Fiera Letteraria - Anno I - n. 30 - 31 otttobre 1946

D 1 \ IAI.P. iu ,·ial~ mi ero allo111ana1u utlla periferia più di quanto non aHN•i creduto e eta, a già foccndo-.i ~ra. Mi tro– ' avo ora in una specie ,di grando prato che andavu a finire :1 ridosso di un monte; e In ,;lrnda, 1rncri1 11a da poco, ~i perde, a tro l'erba: sulla crei.tn del monte ,;i .alza. ,•ano altissime antenne con, sopra, dei eC· guaii luminosi rosei, per gli aerei. f..s .. j ~i accendevano e si spegnevano a ltmpo, mi– lìUral\do il r-espir-o della 0011e abbuiata; grosse nuvole avevano na5<:osto la luna. In <1ualche momento di d1inrore &i ticor– ge,•tmo ?:>lii J>rnto al~1e villetl'e nuo,c, le uhimc che la città ave,a seminato al– le soglie dell'aperta campagna: e, c1uundo mi avvicinai ad una di esse, mi vane di riconosccrlu 'e di essorvi già !'liuto unn , oho. Ora ricordn,•o che lì abit11V11uo i Rucos e che ave,·o avu10 occusione di an· darvi o trovare il figlio maggiore Rober- 10, ollor3. mio ami<·o t: pittore non prh o di talento. Vedevo 'l\ell'interno, dalle firie~trc il– luminate a pian 1erreno, uno certa anima• .(ione. Dietro le tendine 1rapela, 1 a un ri– flesso ,crde come da un panno di biliar• do e _.,j ,•ede,,ano pa:,.-,ure lt: ombre .Jelle persone intente a giocare, con in mano le '"tecche che, a traui, si l}roiettavono lun• ghissime; e le ambre oro @i inchinavuno, ora tii drizza\'11110 1>rcsso il tavolo del bi– liardo. Giungeva dall'interno il .suono del. le polle d'a,orio: poi d'improvv·iso scoppi di \'oci piutto~o ingrau.• .-ome bisticci, ri– "1)061acce !'!ceche, e w1 telefono insumca– hile che !!'<1uillaH1 ogni minuto, scatenan– do un nuovo tafferuglio ad oin.i in1erru- 7ione del giuoco. Riconobbi la voce di Hoberto che gridarn: - E' inutile, in quosu ca,a 11011 ei può stare un momento trnnquilli! L"unica ù andnr:,cnc. per non divenwrc mani. Certo Ja t1ituazione familiare di llober- 10 Rucas era di quelle olle c1uali mi :w– cade, o apesso di peo.sare con un sen;;;o di malt-ssere. 1>er ciò che 06Curamen10 iu– llli\lo di e~a. La madre, Ja celebre. ::i t.uoi 1empi, .\urora BanH, a,·cva follo mol– lo 1>nrl:1re di '-i:. "ubito doJ>O l'ultra guer– ra, t(utmdo balla, 11 a tt l'lnfernetto ». t,n:1 l'!pecic di 1eatrino ,E;perimentalc che lei a– "evn reso di grido, per cerla . frrnale--.t:za Jcl suo tem1>eramen10. Un giorno, poi, ;e 1•rn capitato Ji incontraMi con 11, 11011111 uu1orit11rio e unlen1e. Ulis11c lturns, J!r0:,– "0 i111prendi1ore di lavori s1r11dnli, che u• , twa preso una forte pao1-sionc per lei, r u– ~cendo a i,J>O:.arla in capo a due t11t·~i. Questo 111a1ri111onioda cui er ano Iati t·ii1- que figli. Ire mao:t'hi e due femm.ne, non "i J)UÒ Jire fino a che JHIUIO ave,.;e r.1p– pr~enlalo un bene o un male ,o, Ila , 11,1 di lei. E&oo impre~c nellu su..i <"it:ten:ta 1111 can11tere completamente O(>l)OHo al 1,rcccde111c t' eolio J'up1n1reute ~en:1111ù di 111111 si:.temazionc in"idiubile, a, C\la 111e:,:,O una parte della sua vi1a C'Onlro l'altra. La lhnfi, come una buo1rn e 1r:mquillu don• na borghese, sì era occupata rnoht) delle faccende dorue<.tiche, dei ragazzi, d1•1Ic pcr– iione di cen 1 izio. Mn guai o forlc 1'aC'c1•11- 110 più ,ago al MIO pa"6llto. 1-:lla ne ~1•11- 1iva ongoscio. Jn t'ac:a .-.ua ~i 11arcbbc inu– tilmcu1c• cert'ota umi fotografia, u•1 o~– gcuo che poics~e richiamarle la Jonnu tli 1,rimu. \nche il chio:,e<>so nome di -~U rom era -,Iulo smon.nto in un :111•mi1110 dirni11u1i,o, come si ,,eln una l11111padatn'l•– Po forte: ccHinn :o. E' diflìcilc rcndcn,i conto l'OII la "ohi r,1• gione come in un animo po:,.!-11110 slore 111- ,.ieme delle forze tanto con1roric. Tcrr: bili inimicizie :,i chiudono dentro lo .!-h•,,. ~o J}ctto. Co,i <1ues1a douna 1an10 fu por- 111t11 u itiol,urare la -,un nnmaginc di ma– dre, quanto ad odiare l'ahra e a ferirla in sè itesc::1. Xon potendolo ,1ra1>pure dal. le c;ue can1i eome ~i C:,lirpu un cunrro, ,1- ,cva furiO.!-C manie d1 e'"11iazione. il s<'ll– '"o cu1>0 clic ~olo un atrOcl' dolore avreb– be J)Otnto purificnrla: un 1izzo tli fuor(I, c·on cui brncinre la piaga. Find1l• u11 giorno, - :11tirnto Ju lt·i. ma, la di\òl, \ulla ricorda,a più del -,uo matrimonio. nulla deltn morte elci figli. ma si rifugi:i\:t nell'altra, credendo di :1- "er lìCll\pre fat10 e di fare ancora la \'ila cli teatro. La 'illa JHtzziu era un us.-irc d:11 l('JUJ>o e dalln personn reale, come 1111 .!-01- dnto, che non gliela fn più. C!lCt> fuori d:d– le file e "i lmtta srnnco al margine della i,trada dove gli altri continuano a mnrcia– re. Se fl;i in1111aginu che 'dop 0 qualche mi• nuto di ri1>oso egli cerchi c0n una (•ar5.J affannosa e con lo sprwento del disono– re di ruggiungere i compagni, si aHà una idea abbas1anzo precisa di quello che cm– no nella signora Hucas i ritorni an,toicio– ~i alla coscienza. Io stavo dum1uc tirando di lungo sol• 10 le fineslre illuminate della villcnn, <1uando sc111ii il cancello aprirsi e richiu, dersi cen forzu e vidi Roberto Rucas u– scire sullo s1radu col cappotlo buttato su(. Le ... palle e seni.a '-'appello. Presto si av, i. de di me, mi raggiunse e mi ~aiutò un 1>0' imharau.ato... come se temesse che fossi \IC nuto a spiare la sua casa. Ciò mise 011d1e me in wn cerio di6agio, 1anto rhe comin– ciai, quo.ii pt>r giustificarmi: - Si cammina così bene du quesle par– ti senza folla, 6cnza automobili. Pa:;~cg giundo mi sono tro,•alo qui senzu accorger. mene. Rucus mi guar'dò negli occhi con un luc– cichio di incredulità che mi di..,1>iacqu~. Poi dÌi!ie: - 5-ono uscito di ca:,a per andare a 4'C• nare fuori. Ho pas,ato 1utta la giornala u la,•orare; sono stanco e annoiato. Per– cht! non mi acc0mpagni? - •Volentieri, risposi, anch'io ,ole"o andare u cenare ... Ma non avc,•o nemmeno finito la fra, ee, che un'a1110111obile i,.bucarn II forte \'C• )oci11i dalla .:,voh11 dell11 slrada ci vf'nne <1unsi addo~so. Tirutiri da Jnto perehù la macchina fre111111do<-on gr:inde l!itridorc ,;i era pre,soehè urret.tata, «,corgcnuuo rwl– J'interno due Jonnc: una, vestila n lnllo con fit1il!'-11imcgramuglie e l'altra, molto 1rucc11rn. con gioielli, una vi.stosa lOlella di un ro~o:o accei,.o e una gardenia tra i capelli, d11ll'a11parenza di attrice. L'a1110- mobile ripre~e la marcia e ~i fermò, poco dopo, d:1,:1111i nll11 villa dei Hucu!!, do,c la donna in gramaglie e J'uuricc :,CC'ìcro in:,iemc con l'uomo che l'ae<,-0111pug111w11, solle, an<lo gli -.lra.!scichi dei loro abiti lunghi. Sì :,Culi sonore il c11111p1111ello. R11('11:,che al 1>assuggio dcll'uutomobilt gi era pi11110Ho alteralo in vi!l-0, non di,-,e parola; ma, fotti ahri due pa:.si, ecco nn– wra una ma.-d1ina 1 molto di lu~o: o, coi fari ucc&i, unire ,er.-,o di uoi abba@'. li 11n1.lo– ci, ~orpa'-H1rc1 e fcnnarc anch't"a din:111 zi alla , illu. l\t• l!ce~ero più 1>er-.one, tr,• uomini in abilo nero e una do111111 <'011una pcllicci:i d'er111dlino. Poi un"ahr:1 e una ahrn 11rncchi1111:tulle fermavono da,unti :11 c.im· tllo ddlu villa, dando l'i1111)re~siont• che do, e~e c!li-t::rci una .:,erata mondnnu. H1wn~ co111imrn,11 11 far finta lii nulla: ma era CO'-Ì 1urb:110 t·he t.Ì ,•ede,•:1 il '-110 sforzo per di-,t_rar,i cou discor1-i di tuu'ul- 1ro argomento. La t·ampagna intanto ~i fa ce, 11 ~f'llll)rc pili buia, in <1uci viali nuo, i clo,e :111cora non erano t-!IUtimet-~i i fan11li: e il eielo chiu,o parc,'a a,e,~e affondato e rc~pinto in ~~ la lon1a11i~~ima 1111111 1 ro 111e il rit·ordo di una morta, una s1>crir di rimor:-o tlifTu•o che ~i uffn1ica:-~c a d1- mc11tirarc, 111:1 che d'impro, vi:,o lo fitct'\ll 1ra,1ilirc 1,.• .!-biunC'are. Anche ,1u:111do i EUOi gro,~i llll\Oli ,,'amrmt,"IIVllnO l)ÌÌI COlll()tllti, qud HjlOlto ra~!tio li imbeH·,•u: crn il 10110 e la , itn della t'llll tenebra nella c1ua– lc. 1>er qunnto unita, "'u"•erti,a c:emprt: il <'amruino cli quel scireto J}ensiero. Quando \ClllH.:ro giù le prime gOC'CC, il ,·ento ~iì1 mollo più fiacco. cadde del 1u1 to e una pioggia fiua e J>e~ante .-ominciò a battere t-ull: 1 pohere del viale. L." po~i– ziont" di Ruc:il> di,emavu ancor t>iÙ imLu ruzzante t'On <1uell11 pioggia. 1>0ichè era qua~i ritlir-olo :111d11ren cercare una cena nella eittà ant'ora lontana, con la irnu ca– e:a :1 rluc pa.!'~i dietro di noi. \Ila fine .i:1 dtt'i~e a dirmi: Senti, l· 11wtile prendere tuua quc ~t'ac<1ua. Torniamo indielro. Vuol dire che. fC non ti di~piaC'~. rc~1erai a f'f'na da noi * Credc,o di tro,urc <'hi:.~:i <1uanta gt:nte: inveco nd :-ialo110 do\e mi fecero enlrnrt' non c·crn - oltre il vecchio Ruca-,, ormai moho aHrnti negli unni e q1i:hi s,anito di mellle - cho la madre. ve,1ivu a lut– to, molto 'ie1111>licerncn1e, col marito co– lonnello; l'altra figlia. ancora ragaua, \'Cll• no dopo. Li:,ogna dire. l'uragano ,!,i :ibbane .:-11ll11 :,,ua ('a~u. I tlue figli. \rturo e All.!-.!'anJru. uno d1 tliC'iollo, l'altro d, ,en1un .:•1no, beUi,:.imi gw,ani. morirono 111 un im·iden– le a, iatorio. andando :1 ,bu1ttrc di noti e <·oniro l'an1eo11a di una radio. 01 loro, fai. ti ('tirl.><>ru.•. non ,i riconobbe che un mat• ~.o di rhiu,i. Il dolore della madre fu <'ù• rnc lo :-.C'hi:rnto di una casa fulnuna1a, a• peri« fino ai fondameu1i, a<1unrt'in1a dal tctlo agli .!,Cantinati. Colpita da par:1lis1, 1,crlle la 1n1rte de"tra della J>Cr.,ona, d1"' poi andò rapidamente riat'q11ii-10ndo. st•b– bene le re.-,UISSe il , iso coni.rallo e la boe– ra iJ)O.,tala da uno ~tiramento do!o::o:.o. Ma il 'iOlco del fulmine l'avc,a toccata nel t·rndlo. facendo @Orgere in lei una t.111- galare forma di demenza. Qunrido il .,uo continuo pen,iero dei figli morti raggiun– ,:c,•a un limito in,o:,tenibilt' J)Cr il dolore ur111111 0 • ogni ,oha a <1uel punto l''lrcmo 11i faceva buio nella aua mente, ed e~,a 11cendova dentro di 11è n un piano ante– riore della eua vita, dO\t) riveni, a fuori con ridit'ol:i csageraziont" la donna di pri- Dove,~a e"erc per la madre di Ru.-a~ u– na :,era 1ran<1u.ill11e triste: unn tli qutlle ~ere nelle <1uali ricorda\'a. St:u a ,c,t.'duta su un di,ano acesmto alla sua amica e mi ~embrò 1,i('cola piccola, tulio ritirato nel ~uo mode..,o abi10. <1uasi una colkginlc. Un largo paralume di pizzo faceva pioH:– re sulla ,sua figura, sui suoi capelli ca11di- 1i, u.na luce vela1a di trine. Poit"hè mi co. no~ceva per :unico di suo figlio. mi e• 1blloteca Gino Bianco FJf,R I I HH'.K \Hl I GIORGIO ~1>re~:.e con Jolcena il 1,i:1ct.'re tli ,c1ler. mi e si monrò molto co111cnl:1 d1e re-.la.!-• i,.j a cena. Dei rumori di 1>rimu. dei gri~li. degli .squilli di telefono, più nulla; pore– \lU lo casa più 1,arifit·n e ordinata del mou– i()o. Ma Roberto, con la scusa tli un forte mal di capo, si era ritiralo in camera. Passammo poco dOl)Q nella t-ala da pran– zo auigua al salouo. Si erano uniti a ooi due altri invitati: un <.:1cerdotc e un in– gegnere. Si l)arlò di un t-Onecrlo di benc– ficenz.:i che l>ID\lano preparundo. u Di ,..ola mu,ica c,infonica! li ~i rot·conrnndava la si– gnora; qual1111quc nhru forma di tt1>ett:1co– lo 1 dove va essere esclu~n. f\on solo il 1ea– tro di pro.sa le cla\'a ru~1idio, ma anche la danza e il caulo. E:,:,,a aHw:i foncfoto un "Ospi:io Arturo e AfK..sl<mdro R11<.<t1S ". J>cr onorare la memoria dei due figli per– du1i: de"tinare a c1uell'ospizi 0 dei denari guadagnati con unu :,pettucolo profano le sarebbe c:embra10 un i,acrilegio. L'ingcgnc. re che ave,a incaurnmenle, tot·cato <1u~to ta&lo falso, 1,roponendo come più fruuuo– sn per gli inca&.i, la redta di u11a comme– dia francese, si ebbe una ri&pOèta \li\11cc. - Ma, ingegnere, per carità, io non so l'he idee le vengono ... Come le puc\ se111- Lrare possibile che II un istiluto di edu– cazione, intitolato al nome dei miei figli arrivino dei soldi dall'in('a&,o di una com media ... Ciò rivolta la 111iucoscienza! Dicendo c1ueato, perdeva la calma: cal– dane le sali\ ano :1lla farcia, fino allora pal– lidissima; e !>i ebbe ..,ubito l'impres~ione che quell'ingegnere .ien2.a JH:no:arci fo~e andato a toccare dentro di lei <1ualch~ 111i– s1erio.-,11molla. me1tcndo in movinnnto u– na mnrchina ('hc poi :-11rel,bc 1!'-llltOdiffi– cile fermare. L<, ~sia cli Giulio A/cui. seg119- lrua al nosiro co11corso, o il rflcco11- I01di Ivo Chiesa, l'it1dtort.> clt>/ pre– mio di ,tarra1i110, ,corann 0 1mbblico1j nel prossimo 111u11ero. Fin '<la c1uel momento. 111fa1ti 1 il come. gno della signora 1>crdettc qudl:i mei:,ta e rumi:,si,,u 1rnnquilli1i1 in cui io la avevo tro,,11tn. Si era vcr~o In meiii della cena: eUa dava e,egni d'irre(1uie1czza, 1>arcva :,of– frire di dover re~lar ferma sulla seggiola, come :,e avesse da fore qm1lche co,a di là, una cosa che la preoct·upa, a e rende, a a~ente. A un certo punto 11 suo neno,i•mo do– \CIIC di\lenire co,i in-,<Hen1hile. che Ja 1>i vide alzar~i di ta,ola, J>OHÌare il to,11- gliolo accanto al 1>iatto r, sen'la di.re 1•n– N>la. a,'Viar.-.i ver-,o 1111tendaggio c he era in una parete di lato e tìci,olare Jiclro cli e&110. Si sentirono allora girure gli 1:1c11t1i multipli di una 5errulurn :1 più ma114<fote poi i suoi lacchi .;cendtrc rnpitlnmcnte per una scaln. Noi estranei, sapendo 1u11i 1 piii o meno, quali erano le condizioni men1ali della «i– gnora, rice,·emmo J'imprc....,ione che ino:ie– me con la porticina ella a,•csse aperto u– no spiraglio sulla 11ua mania. Ma le figlie e il geuero reo:1avano impa.-«ibili con l'aria di non voler dnre impOrtanza :1 ciò che sln\la nccndendo; &i tienliva però la fatico Jelle voci, della ,·onver~azione forz:1111men- 1c animata; una fatico di cui dovevano es– sere terribilmente ~lnnchi, perchè • chi~,à <1uan1e vohe al giorno ,i erano C'll1>lrf'lti. Del resto, non fu che queo:1ione di mi– nuti; di lì a poco ~i udirono 1>a-si che ri– Ealhano per le Ecale; ella riaprì la porli• cinn che a,,e,a solo arco-iato e 1ornò a VIGOLO e1;dert' .il .. uo pottO, mormoranJo uJ\ 1111, perce111bik: Sn1-ate! eouw un ~offìo. ln quel 6offio !>i andò (fUai:,i a t;pegntro l'uffilatura \l'aria che cm enlruta con lei nelln ~ul:1 1 molto riscaldata. Le si ..,cor– gl.'va ora un altro viso, su cui delle lacri– me crnno ~tale a:,ciugate in fre11a; gli oc– chi erano anrora umidi e ro~i. per quan– to lei cercasse di 1>adroneggiar..,i e perfi. no di sembrare gaia, intcre,sandosi con e- 11agera1:1 , i,aciti1 al di~eorl"-0 che 1:,1a,a1110 fncendo. ~\la que,ta di:.imohura durò J>O· co. Ammutolì di nuovo, t'Qminciò n 1irare lunghi ~ospiri, mentre iJ viso Le 11ifaceva "crio e gli occhi guurd:n•ano fi~ 0 e lon– rnno, I{' 111uni gualcivano il tovagliolo. Poi si ulzò di nuo,•o senza dir nulla e, ripclcndo le Mc:.-e mos,c di prima. di11ce1,e frettolo~•11nen1e la ..cala; dopo qualche mi– nuto tornò sopra, riprendendo il ~uo po– ~lO o ta,·ola. Ciò si ripetè tre o quallro vohc. t·on cr~"4:ente male1,,.,erc di ognunv. lnfine ella t-Ct'k un'ultima ,oha, ~cuza più tornare di sopra. La cena er11 ormai fi,111u; e la figlia spo::a1a 1>ropose di anda. re II pr.-udere il caffè nel s11lo1to uccanto: <1ucllo di prima. Mi 1rovai per combina• zionc n rest:irc per ultimo nella sala da pranzo, e p:1ssando dinn:inzi 11ll11por1ic-i- 11a, sentii una sorta di lugubre lmuento s:,Jire dal fondo; fu :allora che 6CC&i, Scale di marmo usuali, a chiocciola, che ,.cmbra, ano portare a una cut'int1 al Jlia– uo di -0110. Anzi, 1>oichè :I\ ,•ertii subito una te1111>eratura più bas.!-a di parecchi ttra– di, l>l'n-ui che vi fo.:.se un refrigeratore, molto grandio--0 e impiantalo 11cnza bada– re 11 "'l>e~c, "ecorldo il tono ddla casa. Do. 1>0 il primo giro dellu sealn a chiocciola che eru qtui:,i buio, i gradini di marmo 111>pan•cro inondali da una luce vivissinrn, hiant·n, che brillava suUa loro t.1tu;di1i1 1-omc ~e fos~ero s1a1i lavati da J>Oco. A ma– no a mano che fcendc,•o, rresceva iruie• me <111c,111 imprc&.1one di Iure .-anditla e di bagnato, <·ui mle,:.o :-i uni\" lo 1!'-CfO• ,t·io di una doccia. Dove,ano tl\Cf\ i me~– f'O Jtlle lnmpade molto fon , n11gliaia di candele. L'interno della criJ>la era ,er:i– mente abbt1glitintc. co:,Ì rne"lito tli nrnioli• Cli bi1111co, .i,;u cui veni,a ,enmln cO~tinua– rnentc dcll'ar(1u11 che vi faceva !lOJ>rnutm ..011ilis11i111a foldu, fluente e lucidu. La i;i– gnoru Jluc11-. con una specie di doccia tt mano irroru,a le pareti: e quando mi ,idc e111rurc 11011interruppe la singolare 11blu .. zione, IIHI notando la mia pre4icnza. ~coi>· piò in ~inghiozzi e lamenti an1·oru pii, forti. - Non 11i J>Otrà rim1>rO\erar1111 1•hc io non tCnJla pulita la camera dt•i mit•i Ta• gnni... Come pole"o rco:t11rc 1ranquill:1 lll!<!;Ù :i 111,ola~ Quando io m"nllonrnno un 1110111c1110, quaggiù c'è subito •1uuld1e ro~a che non , :i. Ei forrna do, 11nq11e unn orri– bile muffu; e da quella muffa tanti :mimuli si mohi1>1ie:in 0 in un 1111imo, brulicnno. B:i-,tnno 1,ochi minuti e ropron 0 tutto. Co– me POSSOrimaaere lassù u eenure dinnnnzi al mio piallo bianco sulla to,aglia bil111- co, quando <111ituuo di,•entu nero? E la gentf' mi sl:i con la croce addo~o, pron– ti aJ accu•arrni, a dirmi che miu C In cQIJ)a, che sono io ad aver insudidu10 o– gni cosa ... Poveri figli miei! rome :-r io li :1ve.,~i ucci"i, li avesi;;i faui cadt•n• giÌI. IA• tomhc dei due figli erano 3i11rn1t• l'um1 lii fronte ull'uhrn :il ccnlro \!cli(' parei i. Co,1ruite ,ceontlo ~li ulti111i lu-,~i di unn fu11ernrit1 architelturn ra1;ion11lc. la. mine di rame ~)C1!Chian1e le ri,e:.tivuno, ahernando~i con altro d'ac('iaio ,·ronutlO e rifìni1ure di nie1allo: ognuna :i,c,a la f'ua CIHflrnft•, i nomi, l'alfa e Pon1cfla di- La situazione economica dei letterati Lu ri,•iHa in,;lcse /lorizou hu lanciato un'inchiesta fru scriuori ,·ecchi e giovani gulJa ~i1u11z.ione cconomkn dei lc11cr:11i. Ecco le sei domonde: 1) Di qua/Ilo cred<'te che uno scrutore abbia biso,110 pt_>r t•i1:t-re? li I Pensai<' c/1t.> 11110 \CTillOrc serio po,~a guwlagnare l/UeStll somma coi .moi :.crini, e se .sì, come? IJl) Se 110. ,111t1lt' pe,açme srn lei ,teronda occupa;;ior1e piri mlattt1 per lu,? JV) Pensate che fo lett('rnl11ra sorga <fol. l'essere l'energia d'uno !}Crittore distratta verso altri la1:ori, o che ue t•rnga arric– chito? V) Pensa.te che lo Swto o qual.~ia$i aflrn 1.s1iw:io11e dovrebbero ft,r di più per ~li scrittori? VJ1 iere sO(ldisfotto ,!ella v<)stra 50/u.:10,. ne al problema e tWf>lf> <1mdche specifico c0tl.sil(lio da <lare a, gio1:ani che clesi<leri– no guadag,urrsi la til<1 s,cri&.t>ndo? Dalle nurnero,e ri,po,1e 1:i reda?Jonc dello rivi:,to ha <:creato tli trarre que&tC tre conclusioni, che rl1>0rtiomo: li gli M:riltori rion tfoshlerano vir:ere pi.,ì ll<'mpl1cem€11le ti, chi abbia <11w/JU1&ialtra 11rofl'.uio110; 2) i compensi per In liw•rawra (co111ruriflmcr1tc a ,,11e//i ,,er il g,orru,/4. smo) 110r1 so,10 5lltti portllli a coprire lo <wme,1to del costo della vita. Cli scntlo– ri, quiruli, sono costreui ad occu1xt.:iot1i sccomlarie che presto u11do110 " d111('nta• re primarie: 3) col clecli110 del/e rendile prii.•(IIC e del m(Cenati.sm 0 11ri1;llto, lo Sw lo deve far di più per aiutare gli scrilto– r,, preferibilmente con sussidi i11dire1ti. Ciò non acc,ulrà sCtl.Z(I gra,ule opera tli ver• s11mio11e da parte degli scritlori stessi. mo/ti ,lei < 11u1.li c lisapprova,10 lo Stato . • Con r1fcrirucnto alla relazione 6ul uo– Elro (À)ncor-io pcnnanente n. I per la Poe– ~o e in :,,eguito a precisazioni di cul sia– mo &ali richiesti, 6l, rende nolo che alcu– n, C'o1u•orrt·111i.auLori di 1>0e::,iegià raccol– te in , olumc, ritennero opJ>Ortuno ritirar– Ei dal Cont"Or"o allo bOO!lo di meglio ri– E(>eU.arne lo :,pirito, rivolto alJa M:gnal;1- zione di au1ori presso che inediti. Con ciò 11011<.i e~clude che outori nnd1e edili, ~– sano panecipare egualmente a tulle e tre I,· Eezioni dei nostri Concor1>i 1>cr111onenti. ~qr;na11 1·u111t1b1 al 1wo11 dalla luce aizur– rina: qualf0"-3 dt .iimile all"instgn1 d'un ~rande bar. La madre continuavn a 1>a.,~are lo spn11. zo ,ulle J)arcli. Pareva presa da una ,11 quelle 111:init.1 'Ji pulizia chè ~pesao hanno le donne 1>er Ja loro c·aia oome per In loro pelle, non facendo altro che lavare t' hhlraro i 11a,imen1i, .,offìar via dai mo– bili ogni granellino 'di pohere. Si com prcmlc, a t"he do, e, a J)J,,are intiere aiur. nate in ciuella rnoo:-a, 1n quell'aueggia. mento che la ,temenza a, cva « fissato » cu • me una !CntC'nza di dnnnoziQne, che ft.~J giii ~con1a;;rn 11el i:,uo inferno: un infrr. I nello a 1>orta1a di mano, uscio a lk!Cio con Ja &un t'U:,-3, Elln J>Oteva così ,scendt-– re vrramente ai 1ouoi morii per quella if'II· la a chioC'cioln, e morire anche lei quan do le sue f"ri-,i di,e11laH1110 inS<>etenibih. ~on era po,,ibilo 'dubitare della veritlt di quel dolore. nè della t-ua fo!Je esah:1- zione. EpJ)ure il ge.~10 C'he anda\"a ima- riabilnuntc ripelendo t'OII la doccia a ma no mi par"e che a un C"rlo punto pn•n– de.sse un dondolio ritmico e moli(', impcr C'cttibilrnen1e, incon~:t1>e,·olmen1e danzato. Hove,ci:1va un poco il bus10 e la IC'\t.t. 111an\fov11inna111;1 il ,,,•uo. dietro al mo,i– mcnto del bra<·cio dcslro rhe brnndiv:i il ge110 1 eome la elutua di una fontana. Sem– bra,•a ora d1c quel :,Uo alto tendes11c K , uolarsi della Sl)Jnta di O!>curo dolore cht> J"oye,·a ~uc:.-italo dul 1>rofondo, per com– piacersi 'di .. e 'ile..,so. Quando passa,•a din• nunzi alle lucide lamine di rame delle tombe, si arre"1a,•a un animo innanzi a esse. Non ,'era dubbio: .,i .specchiava. E ecco, non UJlpe111 i auo( occhi s'in– contrarono con la :-iua pro})ria immagin~, respressione del vi~o si dii:,1e:,e. Qualch1• cosa era accnduto nell'intimo, come ,e fra lei e la sua immagine un eircuilo c,i fo11 se chiuso o le ave"sc illu111ina10 la faccia. - Ora mi pare di a,ere lavato abha– itanzw., dio:sc infine ri,olgendo .. j vtr:,o d1 mc con una e..pree:sione solln·a1a e un'al– tra vocc 1 mentre p0'1ava la doccia di cu, a,cva d1iuEo il gello. Purificare, purifi– care è necessario! Lei capisce: questo ri– to lustrale, <1ue~ta linfa lmtrale ... Anrhr g:li aliri ospiti mi avranno scuEato: una madre, una buona madre non 1>uò, an– che Ee hn per invitati dei regnan1i, non 1mò, le di(."o, rebtnre ferma a 1avola u giocare con la forche1ta e il calttllo ... lei lo com1>rende: non può, non può ... nem. meno a lcncrla le~ala... è impo~ibile ... non può ... La , ot·e 1,, ,i era ,d1i11rita e andava .sa· lertdo per 5trui1oni :,u quel « non poò ... non JHIÒ, •• u che ri1lelC'VII come un ,oc:a lizzo, finrl1~ uno :;quillan1e gorgheggio I,• u.-,cì d:ill"ugola cd ecl1cggiò al'Ulo e fai tO nclln crip1t1: Non puòòòòò! Gli oi:·chi le ride, :HHl. D'un tr:ino la , t:· do balzar fuori dn 1>c"'le<."11,t•omc un'al– lra: trasfigurata, ringio,uniia. Una ~crpe: una serpe 11110,a che a prima,cra e'-Cl' lucida e Hrde viù ,d~ll'erba dal.lc ~L◄·· grigie SCJ~li4". Mi 11rende 10110 il braC('io. vi prem,~ r•lnlro il ,eno. con amoro"a gaicua: - Venga tli (]m1, ,e11~11 di <111u ... U;1 Ho ades,o •·on que:,lc malinconie, Ora Aurora tornn Aurora. \ct.lrà, ci 1!'-0no1111- ti i miei amici, quelli buoni! Avc\lu gir:ilo gl'interrullori e follo buio complc10 ncllu cripta, l..n 1:>Cntivostringer, si anl'orn di' più ul 11110braccio e 1n1s,·1• uanni Mn ,è. * .Scendert>mo 1111':ihrtt rampu di ,cale. Qui tuoie :wi;urrc. ft.rmale ai grndini ron bacchelle d'ottone lucidi~sime, qui una Iure cive11uol:1 di lampadine color:111· e , t'hllc. I muri cruno comr>let:uncnle rrn– '"cos1i dn grandi fotografie di allori e tl1 nttrici, c11n1anti. :illlori di 1tatro, tutte ro11 dedicho « od AuN>r:1 8f.lntì » e firme 1c:f1 tra,'erso con lunghe :1cu1t· calligrafie. Si sentiva un brusio di .onima1i~sin111 ,. gaia convcr8azione: ri,a, allegria, llJl eli– sco di grammofono che girava un:1 mu11ira negra. Mi tro,•ai d'improvvi110 tra 01111 quanti1ii di gente in abito da sera t" rico– nobbi alcuni dei tipi che :I\C\O vic10 pri– ma nelle aulomobili. Il « ~e111in1crr:110 » do– ve Aurora a,•eva il i;uo :ippuria111ento pt r sè. per ricc"ervi •·hi ,olc"u, cm tiucJIJ sera piena zepj}O di urm vern foll.1 di i11. virn1i. Non maur11v:t 11c11t,unodei JJil1 be, nomi della scenn .speci11l111cn1edi 11r0Pa:· Brasanti, Coffa, llorgati, la Farclli, G111- roni, lsa Cuori, I.i $bardelli ... Gremivano i molti e larghi :,Ofà. bu1tati gli uni lit'• conio agli :1hri. in irup1}i e~tN>,i, con Paria di tro,•arsi II t'a,a loro e di avrr4'" una ,imp:nira con-,uetudine con i curio .. i rice,·irnenli dt·ll'nntit'a :ittrice e con qt11'1 cuo;cini. E~a era M'01111rnr:-anon '-O dove. Da 1111 momento all'uliN>, non me l'ero pili 1ro– vo1.a a fionco. Ma do1>0 qualche minuto. eccola erururc nella sua prefcril:i accon cia1ura dri C11rr11e11 t-On l'aho pe11ine, il costume -,pagml(llo, scuotendo le due bra('• eia alzate. Un appl:iu,o l'nccol,c. Chi la bocia\a 41i qua, chi la t.lringe,a di lii; ,·hè del re<.lo su quei di,ani la gcnk .,. rotolav11 rom• se nuot:i"c:e. o e:profond'l\a con piacut n••l– la loro ampia accoglit·ntr morbidezzn. Ognuno faceva il suo comodo. a dirla br,·• ,e; e le serate dell:i U:111fier:tuo anzi mol– lo apprezzate per <1ue,1:i gr;mdc libcrlù ,. 'lpregiudicatezza. "enz:, tlire che fii fuma vano sigarette ecct•II t·nti. ,i he, evi" :i,w li,1uori di gran 111:1rt·:1.Le ore voluanu. E, quando d:i una 11orti<·ina tld fondo gl'in. \lilllti 111i ,al111:ivr1110per andarc:C'nc. era ,riì1 qua'ìi giorno r;ui pr:lli. Al 1>rimo ra, ir.io di --ole, la , r.Uetta dr1 Huca.,. bianC'a. <•(m lr im1Jo,te RrrHtt' <.ui ..-uoi due piani. 1rnrn11 ,1,rofond111a nf'I tt0nno. menlrc ,lal ,ot10'-11t1lo da\a fuori tulti quegli 110111mi in nero che .,i nllon. tanavano romc frotte di 101>i. I segnuli ro,~i in t·imn alle anh'Hnt" a\11·• ,ano 1·ecisalo rii b.111cre. (T(',\/Ul<t di f. Gt>111ili11i1

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