Fiera Letteraria - Anno V - n. 15 - 9 aprile 1950

D_o,_n_c_n_ic:_a_9_A_p_r_il_e_l9_50 _________ __ __________________ L::_:_A.:_.:._ f _l~E RA LE T T E R A R I A Pagina 3 G AILILERJlA l[J)JE:GILJI SCCRJITTOJRJI KTAILJIANJI FEDERIGo · TOZZI nel trentennio della sua morte ~l ON di rado ho avuto lato? Perché non me l'hai I L e I e o L'altro rlspooe: ne facciano parlare! SZ\reb- 1 , Fo~~~e~n~~!~a;~i dc:_to p~~~r:::? non lo avevo E scriv::.~r taceva altro chr ~o~~ sacrilegio. e ora è a vivere. Anche la capito subito. Tu ~ai che Noi stemmo un momento - Ci sarà caduto da sé mia sorella Delfina aveva egli diceva se~prc_ le stesse zitti, imbara1.zat1: e. poi, 10 noi borro? questa paura. Quando re- pa~ole: non pm d1 quattro dissi: Ma essi cl chiusero l'uscio stavamo soli. ncll~ stanza o cinque. Ma ~li R\'CVauna - Dove tenete quel che In faccia; e noi ce ne dovem- da pranzo. ed era , enuto il gra n voglia di vedere. Io lo R A e e o N T o I N E D I T o egli ha scritto? mo andnre. Rifacendo la Provlrtdenziali limiti deHo scrittore buio. senza che ne~uno dei capii. Io ~redo che s'è but - - Dctro una pentola rot- strnda, trovammo un altro ~~~/id~~sl~~v';:~~I :t!ti ;:~b noll~~ua perché o tn. Mct.teva tutto li dentro. pczwt.to _di carta . C'er~ una prima che andassero v1a 1 avrebbe~ rto o l acquai gli plantlcit:ie dcln brusca che Li per Jl non fac em mo caso ve e disparve. Noi. a vedere - Cc la fate vedere? fila verucalc di numeri. che nostri genitori ci guarda - quel ~odge ngngl~o~~~ ·vf copriva 11 margine umido; e che t'gli. non sapendo par- l'acqua cosi. eravamo aUlit• } Ora, d~:lamo ~da~e ~n~f va J::Wsi diirnverso al vamo lungamcrite. E benché vere · - I convoivoll, che si spande- lare punto, avesse scritto a ti: e quasi DcJ!ina aveva le su. campo. 1 sa ql c ;, og oQ. dmn 1sse: quasi non vedessimo più Il _· E l'ac ua ll otcva vano attorclgli :mdosi at quel modo. lacrime. Ma andammo su- scnvcva! . - uan Q saremo al bOr- nostro viso, che diventava a rlre 11 ~chf? ~uesta gamlJt di essa, in modo che Io chiesi a DeHina: blto dove stava la r:uniglla - Ve lo d1~no noi. ro, vi butteremo d~ntr~ U eguale all'ombra Incerta n~n è u~a sclocchc-Lza pie- si sarebbero potuti levare - Perchè non lo teniamo del Palai. pigliando attra- Allora egll st chetò, giuar: rogllctto, trovato dianzi e drllc pareti cl pareva che cola E tu sai chr le scloc via, s·crano spezzati. Cl pa- con noi? ,·crso Je vigne. camminava- dandoci lUl PoCOacclgl ato. questo dora t nostri sg,;ardi Justri cer- ch;Zzc m'Irritano V<.rrel sa: rcva Impossibile che m quel Stringendosi con forza le mo Jent.i e non parlavamo . e risP()te: Eravamo anche noi presi cass ero di attaccar~! tnsle- pere f)("rché tu Pos.~n pen punto la brusca e i convol- mani, per Il dcside-rio ch'el• OC-Irina mi disse soltanto - Non faremo leggere dalla voglia dl dlmenticnre mc. E, alla rtnc, o "'10 0 lei sare unn cosa slmlici · voli sarebbero rinati come la aveva di rare così , rlsp0se: queste parole: niente a nessuno. U cl~o do!la _Certosa; e non cl alzavamo per essere vi- _ Non lo so né m<?no 10 prima! Avevamo. anzi, la - Terremo tut.to quel che - Lo sapevi t.u come s! - E pcrchè? cl pmceva piu che avessimo clnl da vero. Ella, una voita., Delrina aveva dodici an: ccrten.a di riconoscere sem- ci rlesclrà a trovare. Non chiamava ? - Perché vorremmo sa- pensnto 6: lui; e Poi cl ra,. mi passò lesta lesta una ma- nl e lo tredici E ci accade - prc quel punto, e d'indicar• daremo niente a nessuno. - No. per~ prima noi quel che ceva quasi ~lsgusto che fos- no sopra una mia: come M' va sovMne di Parhre- G lun- lo agli altri: anche qualche H8;i gunrd~to se in ron40 - Né meno io. scriveva. . simo andati perfino dal suoJ S PECIALMENTE quando derc di vista certe cnrnttc• nvesse voluto rare cosi sen- go tra noi· sempre di qual- nnno doPo! L'acqua del bor- nll acQua cè altro? Qualche volta ella si rer- .~ Il rratello ~he pareva il di cnsn. Cosi da un momen. apparve ll romanzo rlstichc del linguaggio e za che to me n·nvvedcssl. che cosn Che com<" all 'lm- ro andava l<:nta~C'nte , come - Guardiamoci Insieme .. mava: sentendo cantare un p1u giovane, !1sse come se to ad un. n.1tro, senza nes• ._ . .. d . 1 Ma lo non Potei stare zitto provvlso cl facesse un er- si movesse tutta insieme, cd Tenendoci a un rnsclo d1 uccello che volava sempl'{' avesse t.rova una sca'O- suna rag ione, cl craV3mo cc Le tr e c1oci ». lmpc.- oi o stile di T~zzl, carattc- e le chiesi: retto uasl so rannaturale lo scorrendo in f.:iù gli oc- fronde di un salclo." n.ppun- vlclno a noi, come se cl se-- patola: addlrltt.urn cambiati. Anzi, vtr&ando la borgcslana po- rlstlchc tutte d1 natura lo- _ Che hai? 0 rant'!i.st1co: ~rché anch ~ chi co'l t:•ssa, v1di. dove Je tando i piedi a un rnsso,.et gulsse. Allora, ella mi dice- - Mn non sappiamo ,leg~ ora, DeHma .cammi nava dt- lr:mu·a ~e~ rlnnovnment." cale che r,cscon o a sprovln- Sentii che ln SlU\ voce tre- le nostre anime avevano bi- roglic taglienti ~ellf' can- spargemmo sul bo:ro. L ac- va che tacevamo bene ad gere. E chi cl dice eh eglt nanzl a me, dondolandosi contenut1st1co a qualsla:n clnllzzarsi e slargare in spa- mavn: quasi spegnendosi: sogno di C<"rte nstrazionl nuccle erano J:?iU ~mmuc- qua era limpidissima, meno andare. Quando arrivammo non abbia scritto qualche con 1 poUtcl sotto le ascelle costo, Tozzi ru preso di ~- zii maggiori, proprio qunn- _ Ero troppo sola, Ma- che sono le volutt:\ più in- chiate, un ro~ho d1 carta quando passava a galla In cima alia salita, plgltam- cosa che potrebbe mettere e nsstcurandom~ che lei sa- so e coinv olto . considerato do tut.tl coloro che tenta- rio! dimenticabili detl'adol escen- ripiegato; e l acqua, spin- qualche cosa che pareva Pol- mo il lungo stradnllc, in plu- anche noi In cabtlva repu- rebbc st ata piu capace di uno dei prlml C' maggiori r, vano un linguaggio più uni- Ma lo gli risposi: za. Noi cl allontnnavamo da gendolo continuamer.te . per vere ritta. fitta o saltvn. no. In casa c'crnno appunto tazlonc? . me a odiare n cieco, per 11 sultntl di quegli « msegn .~ \"ersale e non l)l'Ovmclnle o - Non dire altro. • tutto: e ci, era posslbUe far ~;;;r~o;~n. ic° ~v\t~~ ~ ~~~I. c'ò niente. I due fratelli del Pa!nl. L:l· ~ ~h=~hè? :~~iIT~~~u~:e q~rv::e:: mcml» e .di quelle impcllei~ non nazionale, approdava• m~z·~~~m~C~lZ~o1~r~m 11 al~~g ~!1';: dJ!\es 1\~:;.('\ J~~o~:i~ vivo. Senrn parlare 10 indi• -. Ci ,guar~crel meglio 10. d~;:f,va~o ~:~~~:~~: 0 et ~ La mln sorella disse: Me lo ~lceva con una gran- tl nc-mss1tà. In .rroltà l,1 no a rlRultatl c!)c Pot~ van o piccolo ffiovimC'nto. Vedeva- Delrinn, allora, qunndo era ca! a Dclrina. che m1 nccen- se non avessi paurn a toc- quando non era andato in - Era tanto _buono! de ser1età. aggrottando le nar rativa di Tozzi non na anc he _apparire addirittura mo. dal1a rlnmtra aperta, In casa, lasciava cht• i suoi nò di si con In testa: tenen- care con le n~am le can- città a chiedere J'eJemoslna. Il fratello plu vecch io sl ciglia e sputando per rar sceva dalle rslgen7,e dcP1; pn<'Snni per la loro tneUica. una collina: ma ci faceva capelli neri si sclogltessero, do sempre le man~ lucr°':.la, nucce dentro 1 acqua. Pare Essi, vedendoci un poco tur- passò t!na mano sul viso : v~ere che era più brava e qunll ti Borgcsc fu 11 cruen eia e inconsistenza . paura anche quella: e chl come se Je piacesse doverseli te sul pet~. Io mi mossi, e. che le cannucce ml debbano batl, non sapevano se ci Ca- era arfhtto e sorrrlva a par- piu forte di me. Da molt_l to, lnt clligentt,. mh non Sarebbe Interessante che, sn perché tra gli olivi cl ritirare In dietro d:i sopra curvandomi, riuscii a prcn- prendere le mani! Perchè oessero passare o no. Noi lare di ciò con nol: mos:l, non pensavamo piu chlar o asser tore Il furore a tutt'oggi tenuto conto di parevt1. che I cipressi rosse-o la fronte e gli occh i. E I dcrlo con le punta df"Jledita non parrà erba queJln chC' guardavamo dentro la loro - Pareva. buono, ma non né al cieco né al nostri pro– Polemico mcnt r~ sospt ng,• quanta acQua sin passata d'11n';ltez1,a ch<- pri ma n~n suol occh i dolci, qu!('tl, ave- Dissi ~ 11\ sorci~: t d b è ruoiJ dfll'atqu~? casa con grande curiosità era . Ormai. Dio lo avrà'. per - ~!ti, quand~ no~ sapemmo va qun1c'uno n rlrugiarsl ~ sotto I ponti, l'inscgnamen.' n\'evano. Qualch<' contadi, vano un chiarore che mi di- bi- 1en I a,ncl e i u: o • palo• rug ero C'On un e cl aspettavamo che cl ac- donato. Ormai è morto CO- dr 1"os1 tro P,•1re .~fgNf i:058 no, sul suo campo, acc<:6e vertlvo a vedere come era amo apr r O ns em~. · , ,. cogliessero molto volentieri. si, e sarebbe peccato gludi - u quns ncrt.'u · g meglio perdersi In ~nutlll to del caso Tozzi non fossP. un mucchio di stoppie; e restato acceso e lo stesso Il cieco. per scnvere, M~ I acqua s intorbidò su• Delfina disse: cario noi. Ml par sempre di era nato cieco. J?a ragazzo, arcad ie, induceva altri a di- del tutto dimenticato. Toz- qnelln fiamma C'ra per noi quando ella si ~copriva dn quando non ave·va lapis, blto, e la rena veniva a galla _ Abbiamo trovato un vederlo tornare da un mo- quado era rlesc1to a tarsi mentl cnrc og ni regola d1 zi ci Insegna, a modo i,iio, nf'll'l nrlnlto come le ste He. sotto l'ombra dei capelli. adoprava 1 fiammiferi d1 tutta luCC'nte, come cl r~e bl lletto scritto da «lui». mento all'altro, dare qualche animale dJ cultura C' di gusto per ten- che mentr e Ja coscienza del Allora. lo gli chiesi: Quel cieco aveva dnto un lagno da11a parte che erano Il vetro rrantun:iato. Com m- g oemna chiese, come per qucm che sua madre t.eneva tatlvi Immaturi, In mcu.o mondo e delle eslgtnze uni- _ senti n('&Sun rumore? poco d~la sua cecità anche stati accesi. Nel foglietto, ciò poi a schiarirsi di sop ra: !I rratcllo che pareva li difenderlo: In casa - t.ortore, piccioni, e t t a 1 11 d i !si versall dell'arte si rn sem- Mi h . 1 1 li a noi; e cl pareva che alla Quasi reciso da quante vol- ma la rena non _nvevn smes- piu giovane, sorrise. Ern _ Era cattivo? un cardellino - si divertiva a qu s a si u z O e. cr . - pare c e 1 P g ona nostra coscienza mancasse te era stato pleg:ito, c'era so di aggirarsi: P pareva sbiancato . con la barba va- M 1i 1 rdò 51 a cavargli gli occhi; e, poi , e di trapasso, Ft'der1co Toz. pre piu vasta e generale, t-=opra a noi smovano unn di conoscere forse qualche stato scritto inratti con un che che quanta ce n·na nel na, i denti quasi gialli e con arai~ e ~i~· qua si metteva a piangere per zi trovò, nell'a mbito della chi, afCidnnd ost ad essa, non; .S<'dla. ? Istinto O magari addirittu- flammtrero. n lettere enor- fondo volesse venire tutta una bocca che pareva uno _ Non me ne &ru le giorni tntlert - Ma, a ,se.. sua Siena i limiti giusti per rlco rd &.come eleme nt i tra- - Ne. sei slcu rn. ra qualc he scnthnento che mt. lnr('lrml. Diceva: « Io mi ruorl. Qualche larva. d'lnset- di quei bacherozzoli rossi rl to' P ' dici anni, in un momento snlvnre ciò che gli alt ri vo- dlzlonnll lnc hiodino natu- - :o, ~~n ne sono sJyura. alcuni altri esseri avessero chiam o Emilio Psla.i. Sono to. nera e simile ad :ma pie- quru1do stanno acclambel· ~aliro fratello diss e· d'ira insensata saltò al vlso tavano alla perdizione nel- ralmente nl punto di poten- Jn Juc<-c{c non nccen amo e noi no. Ma noi decldem- nato nel 1880,alla Cntooa » truzza tondeggiante, appar- lati. _ Ecco li la pentolai della madre e '1e sciupò un la speranza di concludere za ognt sua conoscenza, sia _ Non PoSSO. modlnppurnrcene:elamat- Ecelaindicòconundito. occhio , acclecandola, Da su un pla no più un iversalt' pur e la più vasta e la plù - Perché non puol? t~na dopo, prima ancora che Poi aggiunse: quel tempo, ~li diventò non ancora cult.urnlmcntt libera, sparge al vent o quel - Non Jn voglio ~ccen ò.e• 1e_r,ba guazzosa si rosse ~a- - La vogliamo sotterrare scemo. S t ette piu di un an- acqulslt o dalla nostra Jet- J)OCO o quel tanto che avreb- r<'.Cl si vedf' me-glio al buio scnlt\;!; ci t.rova,•amo già: 11 dietro il muro della nost rn !!.?nzS:n~~ 1 fe81frc~fatto e ternturn . ,· qf?I po.bl1tf). &,(',mwaro.o-,(Jrar Io le _risposi: qii c~~odena CCrt~ mc I ~a. Ma noi starno con vin- ~• a PoCO a J)OCo, CO- Mentre i « toccati_» dalla pr~prar. 1101 pr~riO•ll().rlo, MnF:uac::ri vgr~~' starr lo tlcordQ beri,a qome se. lQ, à~~ ~~h:e v:. cit:~ m~ciò 8 dire qualche .paro- polemtca non si accorgeva- sire- ·pure 'S'C!'1zn ·chm cn t!care più ferma e mf chlf.~ con vedessi ancora. Piìt cho bas- QUono:•sanltbe eua•llo oda"'" la, ma sempre le stesse, ~lt no cht> non bnstn eSSCre do- nnche i piu unlv crsnhstlcl una voce 'chl' non erri più so, egli crn piccolo e corto. vero! scriveva.. E I suoi fra telli tatl di capacità rappresen- degli insegna menti. quella di prima: J.I viso rotondo, bianco e _ Ma che cosa !aoova? c,rcdono che Quella pentola tntlve, di qualltti psicologi- GUG LIELMO PETRONI - Lo sai ~hC' tt cieco del- ~~~tt ii~n~;~~i~fn!~ di; Ai ragazzi non si può ~~~~la~r~{ta~gn vl!,~n~~~ che penetrative per !nrer---------- la Cr-~tosa l h ann o trovato va. pareva cheawssc da an- . ., piò trovata dove l'avevano uno scrittore; ment.re ùl- morto. ? dare chi sa dove, tanto di- Noi arrossimmo e io dissi; nnscosta. In quel luogo, sul ment!cnvano che occorre SOCIALISMO = ~~\orro che dovevu ventava impaziente e ner - = ~fio~~rn6 1 ~ 0 d~~!a~ri muro, ci m~scro una piccola anche ciò che, nella ce> SENTIMENTALE attraversar(" quando torna- voso. qualunq _ue movimento venuti: è megllo. croce nera, ~he, però , spa- sclcnza letteraria e Ja m~- 1 1 va n casa racessc. Il bianco del suo Noi non ce ne volevamo rlsce sempre, e ~ la debbo- turltà ambientale , è il senso la ~::,r1:'~r!~1~':::1Jt d ~ t!~~ - Ci snrR caduto! ·1> ~~~ !;~~ d';tn~~tt~c~t andare. AUora, egli ~i volse ~~n~!~~;,~ ~= cg~~ a~~~~ della propria tra d lz~one rd ma vJ sono ~unto non per via - Dicono che rl s l bur. Il cadavere non c·~ra più: le SfX\lle, piegò le ginocc hia che ha ucciso tutti quelli 11 gusto attento ai modi ,ctenttJlcar come iarebbc me- talo. l'aveva portato via la Pub- per ~re meno alto e cl che cl sono emrati per la- espressivi da cui nasc e !o flllo) ma per via ientlmcntale: - E tu che cosa credi? blicn Assistenza. ;,er ordine disse. varsl. Nost ro padre era un s~Ue e per cui lo scrittore :C,~hlto na~;:~al~~iton;i' a/:-:C~~ - Io dico cht' rl s'è but- del pretore. Ma su l'crbft - La vede questa ci~trl- galantuomo e ast~tlssimo diviene artista; Federico magari violenta. Nri momen- tato. restava ancora 11 segno do- ce quldietrolatesta? E una negli affari. E' PQSS1bìleche Tozzi. accorgendosi O solo u d'eccitazione ml balenano - Comr ral a dlrìo . se lo ve l'avevano disteso. Ci met- bastonata. Sanno perc hè mc egli cl volesse dare ad in - sentend o vag amente quan- Idee cNmtno,e d'anarchico. E' conoscev i poco qu:rnto loco- tcmmo io da capo t:d ella la d~W? Perchè egli era tmdefe cose ra1se e Inven - to tosse Immaturo e d bblo un odio implacabile che morirà nnsct'vo io? I da piedi n,U'erba acciaccata. lnvid;oso che anche not du.<' tate? Ci è stato sempre tm- 1 u fg,~ me. Do110che ho ltttl t suol - Lo conoscevo meglio E non cl guardavamo né me- non fossimo ciechi come lui possibile saperlo. E io non 1~ t~ntatlvo t·C'namentR rl- mcnt/ 0 11 'C,,";-:;,e ma!:nJ:ea~ dc' suol parentl. benché gh no: per non distr~rci. Il cor- Non c1 si rassegnava mal. saprei dire che diUerenza s ut.tvo, tro v una sua de• potettt conl-er,are mt" parve ,m avessi parlato tre o Quattro po del povero cieco, quando •"'- ·~-~~ Cosi, imprecava contro I passa tra vedere e non ve- corosn. e intelligente solu- iouno nella realtà...•· volte soltan to. l'avevano tirato rtal borro, nost rJ genitori; dalla matti - dere. zlono, re.stringendo. piutto- (dn Novale, 14 1ennnlo 1003). _ E di che tt aveva par- aveva rotto quasi tutte le Toul In bicicletta na alla sera. Ma non mc FEOERJOO TOZZI sto che allargando, 11 pro• ----------------------------------------------- - ---- ---- ----- ---- --- -- --- ---- prlo mondo, la propria li– bertà artistica, costringen– dosi, sia. dal punto di vista contenutistico in generale, sin da qu ello della lingua e dello st11e, su un piano re– giona le. Nastendo così il ti· Inediti di pico e ristretto mondo del- la narrativa tozzlana, lor- AJ Tozzi narratore e autohioerafico da scopr ir e mandooi un lingua ggio che LI ~ 1 ~f~tsr~t~z~~u!~~:~; è da aggi ung ere lutto il 'l'ozzi teatrale - Poichè !/~}~iac:S:~~~- 1 ; 1 1 1 :!~~ e si riallaccia ai suoi studi sugli e 1·iunit-e (in qu e lla "Omn ia ,, inizi _ata nel '43 e ancora non ultimata) non si può dim enticar e che la prima vocazione di Tozzi è drammatica, antichi scrittori toscani, e senes i in modo particolare f rp, d'una. narrativa. che , a E' nncorn. del Tozzi Inedito o pressochè Ignoto: un Tozzi ~.rza di rmuncle, jnvece che V, narratore, come nppnrso nella bnn·e ma sorprendenW! rac~ d immediate conquiste, riu- colta L'immagtnc, nel quaderni del e otr-asolc :a- di Val- sciva a mettersi sul plano lecchi, che avrebbe potuto essere arrlcchttn con altre no- delle nuo~e esigenze, men- ~;~e 1 ~~f~. e nf~~~~ ":t~~cf:[i~~:tn~r vi:~:o r~~e~la~ ~~~o; DI ~AJRIO tre non VI potevano per il (sono gli nggcuM con cui Il frnnctsc Loul.s Olélly deflnl$ce Il momento riuscire coloro sene.se) app:msa nel 1919 In una rM.sta clnematogrnr!ca dlretto mornre lo scrittore. Invece di questo dramma dllt dlnloghl e per– che, con maggiore cosclen- da Tom:uso Montcclll, e In Penombra •· cui cont.rlbut5cono PI· i;onaggl lnoomplutt meallo sarebbe- stato rappresentare, dello za e con teorie elaborattssi- randello e &ltnmelll, Baldlnl e DI Olncomo, Fracchla e Cl- ~= =!~a•e 11~/;;!n~l~~cl~•of:nr!a~;f!~~n~:utgl~~~n~ec~u~~~ me, pareva dovessero avere f~f;~t 0 : 1~ ::f: ~f°:~de~~~:~~t:.el~mWi~ ~~: 1,n~\·e~I~(cui Atrreda, vtztoso e nmmnlnto, ha dato anche Jm ftgllo cieco> in mano tu tti i numeri per personaggio di più di quell'umnnltà Jnfcllcc, cui Tozzt vn In- a buttat'lll dalla finestrn; e L'uva, con un tino preso a prestito riu sci re. contro quul per una spinta Interiore, che accomuna ln Matta col da un'allegra nvvcntura del Occnmcronc. Q uesta, jn breve, la sorte ~:e~'. 0 s'!~~~ ~:ce~~e~,'::g~ft~~· !°m;i;~tr~!!~r;- Pan- neJen ~~ l 0 r;: ;!~n;;1~~~tC: 1 s ~t'5!~orT~I, t~cc t~~tn~~~ di Federico Tozzi rispetto E v"è, poi, Ja corrtspondcnza di Toul, 11 cui ,•alore lettera• traixwl Improvvisi dell'lncalco alle Inattese Impennate delle al SUO tempo, Visto da que- rio e autoblogrnflco fu nmplnmentc messo In risalto da quel ~~~~l!:te,ch~m~ 8 J>;roJ~~~ ~~: c:~c ~!un;!:~;e; ae~f 1~cc1 ~f;~~ sto punto prospetti-.;~ , jn. : 0 I:~~er~:J: 1~'\~ l~~ln;~f~led:1!':'t~r~~\ s! ~;: 8 ~v~cb~~~ alzate dell'Immaginazione: e le cose della stanzn diventano pu– quadrati 1.suoi limiti in ra- po di Marte• (snggt già densi dI carteggi più ampli) 0 , per al• gnau che artondano ncll1Lmia anima• alle stcs.,e comblnnzlon1 g!onl stonche precise, glu• tro riguardD, Jo Lettere a mio padre presentate propr!o In quc- verb3II e nggctUvnzionl: eun silenzio folle,, e l'aria da,·a unn stiflcato il suo crudo e dt- ,u giorni nel n. 41-42 di A1 sonta dal ftgllo Glauco. Ln corri- l'òCnsazione di violenza.•· Ritroveremo ql1cste c.50rpresc• anche sc?ntlnuo linguaggio net 11- =~t~ e~,~~ ~!f1~btu~~:1~a:~nt~r~~i~~~O: ~~: ~f\:;:,e~e·u: ~~~e°1e n1~n!c1~~ u~nm:i;~.~t~c~;:n~~;~ta, snltò miti ambi entali ddlla sua !lotti, quelle del periodo dc La Torre, e quelle intercorse L'Ira fn&ensata: è quanto lo nvvlclnn. al demo11l,mo degli Siena, Tozzi acquista subito con Borgese, Beltramelll, Ada Negri, Marini. Vergnnl, Albcrtaul. scrittori r\wl (alla cui lettura lo nvvto In corrispondente di un aspetto estremamente RoMo, Puccini, Il direttore della Treves Beltrami, Pirandello, :::::( eq;e~fa loch~n:,;!':n~tl:gui e~~t1g;e~ticl::~.su~~ co;~:; mteressnnte per la recente iJa~::,itoPa~:~~i·. ~e 8 !~~•t~l·c~~~c~de j/~~e ~: tra cui (e Remigio segultavn a camminare avanti. Allora. Infuriatosi, Ber– storla dei:!la narrativa ita- eEntrò, come faceva tutte te mnttlne, venendo dall'Archivio to gll dette l'accetta su In nuca •> e che lut steMOdeve aver liana. Proprio Tozzi che In di Stato, un giovane frnncese, critico d'nrte. stabllltool a Siena provato allorchè ha maledetto - un po' alla. Angtollerl - I fondo, tra gl! scrittori del per studiare ecru pittori del quBttrocento. Era ,•estlto sempre eparenti , , come In Dc&tfe: e 011 Interessi trn mio padre e I suo tempo non era quello bene; co,n I batti biondi e un bastone con Il pomo d'avorio ccr- mtet fratelli cl tace,•ano lnaaprlre: e, n poco a PoCO, comlnctam– p1ù dotato per la narrativo ~~{a~~~: Avevagli occhi turchini. e I batti parevano un peso Qianndo~~a~~~:~-~.1::U:n: ~e n:, r~:~o! :~~o'! ~~~ ~et.ii in assoluto, proprio Jul che Al Tout narratore e nutoblogrnnco dn scoprire e riunire (In :nlo sangue dlventM/JCveleno per loro, e le mie malcdtzlont nt– S'f>ra c:iratterizznto per cer- que:ln e O~n~~ 1:nlztatn nel '43 e ancora non ll'lllmntn) è dn :~~!s7:.vn;,i ;:~~o ~~~u~ie~v~:r~ln~~~ [ccnc~;f proprio soprn ta disc~ntinuità tra lirismo ~~! ~~r.:~fm; ,·oca21!~:z~1te~~~~c.èP3:~!~llm:~~/ 1 t~t r1!~!~::~a~; Me ne tornnl'o, unn voltn, cosl pieno d'lrn e d'odio che ne e pslco ,ogrn, l1mltando, ,•o• suol studi sugli amichi scrittori toscani, e senesi In 1>4rtlcolnre,subh:o, quo.si 1mmedln1amcnt-c. unn stupefazione denso, molle, Jontarlnmentc o lnvolont'.1 - cui dedicherà. un'nntolorto,, oltre un librino 6Ulle Maicherate e panlosa, che soddisfacevi\ In mia anima.. Alln mtn nnlma applc- ri_omente: le pretese che 1 ~~~~::'1:llce~~f 1 ar1i~1':!:~~f :tN:i:i g~e s~:,.~~~b~~ 10 f;o2~ r;~ ~~ 0 o 1 de~~el i:~e 1 !r!pof;~" ~~dstite~\e~i::!~~0!1 9:n~!J~~ l orici tutti dlchiaravan r- un'Idea tls.,a: quelln che un giorno (tm un nnno due) avrò con I tacchi qunlchc rollo. entro In qunle s·ernn perfino seccati dover <'Sserc nllnn;at.C', r!11- potuto comporre un'opcruccln drammnllcn•· ' I nu di gramigna Je cui punte bianche nppnrivano tuorl. Se fC'I O portare In soluzlom· Il poU!redl una e sorpreso. \'Iolentn•• parogonnblle a un coup qualcuno m 'aves.sc raggiunto e m'n\'C/JSC detto: "sono tutti mor~ è wc· quas: tu"ttt fallirono de tl1tatre poetico, che lascia nell'cmbra ogni particola.re meno ti", finalmente la mia anima si snrebbe rlnvut!'l..Mn no, no; mnl! P ·munente. Per comprcn- ~~~\1è :~:l<:~u~~io~~r~c~~e8! ~~~:ià d;::.;~rtuc::m~~~ dlv:n°t 1 Bne?c 10 o~l 1 :~~~~/~o~:S: 1 ~ 1 ~ito~ 1 ~~~ :pe~~P~~~ dere btne occorre non per- scelta Il 2 novembre Hl26 dalla Stnbl!e ,di Roma pc"? comme- t denti troncati In vano per roderlo! Che le vostre cnse entrino ca Gino Bianco VJERDONJE lern tradizionale, anzJtutto, che abbiamo trovato 1mche nelle Ballate della Zampogna vede: Anttche torri della mia cttt4 •J>euo pe,uai a>n molta oolutt4 che lo uccldeut allo sbocco d·una itrada tutu, volgendo a tondo la mia 1pada; dentro In terra; e sopra cl verrò n ballare con un'Intera bando. antiche torri della mia città. di musicanti che pagherò quanto vogliono! Cado 11 ,•eleno d.al Anche la Camllla de1l'abbono drammatico e Il cieco delhi cielo, e stasera sappla che siete atrogatt In quel nume che vi novella sono frutti di queata collera· farei bere per !orza!... >, e Era Invidioso che anche noi d~e (I fratelli) non fossimo Non si può non ra,•vl!Jare,nel suo odio, un qual certo senso ciechi come lui. Non cl al ~nava mal. Cosi, lmprecn, 11 con– di grandezza. Lo dice anche nel Nemici: eBisogna non dolersi t.ro I nostri genitori; dalla mattina olla sera•· Camilla _ la del nostri nemici, per quel senso di grandezza che si prova ad flglln· scacclo.ta - S1 comporterà non molto d!Mlmllmente odlarlt •· E accanto all'lrn, ::ancheuna virile dolceua e malln- sconosciuta alla critica tozzlana, rlporllnrno IB novella it clc• conia: e Ln mia anlmn, per essere ,,wuta a Siena, san\ triste co In queste atesse paa:tne, nella sua compiuta unità ché tac• per se:mpre•· eCl si stA cosi be.nen piangere con la faccia aut- chiude e ripete tutU gli accenti noti della conccdone poetica e l'erba fresca, che nrrlva flno all'animai•· eMl ricorderò 6empre del mondo spirituale dello scrittore. Vediamo tm·ece u taccuino del bel prati verdi che cominciavano dalla mia anlmn e da' miei dove è l'Inedito, senza titolo, che potrebbe prendere nome da piedi, e finivano quasi all'or!zzonte. Pareva che tuttn. la terra Camma, e seguiamone t primi fogli. V'è, prima, In pianta dl steae ritta per forza! O lunghe ventAte, che non ml davano tem- un e podere•· con capanna, nla, pnrat3, cun. atrada, s!epe. In po di pensare! Porse. non ero triste quanto oggi ..• •· un angolo delln pianta un segno ipeclale, per un cllleglo di fronte Reagi.ca a entra.mb !, odio e mallnconlB, con qunlche evnslor.e n una ftneatra ben marcata dove sta scrttto: camera dJ A. (An– r!d.nnciBnB, che però non rlusch·n ad Immaginare che nel t.eat.ro . nunztata? Annnlena?). Non che conceptssc In scena per una .50rtn di llberaztone ntl Brogliando si trovano altre lndlcazlonJ particola.reggiate: pian• comico, chll nnzl La Jamff}lfa, e Veritd, Gente da poco e L'ln- te di capperi rossi, violacei, ma.ttonl l'OMI,perUche e correggiati calco. stnnno a provnro che, anche nel teatro, non c'era per lui, appoggtaU, un trògoto di legno, ml\nne di paglia e J"usclovernl– soprattutto , che drnmma, fatto di dlspernzlane, di odio, di rl- cinto di rosso di una cn1>4nna.Non sono torae i:11elementi di ,·olta. Ma, nonootante che un'altra. villlaneper la scena, nce.ennata un quadro realistico, lntenso e colorito, che la e scelta • ha già Jn Novale, aln di qutsta stes.sa natura. (e Ml è apparso un brt\'e !atto e suo •1 n e cllleglo da,•1mU alla 1lncstra.•• t e carrt ver– dmmma.... , 1907), furono dapprima, comt è noto, le novelle del nlctatl di rosso•. le e tegole vecchie della capanna e della pa– Lnsca e del Boccaccio n dnrgll spunti da tenlro, come per lit rata• di to.nte altre sue pagine, non possono non tornare! nllB ~~~~fd~!u~n~~~= ent~~~n~~lm!!:oi·1t~:ri~;~e /ie~;:i:::iZ:::~c 1s:,1~ ;uee~::·d:i~~ c~:\!~:.es~~n pa~::~~~n d~! :i~:~lno ecco, dopo Angelo Mnrla Tlraba.ssl. I risultati furono cosi poco soddisfa- e On San Domenico al Duomo, etnscuno sopra una colUna 11 centt, per lui, che rinunciò a tarla rappresenta.re col proprio proftlo delle ca.se sembra come qunlche corda che s'è avvttl~t.a. nome. Ma Il manoscritto or:glnale drlla plèce è at''XlrB consu- Il campnnlll'I del Carmine. I cipressi del camposan11.1, come vnto rrn le carte tozzlttne. una linea a trnnrso, ed altri ln quadrato come tante linee che L'amore per li teniro continuò nnche durnnte IILvlta mlllt.nre, s'nttrnversano e s'urtano•· V'è la steS!JO. sensibilità del paesaggio qunndo scrisse nlcunl attl unici per In e Società del Teatro am- 6Cnese che cl hn m03t.rato in Tre croci o, non meno bene, In bulantc di guerra•= La bandiera e I due /IQII. Sono, dunque, Btstle, come In questa veduta delln cltlt\: Rimeno no\·e I test.I dmmmatlcl di Fcderlgo. e Siena, dn sotto Il mio clllegla, pare,•n un arco che non si Nel taccuini tozzlant questa vocazione teatrnle vtene nncorn potesse aprire di più, e le case, (rlu per le :itn\de a pendio pare– rlconfermntn VI sono le scene per unn commedia destlnnta al \'ano frnne che ml mettevano paura...•: o nella descrlz.lon'e delle e Piccoli• di Podrcccn, Caplno, e gll appunti crudi, questa volta vte che portano a Fontebranda: senza una nota dolce e fine, che pure fu 11 lui proprie, In cui e Una strnda scende: anche un'nltrn scende e le viene In– spicca un carattere forte e bctfnrdo, dh·enuto tale per reazione co~tro: Ili fermano Insieme. Dnlla prlmn, a metà, 6e ne 1>4rte alla catth·erla del e parenti•: Camilla. Qui gli e interessi• e lu un altra che icende per w1 altro \'et'llOe ne trova subito un'altrn e lite !nmlllare•• la sorpresa violenta del finale, e la soffocata più bo.ssa., che fa lo StC!l30. · malinconia. ma.sche:-ata con un chlllJISOSO abito e mondano•• Su la prima se ne butta un'~Ura.; poi la prima. e la secoDC1. 'l, rlpelono gli accenti dello.vicenda splrltunle di Tozzi: la sua col- (Contlnuaz. Jp , . pagJ

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