La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 17 - 19 settembre

fra ess.i. Sì, comp agna Giaèle, diciamola la verità., senza bisogno di leggere ai fanciulli le bubbole immaginate dai giornalisti, cer– chiamo di far bere ai fanciulli la vita quel'è ed allora si deve insegna re loro ad amar e o non ad odiare, e se è necessario insegna– re anche l'odio. si insegni loro ad odiare la gue rra , la cosa più terrib ile ed 01-ribilc, peggiore di ogni male. E soltanto così facendo noi eleveremo non dei ciechi, ma degli uomini consap evo– li di essere tali, che sap ranno il valore del– la propria ,·ila e del prop rio dovere. \"IRGINI O F R.\TI. Gia èle, che t.' se1npliceme11t.e una compagna, i lieta di aver suscitato una polem ica discre– tamente utile, ma credeva che il compagno Frati avess e più acume per non fraintendere. L.A DIFESA DELLE LA VORATRWJ com.pagno Fra ti e rilevar e le incon oruen;e del suo scritto, m.a preferisce se m.ai appellarsi ad altri che voglia dare il proprio parere. Per fìnire clirà che se il Frati ha sognato di fare irbrigante, gli è perchè i briganti ali fu-– rono dip inti come dei rivolu;i.onari autentici ... l o non penso che t1llli gli episodi dell a nostra guerra creino di questi. equivoci! F ra gl i or• rori della guerra che nessuno nega e 1tessuno esalta, c'è spesso l'atto buono e yentile che ci fa pensare alla contrad<li:ione della società umana. Perchè non rilevarlo ai fanciu lli? Ri– sponde il Frat i : - Per tcm.a che i mac.~lr i sba, (}lino nella scelta. - E cosi in chiodali sulla conversione di fra Cristoforo, mentre fu ori di scuola i fanciulli sentiranno nelle case, nelle bolt.eghe, per via quegli stessi episodi che al maestro dovrebbe essere negato ripe tere! Esag eriamo, compagno Frat i, qu esta e la ve– rità. il freddo raccomanda di poi-lare due paia di calze per a,·ere !l'a una calza e l'altra uno strato d'a ria calda e di cambia re le ralze prima di rneLt,ersi a dormire anche se non suno bagnate. Utilissimo fr izionare i piedi una ,,oJta al gio rno, quan do ciò è po ssibile, si ca pi sce ! Se fate calze ,per i soldati, fatele col soli– to sistem a del piede , 110n a cono come è stato sugge rilo da alc une applicato da mol – le. ]}: tomoòo fare le ca lze senza forma, ma è illogico. Non è ch i no n veda quanto presto si romperà una calza che dovra fare maggio r sforzo al calcagno! Si mette la pa rte rotta d, sopra - si di– ce in difesa di quel bru tto genere di calza ma non si pensa che al bu co può corrispon– dere un pun to di congelazion e! Norme per dif endersi dal freddo sono · state largame nte diffuse nell'esercito e noi mad ri e mogli di solda ti dobb iam o racc o– mandar lo,·o nelle lette re, tra una fras e af– fettuos a e una notizia di fami glia di non bere vin o, liquori, punck o altro pe.r riscal– darsi, ma piuLI-Oslodel the o del caffè. F ra due mal i bisogna scegliere il min ore. :½o!Li soldati confinati tra i picchi e le nevi eLern.e si do vrann o accon tentar e d i ciò che darà loro il governo . Ma mollissi mi al– tri avrann o il me zzo di pr ocurarsi il bi c• chie,rino d'acq uavite, di cognac che scal da– no pe r .brevi momenti , ma cons u mano, in– tossicano e tolgono in rea ltà la resistenza alla fatica. Comb atti amo cira più che mai l'alcool , questo nem ico che insi dia corpo ed anima in rompo di guerra e in tempo di pace. A . SOss. Fin che si discute se la film cinematografi.– ca è t'erosimile o meno e se L'episodio oìonia– listico non è una gonfiatura, sta bene. Giaèle odia la men;ogna sotto ogni veste, special– mente se si deve d.are in pa.sto ai fan ciulli. Concediamo invece una certa libertà al mae– stro (chè tanto fa lo stesso) lasciamo che o be– ne o male si saippìa ! Poi toc cherà a noi sull e pia:.:;e, n ei comi;i, omlnque. dimostrare se i fatti non avranno abbastan:.a insegnato, co– m e non basti per evitare la yuer ra torcere gli occhi al -sangue , m,a come sia necessa r ia in ve• ce la lotta d'ogni gi orn o ver tr asfo rma re gli islituli sociali, e come si dovrà fors e versare altro sangue per mettere la socie tà su quelle basi di giusti:.ia che darann o gar an~ia cli pa . ce nel mondo! CORl~ISP ON DENZE 11a se la discussione deve avvenire sulla op– portunità o meno di aprire gli occhi alla ve– rità, anche se trist e. e di. arnioni:.:.are la vi ta scolastica con la vita vissuta. Giaèle non tem e c!i essere vinta. P roprio Gia èle dev'essere sen:.a cuore, per– chè non si pr eoccupa dell e madr i che alla rap • presenta :.ione cinema tografica possono venire rattristate dallo spettacolo dell'assalto alla baio11.etta? Ma chi le obbliga ad andarci? E se, come io non dubit o, l'assalto alla baionetta è per Lo meno ,·erosimile ed è quel che avi:iene press'a poco, m.entre noi siamo tranquilli a ta– vola e guardiam o eventualmente il post o vuo – to di chi 1 1 ì prend e pa r_te, perchè torc ere gli occhi come davanti a cosa che non ci rig1ia r– da ? Fo rse per manaiare con più app eti to ? Cert o Giaèle non ha cuore per chi vuol sal– »ore lo stomaco! Secondo comma: la lett era tura scolastica. Giaèle non di fende un programma speciale _di letture episodic he. O dio che esagera;i one! M a neppure ne vuole L'esclusi one come sostiene il Frati. I fanci u lli amano L'episodi o come Giaè le odia le pedanterie. I giornalisti narrano bubbole ? .1 a pr oprio sempr e, ma prop ri o tutti? Ed a tal punto da fa r ritenere legittimo l'os tr acismo del gio rnal e alla scuola? .4llora bis ognerebbe distruggere anche molti libri. Anche il Cuore del De Ami– cis , caro compagno Fr ati, con quella Pi ccola r edetla Lombarda e cose del gener e che fann o apparir bella la guerr a.. Si è continuato per tanto tempo a ripetere r he per educare civilmen te bisognava togli ere dalla -vista del fanciullo gli spettacoli di san • gue, bandire i libri che parla vano di guerra, let:ar di man o gli schioppe tti e le spadu cu ai più pi ccoli. M a e poi? I fatt i hann o tr avolto 9Li sfor:.i dell e buone mam m e e dei savi edu,,.. eat ori e ci hanno dimost rato che ben altre fo-r; e occorrevano per oppo rr e un ar gine a quelle che hanno scatenata la guerr a! Occor. revano cioè forze ri volu :ionarie là dove si tr a– mava ai danni del mondo tutto e ques te.. hann o pu rt roppo fino ad ora mancat o ! Oh. non sa rt:i con L'alle var e i fanciulli - CO• m e i fiori di sen a - che si pr eparerà una nu ova èra al mondo! Non vale nasc onder e il male per educa re al bene ! La scuola de-ve avere le finestr e ap ert e sul mondo e se a noi non giunge '(in qui per {or , tuna l'eco dPl cannone, non è r agion P per chè .~i debba tacerP che altrove alt r i fanciulli lo sPn.. lono ... F. questa la vita dPll'oggi ! La scuola '"h" Mn segup la vita è falsa. monca. sbiadi– ta , QÙPsto il concPtllJ di Giaèle ! La quale potr"bbe dis cuteTP a lungo ro l D'accordo? A tem.. po ci ri tr overemo al la voro. G lAÌLE. VARIET A' La lana (ricordi amolo ai nostri soldati ch e si preparano a sverna re in regioni ino– spitali) non produ ce per se stessa calore, ma impedisce la d,ispers ione del calor e del corpo. Noi tutti conosciamo persone che si carican o cli indumenti di lana eppur e han – no sem pre freddo ; portano -grosse e mor bi– de calze, ed han no sempre i pied i ·gelat i. Quest-0 dei piedi freddi è un inconv enien– te grav e. Avviene spesso che chi soffre di piedi freddi li abbia perennemente umidic– ci di sudore. La scarpa, già per se stessa impe rm ea bile, se non è mollo comoda, im – pedisce l'evaporazi one ; perciò la calza im– bibita di su dore (può essere di lana fin che si vuole) ma,ntiene il piede gelai-O. Pr ima di tutl-0 dunqu e è necessar io che le calze e le scaTpe sia no comode in modo da non impedir e la traspirazione . I Lapponi e gli Esquimesi (che se ne de– vono inten dere da to che nei loro paesi la tempe ra tura scende perfino a - 30 C 0 ) n-0n portano calw ma solo scarpe dentro le qua– li mettono gramigna secca. È ceri-Oche in– torn o alla pelle del -pied e circola l'aria . Non è dunq ue il contati-O dell'aria che ci deve spav entar e ma l'umidore del piede senza uno slogo attraverso indumenti còmoai. Anch e la cattiva circolazione dèl sangu e ci deve preocc upa-re. Legacci elastici , cin– tur e, tu tto ciò insomma che impedis ce la circolazion e è alleato del freddo e delle con– gelazioni. Ho osserva t-0 che le fasce che i soldati portano alle ga mbe sono tenut e ge– nera lmente troppo stret te; ma mi si dice che alLrime nti non stanno su. lo cr edo che si pense rà seria ment e a sopprimerle o a so• stitui re il panno colla mag lia , più elasti ca e porosa e qui ndi ,più i7ienie a. La S. U. C. A. I . nel suo decalogo contro Da R OMA. Gonfiature. La circolare Barzilai sulle fornit ure indu– ment i miLta ri ha messo sul cèln<lellere l'Al– lea n:.a femm .inil e de lla qua le invita i Pr efett i a va lersi per I org anizz azio ne delle Commi&– sioni e Sotto Commi ssioni provinciali. Che cosa è qu esta .AJleanza Femm.nile ? Un bel gio rno il Consig lio Naziona le delle Donne (non vi diamo l'elenco delle socie 1 pe r– chè non bast erebbero i blaso ni ). fece un 'a l– leanza con un Comitato pure Naziona le fem– mi n ile di Milan o, un'i nt esa pe r coordinar e in It alia, nell'ora che volge tutt e le m :gliori ener– gie femmi nili. Come vedete le intenz ioni era no buone, sop ratu tto quella 11rome ssa del e< fior fiore II dispo neva già bene gli an imi. Infatti si passò alla costituzio ne del Comi– tato Cen trale con sede in Roma , del quale ri– su ltò pres:dente quella signo ra prezzemolo della con tessa Spa lletti Hasp oni, a vice tP•resi– den te Dora Melega ri, la signo ra Dc Leva Ser– din i De Ma ri (Pr e$ide nt c del Comit ato di Mi– lano), cassiera contessa Dan ieli Camozzi, se– gretaria Lina P erazzi. Ii Comitato doveva ave re sede a Torre Ar– gen tina, 4ì Il 28, 29 aiprile , per es.sere precisi, si ri unì il Consiglio Centrale dell'Alleanza e si diede l'elenco an che de i var i Com itat i; pochissimi poteva no garantire un lavoro prati co, inten – so, fhrnravano per ò dei bei nom i. Torin o per esempio figurava con S. A. la Pr incipessa Le– ti-z.ia. Le cose pr ocedet tero diversamente da regio– ne a reg ion e, da città a città. Vi sono città, che per fortuna loro, hanno proprio terreno propizio, per ques te gonfiature. A Milano, per esem pio, il Com ita to femmin ile -si fuse con quello dì Assistenz a, trov ando anche altri ele– menti oper osi, intelli genti. che non sanno pr Qprio che cosa sia questa All ean::a femmi– nile, e che , per ciò, non merit ano l' atl enzio– ne e il ri conoscimento d ei pubbli ci poteri. In al t.ti centri, i Comitati aderenti ali'Al. leanza, siccome era no solo sulla carta, non si fecero più .vivi, venn ero ava nti, inv ece , al– tr e foqe vive, ope rose da tutti i camp i. da tu tte le class i e in seno ai Comitat i di as si– ste nza o fuori lavor arono con febbril l" pas– sione i'll molte iniziative genza ,ma i sa pere che esisteva una All eanza femminile . A Roma 1'All ea nza femmin ile [i l Consig-lio delle donn e.. nazionale romano de Roma ) prospe rò, crebbe, ingigan tì, montò in testa ag li uom in i, ai funzi ona ri, non fece anti ca – mera e arr 'vò dove voleva a rr ivare ed eccoti ficcata l'All eanza femminile un po' da per VOCI DALLE OFFICINE E DAI Car a Luci «, M>.II JA ( Dll' ,L rara r·ompay11a, I.a chiusa d-ella tua lettet ·:1. ij una buona r,cJn ffs!"ìirm~: tu non r.ruoi es,;ere Sf,rena perchè il tlJ(i LloJorr, ,~ troppo grande. M a. appunto pe1· e.io, tu sei inµ_iu&ta quando tacci .d"irhensibilità e di iridiffPrenza toloro cl1e nr>n liaruio Ja W!ntura d1 r,rw;a re ,i d• ,·redne prPci-.;t.1-mentc que] che tu pensi e t,J C'rP-<Ji. Tal~ aecu,;a era prr.,pd 1 J mo ib11 contro di w,1 dagli interve ntisti, quando il Belgio era str a– ziato e quando i gorg hi dell'Ocea no i·ng oia'Va• no le vittime del Lusitania . E SC tu, str etta al bracc io del tuo com pagno non hai avuto me– nomamente un dubbio, te fortunata, per chè ha i sofferto meno di colo ro che nei dubbi si sono dibattuti e si sono sfon ati di premere !-ul sen timento che si rib ellava all'id ea cl: 1:-t– s,..iar compie re tan te infa mie sen za la possi– sihilità di un rimedio! .:\Iolti dei nost ri che hanno accettata la cau– sa i11t..ervcnti~ta hanno del resto dat o esempio di coerenza - moJte comp agne che sono ma– dri come te, hanno inv iato mariti e figli V◊'· lontari e la 101·0 apprensione non sa rà. minore della tua. Vuoi proprio avere tu il monopolio della sens ibilità fernm i11ile? E perc hè, sostengo io, acca nirci ora gli uni contro gl i a.ltl'i'! Verrà, pe1· fortun a del m ondo , il giorno in cui !-iarà utile ritornare su que– :;te di-;.cus.,;ion i, ma ora a che se rve ? Ora si flblÒ disc ·utere sull'azione nostra in con fronto alJa poss ibile pa ce e qui voglio sca– .c,rionare la Difesa <lell'accusa. che tu fai J)('r l a nota nJl'ar licolo de lla Genoni. T u sei così aC• ciecata ùa fraintern lere il ~ig-niDcn.to delle pa– rolP. Clii di noi parla cl'nnni cnta mPnlo della f.ermania? Vogliamo la gius ti:.ia. corne la ,·o– ~!liono i -<·on~ress i c·itati dalla slrssa autl'ic(' dPll ":11-tkolo, g-iu ..,tiz ia chr i• ancora. ben Jon– taua d(dle intem·.'oni degli iJnper i centrai, rhe ~i prodamano oggi vinritori. E sic<'.AJme noi dop o Jr tcri-ihili lezioni che la sto ria ci ha inflitte, non ahbia,no più delle rngenuità, ni· r: !-,f'mbra onesto coltiva.ri e. c•o.<,1 pen <.,iamo chP un'azione nostr :t pro.pace inte:--a nel sr nso JJratico, ronr-reto df'lla, paro – la. non valga per ora allo scow>. Lr adunanze. le discussio ni , le ronferenze -.ono semiprr uti– li, ma non 1'arrebbcro certo a convin cere il KrLiser a far vroposlr> 1)i-li r>que. Qnesto inten– <lrva e~p1··imf'rr /ri 11otr in ,·a lce a ll'articolo della Cenoni! ;"',fa faccio punto, perrhf• l'argomrnto in genere i· trattalo in nlt r:i parte dr l giornnlE'. Prima di r hiudne ~lrrò mi siH 1wrn1esso di prote<stare 11r,-r quell'of1rsa che gratu itament e ci fai mettPndo sr mpre in dubbio la no str a fedr sf.1-eiali<sta. Sono franca (' rnde: chi come tr, ragi ona c·11ntanta. .,dcurezza f• pretensione, dovrehbe aver d:,to e,c,mpi di fode non ro mu– r,P. P i momPnti r1ropizi ci sono stati. tu tto, nei decre ti, nelle cir cola ri, nelle prefet– tur e, disturbando non pochi Prerf,etti che per non fa re la figu ra di don Abbondio ... - Ca r– neade chi era costu i - ,provano a sc rivere anch'ess i a ca ratte re di scat ola compit ando Allean:a fem.-niinil e. Ma il pubbl ico non beve -sempre grosso, an• chè se si an nuncia che nel vaso vuoto si pa s– sa la linfa d el Com itato 1·omano di ass isten– za>-annun ciando che l'Allea nz a ora sorge per iniziativa di detto Comitato Noi, ma lgrado il nu ovo batte simo , vediamo solo la etic h etta e cominciamo a fa re atterrare cert i palloni gon- fiati. (Le.). S. GIOVANNI VALDARNO . Cont ro la specu la: ione sul Lavoro delli don ne. - Anche qu•i a S. Giovann i dall 'inizio della guerra si è grandeme nte sv iluppa to il lav oro a dom icili o ,per la con fezione di indu– menti militari. Si calco la.Do vi siano circa un migliaio d i don ne occupate in tal e manier a. Però, non m anca lo sfruttamento indeco- 1·oso ed ant i!patri ott ico~ che sull e braccia di que ste lav ora trici di ago, viene ese rcita to mercè il vam pir ism o dei fornitori. Le .pagh e sono irr isorie in confronto alla paga stabilit a dal Governo per ogn i ca po di lavoro . È logico quindi che oualcw10 doveva int eressars i di qu esta imp oit ante questio ne. Inf att i, i nostri compagni che fanno parte del Com itato citt adin o di assis tenza alle fam.i– g]ie de i ri chiamat i, nella adun anza generale del 20 agosto scorso, propose ro a mezzo del comp agno Gino Polverini che il Comi tato me– desimo assumesse direttamente la fornitura mili ta re, sipa.z.ando via cosi gli spec ulatori grossi e piccini. La proposta venne acc.etta ta e appena sor– mont ate le difficoltà del cas o ed iniz :ato que– sto Javoro da parte del Comitato, le donn e tutte, che lavor ano del gene re , avranno non indifferenti aume nti nei prezzi di confezione e così sac rifi cando si di meno, gu ad agneraJino qu al Cosa di più. Non è onesto però, da parte dei nostri av– versari tentane di svisa re le cose. Si fa infatt i circolare in (Paese la voce dell'interessa.mento del Sindac ·o, della Giunta comunal e e di qual– che altra pe rsona per dare a lor o riconoscen– za e me r ito di quanto sopra. Ora tutto ciò (i l Sind aco, la. Giunta e qoal– c.;he altr o) in tale ,·este non en tran o per nul– la nella cosa. Ohi agisce e fun zion a è il Co– mitato cittad ino di ass is ten za alle famiglie dei richiamati; chi ha fatto la propos ta in se– no ad esso sono i nost ri compagni socialis ti e per ess i Gino P olverini. Tale ,·erità non deve ess ere alte rata e misconosciuta da nessuno. CAMPI Anche per noi il .!:òOCìalismo è lotta senz a tregua: soltanto pens iamo che la lotta deve esse re nel suo svolgime nto, subordin ata arrJi eventi sto rici. 0 ~1odesta .mente ci pare di trova rci in un 'ora difficile_ in cui le buone intenzio ni nostre iPOS– sono grnvare ai prepote nti, a colo ro che han– no tent ato di comp rarci persin coll'o ro (e chi sa se tutt i l'a\'ranno rifiutato!) coSì prefe1ia– mo far da sol dati e non da cap itani. Cara Lucia, Lucia . Sono un ferit o del M on te Ner o e ho esperi. m.entato la cure delle signore clella Croce Rossa. Ti ])are logico che le donne socialis te pos– sano lavorare al fl.cmco di queste si(Jnore l o dirri di no. ,~· tu f l'n u,llla to ferito. Caro compay/l(J, de~~ a~~ff~~! n~~ ; iro rdi di noi anc he ~ul letto Il nostro giornale sos tenne un terrupo l'inop– portunità di far pa rto della Créc e Rossa quan . do questa pareva una istit uzio ne che eso rbi. ta~se da l suo com pito e a.r,qui stasse un carat,. lef'e politico cont ras~ ante coi nostri principi. Ora che e:--sa compie "oltanto la sua missio – ~~ sénza compromessi, .ci sa rebbe da augu rar– !--1 che al posto delle sign ore a 1istocratiche ci fos:ìero tutte donne abituate al la,voro, Ho vi~~o J>er4;',a ono r de l vero, che una bu o. n.a selezione s è fatt a anche fra le aristoc ra,. t1ch.e. ln tempo di gue rr a non c'è tempo per la .cavallf r ia e le frivole, le leggere qualc he lezione l hanno pu re avuta ... Ma tu che conosc i meg lio di noi !'o-pera di ~i:-;\ st ~e d~!~l!~;·~~ti dircene qualche cosa , Aspetto. Lu cia. RIGAMONT! GIUSEPPE, gerente Tip. Editrice della Società <e Avanti ! u

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