La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 15-16 - 5 settemb

dai tedeschi, quando si frustaYano e bastona– vano a sangue i piccoli bimbi rei di volere espri1nersi nella loro lingua materna, invece che in tedesco ! Ricordo, anche allora, d<i avere pa rlato di que sti fatti con tedeschi e tedes che di sen ti– menit umanit arii e democratic i. E ricordo la mi a dolorosa sor pr esa n.ell'udirli scusar e, e qua.si giustifica. re, l'orr ore di simili provv e– dim enti. Gli è che ai gover nanti ted eschi , come ben dice il citat o pro clam a .pangermanista, sem– bra già una concess ione enorme (e forse rim– piang ono di esserv i obbligati dalla neq uizia dei tempi moderni) quella di non « annienta– re materi almen te>> il pO(l)olo Yinto . È legitti– mo e giusto, anzi è segno di grande mitezza e bontà ct·animo, il contentarsi di an nienta r– lo moralmente e intell ettualmente soltanto, qu ando si tratta di punire l'enorme delitto di 1( opporsi allo sviluppo della Germania i1, Del resto, le misure che oggi la Germania in\'asora prende contr o i 1pacifici abitanti del Belgio in\'aso, ci riconducono ap punto in pie– na , e nella iPiù iniqua, antic hità . Ricordate i monumenti mirabili dell a vetu– sta terra di Egitto? Quando noi ne _contempla– vamo pieni di ammirazione le colossali pira– midi e gli immensi obelischi, al nostro diletto estetico si uniYa un senso um ano di sgome n– to, pensan do che quei blocchi monolitici di grani to, quando ancora l'uomo non aveva as– serdto a sè le forze del vapore e della macchi– na, venivano laYorati e portati per migliaia di miglia di faticoso ,·iagg io a forza di sudore, di Iag rime e di stenti cti innwnerevole gente. Chè tale era allora il feroce, ma riconosciuto e reciproco, diritto della guerra : chi vinceva conduceYa in schiavìtù il popolo vinto e lo as– seryfra ai più du ri lavori. Oggi, pensavamo, per fortuna non esiste pi ù un simile sit,ato di cose .... Senonchè, secon do le ult ime notizie che ci giungono dal Belgio, la Germania terrebbe pri – gionieri gli operai delle officine meccaniche belgh e che si rifiutano di lavorare pe.r essa. E li costringerebbe, con ogn i mezzo, compreso persino il digiuno, a firmare l'impegn o di la– vorare e produ rre macchi ne, cannoni, proiet– tili .contro i loro <propri frate lli-soldati ohe si battono al fronte, per la loro stessa causa e la loro stessa libertà. . Fra gli egiziani antichi, e questi tedeschi moderni, quale differenza esi– ste nel concepire la vittoria come mezq;o di endere schi avi i popoli vinti? E almeno gli egiziani si servivano dell'opera degli schiavi per costruire stu pende e imperiture opere di arte. Con più raffinata crude ltà , il Governo te– desco accampa la most ru osa pretesa che i suoi schiaYi foggino essi stessi le proprie cate ne, e da sè stessi le ribadis cano ai propri polsi... Del resto, bisogna sempre ricordarsi, semp re tenere presente, quando si parla della Germa– nia. che essa non è una naz ion e come le no– stre. In Prussia sopratutto - e la Prussi a, ben sì sa, domina la Germania - il poter e go– vernatiYo è interamente nelle mani di una ca– sta di sign orotti e di baroni, che hanno con– ser.- ato le abitudini di vita e la mentalità feu– da le, e ne consenano al ;paese, malgrado le apparenze, la cost itu zione reale e fondamenta– le. :Ila! tenuto in freno ne.I campo della poli– tica da una borghesia ricca, ma timida e da un proletariato ben nut r ito, ma male o pun to emancipato, essi sono poi padroni unici , asso– luti e dispotici nel campo militare, dove non tollerano ri\·ali, al punto da non permette re nemmeno ai borghes i non titolat i dì divenfre ufficiali di certi reggimenti. Senz a dubbio le mostruosità delle quali la Germania ci dà og– gi il do loroso spettacolo sono volute e promos– se specialmente da questa gen te, da questa mi– noranza di oppress ori ai quali la maggioran – za ha sopratutto il grave tort o di non ribel – larsi. Lo immaginate voi, per esempio, che co– sa succederebbe in Italia se ad un'ammini– strazione dello Stato ,·enisse in mente di ob– bW?are il proprio personale ad impegnarsi di non leggere un certo genere di giornali? Ep- g~~~Y:t)an~h~~?-~W:i :io~a~~ i~~f ~i:yji~ zero tedesco, organo non sospetto, racconta– va che a,·endo dovuto le ferrovie tedesche as– sumere un certo numero di donne nelle pro– prie officine, impos e loro di obbligarsi per iscritto a 1 a non entra re nel Partito socialista e nelle organi zzaz.ioni economiche da esso di– pend entij b) a non leggere nemm eno alcun giorna le o periodico sacialista ! CertQ.,,non è que:;.t() davvero il momento cli andare orgogliosi dei socialist i tedeschi. Con– fessiamo an zi senza ambagi che essi hanno tradito le legittime speranze jn essi riposte, e che noi tutti, membri della grande Interna– zionale d'Europa arrossiamo di dolorosa ver– gogna per il contegno della. imm ensa maggio– ranza di quei nostri ex-compagn i Le prote-;te e la tarda resipisce nza di una eletta ma esigua mino ran za, male bastano a ri,cat tare l'<Jnore della social-d.emocrazia te– desca. Dobbiamo però riconoscere che è anco– ra dai socialist i e dal ~ocialismo che, ancora una volta ci giunge in mezzo a tante voci ini– que, in mezzo a tanto infieri re di mostruosi episr.xlii, una voce di umanità. Quando una ga zzetta aust riaca, la Neue Fre i~ Pr esse O!'-òmacchiare le proprie colon– ne di parole e di frasi che irridevano con ob– brobrioso cinismo ai sentimenti più. sacri, e in– sist ette su i <1 lauti banchetti imban dit i ai pe– sci e !é!Ilearagoste dell"Adriatico • con i cada– veri dei morti franr;esi e italiani; di fronte a que1::te O"Ceni'à del nr1zionalismo pangermar nista, fo il 1-·orv·i.irts che e.i elevò a protestare con vibranti parole di nausea e di orrore. ~on è molto, certo. Era un dovere eJemen• tare, non pure di socialisti, ma di uomini compierlo; come sarebbe stato elementare do– vere di uomini rifuggire, non pur colla pen– na, ma persino col pensiero, da simili nefan– dezze. Comunque, rallrgriamoci che (}a un so– cialista, per quanto tedesco, questo dovere sJa stato inte~ e compiuto. MARGHERITA G. SARFATrf. Il prog re sso umano consis te nel mettere da part e tutto ciò che sottopone aUa dipendenza e alla schia vitù un uom(J all'altro, una classe all'11ltra, un s,1,:so ali'altro. Non è giusti{lcata altra disuauaglian:a se 1Wn quelW. creata dalla naturo nella diversità degli esseri per rag giungere i suoi scopi natu– rali ma nessun indi't:idU,Q potriL .wrpassare i limiti posti dalla natura, senza tliRtru(J(JPre ali scopi stessi a cui natura l'ha drtstinato. A. BEBE!.. /.,A DiF'iililA DELLE LA VORATlllCI Polemica fr compagne Ah! no n o. Ho lett<?- col cuore che mi si conteneva in uno spasun o doloroso - sull 'Avan ti! l'a rticol o della ~o.mpagna Clerici su La mano d'opera fem1nmile e - spinta da irresistibile impulso - ho preso, appe na ho pot uto avere un minu– to d~ te~po, in ma.no la penn a per rispondere. Ma 1_1 giorno dopo ho visto sullo stesso Avanti ! la risposta della compagna Corbella di Mila– no ed ho creduto inu tile il mandare altro. Solo ,ora, quell 'a rt ioolo lo vedo riprodotto e senza commenti sulla Dif esa, ed eccomi obbli– gata dallo stesso 1primi ero impulso, a pren– dere la penna per grida.re alto e fort e, a no– me delle _sDose e <lelle madri proletar ie la roda parola d1 protesta e di ribellione. Ah! no, no , compagna Clerici, queste donn e proleta r ie che hanno il marito al camp o e che saranno forse, vedove do.mani, queste donn e proletarie che hanno già troppo lavorato e sofferto,. hanno diritto di pensare come e quan– do vogl1on?al diletto richiamato, bighellon"<l– ~o, rnagan, per la città, e cullando magari - mvece cli mandarli ai nidi ed alle ali - nelle propri e br accia i figli che fors e doman i saran – no or fan i. Ed hanno dirHto, esse , e noi glielo dovremm o dire alto e forte, di pretender e tutti i sussidi neces sari per vivere decorosafilente, senza essere obbligate al lavoro coatto per le forniture militari. Questi ed alt ri ddrjtti ancora esse hanno ed avrann o fino a che una sola signora vada bi– ghellon ando a piedi o in au tomobil e per la cit– tà, ,passando da una passeggiata a un a visita, a un teatro, senza bisogno di ali o di nidi che le ritiri i bimbi, nè di sussidi, ii.è di forn iture militari ohe le assicurino il pane ... e i biscot– ti... e i gelati e... altro ancora. Compagna Cleri ci, la vostra morale fatel a a. . quelle altre, e dite, dite con noi: e< Belle signo re, gentili signorine, il vostro ozio ed il vostro superfluo sono la causa prima dell'ac– cattonaggio di tante vostre sorelle italiane, e sono la fonte di mille e mille patrie vergogn e. Appre stat evi a lavora re anche voi ed a r esti– tuire, come diceva Cristo, il super fluo ai po– veri>). Dite , dite con noi, compagna Clerici e con noi lavorate a prepara re le proletarie ca– paci di imporre alle alt r e la divis ione del la– voro e la spa rtizione del superff,uo . Per la vera unità della patria e la sic'ur a concor dia naziona le. P er il socialismo, compagna Clerici, per quel soc\alismo al quale non si arriva rassegnan– dosi e adattan dosi ma ribellan dosi e i.m,ponen– dosi. MARIA GIUDICE. Dunq ue, secondo la compagna Clerici (vedi ultimo numero Difesa) vi sono ancora don– ne che oggidì stanno accattonando benchè i l lavoro vi sia a iosa per tutte, benc hè ora esse siano <( liber ate dall'incubo del doma ni, di– spensate dalla as.sistenza dei figli, ecc., 'ecc. 1) non sanno riflettere, dice la compagna Cleri– ci, se sia meglio lavorare per le forniture militari, che bighellonare per la città in cer– ca di nuovi aiuti. lo non so se la compagna Cleric i facci a par– te di quella -categoria di donne che compongo– no l'eserc ito de1le lavoratri ci dell'ago. Io non so se ella stia curra dall' alba alla sera cucendo della spessa sto ffa militare ;per poi guadagna– re qualche soldo che è ironia in confronto al– la fati?a ~piegata. Io non lo so dico, in ogni modo 10 smce ramente la compiango se così è, la compiango come tutte le altre çl_onneche per dur a necessità, non trovando altro, si adat– tano a lavorare nelle forniture militari. Io. ~on P?ssegg_o l'ottimismo della compagna Cler1c1 ed m verità non ne sento nè li desiide- rio nè .il bisogno di parla.re d'indifferenza da parte delle donne. Ogni famiglia sta abba• stanza m.ale, anc he qui a Torino dove il lavoro pe1: forniture m ilita ri non manca e•dove, lo creda la co~npagna Clerici, le donne spinte dalla necessità accorrono a qu esto lavoro, non mane.a. pur e _la miseri_a, il9s~~rio precepito per ques.h _lavon è cosa mcred1b1le come pure in– credibil e è la sfacc ia taggjne usata dai sig nori industriali. La compagn a Clerici non deve limitare il suo pensiero a giu dicare Milano . Rivolgiamo lo 5?ua~·do ovunque dove il lavoro per forniture s è du·a!lla to come pure in quelle città dove le ope~e d1 socco_rso non si sono svilUJPpate come a Milano ove 11 Comune socia.lista ha fatto del bene, m3: in al~r~ città non fu così. Qui il Co– mune co, relativ.1 me1?bri si occupò piuttosto delle co?carde _tncolon che del benessere dell a classe ~Lù colpita dalla guerra. J profughi pu– re qu es~i .a.It.ri disg~aziati tra scin ano an'cor a per le vie 1 loro cenci. I borgh esi, i soli che do– vrebbero pagare le spese di gue rra, che do– vrebbero soccorrern e le vittime vediamo come hanno ~ooperato nelle sottos crizioni. Ora pjù che mai l_amano d'opera femminile è ricev ca– t~, ma nvolgendo lo sgua rdo ai come vciene rimun erata, il mio pensiero non si uniJforma a quello d.ella compagna Cle.rici. P er qu anto ora il decreto luogot enenziale po.ssa porre argine all'ingordigia borg hese, m1 ,par ~ che se dobbiamo spendere parole non lo dobb.i8.!11o. fare nell'inter esse dei capit alisti, ma per richiamare le donne lavoratrici a far valer~ i lor o diritti in confronto ai loro sfru t- tator1. Prnmo Tor ino . · La_ compagna Cierici ha già spiegato il suo pensier~ in una lettera pubblicata dall'Avanti! Essa :nirava sopratutto a incanalare la r ichie– sta di mano d'opera agli Uf"[ì..cidi collocamen– to: chè se in un dato momento si constata abbondante ricerca di mano d'opera e d'al– tr.a par.te gli uffici di benefi,cenza sono asse– d~ati, ciò vuol dire che veramente qualc he cosa di anormale vi deve essere e non è gran male anche da parte nostra, opporsi eventual rnenté a cattive abitudini che possiamo capire ma correggere possibil1nente... ' BisognCl:v_a inten~ere le parole della compa– gna Clenc_i con minore pessimismo, pensando che proprio essa, dà diuturnamente e disin te– ressatçiment e la sua opera o pro' dei piU umili e pero non può esser sospetta. Per quanto riguarda le osservazioni del c~m~agn? Piero_ s~llo sfruttamento delle for• niture, d accordissimo , e non diciamo alt r o speran~o nel decr eto luogotenenziale. .E. chiudendo per nostro conto la polemica, dici0:m~. eh~ al disopra di questi piccoli dis– s~nsi ~iu di forma che di sostanza, siamo uni– ti tutti, compresa la Clerici, dallo stesso sde– qno contr~ la società borghese che genera vizi in al.to e in basso, dalla stessa "{tducia che sul– le vie_ del . s~cialismo, tr overemo rim edi ai grandi e ai piccoli mali. Alc~ne compagne di pic:..coli centri ci scrivo – no chieclendo dove possono rivolgersi per ave• re lavori di forniture. Secondo il decr eto si do– vreb~ero formare dei Comita ti_,,rurali. Biso– Qnera c1~ele nostre organizzazioni vigilino e interessino le autorità comunali . . IL ~avoratore desidera salar i piU alti. ll ca• pitalista vuole un maggior p1ro{ìlto. Il vendi– tore vuo l vendere al prezzo piU alto possi bile . prezzo . Come può esserv i pace e concordia fì– ll compratore cerca comprare al piU basso !no a che dura questa catena d"interessi con • traslanti? LOTTE E DIFESADELLAVORO l osciopero delle tessitrici torinesi Dopo l'ulti mo grande sciopero tessile riu– scito vittorioso per la conquista delle dieci ore; passati gli entu siasmi, le operaie tes– sili purtroppo si assopirono, sia per la mancanza di lavoro , sia per non aver anco– ra conquistata una coscienza profonda dei loro diritti. Ora che negli opifici lanieri si lavora con febbrilit.à ed i padroni guadagnano setti– manalm ente centinaia di fogli da mille, sen– za che alcun benefizio ricada su queste umi– li produttrici di ricchezza per i padroni; la organizzazione tessile si è alzata vindice dei sacrosanti diritti delle proprìe organi zzate sollevando un movimento generale in tut– to il Piemonte. Che cosa di concreto doman– dano queste operaie? direte voi, certo non l'espropriazione per far e ipso facto il socia- I lismo, anzi non domandano che il pareg– gio di trattamento con le operaie del Biel– lese, le quali essendo organizzate già da dieci anni godono i benefici che le prole– tarie piemontesi reclamano, e mi spiego più dettagliatamente. Le operaie torinesi lavarano a cottimo pagate dai 7 ai iO centesimi ogni iOOO colpi; detto lavoro è poi calcolato a metri e spes– se volte succedono degli sbagli che possono andare pure a danno degli industriali, ma che quasi rnmpre vanno a carico degli ope– rai. Per<·iò si richiede la macchinetta con– tatrice per ovviare a tali errori e che il tes– suto sia pagato come nel Biellese dai i3 ai i5 centesimi ogni mille colpi. Queste sono le richieste che non sono af– fatto straordinarie se si tien conto che i me– desimi padroni già lo effettuano negli altri loro stabilimenti di Valsessera. Non sta più j che alla ferma volontà delle operaie di sa- per volere, quando si lotta per un diritto non si hanno timidezze ma si dice « Vo– gliamo! i, Chiudo con una parola di lode al com– pa:gno Drago il quale si è assunto l'ar duo compi lo di iniziare e guidare questo movi– mento in modo mirabil e. ELVIRA ZoccA. Le tessitrici torinesi stanno m ettendo a prova le loro forze contro quelle di padro – ni ingordi e rapaci. Vorremmo essere al lo– ro fianco per incit arle e sorreggerle. Ma es– se non ne hanno il bisogno. Le loro ragioni sono troppo forti perchè non debbano trionfare. I favolosi guada– gni dei padron i sembra no in qu est1ora una sfida cinica al dolore diffu so. Come rileviamo dall'Avanti! le sette ditte colpite dallo sciopero realizz ano un profitto netto di 10.950 lire al giorno, contro una somma di L. 2520 al giorno per il salarfo di 8'10 operaie circa. Non occorrono altre illustrazioni a dimo– strare la opportunità, la fondat ezza e la gÌu– stizia di questa lotta. Mentr e scriviamo vengono fatti i primi approrci. Noi abbiamo fede nella vittoria completa e l'auguriamo. Per laproduzione degli indumenti dilana Al decreto luogotenenziale s'aggiunge or a 1n circo lare BarzHai che disc:iiplin a la produ– zione degli indumenti di lana e fissa i prezzi che devono essere pagati alle operaie: Sciarpe . da L. 1.40 a 1.50 Calze » 1.50 ,, 1.75 Manichini >1 0.40 )> 0.60 Ventriere )> 1.20 » 1.50 Ginocchiere 11 0.60 ,i 0.80 Guanti » O.70 » 0.90 LA VE R I'T'À E anch'io dico la mia : una madre prote– &ta nell'Avanti! per chè le rappresentazio ni cinematografiche straziano il cuore di altre madri che hanno come lei il figlio alla fron– tiera. Se fossi tra esse, non credo che mi pr eoccuperei del cinematog rafo, ad ogni modo se la fi.Lms non è falsa, gua rderei in faccia al vero, anche per soffrirne. Il ,compagno Fratti , invece, sempre sul– l'Avanti! si ribella a un programm a scola– stico comprendente « letture di episodi di guerra ", tolti dai giornali e consiglia piu t– tosto il Cuore. e i Prom essi Sposi.. Egli vuole che « nella scuola s'insegni ad ama– re e non ad odiare i,. Oh, che cattiva concorrenza in pedago– gia ci fa il compagno Fratti! Non s'imm a– gina lui che non vive nella scuola la delizia della scolaresca che deve segui re le dub ila– zioni di Don Abbondio, mentre tutta la vi– ta nostra è pregna di guerra, ment re tutti i nervi sono in fermento? Ma che vogliamo noi far come l'ucce llo che nascon de il ca– po sotto l'ala per non vedere il pericolo ? ma che bigotti, che ciechi, che illus i vo– gliamo diventar e ? La verità non deve spaventare noi so– cialisti ': per questo non amia mo trop po, a cagion d'esempio, la Censura - salvo le persone s'intende - per questo ci siamo op– posti per tanto tempo a metodi dogmatic i di educazione. Dice il compagno Frat ti : - Insegni amo ad amare e non ad odiare.. Ma sì, ma sì! ma non c'è bisogno per questo di nega re la vita! li giorna le è lo specchio ctella vita. Ecco qua l'Avanti ! un giornale pur esso, ed ecco l'episodio di guer– ra che può ben educa re purchè il maest ro sappia trarre la vera, la giusta considera– zione .. L'altro giorno i ragazzi giocavano alla guerra e rifacevano il gesto di tagliar le mani ai bambini del Belgio. Cosa tru ce, ma natura lissima . Se n'è parlato tanto! E salvo le esagerazioni il fatto è ,rero. Quan ti ele– menti di educazione per il buon maes tro I Via, compag no Frat ti, non facciamoci frati I. .. La vita è quello che è e i fanciu lli la vi– vono, la sentono, la bevono qua l'è. Pecca to esser nati in questa brutta ora. Ma ciò non deve consigliarci ad alleva re dei ciechi i qual i continue ranno a negare il sole anche in pieno meriggio . . Il passero pietoso Il pa s s e r o volò sul da v anzal e D ' u n a c as e tta n i tida e rid e n te, E gu ar dò nella stanza nunziale Giaèle. Di d ie tro a la finestra trasparent e . E oh e vid e 'l Una c o p ia d i spos in i Giuocar e a ll e gr a c om e due am. orlni. Il passer o pens ò : •• Nid o cont ento! ,, E v olò v ia se n za g or gh e gg i o o tri llo , Ve l oc e com e il vent o , S otto 11 cie lo tr anquillo. Il p as se r ò v ol ò so pra un ram et to In un g iar din o tut t o ros e e gi gli. C 'er a n e l'a ri a il c anto d' un g r i lletto , C'e r an su i r am i i frutt i p iù v e rmigll. 11 so l e in me zzo al c ie lo so rr ideva E tu tt a d 'o r la t e r r a di p i n geva. Il pa sser ò pe n sò : "Quanta dolc e zz a! ,, E v ol ò v la s en za v olei• ca ntare: A chi à tro p pa r ic che zz a È inutile donat'e .. . , Il p asser o vo lò su l breve t etto D' u no stam b u gi o n e r o e inum. l dit o . D entro c"era n du e ce r i in n a n zi al letto E un p a lli do b am b in o ir ri gid ito . U na manun a p iang ev a s ol a sola , Sen z a s i n gh io zzi, sen z a dir pa r ola. 11 p a sser o esc l am ò : " Q uanto sq ua llo re I ,, E Il v oll e cant a r la s ua can:z: on e, Con note di do lo re, Con t anta passione .... MICHELE MASTROPAOLO. Due forze si disputano oggi le coscienze: la tradizione che mantiene le credenze re– ligiose e filosofiche del passato ; la critica aiutata da!Ja scienza che s'attacca non sola– mente ai dogmi religi osi, ma ai dogmi filo– sofici, non solo al cristian esimo, ma allo sp iritualismo. Ebb ene, in religione voi potete risolvere la dlfficoltà e voi l'avete risoluta; l'ins egna– mento pubblico non deve far appello che al– la ragione, e tutte le dottrine che non ri– chiedono la sola ragione si escludono per sè stesse dall'ins egnamento primario. Voi dite che noi abb iamo scacciato Dio dalla scuola; io vi rispondo che è il vostro Dio che non si compiace che nell'ombra della cattedral e. In religion e noi possiamo tace– re senza abdicare, noi non abbiamo che un dovere, quello di non introdu rr e nella scuo– la le nostre aggressioni persona li , che pos– sono essere offensive e che sono inutili, ag– gression i costanti della verità scientifica conlro di voi. JEAN JAURÈS.

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