Fiera Letteraria - Anno I - n. 1 - 11 aprile 1946

2 FIEH\ 1.1•.'rlEH\HI\ RICORDO DI VALLECCHI re n. La poesia non è razionale, e po– trebbe esserlo nella sua dialettica e nella sua s:nta~si, ma non ma1 ne1 suoi fini. che' sono di portare a sen– tire la \ ""rita ol~re il limite della ra– gione. Tali sono non certo per– chè la \ernà debba contraddire la ragione. La poes:a, vogliamo d,rc, non è fondala su ragionamenti, ma su rivelazioni. su illuminaz,oni, o, come avveniva al Leopardi di di!'e de!olatamente, su illusioni per of– Jrire il conforto delle illusioni. e se es ;a, può avvenire, è costruita con sene di criteri filologici. da buon Ro· 11Htnllco, :,iù che di criteri stretta· mente rettorici. P.are incredibile che occorra ricordarlo tanto !i.garro <, volte in queste cose la critirn d'og– gi. ma l'effetto poetico pu'"troppo l'uomo· non ,:,uò lusingarsi d'otte– ne-rio se noa con mezzi 'isici. C'•>n 1 vocaboli se si tratta del mezzo ver~ hnle. con i colori. se il mezzo è l;\ pitrura, eccetera. Si diceva dunque che ;1 Leoparci: s 1 preoccupava nella sua ~unbiz.ione d 1 esprime1s: esanamente. di criteri filologici. e mi spiego. Un uomo ha 1 e-u~i anni personali. ma p1.>rta an– che in sè, e può a\lerne coscienza, I;: migliaia d'anni della c1vi!·à a cui appartiene. E.' nella lingua. è nc.lh C.lrne vivente. invecchiante d'u11a lingua. è nei vocaboli che un poetd t.ome il Leopardi, sentiva momento ptr momento lo scorrere rli tant:-. c-torin divenuta così come un ·eco n("!la quale la •ma fantasia :ncontr-a– va l'opportuna r;sonanz.1 non solo come proif"zione del proprie spirito, 1na come rciistro sens1bilis13;mo dei· la propr;a sofferenza e della propria caducità. Un bimbo. mi 1,i :-.ermetta Cjuesla parafrasi di pem,ieri !,UOÌ. o F1:li scrittori d'una civiltà qcando è .ancora pr'1mit..iva, nominano le cose con proprietà. con il nome immagi– noso che esse direttamente 1>ug~eri· scono, e subito in quel loro senti– mento e in quella loro immagina– ZJOne. prendono vita meraviglios: pensier: che li rendono partecipi, per terrore o per incanto. della natura vivente delle cose. del Il premio "Lonibarclo " , ,gica cli pen~iero da metterP in im• barazzo un geometra. il suo mento non sari, mai in ciò che dimostra. ma in queìla. forza che avrà di met• lerci a contatto con il vivt!nte mi-1 stero della natura. E· il LPop:lrdi stesso ad osservare, e quando in oueste cose poteva ritenersi saturo d"esperienza, e cioè verso la fine del 1828: 1c il poeta non imita la natu-, ra, ma J-0 i1atura parla dentro di lui e per 1a sud bocca. osì il poeta non è i,nitatore se non di sè stesse. Quando colia imitazione ~gli esce ve1amente da se! medesimo, quelln propriam~11e non è più poesia. fa_ coltà divina. quella è un'arte uma– na, è p:osa. malgrado il vc>rso e 11 lmguaggio. Come prosa misurata. e come arte umana. può st;ue 11. Il primo premio lctlcran,> dell'annata, quello 1nlitolato al Corriere Lombardo, è sta• lo atlribu,to. Nei pro.simi mesi, col ritor. no della bella stagione, ucdremo tJ/fri premi, q,uello San Remo, quello Campione e quel– lo d, Via,~ ... gio, cd osnuno di eu1 andrà n ,uno acriUore, e incl1cl1crà il rinnoc>atoferoo– re di ini:.iolii>c che caraltcri:.:.a la r~prcao letteraria del nostro paese dopo IA lunga e doloro,a porenlcsi della f{uerra. Il difetto dell'Angelo Mai è d'are· na1si in ogni strofa. m.a sempre con qualche verso alato, in {(. prosa mi– surata 11. Se si salva è proprio per– chè alle simmetrie del tema ricor· rente del tedio, o, come preferirem– mo dire, percht: alle simmetrie ri· correnti del ,r secol morto ,, vengo• n~, nella canzone ad intrecci:irsi le simmetrie dcli' altro tema ricorrente, quello del « clamor dei sepolti )L I valori poetici non esisterebbero in essa se il sentimento del perire non avesse potuto ricorrere ai rapporti di durata che il II clamor dei sepol– ti ii vi ,suscita in oppo9izione al <1 sc::.– col morto J). E così la r.ecess1tà maggiore che a comporre la canzont! dovevano essere due, i temi ricor– renti provveniva agli orecchi d,-1 poeta da un motivo ossessionanle sebbene di memoriia mossn da u11 ,. disperato obblio )>. E' clamore, concedo. che facilmente il p,ù dellr volte potrebbe passare impercep'ilo a un lettore, o sembrargli troppo sottile. Provveniva dall'idea che il Leo. Pardi si andava formando. delr uso della lingua da parte d'un poeta d; antica civiltà. Una tale idea anzi· tutto non voleva oltrepassare quei limiti d'imitazione se non di sè stesso 11 sug2"eriti appunte per di stinguere poesia da prosa .. on era dunque la lingua a cui aspirava, e !"Angelo ,\lai sembra essere stato composto 1.:.omea prenderne n~tta- Il premio ciel Corriere Lombardo lw Con· sc.trato la fama cii due scrittori già noti al pul:Llico, A/berlo Moravia e Gianna Man· z.ini, mentre ha di colpo portato alla noto– rietd uno acriUorecl.e può dirsi' nuovo non tonto per l'età quanto pcrchè è que,to la .suo prima e impegnata pr01Ja di ,criUore. Carlo Leoi, autore di un bel libro, Cristo 111 è fermato a Eboli, ero noto, fino a poco tem. po fa, come pittore e, negli ultimi'mesi, co– me scrittore politico. /1 libro è nnlo da due es~rien:.e concomitanti: i /ungl1i mesi di confino lrascor;sjin Lucania e i lung/'U mr :.-– si lrascorsi a Firenze durante la occupai.io• ne tcde,ca e la repubblica socialt'. Ma è u n libro clic più che alle ragioni politiche è aflenlo alle ragioni letterarie, quindi, al pari dei primi due, il premio è stato ••lt1momer1 te as:Riudicato. La sera della proclamai.ione, al ristorante "Boccoccio'' di Milano, non lutti i riudic,: erano pre;senti. Prcsiedeoa la eommiuione Sergio Solmi; ,manca(.){lno Indro Montone/. li, clic aveva telegrafato da Cortina inoian• do il auo CJolo a feoore di Branca/, e di Le– i.li, e Carlo Bo che ai era fatlo rappresenta– re da Rocco Cartosc.dli, Le cose non se>no ondate /iscie. In gara eran(l rimasti tre nomi: Moravia, G. Man:ini e Leoi, e ogni. g~udice ai batteva con tena– cia per il proprio candidato. Poi. oll'ulù'mo momento, furono messi in ,xi/io due altri premi. quello o6erto dalla rioiata Costu.11-e e quello offerto da Mondadori. Co,1 fu tro• vafo una comoda uià d' u:teita per occonlen· tare tutti; le centomila lire del Lombardo andarono a A1orauia, le cinquantamila, di Costume e le cinquantamila di Monclddori mente coscienza, una lingua Jettera- riapcttioamenlc alla Man:.ini e a Lee;i. ria. e cioè la langua regoh,ta per i I Ma nella sala numero•i erano gli amici e vocaboli e i modi dai mode!H dal- i sostenitori di Beniamino }oppolo, per il l' to it' d' et· edf" t·' J quale si era inulilmcnfo batluto il Riudice .au _r a . 1 PO l ~ree !1 1 . e le Enrico Emanuelli. E gli amici di Joppolo I abbwno illustrata: ne era h. lmgua iMcenarono uno clamoroaa protesta e .-oc:– usualmenle parlata: ma era quella colsero .ull'istantc una certa somma dcsfino– lingua personalissima che egli s1 la ad istituire un quarto premio da aggiu• sentiva portato a foggiarsi dalla ne- dicarc a }oppo/o. La giuria si oppose, e cessità di esprimersi. Si prc~ccupa· al~or~/op7lo .'alì ~u di _una scs:,,:ilola ~ ~o- va della naturalezza dell'espressio- :::~ 0 1a:doar::c c::g,i~:,~r:;c':, ca g~J;;:~ ne. e teneva conto nel preoccupar- do •'Ja,ci,ti" all'indiri:.:o dei giudici. G B CO E." la famigliantà con i! mistero, e l'illusione di possederla. che un po<:· tH come il Leopardi ricercava. Sa– peva bene che le parolt s'erano fat· te sempre più astratte. che sempre meno nei secol\ esse- andavano no– m:nando le cose con un stnso sa· ero. e ~empre più si faceva autono• mo un senso chç: non era più dellP cose ma dell'arte umana; e per co– noscerlo si consultavano gli esempi dei libr'1; e nemmeno più le cose; e il poeta nemmeno quasi più sè stes– so: e i libri imitavano '1 librii e un uomo quasi più nemmeno sè stesso i\on si esagera. e la storia lt·tteraria potrebbe venire ad approvare l'i:1. surrezione romantica, che non e?a certo eccessiva quando facP\'a comt" 11Leopardì. jelJo schietto Rom~mti· cismo negando il Romanticismo. Il Leopardi sapeva bene che r-on si ritorna bimbi, se non per rimham– h:re, ed allora è malinconica st.ni• lità, e. Romantico, non ha l'mgenui– t3 dei Rom:mtici suoi contempota· nei. E' piuttosto il contemporaneo dei Romantici, e tenterà solo di ap– profittare di quella parte della loro lezi_one che essi non sanno r1oplica· re, e si ,sforz.erà di rag.giungere c.ff' N– .j di divina. naluralezza simili ~•cuel– ii dei primitivi nel solo mocio che ad un poeta di vec<·hia civiltà era con– cesso, cioè per eleg.anza, C'.Jnie di· ce, intendendo per elegante I queL l'opportunità di scelta delle vc.;1, e quella saµienza a congiunge.-ie nrl discorso che, pure facendo .tt11tire la durata o ·una lingua e II l. u1:ga t':tade J) d'una civiltà, faccia :c-~car'! l'antico, il primitivo, proprio come un porto di partenza per una rotta di 1. iunga etade , e in qualche :no-– do mirabile comunich 1 per peregn– nità, una percezione dell"occultc.1 o. -::igine e cieli"occulta metd delle co– se. So bene che anche un Leooar<li p~Ò. anche avendo raggiunto s~bito fid,l\a nella HIII -.,ella. Il roH•~cio e la tic I lu,ionc gli recurono un dolor(' in"oppor: 1.1hile. Da quel 1110111cn10 11011ebbe più 1,0. f'1•, non chhl• l)iù -.alule, non J>Olè l)JÙ , i- ' ere. Ln ~iorno ormai lontano ero 6eduto , 1 1·i110 al •UO ltl\Olo, 11\i afferrò il poho: (1 romc non ,enli <1uc•IO fi.'rmenlo, 11ue-.10 riii.oglio che numcnlo intorno :1 noi?». Poi -.(•,, ...e il l'lll)O per non , cniq.di da pnrte mia un -e~no ,li ron~n-o. E un'alrr:1 ,ol- 1,1. al tèm11-0 dei clamori ptr la conGui-1.1 1rE1iopia: • Bdlo <illl"•lo periodo d"enlu· t-in-.1110! ». '\on ebbi bi-ot;no di ri"pomlcr,, iu modo alruno. <· 1.di ,:unrd1n n d:" t1Ìtli :-i• r:11,ito t!nl pruprio pen..,icro, Svno le -ol~· e-pre-.-.ioni l'OrK' fra uoi duranle , e111i anni di un re~ime •(lpra il 1111,111• le no~lrf• idee non ronror1..hnano. Pt•r dt•i IÌMe111i11i. i <1u:1liiotlon(, gencrnlmenlc fouu. di litigio:-i t' fazio,i, mi p,1re ~in quc– •lo un ('•empio di 111i.:;urn. l rm ~ua, 1111dui ad annunzi:irgli clic llHei la-riato 11er c.cmprc IJ mia rillù. :-,i \ ohò di -.rallo a --uo figlio Enrieo rhc cr.1 um J1oi: « non ~i C ,apulo len('rc », di,-.. t• profondam1..~n1c ,tupilv e addfllornlo. <1u,1--1 ii1111.ro, er:1111lo~i la mia pnr1t~11za: com~ p('r 1111 romponent<.- della foìhip:lin clic ,i nllo11- 1.111a nlrimpro,, i~o. Caro e buon nmico, il 1110 dolor{" nt•n --aria infc:rt•mlo, -.j aggiunge :illa grandt' -.1,ffcrt•nz a ddl'h.1li.1 d1c fu In tua fede t' allu r111t1I, • li.ti ilcdi,·uto la , ila. l.'11:di,1 !'i- 11 o, c;ì1 la -.un forza. riprcndcrì1 In ,u.l , ia, t' 1:el ruor1..• det,tli 11.iliani riu:1,-eeri1 la ;.pl•· r.mzJ. Il 1110 110111c(' la 11m fo1ic:1 --0110 k, ~.1ti .nl E-.-.a. A tOO p \ L \/J.l~SCl 11 una somma perizia. ingannarsi su al– \.\ln1 dei mezzi da scegliere ryer ra~ ~,ungere gli effettj vaght.~gp-iati, ed e 1;oss1bile, <>alvoalcuni C3si, che nel senso voluto, latinismi e atcdismi r» perassero piuttosto maluccio. Per in– tenderci, un vocabolo chi! nel sensnoe· I voluto risponde perfl!ttamente :1 finzione>> nell'/n/ìnito; è, ma u p1) raticosamente. ((fato .) 111 questo Angelo Mm. Laterza <-~ Figli EDITORI- BARI LUIGI BLANCH CRl1~rI STORICI n cura di B. CROCC Tre volt. della • CoUczi.one Storica • di complessive pp. 1100 L. 2.000 Volume I: Il ,-egno d1 'Jnpoli dal 1801 al 1806 e lo cnmpngna del 1815 di Gioacchino ~lurat Volume Il: Il regno di Nnpoli dalla re!ilaurrnionc bo,bonìca all'av, 1 ento di Ferdinando Il {1615.1830) con appendice sul 1848 e In renzione Volume lii: Saggi vnrii dt storia BE:--E.DETTOCROCE N PRELATO E UNA CANTAl\TE DEL SECOLO '(\ llI ENEA ESILVIO PICC0L0MINI EVITTORIA TESI Lettere d'amore \'olume (n. 396) della • Biblioteca di Cultura ~loderna • di pp. 94 • L. 160 JOH RUSKIN I DlRITI'[ DEL L.\ \ ORO (UNTO TIIIS LAST) Traduzione con uno studio introduttivo e not~ di F. Villani Volume {n. 395 della • B1blioteca di Cultura ~loderna • di pp. 204 . L. 300 LUCIO DE PALMA POESIA ARCAICA rr \LL\.N \ Buon umore a Alontccosaino Volume dell,1 • Biblioteca di Cultura ,\lod:erna • di pp, 264 L. 450 FERRUCCIO AMOROSO LI IUC \ E GN01\IICA DEJ.L'UJ.Tl.\tO C:Of:TIIE Il crsioni poeliche con un saggio intr0<luttioo Il Leopardi potrà prendere al Maf fei tt E tu, lenta ginestra >J, ma lenta ero un aggeltivo originale, era ' vo~ ce pellegrina »; potrà saccheggiare il .\'lonti, ma il Monti era un pozzo di scienza letteraria. ' 01ec.chi::> hnis Volume (n. 397) della • Biblioteca d1 Cultura Moderna• di pp. 236 • L. 400 simo 11, sebbene, o anzi perchè la sua opera era un mosaico. (( un centone R C bb S A di traduzioni». e perfino, difatti. i • ara a . _. \'ersi Al Principe Dcn Sigismondo EDfTRICE - L.\.NCl \NO Ch,g1 erano stati elaborati sul l Ver– thcr, anzi su una traduzione france~e. del lVer'iher> e a fuoco erano statJ rne~i con un linguaggio tratto da re· minisccnze classiche, se non addirit tura da brani tradotti dai C 1 arsici; il Leop.:.rrdi potrd perfino non badare a ricorrere a locuzioni c1 poetiche >> degrr.date. se non rese dozzinali e ridicole per l'abuso che da secoli ne facevano i rimatori accademici; po- 1rà fare quello che gli parrà, tutto nella sua voce finirà col redimersi e sembrare come nuovo. Le sue ricer– che d'eleganza espressiva avranno dato allora i loro frutti, e avrà dato specialmente i suoi frutti l'essersi esercita 1o a dare_ con tanta pertina– cia. lo testimoniano le varianti, a ogni suo vocabolo il riflesso evoca· tivo della durata psicologica e del– la durata iStorica che gli premeva d'esprimere. Per questo quando avrà conquistato la p:enezza della sua atte. ogni sua parola avrà la sua giusta profondità e la sua g:usta at– tualità e sarà commovente. In ogni caso quando per il Leo– pardi si vorrà parlare di costrutti e d'effetti raggiunti da un canto inte– ro, converrà non dimenticare l'impor– tanza c;.he assumeva per lu'1 l' essen– zialità espressiva. e come essa neces– sariamente si eleggesse a nucleo il vo– cabolo nella sua durata. Il tema del 11 clamor de, sepolti n si legittima an· che per questo. Avrebbe così la le– gittimazione più segreta. ma era quel– la che in quel momento appariva al Leopardi la più necessaria e che da quel momento evolveva verso le for– me degli /d,'/li e dei Secondi Mi/li e degli Ultimi canti bruciando dietro di sè quasi fulmineamente quanto. e non era poco. era in essa rimasto di rettorico e di letterario:- G1 UsEPPF. l ~CAHET'fl i\'"t V. 21 <l"L llo11do. l'o,t11110 11;wut,, c.·110I(' fiorc,11itw di ktter,-•, ,<;('Ì(>tf::<'. 11rti e mu,ico rlirPllo d(I /Jori.,<ml;, l.orfo. Ho11ta• I,, <' Srnrm l'ili. co11 C. 7.om11r1 :.<' p.rn: cirl(1 dì ri•rla::iww. frrgiamo 1111 imprirzi,,le ('<t ((111ilibra1u ricordo di l go Oj1•11i. 1forn10 r,ll,i J)«'111w ,i: lrwro l.urill: fo trado1::io11t. d11t11t11n l.,·n11p Trm t·r~r,. d~-1 l1111:.tv f>Ot' "'" • 'l'he dry -'<tlwg, s " di 1'. ~- f;!iot; """ /Jl/ lltn.ta di 1111 ruccu1110 di l'it,ilwno IJrtrn<"llli, 'Il s1111i(oro d1 Ca>'01H• 'i C'rfl• 111,dit• (' T('("<'II ;i,.,iJ di I. Sl'roni, f.'. Carli, C. l>o<"r/1'.>.f. \I. \f,"cw//a. li. 1/ifo, I,. L 1 1dlt,11ircola, f. llonwmti, ecc. Sede di Roma: Via dei Prefetti, S SCRl'L'TORI NO:iT!U U:1---ici d"o1mi •cf'olo. opere ined11e o r.ire 52 ,olumi. Ogni ,ol111nc di c-in·a :ZOO1,-1gg. I ire 60 CUI.TUNA DliLl}AN[MA Filo.. ofìa, rt'lit,tiunc, ~<'icnz:1. kt1cralurn, arie critic·a 106 , olull!i. Ogni , ,)lume tli cirt·a 201/ pai,:~. Lire 60. ANT!Cll! E Jl/01)1::NN! \arra1ori, podi e drarn111:n11r~hi di 1u11i i p:1c~i, ò6 , olumi. Ùf;ni , olumc di cir• •·:1 200 pagine rii. l.ir1..• 70. Cl1iedere utalogo e condizioni COllRADO \LV \110 Ln signora 1frll'i-.ola, ra•'i'0111i EUGE\10 i\10\T ILE Q.. .,j di ~t.'Jl!li:a (Poe-ia) t.,illBEllTO , Ili\ Parole t Po1..•~i,1) UHt.,,\Q Il IHILLJ Parit,ti {, inµ.gi) . illmtrrilo G. U. A\GIOLE'l'J'J L'Euro1x1 tl'ogt,ti (,i:"• .. i) SALVATO!lE l)J Cl \COMO Teatro com1►lllo 2 voi. L. HO >) 30 ,, 60 " uo » YO » 210 GIOllGIO 111•:HLUTTI Ri1orno all'nmore !>liii<' •>l'!HC di Gc,.ù NOVITA' Voi. di l lO !"IIH:I• .» :150 Un libro di vi,·a e dro111111;:11i,·:1 nt111:di1:t. Studio d'Ar'te PALMA ROM A Piazza Augusto Impera/ore n. 32 ARTE ANTICA E MODERNA RESTAURO- RADIOGRAFIA FOTOGRAFIA Nelle edizioni d'Arte, imminente: CORRADO CAGLI 30 disegni (dall'Arizona a Buchenwald)

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