostro patere. Io PoSSo distruggere ora slo - te che que– sto· raeazw senza far domande. MERLINO: La. mOrte vince l'uccisore. non l'ucclso. - Come è piacevole par· la.re , anche - nello. vostra ling"1a. Io posso - forse vostra figlia ve l'hà detto ;.... ra, _previsioni, es5endo In - pace col Tempo, n spese dell:t m!a anima. - E' strano sapere che col trascorrere - degli annl. che C-.'\ncellanoogni distinzione, - voi. e poi i vostri conquista.tor!. portt-retc -. con affezione e come pc{ natura n no· stro nome. Quello di britannici, - e tutti gli accessorl. le.;gendi\ - e storia. coma se roste le nostr~ vedove, - non I nostri (CJntinua a IJO!l. 4)

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