La Difesa delle Lavoratrici - anno III - n. 24 - 20 dicembre

NATALE Graziella aliungò unu man ina fuo ri del lettino , nel buio e chiam ò, sottovoce! Aldin o, Aldin o! Non dormi? domandò il fratello - Non dormo. Dammi la tua man~. Ho paura. - Aldo le diede la man o e per un atti– mo la bambina si quietò . ~1a poi ripr ese con la sua picocla voce dolente: - Aldino, e la mamma? - P overa mamm a! dis se il ragazzino . - Credi che tornerà domani ? E Nat ale. 1 bambini non possono stare senza la mam– ma , il giorno di Natal e. - Ma Graziella. ehe dici? Lo sai che la mamma non può più tornare, che il babb o non la vuol e più. - Aldin o, perché·/ - Non so, il babbo l'ha mandata via. - Vorr ei dire domani: - Pa pà, biso- g!1a che la mamma torni, se no Graziella piange troppo. - Kon bisogna di r niente al papà ; egn non vuole che si parli della mamma. Ne pa rleremo io e te. ma pianino, quan do nes– suno ci sente. Dor mi Graziella. Un silenzio breve. Il cuore di Grnziella batteva forte e nel buio pareva che gli oc– chi della mamma la gu arda ssero, umidi di pianto. Aldino ripensa,·a tan te cose: la casa un gior no piena di pace, la mamma buo na e dolce. il babbo tranquillo, serio, egli pur e buon o. ,ra che era anenuto dopo ? Comin– ciarono le scenate e la mamma ascoltaYa pallida. piange nte, umiliata. Perc hè" un · giorno la mamma era partita. Quan – to l'avevano aspettala! '\la il babbo aveva detto: - Da oggi non avete che il babbo. E ,del– la mamma non si parla più ! E parrn veramente che, da quel giorno , la mamma fosse morta. Perohè? perché? Silenziosa passava la note di !\a la le e nessuno rispondeva. E forse al triste perchè , anch e la mamma sola e lontana non rispond eva . '\la certo nella solitudine dm·ern sentire che il pen– siero dei bimb i le er:1 cosi vicino e che il piccolo cuore di Graziella pareva chiama– re con ogni battito. la mamma . Vi sono \ra gedie familiari. passioni, debolezze che possono divid ere l'uomo dalla donna, ma la morte sola don-ebbe di ,·idere la ma dre dai figli. .A!.dina. sussu"rò Graziella Perchè non and iamo dalla mamma noi, domani? T u sei già grande. - È vero, disse Aldino. ho già otto an– ni. ma la mamma è lontana, lont ana .. Graziella pensava che forse bisognarn camminare nel buio , e nel silenzw fredd o finché le "ambine le dolernno. Ma non si spav entò. - Tu sei grand e - ripeté - domatt ina andiamo. camminiamo. cammini am o. E tu mi dai la mano. ~ on so la strad a. Graz iella. - Ald ino. in che paese è la mamma? - Ho sentito dire che è in un lontanis- simo paese, forse rAmerica. - _•,llora d0manderemo !n stra da per andare in America. - Grazi t·l1a, tu non sai perc-hè non hai mai visto 1a rarta 3'f'O!'lrafica . .\.la per an– dar P in Ame:r1ca si passa il mare. '.\el piccolo cuore di Graziella tornarono }e \isir,nl doki: 11m::trP r11vrva vi~tn f, trin– cava coa la mamma sulla spiagefa Er~ bel– lo u man, urande e azzurro comr· il cielo Dunque ]a mamma era for:=:r• sulla spiap-- APPENDICE Pagine di v it a L<i. . far.ni :;lia ove abit-a\o er;.1. r1bba',tanz;.1. bur1na., ma a-;s:Ji \"QJ~rn.rur·r-i~ La ~uoL1 er, cornposta •:.I.i tre cl;"t,-,si; JrJ tjpi>J1dln rfi Jx lirf'. il:loffJSili. Da.fJf> ri.rn :.1. mi la.<,1".iaiabb;llter ... d;-i ll 1 rrn,1.• lin".onia. r:r.r.:i fJrr.,fon.d<t, die la mi..: iw.111~ f>''7- gk,r, ,1.va . Provai a <-;t:ur..tentll, a " nci:::nn.i =. m1 recaso ad Odert.Q d<t qu ;J.lr: h.e collt:g-:,1., fora :d r:une t'JfJt:J,;.f'P:TJZP., prù('rJra: di di'--r;1rrn.i; rfl;t ogni U.1.TIU > e.ra. s.t•tJS:,a da 1,i;inti •·<J11',; 1 1l,;i, rJj. --.r~r,iti. ;-..·on trrJ·,aw.J la fof"7..a di rutthN:-.n111 all;,i. vita. HiandavQ cr.JJ pr:n'-'i""rn fJl pass:d<J; lonki.na , io pou-v:-.1. giudk~J.rP mrJJV.1 pii~ ,-,e.r1-ri~ e .-;pa_c,ç;ionata il r:ont~w., di lfur.J rn:.i.ntl.1 nr:::{h c.,tto anni di \·it:.1. c-r1rnune ~ mi S(•rtibravrt. 1r1i– fJ'.l'·• ..ibi11? di aH;r JJ'JtU l-t.JJ" %is"...e.reco-,1. l_u!1g-:i– mi:-IJte; f.'OrflJJr~ul,.:;,\ù di e.r;.1. sta.l:.1. p1Jr•nlita In. mia, qui?lli.1. di .',JH:ra,.,. ne:J 5TJO ravvedirnr:u1 1 ur1 pietoso fJ utù-ln!!,a.WuJ. J·l~li nr,n r,otr:\·tt. ~~,;;,erdiver-.o d:.1.<Jue:llo d,e ,-rit: io, .fHJfl xli '-':r– Lavu rane-0re anzi prc,·:awJ ;in~Qra una .zr,1,n• de pi~•à. d~ll~ di lui J;,,!!,~re-zZ1: -.t11tiH1 peri,, eh~ ormai, non a\-rei p11J J,ù.turo WJfJf..OrtarJ;1, pili viver-;!li r,r~so. E a\'f>\'.J un ;ir,nbo rim pfa.nto per 1utti q1Je.Zli ilnni r,r~rdutI iri,·ano per tutti'.! ~ ~nergie sci 1 1ria• v·inam ntR. r,, ' lungo, inu' i e,., steri I~ sacr~ Q. ~\bit i J.t.:l. <'onsiderar h \ ita a:.traverso ~ nri :TI" ,r avvenire comune, d un a.Ifivr,_ d f, 1 tato, indulgente, materuo, a.more che ntJr, ei •J riuscila a strapparr• dal cuore n,·ppur n,:,Jfo LA DlFF ,SA DELLE LAVORATRICI gia ad aspetta rl i, perc hé sola non poteva nè ridere, nè giocare. !\ella camera dei bimb i tornò il silenz io. E ancora il cuore di Graii ella batteva e bat– teva, - }ddin o, senti ! La voce della piccola e:ra trepida di spe ran za. Non ci avevan10 pensato. Si chiam a un barcaiolo e gli si dice: - Per piacere, ci con du ci in America da lla mamma? li l'espiro di Graziella s'era fatto rego– lare e tran quillo. Venivano certo i sogni d'oro. E ,·erso la mamma, che l'attendeva, forse il barcaiolo remava e remava. ~la .-\!dina con gli occh i aperti , nella not– te scura e .dolorosa, pensava ancora. E la doman da dolorosa gli lornava in cuore. Perchè il papà non ,·uol e la mamma? Come far emo io e Graziella senza la mamma? ,1. ?. B Piccole grandi verità Se i moccoli che son cost rett i a tirare i maestri razionali nella scuo la ogni volta che si trovano davanti a dei cervelli assas• sinati dalla san tissima storia sacra e èa l santiss imo catechismo giungesse ro a desti – nazione, credo che pr eti, frati, bigotti, ge– riito ri, mini stri dell'istruzione e simili col– laboratori edu cativi ne uscirebbe ro colln. te– sta crivellata ! Volete una scenetta di campiona::io? Pronti! - Yla, signora maestra, prima della na– scita di Cristo non c'era il mondo? - Chi te l'ha detto? - Ma se Dio l'ha creato e Cristo è D;o, ed è una persona sola colle persone òella Santi ssima rl'rinità ... - Ya bene : allora senti .. E lì la disgraziata maestra deve inge.;n ar si di far capil'e che l'or igine dell'univ erso si perde nella notte dei millenii, che la fcr– mazione dei mondi è stato un fatto di mi– gliaia di secoli.. - ).1a no, signora ! Il mondo l'ha crea to dio in sei giorni ! .-\ccidenti l evviva la storia sacra ! 0 1 bambin a, quei sei giorni sono una favola: vanno intesi rome sei lun ghissimi secolari periodi , o epo~he preistoriche.. E la pre senza dell'uomo sulla terra è venu ta tardi e prima dell'uomo esis tevano altre razze animali che lentam ente si trasforma– rono. - :vta no, signora · l'uom o è stat o fatto col fango e dio gli ha suffiato sopra .. Maledizione ! Se dio quel ,fango l'ave sse almeno serbato per i boriosi semi natori d•i fan donie di tutte le santissime religioni uman a !. B- lì, daccapo a cercar di drizzare lr idee: a dim ostrare come silaJsempli cemen te im– becille immagina,. e lo stato primitivo del– la razza umana come ce la presenta la bib – bia con qu ei du e campioni ciel paradi so terrestre a cui si vuol attribuir e l'evoluzio– ne mor ale dei mill enii venuti dopo.. a cui si ,·uol proibire di usare gli istin ti sessuali ohe qu ell'incosciente di creatore biblico avr ebbe dato loro imprud entement e.. La scenetta può con tinuar e e può rip e– tersi ad ogni ora scolastka. E ohe avvi ene intanto della coscienza d ei fanciulli? ~1e lo volete dir voi, o s~rupolosi mo ra- 1isti santissimi, o religiosissimi assass ini della ra gione e della coscienza giovane del· le generazioni ? A chi cred erà il fanciullo e di chi perd erà la fiducia, chi accu serà inesorabilm ente di stupid ità o di menzog11a tra i suoi educa– tori in contraddizione? O si pret enderà, santis simi ma estri cle– rica li, che si soffochi la parola della scien– za, che si -calpesti come se1vaggi quella glori a di ricerca positiva delle veritù spe ri– mentali, che costò tante nobili vite , che si d ia un calcio al metodo scientifico a cui voi slessi, nei vostri stu di avele pur dovuto in– chinarv i, che voi non avre ste il coraggio di offend ere in faccia agli uomini di scien za che vi esam inano quando aspirate ad un tito lo di studi, ad un posto per concorso ? E allora, smentile la menzogna, se rico– noscete la veri tà! E voi signo ri mini str i dell"istruzione pub– blica, voi che, per conto vostro, non ose– reste in pubblico im,pugnare la verità bi– blica, la leggenda della rive lazione cont ro la scienza sperimenta le, voi che avet e la so– lenne respon sab ilità dell'istruz ione cittadi– na, come ipoletc tollerar e lo sconcio e l'im– mora lità di due insegnamen ti contradditori nella scuo la <lei fanc iulli? Yla il vostro stomaco è forte! Lo sappia– mo! Que1 problem a deve riman ere senza so· luzione l E) non potendo voi per ragion i di Prima denudano il paese, poi snuderanno la spada. ri,·è piu di.sJJerate, JJerr-hf' rinasceva pieno di i-;r,ern,nza e di dr.vozio11P a11c-,hc,dopo la. collera e lo :-.d~gno, rni l1LrQvavo sola, desol ata mente -.,_,J;i. ·tJn un vm,to i111mr:nso nel cuoi·<! e nel cen·eilo, :,;nza !:iJ,eJ•;wz~. ~11z.a gioie, senza de– ~ideri, senza ,JJJ':mima elle ~i cura!:ise <li ,n.c. Se <p1u.kl1e volta, un col leg&, un conosten– te, irr1pressi11na,to rfoll:1 mi;~ invintibile. trbtcz– za, .':'j re,111,t.\a <fii:tlchr: pù a parlarmi, a t1>- 11ermi comp:1::(ni;1, -t dirmi eose g:1iP J;CI' farmi sorridnf', H·co d1"i<> sc11tivo poi, intor– uo a me, ,·e11s1Jre ;ispre r~ volgn.l'i, chr- nii fr– rivano vivarn.ent~. cl1P 1ni ;Jtlerrivanr, .. \li,J ma – rito iutanto, du; '''"' rit<•nr~va. po~_-.,i/,ile io fJ'Jtt~ssi e sa.pe. !;si vh"er<· lont.anr1. da lui, n·er:t rirn;J.3to r;ontr:,ri:ì.l,tJ ,~ irwlJllrrito P- mi seri vP\·;, Jpt ,-re t:di <fa.. ri\oltan11i }1J slo111:1to. La td'-1P.-ZZH. s<:rnpr,, pili lfli si ;11J<IP11Sa\',l gr:1v~ 11Jl'a.n11rnJ. L;t. rlf-bfJIPzza. fisita, l:t tri– t,,-. <.t1lit11dln~ in 1pwll<t. piN·r,l;i tratloria, la 111· 1flir·111nz;1, di ,nnzi, la lrmt,111atna del pk 01,, ri:lf!~r• 1fol n11tro, tntto ci ront,-i1>11i\, I:. il p~11.-,ierr, <lr·i bimbi l<mUwi 111i Jier~eg1~i_. •a.,.:; 1 : dpPW·>; .1.va a f 1!,ta.. 1:1 \.'i_t:i, ,_,i fafli 1,111 dr.,Jr1nJ'5i ,~ .<,ali,~11t.1, ;li p11J n1111im1 parti<:0);1- r· · f• 111Jlh sfu7;.{"i\a ;111:l 111Mnori;1; i ri<"or<I! i rtffol/:-1v;ino, mi toglir:vanrJ il 1·p-;piro, ~n1 ... r,ffor'.:1.v:1110: <•ran ;UJ<'.Ol';l rr;Vf•nti: lr f<•1·1t1• n ,JJ ei rirn.:tr.c!in:1.v;ir10: irJ ar·11iw, il ,nio do- r~ q1Ja.c.i (*-r h -,trana voluttà di t<Jrt11 r nni: ne r.ra. ~ P---i<Jna.ta; non :;i p11t,,v;1 or– ;i'-irmrJlrflfmù-; pr.t1·J,,nni rJ,·J tr~mpo anrfat.IJ •. chP 1r; mi vi t-iffavo, diuu:ntiNl <lr·l }11og-r,,. drll orti, ,Jic,l!r, 1,rrS<JrH;! r:} 1 1-mi f':"irr·onrl:Lv:t11Q; 1111 d1•stavo 1 01 ,h) .~ 'J '1.1)r<li~;1: f1•ht1ri_cit:~utt:, oppUl'f' ,tt F.f• • rla singtJir,zzi. h g1wl1ravo or- , r 1 1 r<J'- J.\<, r,iu rr>TH/i;itiJ,ile, !:!it1-,lifìr':d11le !1 cont<~R:"rP1 rJj IHio r11:i.ra1,; -~ntiv,, di<· 1:1·,L ..,t;1h un contiJ,uo ricattr.J rn<,rn.Jc:, il suo. Il m io di f,degno era a.n c-ont tc >m.pera.to cLì. na senso di Jd~tà, perch~ l(J <.;enti\"O h1ei.to alla vita; 1111 r.lcholc tanto più prepotente, tanto più debole e vile . Ora, le cose 1111 ~' presentava.no cliia.re, precis e, non più offu– scate dal sentimeJ1to; il mio giudizio era se- :~~r~~~~n~s0~i.i1~1:L~~0;~1i1~1.~Lv~ovsi i ; ~1 ~\\~~~i;;~ 10 noa~ suo desti no prima di ,Jogorarmi la ::;alute, pri– ma di ln~iar\"i hr ,rni di c:wne e d'anima, pri – rna di 111ettcr al lJIOIJ(lo ùei hi111bi; dei IJimhi d1c fo1·:--(r avreblHl ro sNmtrlto, <'S.'>i nno,•(lnti, g]j erl'Ori nostri; 0ilf' for!'ic :--(arf'blJen, st.11ti i II fcli<'is-.,jin i? Perd1i•'!? ).Jr lo r-l1iedevo C()ll i11.-;istCrn".CI. ('0111(' lllJ gi11dirr :dl"irnputnto - Perrhi•,.. mi :--a.rehbe t-wn1hra.to un delitto il ruio :d1haudo110; pe,·cllf~ Hli ave\·ano inse– gua.i-O ctu• col rna1·ito ~i dP\"l' diviflrr g:ioie f' penr, ngi:itrz1.a e misi-rin, colpe ed r~pinzio– ni. perfino, dirci, la. 1 ·nte11n.dr ,I forzato. EPn. frJJ'Si' un mor·ho~o rorna nti,·ismo ;1 pprr– so 11ei liliri; era 1111li!sog-no di sarrifi<':tr mr nll'c..c.sere <·lie arnn\o, e dir. i11t:irnandr, r!':-sn J'nmo1· mio, 110n c-011sirlrravo rome individuo; llStra.f'V(J 11:dlr suP- qualità, pf'r fnrnr un ~im– holo <h,I ~,•ntirnrnto si che (( <•ra, mio, il rng-. gio clic si parfìa <l:1 lni "· E l'P.rrorr diffuso ,wlla SO<"iPU1 rlie !, l:t <101111.t fa 1'1101110 n, mi fareva 1m 1!f•hito tl"onorP, m1:1 mission<• di rC'– di,nPrlri. ll"rdlr<J r·.1nf11 i<J, ;i,·r\·o hi~og-rH>,1111 inlPn~<:l bisogno c1·nrnore: n1wl1e t,imtw, pi,:.ngevo sol:l. in qu;ddlf' c:111t11ccio 11<m <li r:Hlo, prrr-hP mi JHJ.rflva JHJJJ111ivolrssf'ro trmto bf'ne, ahl,:1stm1- Z:t henP, q11;tnlo io nf' rlPsid1•r,1\"0, ne volevo. E, (ri,<1rrirlu ,,ra, Ji-N1~:rn(lovi) dir-evo fra me, $pes::;o, quando il bahho eJ'<l srvero, <J le so- oscura politica, creare la scuola razionale che lib eri la ragione umana ed elevi il po– polo alla sua dignità di pens iero, vi ma– sturbal e colle inutili , ri dicole leggi sull 'in– segnam ento catechistico, sulle forma lità per impartirlo ... ecc. ecc. ! Intanto i ma estri di tutti i gradi hanno it diritto di insegnare la menzogna senza it rnenomo con trollo, hanno il diritto di non i smenti re ciò che ingombra la ragione dei fanciulli, con danno civile incommen sura– l,ile, hanno il dirit to di conservar si, dopo tan ta prrsunzione di stud i e di concorsi vin– ti. di conserv ar si menta lmente alla pari dell'ultima donnicciola d ell'infima vandea d' Halia , dell'ultimo sag restano analfab eta! Ma i pa tri oti d'Ital ia continueranno a strn mbazz are meraviglie del destino della Patria nella civilt ù, cont inu eranno a van~ tare una latinità italica augusta, destinata a camm inar con la fiaccola di tut te le luci del pens iero nuovo dinanzi alle razz e, alla conqui sta delle vette civili! O miseria! o schiavitù! o notte buia e se1vaggia che si va gabellando per lu ce so– vrana del tempo! Qu<ando ci sentiremo bru· cia r la ling ua ed arrossire fino ai cap elli pronunciando certe sacre paro le: pensie – ro,... civiltù .. evoluzione.. destini? Vera. Un giornal e inglese pubblica u,w 1nagni/ì– ca vignetta che rappr esenta dei soldati tede– schi,· i quali distribui scono ai birnbi belgi i dolci avuti da casa. La scena è comnw– vente . (< Già - niornwra fra i denti il mio por– tinaio che può rappre sentar'/ la opinione ,.;., pubblica - 1negtio era che non avessero– distrutte te loro case, uccisi i geni tori loro. .llatvagil >, La logica è serrata. Se non fosse un gior– nale inglese che pubblica la vignetta si po– trebbe fare l'accusa d-i tedescofilia tanto in ·•oga. Ma gli Inglesi, non possono aver e te– nerezze per i ne1nici. Perchè dunque quella vignetta? Perchè essa rappr esenta U vero e tend e a dimostrare come la responsabilità dei sin– goli, non va confu sa con qu ella del mi lita– rismo l i soldati tedeschi barbari, infami in guer– ra sono pure buoni padri i.n tempo di pace . Forse più buoni, più onesti, più miti dei nostri. È la gn erra che li trasformo. È il milila– risnio che capovolge ogni valor e moral e. Si direbbe che nel pop olo tedesco ci sono i due punti più opposti: la maggiore bontà ne– gli individui e la più grand e ferocia 11Pl– l'istituto 1nilitare . Forse la loro stessa m.,ite:,:,a è la cau }a riel/a loro estrema ferocia nelCora di {JUl'T- La pecora è pur mite, rna ubbidi sce a chi la guida. E -ubbidire al militarismo vuol dire arrivar r•alla più grand e espressione di barbarie. Del resto non son frutti àella gu erra an– che. certe tragiche con.traddi:.ioni a cui as– sistia1no - se non ,cle visu - al1neno tra– verso le colonn e cfri giornali? Chi può pen– sare sen:,a string ersi la testa fra le niani, rhe da una trinc ea all'altra i soldati n emici nell'o ra di tregua si parlano, si scambiano sigarette s'invita no, dfresi, persino a crn a dopo qualche ora si sparano vicend evol– mente ,, s'uccidono? .. Ma quando, quando , finirà l'orribil e coni– media? Com1aedia .~}, nono stante i mort i, nono stant e le lacri1,w delle madri . .lf a com– media satiri ca drlle più alroci. Sapranno un gforno i deri,i vendicare lo scherno? Giaèlc. relle un po' asp re: u-Sarò dell'ospe dal e, iu ! n rnì pa,reva idi non a,•er ~ufficiente affetto. Ero cn::.ì espau-;h·a colle amid1e, e pronta n sa– ('J'ifìcanni• per loro! in casa 110n osavo e:-:-..;er iuolto espausi\'a. :\la le eompagne mi ,·ol~ , an assai bene, tutte. Xon a\·er a lcuno cui dar tutto di sè cui dodic:are ogni pensie r o, og;ni op ra buona.' c.on – da1111am1i , 1.ll °i...;oJrunento, a.Ila rin1111cia (i'o 0 •ni l--i0g11n .. <l'?gni av,·e~ire, Yi\'er C'goisticaine~t.e per ~è, <li Ia,oro, di pane, senza nn sorriso, ..(''r):,,a co1npènsi, !'iE'llZa pianto, sen za dol-0rj, 111i pareva inumntic'-;sibile. ~offrire, ma \'iverc; 110n vegelara SPparata dal 1narito, io non avrei potu to ,nnarc, esse.i- amata., più, ma i? E l'av ess i ,·oluto anthf', egli rn'mTchhc in– snltnta, ricattat a, uccisn. ~o, 111ai, pe11savo, il ricatto tni spaventa– a pit1 ancol'a. <leJ rc--;to. E l'a,·e.c;;.-;e pur rg-li il--{norato, io ero tro ppo !,•aie per 11a.sronderglif'lo: e- Jioi che, avre bb e <lrtto mio. JHHJre'! Con10 m av i-ebhc>ro di sprez- 1.:da le lllH? ::-iorclle. E 1,, società intorno? Chi ~a come mi a,vrehbe tol'tu rata! Con qua le ac– c·rnto fr~ l'ironia e il dispregio sì sarehhe <letto: (< Div ifìa dal nwrilo! ,1. Poi. più f:Lrdi e'ei,:111 i fig-li. Con qua.le di– ritlo li avrei strappati al padre? F. potevo la– ..,ciarµ-lieli? E non nv rc>llhero potuto essi com– pi,,r la sua r<'dE'11zio11e'! I•:, ad ogni modo eo– flle rn'avrehbero loro giu dicata un gior nÒ? f:hi sa! Tutte que-st(> t•ose in ~ie.rn <", for se .~n– za ch'io IP ave~ i nn:l lizzn.te mni, m' avevano tolta la visione ~erPna dei fatti, avevano con– rihuifn a1la mia CP< it:1, al mio terrore cfP-1 ;:.~~~ 1 1 :•,:i•ntie~e intuivo il vuoto, il nu.Ua , 11-. f/11,(I '

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