La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 17 - 19 settembre

Anno IV . N. ;7. 19 Settembre 19 15. Conto oorrente coua 1-'osia. La • • ~E L.A L" E L.A a.• DOME N ICA DEL MES E • • ABBONAMENTO, REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE: Un numero Cent. 5 Anno . L I.S O Semestre. . J,. 0.80 50 copie . L. 1.5 0 100 copie .. L . 3. - ES T ERO IL OOPPlO M I LANO - Via S. Damiano, 16 - Mlf_ANO Aspi r azio ni d . 1 pace. Jaurès, il pilota Pace! brevi dolcissime sillab e che desta– no. trav erso i giornali, tante speranz e e al– lretl.an te ironi e. Precisiamo le nosLre vedute: Noi siamo egualm ente distanti da qu el pacifismo sen– timental e, evan gelico (e ap pu nto gli evan– gelici si danno d'attorno in qu esti gio rni ) che invoca una pace campata nelle nubi , senza preoccupazioni realistiche e prati– che; cosi come siamo lontani da quello 5eiovinismo arrabbiato, che vede in ognl mossa di chi vorr ebbe :ricompor re il dissi– dio , un maneggio tedesco. ì'\oi, come so– cialisti non ci auguriamo una pac e che suo– ni sanzione del di ritto del più forte, ma neppure ci uniamo al coro di ch i pa rla di schiacciamento, di annientame nto, di ven– detta! I\o , non siamo comp iuta mente evangeli- ci nè compi uta mente romani. ' Noi che pur nella conce zione nostra di una responsabilità diff usa e collettiva del fenomeno delle guer re, sappi amo però co– glie re anche la responsabi lità diretta im– mediata, precisata in un governo piutto sto che in un altro; noi insomma che non sia– mo tanto dogmatici da trovar e l'a libi del fatt o caJJicalistico a iavo re dell e potenze centrali, per scagionar le completamente del colpo fatto, noi non possi amo pensa re ad una pace che non sia sino ni-mo di giustizia. C'è, o non ci può esse re un a giustizia nei rapporti delle nazioni, anche dal pun to di vista socialista? Noi crediamo di sì e cre– diamo sopratutto c:he se la pace che segui– ra questa guerra. deve essere feconda di bene, deve dimostrare che essa è stata per chi l'ha scatenata sul mon<io, un sacrificio inutile , un delitto che si condanna per sè stesso. li fatto però che la Germania parrebb e disposta a lascia r libere le terre occupale , se la cosa è vera , sar ebbe già indizio di una poss ibilità di pace meno lontana di que l che non si possa credere. E altro buon indiz io lo dar ebbero le af– fermaz ioni del '.1in istro ing lese il qua le si dichiara disposto ad accettare la dis cussio– ne sulla libertà dei mari . ciò che rispon de ad un crit-erio ili giu stizia per cui l'Inghil– tezza rinuncerebbe a un grand e privilegio. B dun que un passo onesto che il '.1inistr o ing lese fa, che potrebbe di molto avvi ci– nare la pace. Certam ente navighiamo ancora in un te r– reno incerto , ed att endiamo ancor a grav i avvenimen ti. Rag ionia mo, non ci illudiamo. '.1a talu – no ci pot rebbe obbiettare che noi ci preoc- Sempre eri lavori d forniture JJ oll P rfJrftpagne ci rrivono r hiPdenrlori il rnodo di procu rar ,i lavo r o di fo r ni tvrP P di ollnte rP ffUPi bPnPfici che il dPcrPto luo– got PnPn; ia/P parPva prOT/lPlterP. Noi non pos~irJmfJ far altro chr, consiglia– re le scriv PJUi a r iv olgPrsi a/lP Camere d1 IA vor o. o/IP L,;,ghP, ai com,pagn i nos tr; chP ocru po rw carir hP, per /,-, inf or rM zi rmi r[P/ raso. Ora si stanno n omin ando l 1- Com,rrus.Honi r, [P SotLocr.,rr,,m.i~sforti. Qw, .ste VPn{J Onr,, scPl– lr>da/l P aut orità pr P/Ptti:.ir- P cadono tropp o .1,pesso u P[PrftPnti bor (JhPsi con spPcw/r, Ti– gua rdo 11/lr- igrwrr• blawn ate; lii d()1Jr• i no– ~lr t rom pag n, hanrw [JÙl falla la ron qui .sLrt riPl ( '(Jm,un"' posMJno rrtJ'{Jlio im poni in qur•. tt r r_.lfftila ti, ma anchr>dove sorw ,.,,-,iino ran- :;a, e•·.si 1ton r/t•vorw disarm ar r•: devonfJ cio1• in.dirP aduna.n:.r>, far e ()p,, a r!i critic a per chP il dPcrelfJ Mn rP\h [r,fl pra rnorl a Jrn por tant, adunn;P i n tal sr-nHJ sonrJ ,Ha– l P tPnUll' a Roma . a Firr?rtzr Pd in alt ri r o– rfl,uni. Ove poi il ('omunP non po w far .'>; dir ettarflPnt,, up pa lt alorP , comf o .\!filano , si sono ruat,, dell1• CoopPrativP. E qu r~.stf.J il rnom ni lo di agire P di vi gilar(' ed è il rnorflenlo ul ilt> per le rws tre cor,ipa– (IW' di attirar e nel nostro r~virn ento rai – gl iaia rb donnP che hann o vissuto troppo lontane da noi. Bi soqna dir>wstrar loro che V' il Governo. 1,otto l a prPssù:,ru: del mo- cupiamo un po' troppo dell 'opera dei gover– ni e seguiamo argomenti borghes i. Pur– troppo le forze nost re sono Lroppo mod este in conf ronto di quelle che sono in giuoco nel mondo e dall e qual i è un'ironia pr e– sc inder e.. ma ciò non sign ifica che noi le esc ludiamo. Anzi ! Nel Convegno In ternaz iona le socialista., che ha avuto luogo ,in questi gior nii pare che si sie no potuti fissa re i punti di r itro vo per la base di una pace di gius tizia fra le nawoni. Certo il compito dei div ersi partiti nelle diverse nazioni belligerant i non può essere identico. Chi non capi sce che l'azio– ne che può essere uti le in Germania, non ha qu i ragione di essere? Chè se la bilan – cia è in risquilibri o (e certo ora pende da lla par te degli impe ri cent ra ii) lo sl<lsso peso sopra i due brace-i non fa che manten ere lo squilribrio stesso! Così un movimento forte di OP1}0sizione in Germania abbasserebbe le pretese del Gran Cancelliere e ogni nostra mossa l'in – nalz erebbe a tutto danno della pace stessa. Ecco perc hè pur suscitando qualche pro· testa, noi abbi amo soste nuto che il dover e d'agir e contro il gove rno , lo ha 1per ora il proletariato tedesco. Certo potrebbe venir e anche ,per noi . Ma 1 ch i non vede che le parole stravinc er e, I schfocciare , anni entar e, sono piu ttosto de– gli sfogh i verbali , che non delle intenzio– ni serie delle nazio ni alleate? l,ntanto nulla ci vieta di salvar e la nostra anima socialis ta : e mentre adoperiamo le nostre -energia per rendere mew dol0J'OSe le conseg uenze della guerra sull e fa miglie più col'f)i,te, men tr e ri ma niamo vigili di– fenso ri del prole!Jal'iato sfruttato ognora da una borghesia che an che nelle ore tra – giche non sa elevar si al disopra dei suoi sistemi, coltivi amo sempre in cuore la no– stra grande fede, ia nosi ra bella spe ranza: la fede nelle forze sociali ste che non pos– sono morire anche se soffocate dallo sca– tenarsi imp rovviso delle forze del passato ; la speranza che cessato LI cozzo di quest e forze gli uomini traggano un gran de inse– gnam en-k>per prepara re altre form e d i vi– ta sociale che uccidano per sempre in em– bri one l'orr ibile mostro per cui oggi siamo straziati. E se le mad ri attend ono da noi la pa ro– la di confo rto, diciamola pur e ogni qual volta un f.atto ci dà ragi one a sperare; ma non manchiamo IJ)er alko di abitua rle al sano ragionam ento , che rafforza lo spirit o e lo fa più sereno. g. b. mento specialP, ha avu to l'intm;ionr di col'} 'li.r e una delle piagh e che sono caral1Cri– s·tic h1>dt>l sw sistema , occorre ancora l'a– ;ionP nostra pPrchè il bPl gesto governati– vo non r irnan ga .soltant o un gesto a buon ?nPrcato. Jm,paritUJ l P donn e lavoratrici che Ia lor o Pmanci pa:.ionr~ dt>vr esserr• sopratut – /rJ 11pf>Ta dPi lo ro sforzi. Allr r-ornpr1gnr· raccomand i amo di iruNr r? ad1tnanzP all o scopo r rli rnandar r rwt izie s11/ fu nzion 1Jmrn tr1 r/Pi Gom'ilat i. Mentr e andiamo in macchina, leggiamo la circolar e emanata dalla R. Pref ettura di Milano, intorno ai lavori di forn iture dalla quale app rend iam o che 1e Commissioni te– st è nomina.te dovreb bero svo lgere la loro opera limitat amente ai Jayor i di lana . Se la port at a del decreto luogot enenzial e fosse cosi limitata, la burl a non pot rebbe e~8ere maggio re ! F ratt anto ci giu nge noti zia da piccolo Comu ne dove, le camic ie vengono confe– zionate pe r centesimi 12 e le mutan de per centesimi 9. Bisogn a.che le org ani zzazioni si sveglino e sollevi no queJ!e proteste che deb1ono I prorompe re spont ane e di fron te a ques to tentat ivo di •v alul~z ione di un decr eto che ebbe a dest are tant e speranze' Su Giovanni Jaur es è stata aperta nella no– stra rub rica o Voci dall e o{ftcine e dai campi" unu nu ova discu ssione alla qua le non abbi a• ·mo r isposto peraltr o esallrientem ent e. Torna a proposito il bellissimo articolo di Romain Ro !la.nd , il qual e lumeygia la {igw·a mer avigliosa di Jau.rès, dim ostrd ndo come si può essere ti tani della lotta, pur nella più alta serenità del gi'I.Ui:.i o. ln quest'ora in cui, pur nelle nostr e fil e, perdura lo strascico di viole nt e passioni . e d:i ire fratri cid e, è bell o elevare lo sguardo a q'lle– sli lu minosi esempi ed è confortante per noi, della Difesa, che modestamente, pur fra m:Ll e accuse, abbiamo cercato di tratt ener e gli spi– riti da odiosi setta rismi che hann o i!71perver– sato net partil o, sen;a gio vmne n(o di alcuno. Fr a tutti ! doni di quest 'uomo, il più esse n– ziale fu di essere un uomo - n on l'uomo dì una professione, di una classe , di un partit o, di un 'idea -- ma un uomo completo, rurmonio– so .e libero. Niu na cosa lo 1inchiudeva; mf!. egli rin chiud eva in S€ tutte le cose. Le m ani– festazi on i ,più alte della vita tr ovavano in lui il loro confluente. La su a intelli genza ave\·rt. il bisogno dell'unità; il .suo cuore aveva il bi– sogno della liber tà . E quest o dop:pio istinto lo difende va al tempo -stesso daJ dispotismo di partito e da ll'ana rchia. Il 'SUO sp:rito cercava di abb racciare tutte le cose, non già per sfor– zarle ma per arm onizzarle. Sopratutt o aveva il genio di vedere l'umano in ogni cosa. La sua capacità .di simiJ)atia universale si ricu– sava ugua lmente alla negazi one angusta e al– la affermazione fan atica. Ogn i int olleranza gli faceva oraore. S'egli si metteva alla testa di un grand e ,partito di rivolt a, era col pensie ro di 11 risparmiare - come scrisse egli stess o - _ ~ 11 \ grin1d,. opera della rivo ln; ione prole taria l'odore crud ele e snervante del sangu e, del– l' eccidio uman o e dell'odio, che rimase attac • cato alla ·Rivoluzione borghese n. u Di fronte a tutt e le dottrine , egli reclamava, in nom e proprio e del. &uo par tito, il risp etto della per . sonalit.à umana e dell o spirito che in ciascuna di esse si man ìfesta n (1910). Il solo sentim en– to dell 'antago nismo morale che esiste fra gli uomin i, an che senza lott a appa rente , delle bar ri ere invis ibili che si oppongono alla fra– tellanza uman a, gli era doloroso . Non potev a leggere le iparo le deJ cardina le Sewm an su l'ab isso della dan nazione, che, già in questa vita, è ape rto fra gli uomini, ,1 sen:::a provar e - dice\·a egli - una specie di incu bo... Ve– deva il vuoto che si spalan ca sol.lo i passi di tutti questi esseri umani, miserabili e frag ili. che si cr edono uniti da una comunan:::a di simp atia e di dol ori n; e ne soffriva fino al– l'osse::;sione. Tutta la sua vita egli la dedi cò al proposito di colmare cotesto abisso di ,1 incomp rensio– ne)) fra gli uomini. Ebbe questa originali tà - pur essendo l'interiJ)rete dei part iti .p:ù ava nzati - di farsi il perpetuo mediator e fra le idee che sta nno fra loro alle prese . Si .sfor – zava di associarle tutt e al servizio del bene e del progres so comun e. In filosofia associava idealismo e real.ismo; in istoria , present e e passa to; in politica, l'amore della sua patria e il ri.-.:petto delle alt re. Si guardava bene - a differenza da tanti fa.natici che si vantano li heri pensatori - da l pr o~crive re ciò che hl!. in nome di ciò che sarà. Rivendi cava - !un– ge d al condann arlo - il pensiero d i quanti avevamo lotta to, nei secoli scomparsi, a qu a– lunque parti to fossero asc ritti . o Noi abbiam o - diceva - il cult o del passat o. Non ,~ in van o che tutti i focolar i dell e aenera:. ioni uman P hanno {ìamm egy iat o ; ma siam.o noi. noi che marciam o. che lottiam () 11er un nuo vo id eal e, sia_mo noi i veri eredi del focolar e degli av-i; noi n e abbiam o vr eso la {i.amm a. voi non 11e avet e custodit o altr o che lo cener r 11. (Gen– naio lV01J). « Noi salutia11!o - scriveva egli nella In, trodu:.ion e alla Storia ~·oda lista della Rivol u– zion e. laddo ve ei tent a come dire ep;li stesso, di ({ ri cond liare Plutarco, :\'Iichelel e Carl o M rtrx n noi salutiam .o con ugu ale r ispett o tutt i {Ili ero i della volontà . La .'ìloria - sia pur concepita com e uno stu dio dellP (on ne econo11tic he - ,w n dispenserà mai ali uomin i lial valo r e " dalla n obilt à ind ivi dual e. ll li vet. lo 1:,-1.oralr della sociPta cli domani sarri seana – to dall 'alt P:r.a m.oralP dellP couirn:P <li oyyi. Proporr e com e esemv io tull i i com batt enti n oici. chf', da un sero lo in qua, r bber o la pa1;– sionr, dPll'i dea e il su blime rliSJìrf':.:.o ctell a mor t,.__ è {itre . dun que. opPra r ivolu:irmar ia 11. Cosi, in tutto dò ch' egJi torca., rista bili~re la generosa sin tesi di tulle le forze dl"lla vita, e ovunq ue impone la sua gran de vedut a JHl– nornm ica dell' unive rso. il sen so dell'unit à ,nultipla. e vivente delle cose. Questo equilib rio arnrn ira lJilc di elementi inn umerevoli supp o– uc in rh i lo effett ua un a magnifica sa.Iute dC'I cori,rJ e dell o spi.rito, la pa.dron n..nza dell'es– sere. J aurès la possedev:i, -e per questo era il pilota della dem ocrazia ~uropea. Come vedeva lonta no e rhi aro t Più tard i, r1uand o si rifarà il gra nde processo della guerra JJre<:ente, egli \"i cum pa rirà come un E S TE RO IL D O? PI O fonnid a_bile testimon io. Che cosa n on ha egli prevedut o? Si sfoglin o i suoi discors i da oltr e dieci ann.i. È ancora troppo pres to per citar e. nel mezzo della mischia, tal.une sue depo si– zioni , che saranno vin<lici davanti all'avvéni – re. Ricordiamo solo, del 1905, la sua angosci a {:!ella guerra most.i·uosa che s' ava nz a · - la sua ossessione I! del confl itt o, ora sordo, ora acuto, sempre profondo e paur oso, fra Genna– nia e Gra ?i Bretagna 11 (18 dicembre 1909 · - la sua denuncia delle manov 1re occulte c1'e11a finanza e delle diplom azie eu ròpee, favo rite dal ({ torpore dello spi rit o p·ubblico o; - la su a netta valu tazi one di tutte le responsabilità; - la sua prevegge nza dell'atteggi am ento addo– mesticato ctie conse rverebbe, in caso di gue r– ra , il Partito social ista tedesco, a cui egli spa– lanca in faccia al Congresso di Amsterdam, 1904) lo specchio della sua orgog liosa deboJeg.. za, la mancanza di tr acLlzion e rivoluzio naria, la sua o im.pote11: a formidabile i, ; - la sua ,previsione dell'atteggiamento che •cert i capi d.el .socialismo francese, Giulio Guesde fra gli altri, avrebbero p1·eso nel conflitto fr a i gran i. di Stati; - e, più in là della gue rr a, la sua previsione delle conseg uenze prossime o lon– tane , social i e mondia li, di questa mi schia dei popoJi.. Fo sse vi~suto, che cosa avrebbe egli fatto ? Il pr oletariato euro peo avev a gli occhi su di lui; aveva tede in lui, come disse Camillo 1-Iuysmans , nel discor so pronunciato su lla sua tomba, a nome dell'Int ernaz ional e operaia. Niun dubbio che, do,po aver combattuto la guerra fin che ogni speranz a d'imp edirl a non fosse perd uta, ei si sa rebbe inchinato leal– mente al dovere comune della dif esa naziona– le e vi avrebbe parteci pato con tutta la sua ene rgia. Lç> aveva proclama to a1 Congresso di Stoccar da (190ì), in pieno accordo su questo punto con Vande rvelde e con Be.bel: ,1 Se una na:::ione - ei diceva - in qualsiasi cir costan • :a, rinuncias se in prev en~ione a dif endersi, farebbe il giu oco dei Governi di violenza, di barbarie e di reazione ... L'unità umana si ef. fettu erebbe nella ser vitU se risultass e dall 'as– sor bimento dell e nazioni vin te in una nazione dominatrice n. E, di rit orno a Parigi , renden– do cont o del Congresso ai socialisti fran cesi ~7 settembre 1907, al Tivoli Vaux -Hall ~. eglL rmpone va loro come un du(Plice dovere, la gu err a alla guerra fin che questa non è che una - min accia all'orizzont e, e, al l'ora della crisi, la g.uer-ra per la dife sa della indipen– denza nazionale. Questo grande eur opeo era un grande francese. È scompar so. :\1a, come le fulg ide Jum.ino– s_ità che seguon_o il tramont:o, al disopra del– l Europa -sanguin osa su cui scende ii crepu– s~olo, risplend ono i rifless i del suo lucido ge– mo, la sua bontà nella lotta asp ra, il suo ot– tim ismo indistruttibile anche nei d isas tri Una IJ)agina di lui - pagina immortale: che non si può leggere sen_za emozione - rapp re– senta il bu0n Alcide, Er cole dopo le sue fat i– che, che si riposa sulla terra materna: u ~-i hanno ore - egli dice -- nelle quali noi provzam.o, a pre mere la terr a. una gioia tran , quilla e profonda come la terra medesima ... Quante volte, camm in ando nei sentier i a tra_ verso i cam pi, io mi son detto a un tratto che era la terra che io calpesta vo, che io era suo, che essa era m,ia; e, senza 11ensarvi, rallenta– vo il passo, perc he non valeva la v ena di af – /rettar~i alla su~ super fìcie, perchè ad ogni ])asso io la sentivo e la possedevo in ti era e l,a mia anima, se posso cosi esprime rmi , camm :i– nava in profondità. Quan te volte. anc he, sl~raiato sul ~ordo di un fossato, verso il de– clinar e del gwrno, col viso r ivolto all'oriente dolcemente a: :.urro, a un tnitto pensav-o che la terra viaggiass e, che, fuggendo la fati ca del gi orn o e ali ori:.:-.onti li1nitali del sole, fìlasse con slanci o pr odigi oso verso la nott e serena e gli ori::::.onli illimitati , e mi porta sse con sè: e senti1:o nella mia carne, rome nella mia ani– ma, nella stessa terra come n elllL mia carn e. il br ivi do di quella corsa, e lro'l iavo 'tma stra .• na dolce:.:a i n quegl i s1Ja:.ìi ar.;urri che. si aprivan o avanti a noi, senza il 7Jiù pi ccolo ur – to. sen:.a una vi er,a, sen;a 1.rn sussurr o. Oh ! qun r1.to e più profond ei e più p1.1.11aent e q-uesta am."ici: ia della nostra carne e della terra che 110n l'amicizia errante e vaoa del nostr o s()uar– do e del cielo costellat o! E com e la notte stel– lata sar ebbe me n bella ai n ostri occhi, se noi non ci sentis s"im.o al temp o stesso legati alla terra! ... ,,. Egli ri entrò nella terra - que.lla terra che era sua, quella terra a cui egli appartenev a. Essi 1·iprese ro possesso l'uno dell'a lti·o. M a ora il suo spir ito la ris calda e la. um an izza. Sotto i torr enti di sangl..L(' spa rsi sull a su a tom– ba gennin a la vita no vella e la 1 pa ce di dom a– ni. 11 pensiero di Jaurès ama,·a rip etere col YCC<'h io Era clito, rhe nu lla può inte rr ompere il fiotto ass iduo delle cose e che u la pac e non i> che una ifonna , un aspett o della gu erra, la yu erra 110n è che una forma , un aspett o dell a pace. f' ciò ChP è lotta O(l(Ji I> l'ini:io della ri s <'onciliazione di domani >1. ROM AIN ROLJ.AND. Per m e, non snlo non feci mai awe ll o alla viol enza contr oqua lsia si cred ert:a, ma mi astenni sempr e verso oan i cre<lenza anc li e da (JUf'lla forma di violenza che .'ìi chiama insu l– to... L 'i nsulto esprim e la rivolta debole e con– nll siv a, pi ù chP non la li bertà della rq,gione. TAURÈS.

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