La Differenza della Razza - anno I - n.3 - 5settembre 1938

LOGICA E MORALITÀ DELRAZZISMO Una cauta riserva intarsiata, come per inciso, nel decalogo del razzismo italiano, ha persuaso in taluni l'opinione che esso offra ai nemici il suo tallone di Achille. Alludiamo alla frase del settimo punto: « la questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di viHa puramente biologico, senza intenzioni filosofiche e religiose>. Biologi, fedeli al metodo della osservazione e della esperienza, non potevano parlare altrimenti. Ma il cave posto innanzi al leuore è sembrato come una confessione di debolezza. E se n'è tratta la conseguenza che la dottrina, se pur bene in gambe in sede scientifica, potrebbe avere qualche duro conto da saldare avanti. 11 tribunale della religione e della filosofia. No, cari critici e ipercritici: il razzismo italiano ha le carte in regola anche con la filosofia. Della religione, per il momento, non parliamo. Più di una voce si è levata a conclamare che si può essere e restare sinceramente religiosi {anzi cristiani e cattolici) senta fare gli scongiuri al razzismo, gridando, inorriditi: vade retro, Satana. biologico e sociologico e non vera nel piano filosofico. Questo va subito detto per snebbiare un equivoco che potrebbe essere sfruttato dai critici del documento razzista italiano. In esso sembra che si legga: « la razza è un concetto scientifico biologico; il resto non interessa. I filosofi, se loro talenta, possono pensare il contrario>. Noi diciamo, invece: se la razza è una verità per la biologia, non può non esser tale per la filosofia. Il dualismo scientifico-filosofico ci ripugna, perchè violenta la ragione. La religione. col suo bagaglio di principi rivelati, può scomunicare l'una o l'altra verità scientifiTanto più quando si tratti di razzismo italiano che non ha, a differenza di altri, nessuna fisionomia teologicamente allarmistica. Il diafattiata Romain Rolland, a colloquio con Stalin. ca; la religione come trasvalutazione di tutti I valori mondani alla luce dell'oltremondano, può dir di no ad una proposizione scientifica e condannarla come errore. Non così la filosofia. Questa può elaborare e perfezionare i concetti scientifici, non dichiararli falsi. Anche i concetti che una certa logica chiamò empirici, in quanto sforniti di universalità assoluta, hanno il loro posto nella filosofia. Tale il concetto di razza. La razza può essere intesa come una categoria biologica, cioè come un insieme di dati fisici e fisiologici (dimensione craniale, angolo facciale, pigmentazione della pelle, degli occhi e dei capelli. gruppi sanguigni etc) che differenziano un gruppo umano dall'alRestiamocene, dunque, negli orti, nei portici, nei chiostri delle varie forme di speculazione e ragioniamo pacatamente. Non senza disarmare prima di ogni prevenzione il lettore. che nel termine di filosofia suol concentrare quanto vi ha di più impervio, misterioso, astruso ed inintelligibile. E' la vecchia storia della volpe, che vedendo il grappolo di uva inarrivabile, gli volta le spalle, bofonchiando sdegnosa: troppo acerba! No, la filosofia non è nulla di inarrivabile. Al contrario, ci viviamo frammezzo perchè i suoi problemi sono i problemi di ogni ora e di ogni giorno, quelli che si pro· pone il grande sapiente e l'uomo della strada, il primo dei pensatori e l'ultimo dei contadini. La filosofia non è altro che la scienza del pensare e del pensar bene, ossia evitando, quanto più si può, l'errore. La filosofia è la scienza (e l'arte) del pensare concreto, senza straniarsi dalla realtà, ma ponendosi quei problemi che la realtà stessa pone ed impone. I quali problemi sono quelli della veri_tà, dell'uomo e del mondo e del dovere. Quid est veritas? La verità è una, come uno è il pensiero. Una e indivisibile quale che possa essere la via (metodo) per pervenirvi. Non ci possono essere più misure e più valori del pensare, ossia più criteri di verità: non ci può essere, insomma, una proposizione che sia vera nel campo matematico, fisico, BiblotecaGino Bianco tro. Ma può essere altresì concepita come un insieme di caratteristiche psichiche e mentali per cui alcuni settori della umanità sentono e percepiscon'J, intendono e ragionano e assurgono ad una complessiva visione della vita in un modo più o meno differente di come accade per altri. Si può concludere innanzi a una siffatta divisione di lavoro, che il problema della razza si pone e si risolve in un certo mcdo dalla scienza ed in un certo modo dalla filosofia; e che que&ta - scie11tiaaltior e del tutto autonoma -- può spingersi 4ìno a negarlo, proclamando che la razza non esiste. Sarebbe un grave errore. La filosofia non può divorziare dalla scienza e gettam dietro le spalle quanto l'osservazione empirica e l'esperienza le attestano. Essa può ribellarsi contro il piatto determinismo materialistico che \'UO! vedere nei fenomeni dell'intelligenza una soprastruttura, e talvolta un prodotto, o addirittura un sottoprodotto, della costituzione fisica. Ma HOn può non riconoscere che esiste un parallel isrno psicofisico, cioè una costante interdipendenza tra l'elemento spirituale e l'elemento biologico dell'uomo; di conseguenza, a profonde diversità anatomiche e fisiologiche tra i vari rami della famiglia umana non possono non corrispondere profonde difformità mentali e morali. Perciò ogm razza, organicamente conformata secondo un mconfondibile tipo, ha la sua cultura, la sua civiltà e la sua storia: perciò ve n'è taluna. per 31

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==