La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 6 - 19 marzo 1916

FRA LE ALGHE Giù , giù 1 nell e oupe profond ità del mare, in un'immensa foresta di alghe, quella se– ra si notaxa un -moYimento insolilo. Delle tri bù intere di medus e lucenti, di ,zoofi.ti luminos i s'erano da to convegno per illuminare a g iorno il luogo dell'adunanza . Arrivò, ,prima d i tutti, l'agil e anguilla, poi, man mano, giunsero gli altri pesci co:1- g.ressìsl i. Prese la pa rola il capodoglio e an– nunciò ufficialmente il grande a,~·enimento che aveva messo sossopr~ il gran popolo n1arino : un mostro orribile d'a cciaio, di– Ye.rso da tutti gli altri che solcano la super– ficie del maro, dai cosi dett i bastimenti a vela. a vapore .. era calato giù nelle cup e 11rofondiFt dell'acqua e poi non a,·eva più .saputo ris3lir e; adesso era lù, impigliato lra gli scogli di un bàssofondo. - Ho capilo, sentenziò un gmsso tonno, si tratta <li un sottomarino, una delle più ree.enti tro,·ate della nautica. - Che cos 'è, che cos'è? a che ser ve? - chie&ero ad una ,·oce lutti i congressisti. Il pesce-cane, allora, salendo sopra uno s,Y-glio pittorescamen te tappezzalo di ane– moni marini che gli ser,·ì da lribuna, 1prese Ja parola e parlò a lungo con enfa si : - Oh! l'uomo ha ben dirillo di procla– marsi il re di lutti gli animali della terra, rl.e-Iraria e del mare. Che meraviglie sa crea– r2~ :\[irac oli del suo genio sono appunto qudle poderos~. superb;; cora zzate che nella iuria della batlai,Jia s'ay,·enlano le une contro le altre c-0n1egli antich i mostri ma– .;;l'>do!ltici dell' era anlt:liluviana. - Descris– se con entusiasmo gli ep isodi d'eroismo del– l'ultima -guerra russo -giapponese alla qual e egli aYeva assistito: trattegg iò nei par tico– lari i prodigi di Yalore ch e gli uomini av e– Yano c-0mpiuto in quelle mischie cru enti che insanguinarono barbaramente le glau– che onde dei misteriosi mari d'oriente. In– fine ,·enne alla eone Iusione : Ebb ene l'uomo, in un alt-ro sforzo del suo genio divino. ha tro,·ato il modo di scrutare le profondi tà recondite :lei i,orghi, ha im·entalo il sotto– marino. strisciante in agguat.o in fondo al– l'acqua per meglio sp iar e il nemico. - Onor e, gridò infine ]'oratore, onor e e gloria alla <merra la quale spron and o il coraggio virile delle razze ne eccita pur e il 2"enio creato re ! Tulli i -gi.-anleschi polip i, i lamia, i pe– S"i-cani. i capodogli appla udir ono batt endo fragorosamente le pinne . - Si cap isce. ossen ·ò ironicamente una arinza dorata. ,·oi, pesci rapaci. a,·ete tut– to rinteresse ad applaudire: che bottino "Offre a tutti i prepotenti la guerra!. .. Infin dei conti i resti dei Yinti e dei vin– "t;i tori finiscono sempre a riempire i vostri Yenl ri ... Cna grossa balena che si stringern affet– tuosamente tra le pinne un suo balenottero -cr,.,llò il capo mormoran do: - Si. si. bel progres so che manda giù fra i nostri bui gorzhi, tanti giovan i forti e fiorenti. Intanto, su. sop ra la le,rra pian– .zono e si disperano a mille e a mille le po– ,v'€re madri! - Il proin-esso. senten ziò il tonno, vuole lr sue villime ed il dolor e è necessario, non Tosse altro per ispirare l'arte! - Quesfe d9lt rine sono sop,ra lutto co– mode da esporre quando non se ne hann o P,1i da ~trbire 1e conseguenze pratiche .. o;.servò <--0naccenw sardonico una piccola 6ardina an..-enlata. - P er conto mio. riprese la pacifica ba– lE.·na. pen.co rhe gli U()mini in~anguinano ziit abbaslan,,a. la loro lerra materna con l::i J0ro gur:-rre. fratri ridP. e non O"Corre dav- .\PPEXDICE Vita ed avv enture d 'una rivoluzionaria russa , -:Vote autobio(Jra(v;he). Battei 'U1l rolpo, pt.>i due, trf:! ... fino a trH1- t,.1_1;.i.nque ... n~<..~;,mari~ pos.ta . Hicr-1minr,;rd lrn– ta1nente. di--tintarwm~. lI11 nJI11J)re di JJa~_.,i <·,.Vl"'nz.atj ~r-h-~;ri11 ned. r;11rl'A<1k, avvidww– dJJ'-,J ~-~rrrfJT<~ p;ù ;1l!a 1,orta della nti::i <·iPlh: JJ('-~-; ;J.va il J..'lJ:..1.rdiaWJ ... _fin~.rrirr,'U:!. P,sii t;'::JJfr.,n– t·tiirJ. Il rrtl,., c1.wre J1<.1lf,ttJ..1.\':J. C-i°Jfl v1r.1l€:"r1zr1. T 1t. tr 1 a1l uri tra..tw: tic tic Lit:.. Lrentac!nqm~ c<,l– y,i llli ri~JJ(1fy"ffJ . \ r,,,co a r><,co comin<'iammo a formular<' tlr•L le t,arolP ~ in poM ~mpo 10'impratka1 1JeHis– ,irl1,.J di 'fl:f:"'-1.0 rnez7h di N1rn1mica.zi<1n~ Pd iJ.J..,ra J>er tre ,iJ'tni e m~zzo, con q_u0.1:"J _rtH?V, co·:•ti1,urn1i.m'> a oon\erf..nre tra n,,1 pr:gHmJP.rl e ~(J:01? '--i ,·0nvPr'-':1,;a rapid,rnPr1V'! Il r,,1:tr<1 :rrupno c,,rfl'· pren.devn J,iu rJi ~•f'nh rf> ... du-.,i. VP n -:-r<l.""JD 1:P:lé <-.eH~ d! fi,1rico. d1~<>1>r,, dP,J]a rn1a e:. rac-,1n4"~-. ww :a no<r::i. sw1·i:1. r: _,nr,ht~i ro· z;o, ·a.ni ,Ja: Cli' r~ g-;,11P.rO.YJ Pd mtelJia-;,11t1. S'11dh·ano anche r-011'.,qui d-a.more: un gio\·:.1.,1'! cÌlf' ..,j tr<iY:.t.Y~ rtll:1 distanzu. di duµ c~ll<! d:tlh rnia ~iur.no d'ad 1 >ra.rP la. ::rioYiTIPtta di1•ian– r<,\'P!Ule ÌJJa di.--!anza di ,..inqué c"'de '3. :-.iui• 1 ... d 1 1 m a e TI , pi.·:rn .J .::ur,eriorP. ra!?i:lzz·1 LA DIFEJSA DELLE LAVORAT RI CI ve,ro che le trasport ino anch e qui, nel no– stro regno azzurro . Oh, i p lacidi tempi del– le antiche barche a vela, quantlo le profu– ma le br ezze primaverili Lepide e moll i ci pe>rtavano fin qu i, da noi, l'eco dolce delle cornamuse paslorali ! No, davv ero non mi piace questo progresso a base di fulminee cor,·ent i detl,ric he, di rullanti mostr i di acciaio, di fumi e cli fragoPe ... Che cosa ne dici lu che fosti semp re l'amico clel– l'uomo, ,pacifico, buon delfino? L'interrogato s'avanzò in mea;zo alla folla. Tutti tacq uero ,perchè -nessuno era indiff e– rente al fasc ino di b ontà d el placi:l'o pesce; ed egl i parlò non con il lono enfat ico della ret-0rieia 1 ma con l'a ccento commosso che da nno la convinzi one 1 rofonda, il senli– menlo : - Hai torto anch e lu, buona ba lena, dis– se. - ~o, il sonno. il sopo re non sono hL ,~e!'a vita! Al monot ono, sonn olento ritmo d ella e-orinamusa meglio, mille vqlte meglio il sibilo acuto dei vapori che solcano i no– stri mari e po rtano gli uomini, i prodotti della loro ind ustria da un contin ente alJ'al– tro, affr atellando, nella comun e conosoonza i vari popoli. Si. ben-edetlo questo progres– so def quale le miei dia!i cora zzate n on sono, non ra;1>presentano che le passegge re aber– razioni. Verrà . verrà i! tempo nel qùale l'uomo sap rà far s2-guire alle conquiste del pensiero quelle della coscienza ed allora le navi da guerra Yerranno tr asformate in ,poderosis– sim i bastimenli att i a meglio sfidare le col– lere delìe burrasche marine e meno fre– qu enti saranno così i nauf•ragi. I sottoma– ri ni poi. meglio perf ezionati, non s'a ffond e– ranno più n€l buio, in agguato per dar e la mort e, ma sfider anno il mistero dei nostri gorghi per strapp ar e all'o ceano il segreto delle infinit e ricchezze ancor a sconosciut e delle mig liai a e migliaia di forze. ancora in– cognit e, che sfruttate, allevieranno le fat i– che del lavoro agli uomini rendendoli cos1 più miti, più buoni ie più generosi; allora un 'epoca migliore incominc 2Tà per tutt i, an– che ,per noi bestie ... l])0rchè la giustizia, la bontà sono come la luce vivida d el sole che entra ovunque rportandovi il sor.riso. Le parole d el bu on delfino risonavano so– lenni -nelle sconfin ate vastità glauc he Kliel mare, intanto mili on i e milioni di zoofiti lu– scenze alle onde che riflettevano le lumino– minasi diedero sp'len dori viv,idi d i fosfore– silà di una splerud'ida notte di plen ilun io. Sembrava che anc,he la natura sorrid esse benevola a qu el grandioso ,·ati cin io di vero progresso! Combinaz ione iStnma, pr0ipTio in que l mom ento sullo specc hio cristallino delle acque passarono i fluidi elettr ici della te– legrafia senza fili; alcune navi di diverse nazionalità, ,rispond evano pr emurose, ,pr on– te, alle invocazioni di sper ate di un basti – mento in per icolo d'affondare. G1usEPP INA Mono LANDONI. « ... Chi ha sete crede che un 'an fora non Lo diss eterebbe: e una copp a lo di fse ta. Ora ecco la sventu ra aggiunta llel aenere umano: l'as– setato, perché cr ede che un'anfora non basti alla sua sele, sottrae agli allri assetati tutta l'anfora , di cui berrd una coppa sola. Peggio an cora : spe:za L'anfora , perchè altri non be- 1;a, se e(/li non vuò bere. Pe(/gio che mai: dopo aver bevuto euo, sperde ver terra il liquore perchè agli altri cresca, la sete e l'ollio. E in– fi,nitamente pe(Jgi o : si uccidono tra loro, i si– tibondi, perchè non beva nessuno . Oh! bevete un po' per uno, stolidi, e poi fat e di riempire la buona anfora per quelli chP verranno ! >> GIOV ,\N NJ PASCOL I. tt-rJi uomini siarno in generale fatt i cosi: ci r ivolti amo sdeynati e furiosi contro i niali mP.:– :ani, e ci cnrv-iamo in silen:io sott o (Ili eslre– rrti: soppo rtiamo, non. rassegnali, ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chia- mato insopporta bile. ALESSANDRO ~ IANZONt . die non aveva mai vista ! Io l'aiutavo nella trasrni...,sionf> delle Sl1e frasi galanti e così gli trasmettevo le risposte <li lei. Tr a loro c'e ra la r,ella d'una povera donna infelice che ave– va.no ·*·fJa.rato dai figlioli. . 'i ${j,ranno mai incontra.ti qu.ri duo giovani? 0-1.i lo sa?.. ·La Siberfa, è rvasta, va.5ta come izli Stati Lniti, l'Inghi-Jt.erra, la Francia, Ja, ~rm1.nia riunite! >folti dei mfoi ('.Omp~.,rni di rarrei·e mori– r,mo d'etisia. altri si 1Jrdsero, altri anNira. im– pazzirono. Il tubo LJ':ismettevrt <;PTnprP notizie t.ri ... ti "di fJ'Nfll<•nU' rJ1rn.11nirav:1 J'-ulfimo addi.o a. dP,,IIP <l',nn~. a df>i fa.nc :11m. >:oi, i ma!2'giori r1·,'.tà incr,i·rL::rgfa_v:,rno r.,onUnuamAnt,! Jp giovi– nrtte :.id e,.,-J~m forti, N,r;1ggi~. J ,r, poveretti' ri rarJ:<Jnt;1v:t11rJ di~ v~nivano fHtU· u-..<:;,1·r, ,falle Jr1rt1 rl'J!e r• :di<, ~<·Or,Qdi f:JJ' lor,> demmciw·e j <'.,J rnp:.1.~d ,·,,.nin1no (,,.(,t.Vm<~tR :1. t.r;.1ttam,•nf.i 1Jr11t .a.li . ~ 'fUfsJJ mart:ri<J p<•-r mr.1ltP ,Iur(J m~si e me-,.,i. Enlr:irono 11Pli:t r,rigfon<, alf.ri det.,,rnJti p1J– litid i <pmli r·i p1,rt:11·M1ù nr,tizif> r'.(mfortanti. I l fo<>Cf) dAl/e r1r>StrP- idM•"' ~r:1 '-fJ:in,r, tra. gli <>f1Prai rom" tra. i Cùnf:ulin . ~.-~li opifir-i, JJP,!l.p fn.hlJrirhP furfJWJ r.,perat.i u11,lti arrP-.ti. \folti di questi Jtivoratr,ri f11- 1·r,nl) rinrhi11si nr-1 no,;lro r·arr.r,t·<~ .-cl Pnfraro– no ri~J rp :;tr,1 ~TUTJJIOriw1l11zior11J1"i1i, m:, fu. ron,, nrr.cr ,,.,s,'lti --on rapi-d tà. e rùnrfann:Lti al– l'e .. :u,1. fii.' ;iri!-o I i,dr•:-r f'.hf1qnisi:1va IP f()ll{I>" ne) 1877 eiJl,p l11r1~1J :, Pi<-'1rol,nr;:.:-,, 1rn:i rl!rnr~frazirm,· ''flJ14Jnente d<)vr• furonr., ùfi~r•di mr,Jti, ... irni ar– n•;;.ti \nd11, ;n ,,, "'~~a 01•1•:.tsionPmùlt tl'"I no ... tr() REDENTA Fu durante un giro cli pr opaga nda che Aclon.e Monti , ardente apostolo del soc iali– smo conobbe. convinse Delia Boni. Di Ado– ne egli non avera che il nome. Alto, magro, già innanz i negli anni, ma ricco di allivilà e di energ ia , egli non aveva di aITascinant e che la parola e gli occhi. Chi l'ascol,i,ava non potera non subir e il fascino di quella parola che ' fluiva facile e ra pi da, d'una rapidità che sembraYa come incalzala da lla forza poderosa d'un pensiero fervide> che volera tra sfonders i ,negli uditori. Passava no ne lla sua ,·oce chiara e l.imbrnta, ondat e d ·cntu– sia,smo. vibrava in essa il brivido della com– mozione. vi si sentira la sicurezza d'u na convinzione sa lda ed incro llabil e. Gli occhi 1iosscdevano un incanfo special e... .. Occhi r hiari. profondi , lumino si) avera .no uno sg uard o dirillo, leale che si fissa,·a su I eI.lo e su luLl,i senza timor i , senza ipocrisie . Quando quegli occhi si erano posa,ti per la prima rn lla su Delia, a.verano riportalo un' impr ess ione fo11nat.a cli simpa tia. di pie– tà . d 'int eressa mento. E Delia meritava tutto questo. Più debole che cattiva, lrariata , ma non corroUa, ella arnrn conseryato un 'a ni– ma ardente facil e all'entu siasmo. Era una creat ura piccola, esi le, dal viso pa llido. minat o . so lcato eia rugh e pre coci, incornicialo eia cap elli liere mente brizzo– lat i.. Dalla strnttura sen\brava una bam– bina,. c1a,1 volto un a vecchia. Non era ànvece nè l'una. nè l'aJitra: !roppo veu:h1a per t'S– ser bambina, troppo giova.ne per essere vec– chia. Si er:a sposa 1 la ~lìer~i anni prima, un pe>' per a.more e mollo per evila,re quel sen– so cli commiserazione, d i mal ignità , di rid·i– colo. con cui la nostra società I.a, il grave torlo cli giudicare la. donna che o ha la sfor– tuna di non trovare marito , o r inuncia al matri monio per non !'inu nciare alle sue abi– tudini e per non incappare in una nuova schia ,·itù. Il maki monio è sempre una gran– de incognita e se qua lche volta può ass ur– gere fino alla supre ma felieì,tà, può inab is– sars i ta l'altra ,nei gorg hi della d ispera21ione, del clisin~a nn o a,troce, della rovina asso luta. ....-- P.cr Delia fu disperaz ione, disinganno e ròrina . Certo se avesse saputo ciò ohe il ma– trime>niole pre para va ella ri avrebbe r inun – cia1o affro nta ndo le malig nità della gente che qua.lche volta , coi suoi giudizi, si rende comp lice cieca ed incon aapevole dei più odiosi inga nni. Ma Delia era tr oppo giova ne ed ines per ta per com prenclere, ella si nut riva troppo di poesia per guarda.r e nel la realtà , e la reallà più prosaica aveva afferra,to coi suo i arti– gli la sua picco la anima cli sogna trice che ne era use1ta affranta e mutata. L'esperie n– za non giova a nulla quando giun::;e troppo tar di, in questo caso non servì che a pro– cacc iare dei sentimen ti inu tili, perchè il rim– pia nto non può clis l.ruggcr e, non distrugge un falto come il rimor so non cance lla una colpa. Nella casa coniuga le Delia aveva. trovato più insulti ohe carezze, ,più busse che amo– re; speSS-Odi notl e, quando il marito ri nca – sava ubriaco fradic io, la casa tul.ta ris uo– nava ,cli urla, di pianlj , di beste mmie, cli percosse a cui si univa il rumore di piatt i, di vetri infran ti, cli mobili squa ssa,li con bru– ta le violenza . Pure que ll'unione non ero sia.la steri le, da g~·up)?O fur~no cond a.nnait.i ailla, depo,rt azlo ne. in S!bena, Pr ima di prurtire i pu,,eri in.feUci c·1in– v1arrono,. sempre n. rnCY1.:zo del ifa.rruoso t.ubo, il 101·0 -ult.1mo -saluto. FinaJrnente nel 1878 s'in – COJ!)inc1ò il n~trn 11rocesso. Un c,eniin~io di n01 ornino morti o im:pazziU.Eravamo ni1rn.a:sti in oont ,onovanta.tl 'è e tutti ftunrn o fatti f'ntrare in una piccola ~·ala. P i~ deill1:' 1ne{!i ayp.:u1Pnev11110 a l mio gruip– po nvoluz1011ano. Provai ltna st rana en1ozio– ne q~ando potei frna.lment(' vedere i compagni con 1 quali og-ni gio rno co11versa,•,o a mezzo ciel tmbo di forro. Er:n·:1-rno J):.Llli<li, niarile11ti, molli <>rnno r-al– tra.ppiti da ma.latit.ie , ma t.utt.i., ·tutt.i 'noi e1•a– v:JJl10 fir,ri e <•fJra.gg1ù!ii. T Lttti ci. mettemmo d'a.rrr,rnlo a nilìuiarri di s11hil'e il 1pi-occs.s.') per– <;~1.e ~:,.povamo d1f' la. giw·i:i c·he d(}Vev:1. gi11- d1~ar~ no~ era ·:-;tata composta. e per il numero dei grnrati ~ p<'r l:1 qn.:ilità di es<.i, lc":J.lrnf'nt('. .~i <lir.vis,<'ro in gn,ppj cli quat.t.or <tic1 o q11h1- d1c1 r il pro<'.l'r..so<111 rò '-lr-i mr-s.i. Q1i:irHl0 giuns,l) il mù> t11r110 io µrritP~tai ron– tro cp1P.1la. r<J.mrn,·din <li ·1r<}(·(•-;c;Q; f11i r()nrlan- 11:tf.:.i a r-inquf• ,,11111 di J:1Hiri f<>rz:tti nf"'IIP mi– ni.e--rr e rill'e.silio JJ(•q_.etuo i11 Sibe1·i:d L:1.- <'On– <lanria <•.ile s'iJJfligf.(Pva tigli :i.s~'tssi11i! P<:1·<'Vib1rf' urw rJi1noslrrrniMl"! ri feCPro u~ri– r<' a dif•ri a. di<'-'Cidi notte. Ci fP<'err, snlire su vekùli Urati da tre ,~avalli. lo (ni fot.ta c.alirc– s11 1ina \"P<·c·.hi:1 C"arrozza, ;ii mipj Ji~rnrhi Be– ddLf'lro rlue forti ~P11dam1i. Si parti <l.l ga– loppo P -N1si <·Qmin<:i() qw•l vil'l2:gfo di c,ttomiln. cl1i1lOrnP{ri r,t1e <]Qvr,·a (1111':tl'f• <}UP mr-<..i. :"\"li" hpp<' <·i pir..riav,1no in fetfrJP ;prigi,mi. "\f J\,.ririan lei Ila ùe-scdtte fedelrnrnt<': affu- uuei du e esse ri così male asso rtiti un fan – ciullo era nato ed aveva aSS-Orbito per un po' di tempo tutte le cure della madre, che aveva trovalo in lui un gra.ncle confor to ... Ma fu per poco tempo, chè l'esemp io per– nicioso del marito finì col comunicarsi a lei come un contagio morboso ... ella credette trovare nell' ebl)rezza ciel ri,no l'ob lio e la gioi a. ed a.Ila perico losa seduzio ne dell' al– coolis mo si a bband onò follemente, accompa – gna ndo il marito nelle betto le, ubbricandos1 con lui, non curandosi ciel figlie> ohe cre– scern così alla meglio, in comp leta balia cli sè stesso e dei suoi impul si che non era– no dei più buon i. Ad otl-0 armi era già un disco lo che fomia va il terrore dei compa– gni. la disperazione dei vicini. Così vireva disprezzata. biasimala da tut– ti. quella famiglia modello. quando Adone Monti g iunse in pae_seper un giro di confe– renze. E da qu el ,giorno un grande muta– mento si era op erato in Delia. Ella non be– veva più , curava la sua casa , si dedicava con amore all'educazione de l figlio ohe, for– se per effctl-0 di quelle cure cli cui era stalo lunga mente privo , sembrava a sua volta rinsavito. Un giorno, l'u!Limo gior no che Adone era rima sto in pa ese, Delia gli aveva mostrato con orgog lio il suo rngazw tutto agghi nda.lo , quasi elegante negl i abiti fest ivi. - Che 11edite (li mio figlio, amico? Aveva imparato a cltiama,rlo così sempli– cemente, ed egli non si doleva della fam i– g.liarilà ingenu:rucli quella sua fervente am– miratr ice. - B un bel ragazzo, r ispo inte lligente, si ,potrà fame qua lche cosa . - Ne far ò un soc iaJist a come voi, credete 0he vi r iuscirò? - V i ri usci.rete certa.mente perc hè siete su lla buona via . Ma non bisogna stancarsi . - Non mi stanc l1erò, noo, temete. Oh! amico quanta riconoscenza vi debbo! -A me? - A voi e a.I vosLro idea le che mi ha re- clenfa. lo era imm ers a nel buio, e voi mi a.vete lratta all a luce, disperavo e voi mi arnte fatto spera.re nell'av venire, non cre - devo più a nulla e voi mi avete infu so I~ roslr a fede che è un f.aro di giustiz i~ amavo più a lcuno ed ora so l' amore per tutti i debo li. per t.utli gli umili , per tu tt i gli oppr essi, avevo obliati tu,tti i mie.i dover i e voi me li avete ad dita ti, ed io provo nel compier li wna gioia che non t.roYavo nel– l'e bbrezza e nell' org i.ru .. . Peccato che ve ne andiat.e!.. sogg iunse con un sos piro. - Ma la. mia paro la resta e voi la cliffon– clerete non è vero? -- L'a diffonderò perché altri possa no con– vincers i, come io mi sono convinta ,, della bontà ciel vostro idea le e coad iuvare colle loro forze, colle loro energie alla sua, rea– lizza zione . Non si disse ro al tro : s i sepa ra rono per sempre . Maria Savari Ce1'ri. L a terra è abbastan:a vasta per portarci tut– ti nel suo seno, abbastan:a r icca per fa r ci vi – vere tutti nell'agiatez:a. Es'sa può dare abba– stanza mèsse perchè tut ti abbiano da man aia.– r e; essa fa nascer e abbastanza piante (Lbrose perché lutti abbiano da vestirsi; essa ha abba– sl an:a pi etra ed argilla ver dar case a tulti. C'è posto ver tutli i fratelli nel banchetto del– la Vita. Ecco il fatto nella sua semplicità eco– nomica. ELISEO RECLUS. micat.e, brulicainti di ,vermin,i, irnfet be daUa tisi e daJ tifo. l muri e1·ano di tronco d'albero ar– rossati in alcu ni posti dai ve1mini sch.iaccia ti da:i danni.enti. Sul lungo banco che ci serviva da let.t.o, non vi erano n è lenzuola, n è coperte . ALl,ra..verso i muri si sentiv .a il tintinnii.o d/ehle catone ,i gemi t i dolorosi delle donne chri,use nelle Mt.re capanne. Sui 1nuri v'era una quantità d'iscri zioni, \''erano in·cisi norni d'amici palruit..i prjma di noi, ,·',erano scri tte not izie di essi, tristi no– tizi.e. di morti e, cli follie, e v'era110 (Pllre scrittti. consi.gili pei· deludere la vigilanza .cl.ei ge:n– clru-mi. A.lcune incision i erano intagliate di fresco, a.ltre. semb ravano vec.t.hie di un secolo almeno. Su ,rue.q,ta gran de via Siberia na tpassarono più cli, un milione di nomini, cli cl.onne, di fam– ciu 11 i. Dopo iI 1875 ne pn~'-arono più dj duecento– cinqun.ntnmi la di tutte le classi sociali ! Voi volele w•solutam('nt -o delle descrfaioni partico– laregg-iate, dei quartri di qur ll a vit a? Ma noi, aswrti TIP.I nostro sugno, nel n05tro idea.le non M si .:iccorgeva quasi di quanto a.v\·cn iva in– torno a noi, Un nostro compagno s'amm al ò d.1 tifo, le sue g,ri,rla. ,,f,rw,iarnti di <le,lirio ec– ritarono le nostre :nrot<'"-te e si richiese. fosse n.~si4ito, invece fu lastiato morire in una p:i;i– gHme d'Trknt..<;k. rn.a , giovane donna dovette trnsrinar.,j in qu-e1 dolorose, viaggio un bimbo di dieci m~i. (Continua ). CATERIN A BRE8HKOYSKAIA . (Traduttrice Giuseppina. Moro

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