Fiera Letteraria - Anno V - n. 25 - 18 giugno 1950

Domenica 12 giugno 1950 LA FIERA LETTERARIA Aeean to sulla spia 99ia del tnore • .RA CC ONTO DJ: ~ AJ R][O LA CAV A A VEVANO trovato un pino la scena del mat rimo- abbiamo goduto allora. lo momento a riempire tutta. una posto sulla spiaggia nlo della sorella, con le sue godiamo in più oggi? vita, dal passato al fu turo? del mare e si erano luci e 11suo frastuono. Egli Si alzarono dal loro posto Che altro vorresti da me? messi a riposare nella allora aveva vent'anni. I pro- e camminarono verso la strn - - Che altr6 potrei volere?_ nott e. Erano cosl stretti che poslti amblzlos1 ernno molti, da, teneramente abbracciati. sussurrò Peppino, come par – parevo non_dovessero divider- ~ ecco che P?tè acc~derc. Non pensnvnno a null~. La landa a se stesso; e pur nella si mal più, e la loro autma mvecc di pensn1e alle iagnz - lun a mestamente Il gun1dava sua. voce indugiava. ancora ~~ u~fe~~(osa 501 ~ 8 ;,~~a~a lu~~ ~~ ~\t~~~~i::;~tf ~~n::1c~~~~ ~:n;i!~~n~e~v~leN•:a~ -:u~h~r s1 l'eco di quella malinconia di mezzo del cielo e col mare Quell'lnterlocut-Ore era un ern svegliato nl sot!l o della cui la sua anim a si era sa– lontano che manc!ava favllle. nuovo conoscente !orest!ero, brezza notturna. ll pro fumo ziat~. SI sciolse da lei, lungi L'ombra del ponte era la e Peppino si era trovat-0 su- del gigli s'avvicinava e s'al- dall ombra del ponte, dove i coperta che li avvolgeva e 1l blto In accordo con lui. SI lontauo.va, mentre che essi loro volti erano rlmaSti na – profumo dei gigli l'Inno del ern messo a parlare dl. sè, passavano. scosti, insieme a lei come un loro cuor e. Dove fossero I gl- per protesta contro la gente E Maria, tutta piegata su comune viandante tra gU uo- gll non si sapeva; e le man i che aveva cominciato a de- di lui. Invocava: mini riprese 11 cammino. solo a caso ne avevano stra p- nigrarlo nella sua carriera. e - Non basta l'amore di un iUARIO LA CAVA 1'0l\lMASO DA MODENA - e Giugno ~ :~~la a}f~~o do~~ple:s~rb!u½~ ~~~~a e!~rn 1 ~bf:~ ~i;1~f:o ~i~ -------- -- ----------------- --- ------------------ nJvano. lo stava a sentire. Peppino e Mari a erano là A Peppino pareva che quel LA NONNA. GIULIA a godere la g!oin profonda nuovo amico cosl compr en– de} loro amore e nulla di Quel- stvo non dovesse mai p!ù le che erano state le temp e- scomp ari.re dalla sua esisten– Stc della loro vita pare va che zn: e Invece non si v!dcro più li toccasse. !più, ognu no dietro il suo de- Polch è Peppino, dopo molt! stlno. La sorella univa In sua ann i passati In città a lottn- vitn n quella del !ldanzat-0 ~~or~:io~~ 10 ~{a~~v: c~":. !~: I ~~~: tu~~~r:nro~ 1 ~hl a~~~j Racconto di P. F ES1A l A MPAN IL E 1•itornato vinto al paese na.J st odiavano a vicenda; ed egli A. tio. dove aveva anco ra un aveva accanto a sè Ma.rin, e ';: 0 V~:C~~ d~~~se~a. P;~: ~::~~t~ai!t1ff~::~o~~ d~r~ no~uita v~ev;l~vent ù doveva me mia madre cl aveva &Ioni si erano accu mulate, la passare per lui nella vana !~r:lgl~ 1 t:ro~~tn u~~ ~~f~tt\~~; povertà aveva ratta la sua lotta per un posto soddisfa - aveva mc.s.somln padre In unn app arizione: e solo tar diva- cente nel mondo e infine si agtt.11.zlone più gronde. sul mo– mente aveva conoscl ut-0 Ma- era accorto che il sospetto mento, dell'angoscia stesso. rin. che al pari di lui era sui suo valor e. per il quale un Mio padre aveva un viso più sfiorita nella mallnconia del• giorno parlando con un ami - stanco e scolorito del solito. la sua vedovanza. co, aveva trascurnto le ro.gaz- Era una famiglia di pallidi, lo Ora l'indomani era dub - 2e, era stat o con! erma.to dal mia. bloso, le speranze pe1· ti loro fatti. Avevamo trovato due posti In avvenire pache, e lo stesso Ebbe un moto di rlmp!an - due scompartl:nentl diversi. e pre sente triste per 11 peso t-0. E dolcemente domand ò: questo et n\'eva fatto scn– deil e umilia zioni subite . L'età - E tu che cosa pensa sti z·nttro rallegrare, perchè fino a matura . col suoi lnnrrestnblll di me? Foiila. non o.\'cmmo maniera mali , lncomb e\'a: e. Intanto, - Che dovevi avere uno. di scambiare più dl qunlche pa– una comune !or za di amore chiacchiera d'avvocat-0 a par- ::~· P~:~e r~s~el e~:~r~~l!~: davn fresch ezza di gioven tù lnl'e tant-0... stntl Improntati al sllenzlo. al loro cuore. - Non ti piacqui allo ro.? Questa era la maniera per di- E cosl. come succede che - Si. ml son dett-0 che eri mostrarmi la. sun riprovazione. dall'attimo fuggente si risale simpatico, e poi non cl ho II suo dolore, ed anche li\ sua al passato e nulla dl qu ant o oada to più... gioia. Nè 10 ero mRI stato lo– ad esso si riferisce basta a Peppi no capl che qucll'im- quace con lul. pcrchè lui er:i chi ha set.e rtl conoscenza. pressione sarebbe stata pro - chiuso cocciutamente In se st.es– Pepplno Inca lzavo.: babllm ente sufficie nte ad at- so, e li suo t.cmperamcnto era _ TI avessi conosciuto prl· trarla a. sè, se egli cl avesse troppo dl\'erso dal mio: mio ma. Maria! badato. Le accarezzò i cap elli ~~:~o ~ni:,e"!fi~ s~~t;, 1 ! 1 ~ld:~ :-- Qu~nto sare bbe stato ~~~t1ft~r~:~~a sel~tl~~hlt-Ocl~; mnnte delll\ p.'\Ce e della tran- JIIU bello. ne prov a.va , non bastnva a quillltt\, e soddbfntto che tut.tl - Ch e vita diversa avre m- fargli dimenticare 11 ramma- lo amassero per questo. Per cui, mo avut-0! rico per 11 tempo perdut-0. rnrnmentc approvava quanto - Io non avrei sposat-0 ma - Mar la continuò : mal profondo cl teneva tcna- le, per desiderio di accasar- - Quella volta rut triste cemcntc !Clgatl:e forse contrl- ml; e dopo non avrei avuto per tutta la sera... Ml pa- bulva a rarrorzarlo questa li dolor e della vedovanza. reva di essere trasc ur ata dal ::~~:~di~e ~!~~- t;~~;: Ma tu mi avresti voluta an- mondo... che l'uno nutriva per l'altro. che allora, anche quando lo - Non ballasti? Quel viaggio che avevamo In- ero una giovinetta che sogna~ _ SI un a volta sola· e trapreso attraverso I paesi del va l'amor e? come g~avo in pro ssimità 'del sud. lungo e disagiato, ml - Perch è non avrei dovu- balcone, sentivo le tue parole prcoccupa\'a molto per le sue to V'Olertl? Non sarei stato sferza nti, senza. ca.plrle. ,.Poi condlllonl dl salute. Mlo paùro colplt-0 do.11~Jua belle~? E non .ti vldt più... ... çro molto stane<>e mal,nn<l,nto. !orse avrei avuto for tuna neJ- Pepp ino avverti Il peso del Le preoccupazioni della fttml~ la vita ! passato Invano trascorso, co- glia e di me ln p.artlCOlare ,,._, - Ma. perchè ti lamenti, me un ostaco lo Insuperabile dato che IR guerra aveva pro– se sei riuscito a sviluppa re a.l godimento del perfetto vocato In mc un lungo periodo tanto la ment e? Non t1 ba - amor e. di disorientamento morale - stn avere coscienza del tuo - Come slamo stati s!or- ~c'\t:~~~~ ~c!~~a~~ 1 n!f:P~ valore? tunati! - disse. lo spirito. - Fossi sta t-0 un poeta o - Perché? - rispose Maria : s1 aggiunga a questo Il suo un filosofo, si: ma un nvvo- e prese a consolarlo con la pes.slmo carattere, o meglio la cato che non ha saput-O di· forza del suo amore. _ Non sua sot.tllc e stranissima sen– ~~~de~~nsèses~~soi•u~Ul:z~~~ ti pare che quello che non slbllltt\, per cui bastava una della sconfitta? - Sono I tempi avversi che rendono fortunoso Il succes – so perfino nelle professioni pratiche . Tu lo sai meglio di me! - La mia solitudine nelltt città e l'ecce~so di scrupolJ ml hanno vinto. Con te sa– rebbe stata un'altra cosa! - Come sei poeta , Peppi– no! E per questo tt voa-lio tanto bene ... - Non t'Importa che sono povero? - No, non m'lmporta ... - Ti dovrei far soffrir e accanto a me. Il fondo è pic– colo e non ml rende. CUentl (lui non ne ho: e quel pochi della città non bastavano a far vivere me solo ... - Ma come si può soffrir e, quando si sta vicini all'uomo che si ama? - Dun(tue ml avresti vo~ Iuto anch e prima di adesso, e In ogni caso ? Non lo credo, Maria: tu saresti stata fred– da con ma! Conoscendo i miei propo siti ambiziosi, non avresti avuto fiducia in me e ti saresti rivolta ad altro amor e... Avrestt sempre pre– ferito l'uomo che ti volle per sposa ... - Non ~ vero, Peppin o! MARIO BROGLIO - La roccia cosa da nulla a Lurbarlo e a le• nerlo ngltato, oppure depres– so, per giorni e giorni. Ma In preoccupazione .!O– stnntc di mio p.'ldrc - nnzl :a sun nngustln - crn rapprC"Cn– tata dal pensiero che gli da\·r.– no sua madre e suo fmt~llo. Non che loro fncesser◊ qur.irosa per tenerlo In nnsla. 1! fattu em che vivevano a Meln da quando erano nati: e do.la la timidezza e la poca Iniziativa di mio padre. non no :nnl com– preso come gli sla r!usclto di evadere do. quel paese del sud, che è povero e dlmcntlcato, per venire a vivere in tma città grande come Roma. Non che lo cilspreul Meln: anzi lo l'amo di un grande amore, pcrehè è fermn. lmmob\ìe quasi nella mln. memori.a. Io vi son nato e non vi son \·lssuto gran che. Comunque ml son rimasti nel ricordo ti paes,agglo, le \'OCI.!e scolorite e lontane Impressioni della mia. prima Infanzia, quando tutt.t I parenti di mio padre e di mia mndre -,,l\•e·1ano ancora, e quando poi morirono, !nsclando vuote e abbirndona– tc le case: sul portoni ricordo quel drappi neri con la frangia dorllta che aumentavano la mia emo.done fino all'Incredi– bile. E' rimasto una htggenda per me quel paese sulln clmn della colllnn: un lariio gruppo di case e un e.a.stello norman– no al di sopra di ~- Più che una memoria, ml è rimasto un turbamento. tenace ed lnvnrla– btle. sono le cose che noi ab– biamo dentro e di cui non cl llCCO!'ilamq.Alcuni dicono che sia l'Inconscio: per me è la poesia delle cose che v1ve den– tro e sotto di esse. li fratello di mio padre era rimasto In pae5e perchè un dl– sgrazlo.t.o Infortunio gli avava lasciato le gambe anchilosate a quattordici anni. Da. ollorn zio Mario non era più. uscito d1 casa, perchè si vergognava del– la sua disgrazia (cammina,•a con le stampelle), e In questo enorme pudore d1 se stesso as– somigliava. a mio padre. Ma In una cosa ern dlvet'60 da mio padre. e questa fu molto lm– porbct e per lui. Bono pall,SO,tl quasi quaranran nl, e lui, rin– chiuso Il dentro casa, ha con– servato una grande allegria. Io dico che questo é un segno del– la misericordia di Dio. Fà Il professore da più. di vent'o.nnl e dà lezioni prlvnte di tutt.c lo materie, dal ,reco alla mate– matlca e alla ft..slca, a un cen– Unalo di ragani ogni anno, che lo pagnno come possono: chl qualche soldo, chl un po' di farina o di olio, e chi niente addlrltturà. Questa è la &ua ml.sslone, dicono. Dicono anche che sia molto bravo, e lo ho c:onoscluto moh.l.$Slme persone che hanno studiato da lui e ora ho.nno un magnifico posto In società. La nonna Giulia, Invece, era già vecchia quando lo ero un bambino e andavo a Melfi con mia madre e mio padre, fra l'est.ate e l'autun no, quando l'Uva era ancora acerba e I fi– chi erano pieni di latte . L.'\ nonna avrebbe voluto che noi andassimo più spesso, ma le occupazioni di mio padre non ce lo consentivano. Certo, essa doveva senUre un gran btsogno di nol, In quella c1111antica e solitaria e con quel flgllo lm– moblle. Ml faceva una gran paura quella casa.. Mia madre ml raccontava che una notte vi fece un'appariz ione S. Al– fonso dc' Llguorl; e ciò nccre– sceva Il mio timore, anzlchè dlmlnu.lrlo. Una notte VI prui– sat ore dl \'ero terrore. per una scossa di terremoto che aveva messo In subbuglio LUtl0 il nonna era a letto, malata . Po.r· che 11. madre morisse, è vero, e paese. lò con me, pcrchè mio padri'.! ce l'a\'evn !ntt."I. A\•eva ,•lnto Il fatto e che Melfi vcnuc non era !ncnsa. anche con grande distacco. dl.strnt.t.a. da.I terremoto due - Dli;l!c!o n p:tpà, senza perchè In madre restò In vita ~~lwb~~~ l~l ~i~~~/!l;i~s:i1~ ~r~ l~P~{~~~:n:Cgr ~c.mi ,d~!: ~n"'~1~:; s~~~m~:~ ~~~P~~r;o~ f::~rl~~~~ 3 IJ ~~!:~è d !e!:-:~c:i ~~cs~e ~;~ ll~~~s! .c~~lo.P:;;;~t~~plc:i~r~cl!n1~\a"::nd:alc~•idc. e minaccioso, e Il vento percor- ern molto agltatn. Poi disse an- Io Invece ero entrnto dalla re I vicoli strettissimi e scosce- com.: - La nonna. è vecchln, nonna, cd ero rimasto fermo al si con grandi e slnl.strt ululati. ormai. (Mc lo diceva come se piedi del letto. La porta deHa Le donne corrono per le strade, lo avesse constatato solo allo- sua camera era aperta. slcchè - che sono quasi tutte ugunll. ra). Vuol vedervl. e papà deve mio padre. che st era seduto irngUSt.e, buie e con I selci grnn- venire subito. L.'l deve \'edere, nel corridoio, su una vecchia di e sconnessi, - urlando e se muore, dC\'e vederla prima. sedia tutta spngllata, scntlvn ~~:.os~h~ c~1:;J! 1 · ::J1rWtu~ : zlo~c~:0° h 1 ~ v!:t ~~~ 1 Qi! 1 :~~ ~:~~m~~~n~~~~I Q~i~:1~o~n~~~ ~~~n~I :~~ne ~~:re. d~: r~:~~ ::r ~gf~!dd~: 3 ~1~~ !~d!~tta~n q~~n:c:~~r:it~~n~ IMI molta gente sl era rlfu- :~,o~~u~:!1.r~u;J f!~~g~o e:~ toL~ern~~~a apri gli occhi. Ml giata al Mercato, che er!l uno bisogna sallre fino a 500 metri guardnva. ma nveva uno sguar- ~~~~~o i~::1P~~ae ;::~e c~ra~~ = ~!nt~: 1 :i\i:11: 0 :f~~d~h:1:n~~ ~ ~!n:::~~~as~o 50 ;ceo~:r~~~ ne si apri nella. terra, e la tcr- ra che chlamnno Il Tavoliere Il mlo dl.saglo era grande, so- t~~?ftl 1?1~~:~";:1::~~ = ;~pr-~fi':ii~:r:~,~r~t; ff!'1 : =1~~'°;:f .~~ Tornand,o alla famiglia dJ l!a, credo. tnto n uno del vertici del lct- mlo padre, nonno Pasquale cominciava ad albeggiare. to, poi feci scorrere le dita sul era morto da un pezzo, e zta Dal vetri nppannatt del nne- ricami di !erro battuto, nspc:.– Glustlnn era andata via anche st.rinl si scorgeva nppenn la tando che qualcuno dicesse lei dn Melfi, perchè si cm spo- terra nera delle campagne. Mo!- Qunlche cosa. satn ed era nndnta n vivere te proprietà sono sconfinate, - E' PnsquRllno - disse n– eon Il marito n Benevcn- da. quelle parti. Ma. forse, con nalmente mia madre - E' ve– to. Slcchè, nonna Giulia e la. riforma agrnrla, Il latifondo nuto n trovarvi. zio Mat1o erano rimuti soli, finirà per essere espropriato. Il mio nome. In quell'occaslo– flno al giorno In cui mio t:lo Lentamente U disco rosso del ne, ml suonò più ridicolo che si sposò. La nonna, benchè ln sole cominciò a Jcvnrsl, e li mal. possesso di una fibra eccezlona- freddo sembrò farsi più acuto. _ Pasciuallno - disse a le, era ncgU ultimi anni a.s.snl sentivo un gran vuoto dentro stento mia nonna, muovendo malandata. E' l'età, diceva la lo stomaco. Avevamo una gran appena le guancte. Poi tacque, gente. Ma mia nonna teneva fretta di arrl vnre, e Il tempo e rimase Inerte, e niente n.vrcb– duro e la faceva. in barba al Invece non pnssa\'a mnl. I no 4 be fatto supporre In lei una giovani. A ottantadue anni le stri compagni di vlRgglo erano quo.lche emozione. Ma 10 o.vevo venne un tumore a una mam~ tutti e faticanti~. I loro di- notato che qualcosa si ribellava mello. che. nel suo periodo più $èorsl ml attraversavo.no Il ccr- alla immobllltà delfe sue mem– acuto. la tenne . fra la vita e vello senza lasciarvi alcuna bra; cd era n mento agUJ,ZO la morte. Ma lei superò anche traccia. I loro dlscorsl ml ot- · per app.utencre a un essere quel male. SI alzò dal letto, ·un ' \ta,· érknv:\ho Il cervello senu umano) che si sposta,•a plano gl(!:rnoche la ferita non faceva lasclnr\'l nlr:uno. traccia. Avrei plano, come ammiccando al sof• plu sangue, e andò alla mcss:i. dovuto so.ffernmrml a. lungo fitto, e come ranno l cani quan• alla chiesa dJ San Nicola, alla sulle cose cl~ dicevano per a!- do hanno l'ncquollno. In bocea, quale si arriva\'a per strade !errarne Il significato. Capivo _ E' venuto a trovarvi - scoscese e dlsnglatc. Uscl dal- soltnnto elle parlavano del rnc- disse mia madre. La nonna tac• lo. messa e andò al mercato. colti. della riforma agraria, que e 1nghlot.tl ancora con ta– Ancht. quc.I a-torno risparmiò delle terre Incolte, del comu- ucn. Inghiottiva come forse In– sulla spesa: CO&I aveva portato nismo, della Russfa. Da bam- ghlottlscc un ladro che si è na.– nvantl In casa, con gronde ne- bino questo viaggio ml riempi• scosto a un angolo di strada e cortezza e la.\'orando alacre- ,·a s'empre di agitazione; nvc\'o c'è la polizia che lo brncca, cd mente. Non che fosse attaccala paura di non poter scendere a è n due passi da. lui. ~l v:l~~!~-i,er~:è ~~u:Pfu1:Z:~ !::!~• ~~~o e~~/ 0 tr;~: :i 1 1n~ct'i Mia nonna finalmente si mos• ne entrava a prezzo di grav! al mtlSSlmo. ~~ 1 :;e:~:n~ ~p~c 1 :a ~peur~ f!~oc!f~c1!~~ l~o.sur\~z~F~~fe Alla stnzlone di Meln sallm- ta. Trcma\'ano Cd erano tal– q1uttro di mattina, per quei mo sulla carr.ozza di Pasquale, mente sceche che ne provnl n,taul che venivano col treno ;~~~~~e lae~~u !>:~~~lieloi:nn:f:" ~~~nnra~~: e;::~1;e~t !~ .a\'i ~~o!~~n:°,dtd~lo~!~!~ vo:av~~ quand'ero bambino andavo suol occhi erano già spenti, ma no In qualche posto di Metn. :f1~~~e!~ ~er~o~ 1~:;h! ancoro vedevano. Solo che era- ~ 1r:;~:~:to~I: :::-:n~e cc~ :~a~~m;!:;ea qi!nti1:reml~ r.~r: i~ I d~l;ac~:~ . o~ur~~~~ ie~ tero.sa. Ecco perchè merite- famiglia chiamavano Pasquale ~eur:a~I o~fbij~e!f!~!~d:.nn1Ì e be di più. quando avevano bisogno di un:\ mio turbamento nel guardo.rie La vitalità di mia nonna fa- carrozza per andare alla sta- Il \'0lto era aumentato. Ml ceva meraviglia. a tutti In pae- zlone, alla vlgnn o al cimitero. sembrava che al posto del viso se. A Otl3ntasel anni andava Erano le sette, ormai. la nonna avesse un cartoccio tutte le mattine alla messa, fa- - Fa molto freddo a qucst'o- dJ carta paglia, pieno di grinze ceva la spe!a, e qualche volt.'\ ra _:. disse Pasquale. Poi co- fino all'Inverosimile, come se cucinava. Era sempre al cor- mlnclò a p.. uJare di altre co- qualcuno lo avesse stretto den– rente di qunnto succedeva dcn- se, mo. mio padre lo lnt.err11?- tro II pugno, a lungo e con tro la sua casa, cd era l'unica pc e gli dl&sedi andare più In I molta forza. che sapesse dove met.t.cre le rrett.a. Solo allora, forse, ml re• _ Perchè è venuto - d!Me ~~n~ia~~o n~ss~~ia; 1~ 0 ~ua~~ si conto che avevamo fatto una mia nonnn o. mia madre. ;tf:.~~~:F~:;~ •~; 1:: ~~T ::;}~~1:t~t~~! 00:·•E~::~:,:• :•~ ::d::m~r= ~~e vic;;:nl~nodl:C~a M1~\c;:_ f~;;::~ta~t/~~~t~:n:I s;,~~ d~. E quando andate vin? - te - ma si porta ancora be- Uva: era una gnrn dispera~ disse mia nonnR. ne. - Ma mio padre aspcttavn fra me e la mort.c. mln nonna, - Quando volete voi, mam– ormal la morte della mt1.dre, da Melfi. faceva n tifo per mc. mt\. Volete che restiamo un ni– di lettera In lettera. - E' vec- Ml sembrava anche che mio tro poco? - chlr1,- dicevamo anche noi - padre nYCSSe un grande nffan- - Restate - disse mia non– non può dumre molto a lungo. no, come se avesse fatto a pie- na - re.state ancora un poco. Bisogna rassegnarsi a perder- di tutti quel chilometri. con la - La. nonna parla,•a sempre la. SOlt.-anto, qunndo sarà li sua vallgetta In mano. Tirò un senza muovere In test.a, come momento, dobbiamo esse.rie so.spiro, quando entrammo In se un chiodo le a.vesseflsaato la tu~tl vicino: lo sappiamo co- casa Mio padre a\'eva vinto la nuca al cuscino. me é fatta. gara'. perchè la nonna era .in- - Dov'è? - disse. Un anno, mia madre andò ch'cssa al t.raguardo, ma anco- - Cht, - dl&se mia madre qualche giorno prlma di noi. ra viveva. Pcrchè nbbla Urato - Chi è che volete. - Ho già detto che fu lei ad av- quel grande sospiro di sollle,·o. P. FEST A CAì\lPANIL F. vcrUrcl telefonicamente di an- lo non ho mal compreso. Do\·e– dare subito a Melfi perchè la va arrivare In tempo, prima (Continua a pagina 6) P-agina 5 POESIE A UNA CllTf A ' Rilor,io alle t-tte pia::i::c e a11corami respinge la tua ltlce, ciUà degli aiwi giova11i . Ri duce it c11orcil tu.o ricl,io,no o qualche strada ove i miei primi amori di raga:i~o smauiosi si esaltava110 t1el buio. Alle 11,c vie, alle t11c case f11i amico ili volto, ùt ct,orc forcstt"cro. 011csl'a11tica me11::og11a m'è f>iù cm-a àella voce clic davi alle mie sere co11s11mate saigli agili po11tìli a dolermi del ve,110 e dell'esil io. Solo i lu.oi morti amo, solo i ,marti ri fulmiuati dall'ira 1w di d'estate. E in essi. 11011 f'iesco a perdo11arti le rari-.rsime gioù: clte m'hai dale. (1945) 1947. DINO BIEI\"ICal?rl'I ESTATE U11ve-,,to colmo d'a.::un-o tflduu a l1111pide orchestre e misteriose le lampeggianti fr011de dei pioppi. Nube dorata di api, vcrligmosa, nel sole turbina . Da vividi colori esaltati li,ifa odoroso i garofani versano. Nel fiume tremola 1m plàti110 abbaglia11tc, t!''f :tc~:,!e,~~:.c: ;~,-d~e-~~o cicala~ i prati spri::::a110 allucillatc farfalle. Acceso sa11gue, iiovaue car11e, velluto, avorio, l1core, lamcuto, peoua quesfoggi, mondo, ti seNlo, E l'a11ima - lo graiide illusa - e/te 11e' pellsieri dell'uomo ~ esuNi, seder, sovrana , presa, impigliata aneli/essa, come raguo tra i mgiados-i fili nel vol11U110so inl1'ico Jftlla selva dei. s1,isi. GA.JtlB.UDO ALBSSAND•INI A MARIA Sulla spo,ido del cuore si poseranno le sta.gioni dello tuo 'lllto ad rmo ad rma, da quel sile111!10 alto11ito s-11scilcramio rm f'Ìt,no nd tuo sat•tu• clic le porti co,~ sè fino alla noti•. Ma di quesl'atlra stagione clie ci forbava d'improvvisa raffieh1 :;!;;:;;:;:: 0 n!fr 3 j~,eua~i caf"iclled'ttrlo livide cl,e totl iov~ il ve11fo s11Ue bocche t10ti n1ai .rtoHclte - e poi silen::i a::::,.N"i, di questa fa togione 1101' ti rima11e , d1e una 111e1noria anemica . •• /C /IOU accordi l'aui!fta. aUe cose, la tuo slag,onc all',,rd,c c 4el cielo. Cliiuderai net tttO"sanguc estate e invwno fermata in le drcole rd lo vita · ' dcll'rmivcrso. Allora fì11alm111te sarai pago, M ar-io. Per le conlor-te strad, della terra ti gi,idcrà. l'armOHia. LAl"fl'SANCO O&SJHl DUE N OVEMBRE Ma ora cl,e siamo te"a e 110,i Poltlt dts taf'e il Ho.st,o so,.,,o 11oi. che tm' otnbro ;n- via passa,,do destova m subbuglio, per tante 11olli che ;i an~mmo soli, di esser-e soli, :,~: :f ;:;~;:.a~;• ff•:::.n:: tlier e. Nou ci versate gli aron1i, stra11i aromi di orien te a 11oi clte cerca,nmo invano in hdli i giar ditii ,m 'fiOf't. Se a11clicpoteste chiamarci 'J,ictà cl,e gli uamfoi 110n conoscOflo colmo di cer:a le orecdiit 11rnra di sosso il son110. Perclit sarebbe cosi crMdtl1 baciare le ma11i dei mt>f'li qrwlldo ci avete lasciali vivw, sen!!a 1111 bacio solo. Avremmo patito tanJo ,elo i:::n~ :i~:~":e'~e:~asa;,•:1:tti e hdto il cammi110 soli, se,i::a cltt avesse il cielo rm f'aggfo per il nostro fre ddo, seu:,a c/11 si aprisse wro porta tm attimo im,an_:,;al fuoco, avremmo cotmnmato nello tornin,to scambia11doog11i raffica per un grido e la11ta Hffle primo det tempo sui capelli sard cad11ta 1 'tt~:, 1 :r,~~ °:!/:: 11 ~z'/,,":s;~:gia " fra le vene si insinui spietata a11cora ,rmo ptmta ... IIELU: SUIAOOA Anch e allora avr ei avut-0 ab– bastanza senno per scegllere. Ma tu non tl sei mai accorto di me. E dovevi rlt-Ornare al pae se, dopo la guerra, dopo tante vicende, per prestare attenzione a me... E ora so- --- - ----------------- ---- ------------------ ---- --------- ----------- - -- -- - -- -- UN RACCONTO D]{ CA'fIER I NA LIELJ no appena l'ombra di quella che fui! IL SISTEMA DI ANTONIO - A me piaci lo stesso! Ma come sare bbe stato bello ri– portare a un passato lontano 11 giorno del nostro primo sguar do d'amore! A NTONIO venne nella nostra menu, aveva abboUonalo I vol- cie di ripug11an;:a olt tollero la mai gll vtrnlvano q1tellc id.olei- volta iii 1 ma co~rta, &t lag11ava. ro. Sapeva la storia dd ferri da mogliemigliore. Ma,ahimi, troP· chlo 44 ,tr,1/1.e, com,,i,l4 N u e i;; ~:fi 0a:~~~:esir~vol~ cil:!r;!;,,c:=':::ae~c:n~~~ ~"i!tr::~U:'qi::~ ~~ 00 :t~:: ~;:: i1 1 ,:1~~ c1u:i,;u:,n~~ 7:1=areQ!atc:ctra~adaher!!~ ~~~~ca 00 ~'i 00 ,::n:: I~!u:11C:u~~~ !~~~ :::::Cci;;tt'r~.;~:,~ r:l::rt f!ne~~::ou::::~~~'ci:',a qu:,~ :;lad,~a:!'':o M,~,t= V me. me. Cenammo? Veramen• nlca spiegazzato col .tuo aJpetto a ridere. Il cugino auardò un ampie spalle. dovette levarsi la camicia. e Ml d'aroomento, cercammo di rloor- olle .tua. mentre a lut tocc4va • de1 f 01 a casa ttua 11 i l~rno U rkordo, quella ,era, eventi pfit U.to, lfscto, non ancora 1/lorato. l!lolento: e: 11011seccare~. Rientrò Carmelina ad annun- dovete ,cuaare >, diceva, eno,1 dare qualche aneddoto 1uUe ,u- andarci coi piedi <U pfombo, e a qutl cvglAo chJ.lcchterone. e e nozze di ua sorella, ed rari di un po' di cibo divorato Antonio parve a.uorbltoda quel- - Mt preoccupo del tuo 01t0- zlarcl la pa1ta a&clutta. gli passa, figuratevi, per que&lo rerte. Ma Antonio non ,tcva a creare un '"tema, un ordine, Co!PUi e crwd.tnti ~ ero una ragazza curiosa di lnlorno a una tavola. la presenza Immune e /11 eo&l ne davanti aoU 01piti - fece - Tocca a te _ /ecc Antonio ,1on .ti t pre&oancora la llccn- sentire, vagava in un appaga- nella &uavita, prima d'arrlocre qut"U 4CCUJnulant d.C Ul/wttmt, apprendere gli usi del costu- L'amico nostro e cugino ,uo lnit&~nte clie mi dl.tguit6. Pen- dolcemente. c con le ,ue dita a pinza, severé za liceale>. mento /anta.tloio cUcose care e alla licenza. qu.ell'MCUrArfl cU cieU ffl&omo o: me civile In una casa ricca: cl aveva detto: e per caritd, ,at; Il iollto porco. E domandai - Ne parleren,o poi, ti cerco e 1en1fblll, mostrò le maniche Ad Antonio piaceva stirare . cl1e arrivò a parlarci della donna Il cvotno pareva non aiius, una l>ocdatura, • un&~ PD!chè allora la tua casa era nienU touaolla, niente panni In a.Il 0.!71fCO clii avene voluto Il di- ,cu&a,&e vuoi. gualcfte della ragaua. - Siedi, poteva farci? Gliene w:nlva, era amata. Amava sua moglfe forse al/errato una parola 4eUo diva- di CIU0 al rloordo p,lut,0$0 4,z.. ricca, e lo, come sai, ero fJ- giro>. Era /orse un cleptoma- vor.:io. . - MaccM. U,i pigiama,&lu,10-cervelll110 - co11U11uò al/ab!lc. chiaro, uri gaudio. 1111 appaga- quanto lo ittrare, e comhiclò a oazlone oonluoale, ma rlmcuo Jo CGIO • no:tGlee J)Ol lo 1)ffl,!'foM Q'l!adi P0verl! ne? O un maniaco dell'ordine? - La moollj, e 11 f':f:'X t- 1 e re mte - &I mise a cinguettare Carmelina rlma&e Interrogativa, mento, comeun respiro. Cmiqua- ln&coulrl a nel iu ot ptaool.Ltl era sbalordito a 11 a conclUlfone. U matrimonio• un intrico mor: m;- n!'°rt dici davvero? Non ::a:,7:? 'f!!~:::U, 1 'j 11 d::11{/~e~ no~•~;::,~l,:,,fc " on o. :,:~:;! 0 ~ 00 k':z a,::i. chle~:~/ 1; !u:lae?/:!t~~, al/cttuo,o colpetto ~o!~t ;;~c ,ff:%.u~1J:1e ~~;;~~:e:il ; %~ :i.ii ~~ 1 c 8 ~!~ 0 ; n~n:::::~ s!~ ~;ei~ e cc~:!,;::::. ~Ad:!= ta~ ptr eh( - a alfe co.stru– tu dove tr°[r~~a!gatt-0 ... Ma ~a~~~,::;t~~~ :r::::va not':a1: = ::ri~r!.:o,1 t signori uomini. ;i~,:~!!l 1:.,°!V:etia1:o.cind 'cldato ,1;~':;~ 1,:,c ~~~:f1:1:riie4 i,a:~~1,~~ ::;~,ia~!e z!"u~~~. o:hn~ :~g, o: ~~~~~vaa 1:c:iv:,~t::r:ii:1: 0 ie1~:~ ~tff::~·tu1f:v:Jfo" ~~l~i~ fa: ;,~=~~:~trlc h e cH non 30 quolo - Fui nel salotto. dove si tare di un /atto eccezionale. - Ma che l1al capito? - Se 'PUOI, andlamoce,1e, ma tlnt furtivi. .A.nto11lo et unne ,ul• /lor di pelle. Commoveva rimi- per in compagpla di qualcllc csc- ceva parte di un 11.ttema. Ce li .tn 4 /tne dtll'es,opu nfflt,4a .. t:n~:lelJ /:i~vo f~ ~~ :;: 1- ne~!::;!~e~n:ft/!n:':i~~e,:: : UJ Ad~t,r:':u:r:ve~/':a":lr: ~r!'n°:: ~i;,ntg~menta r cl - 1/Uppllcava Il :: co:z~~D~=1~:~ci. 0 nr~~~r::,: ~~ c"'t•at~;~::~10 lj·:~:::~ t~'::-~~ev: 0 :tt~~;$~~res~~~:: :~:~ r~~~1:t/4af:':tr!l:°cf, =~~1'-:;l~ 7:'° nelle&,ero, d ~ . ~t!!ler queSt-0non m~ avra·i rr ::ie=zz;;n~~.~;:,~ed~e,,:~ ~~~·,a:::o ~;~r~ ~~c:at:za al~:;er;~ r6N~~d~~:!i'1: 111 :· t~b:~~:~:i 1 ~ 1 :,; ~~::;t~f.ree::~~~a' tut~f11'o/::,.~ ,a~~~~hf la moglie non aveva ~cue;~ 1 a~:: o°,.,e 1 ~1~1l~;;r::::,a:! ~:~~tin~ rd ::a ~r ~~ 11 ~ct!~ i:,,Z:,run'!~to!:' fo ~ _ E"iu nemm eno ti accor- ~:/,,(;g::,_e'a ~~~~~;:a l'amico ;,i;o ,/!cc':/: f,~~ 0;a~"jJ~~ci/d~ :~ ~~~m~ ~v:i 7{ ~l ";[::O~:er~~ t' ,~C::~• gu: ':X,~~tt;'i:t! g;;!tt~~ ~ ~1~ :::;a~~ra1"tonto dalla ~;;:,en:a dt u11a .tllratb1a a do- ~~~u~'::f. aJ!' !~ :!,!"::,~~~: :;:r:~: ,C::~ dc,': gesti di me? e Che vuol che aia un dlvor- Id tenevano all'erta fl nostro Lo p,e,e e l'eia.minòvoraccmc,1- euere ,lirato a dovere, ,uraff e Tu scl1erzl •• ml diceva l'ami• Dopo rm l1moo sproloquio a aveva parole alate intorno alla ne a tutti un nfne un po• ma:• - Io sl. Tu ert stato tutta ilo?> gU dluf , dando la colpo Antonio. Del reato non lmmagi~ te. e Ah~. fece co1i c11tu11tanno noi e la casa. Ognuno costretto co, epe ,1.ta che non riuscivo mal propollto della moglie e degli profondità.degli a/letti e J'lncor- Unconlco. AnaM o4 Antonio wn.- ~ar~:~~t: ~~~=~: al balcone , ~lu:::u. 11;:;,'!'7: ~,a•c:u:~:1 ~~:~ :~p::rio.'' tratta, né lo :a:::"W1~~~~~onneé.,.,:~:-: ' d:~'~ :o,'f:::,. "~11::,~~~ · .tr:c ,,:,, p~t~~ ira. an3:;m::;ga"'!~;~',1,.aC:11"cS::; 1e~f~' ,t~~;~':,~:no ~"' ~~~:!~~ rultfbilltt di .tua moglie, l'amico ne lo maJfnconlG, J>lftHOG olla a ato con un nunclò un e che c'entra>, che All'itnprovvl10 guardò in alro. quc pliLstirare; solo le 111011oche, clava i do di petto. E 1101 oll ap- una piega, una grinza. e subito a .ma moglie della Jotor,ra/la di noitro, dlvenlato a un tratto li 1tt4 Wta dl 1oopolo d' ~ vlt~~P~nf!it~~:r~?da dir- •e,i:r:t',:n~~::t%Z:oo(m/la di ~~:,~1~t~,:~~~~'~O:r11o'i%%.'~~1u:~ . ~!· :1~aa ~~1:en,ie;~j:~cE c~1,c b~: ~~~;~~~1110 medaglie per a.tic• ~t o:"~1 :i',et~~v:u:v~iir~g~~ava ~!~~/; ,~fu~7.'!;~~fce C:,~c1~' ! e~,~~ ~~~d::::c:. :, 'c:u l~c:fif"s'::~ ~t~"at'::. non avre~ Risorse nella mente di Pep- glotnnu: a. Quella &era, flnal- • Pure tu•· dlut. Con una 1pe• ciò la pu,ua delle dita. Da dove Carmeli11a '" un a11oolo, au- Anto11loera ca,idido e clarllc- 11011 oli sarebbe potuta toccare clifu:l ,qua.ti 1Cf/f/C3$C fn uno 8])Cc• . CZA'IIIJHA ...., lioteca Gino Bianco

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