La Difesa della Razza - anno I - n.1 - 5 agosto 1938

RAZZI I.a decisa presa di posizione degli studiosi fascisti a riguardo dei problemi di razza è stata salutata, non vi è dubbio, con sincero entusiasmo da tutti gli italiani. Era tempo, difatti, che anche da noi si prendessero a scrutare con superiori propositi le qualità insite per motivi biologici nella nostra gente e si promovesse un movimento per convincere la generalità dei cittadini degli eccelsi motivi per cui è doveroso tramandare codeste qualità inalterate o se possibile migliorate; che ognuno, inoltre, fin nei più bassi ceti, venisse edotto di cosa rappresenti quale entità biologica, per indurlo nelle più svariate circostanze a comportarsi senza ledere la dignità di razza: <li quella grande razza a cui non per caso « tanto deve la civiltà di tutti i continenti ». · Ripeto, è tempo di formarci illuminata coscienza di noi quali esseri viventi sottoposti alle leggi dell'universa natura e di vedere quanto nelle nostre opere e nel successo nel mondo è favo rito da un particolare sustrato biologico: di capire che codesto successo verrebbe a mancarci se alterassimo tale prezioso sustrato; che in conclusione non ogni fenomeno culturale, e quindi nemmeno politico od economico, è compatibile con qualunque lipo di uomo. In altri termini, nessuno deve oggi ignorare il porsi di determinati, sensibilissimi valori di razza, e c~oè innati, alla base di quanto dà consistenza, slancio e dinamismo a una nazione ed alla sua civiltà. Non curarlo, P quindi mettersi sulla via di alterare quei valori - cosa più che facile senza controllo rigido e continuo! - potrebbe dunque equivalere a impoverimento o addiritturn tramonto di una civiltà. · Agli occhi dell'antropologo, abituato a indagare le cau~e biologiche del divenire delle nazioni, parla in tal 5enso tutto il passato dell'umanità. Gli appariscono co~ì • chiari i pericoli sempre pitl gravi degli sregolati contatti cli razza del presente e la non brillante situazione dell'av- \·enirc a meno di draconiane provvidenze. Sacrosanta ·è dunque la crociata bandita per la difesa, anche in senso biologico, della nostra razza. Sarà anzi da dire fin da ora «guai ai trasgressori!» perchè essi compromettono l'Italia di domani, quand'anche il loro malfare si risolvesse - e non è poco! - nel legare ai posteri l'inscrollabile, penoso e pericoloso fardello dei bastardi in colonia. Chi \'Orrà più generarne una volta a giorno delle sproporzionate conseguenze di un egoistico attimo di debolezza? Il considerare i contatti di razza nel senso accennato - non esaurito, è ovvio, nei soli"confronti degli uomini di colore nè tanto meno limitato agli africani - non è nuovo per la scienza. Il problema fu anzi dibattuto ripetutamente anche in Italia e fra gli altri da Paolo 1\-lante12 BibliotecaGino Bianco gazza. Nei diversi paesi le· discussioni relative restarono però a lungo oscure, perchè !idotte troppo a pura speculazione senza avere il coraggio di passare apertamente alle applicazioni pratiche nelle società umane. Ma ora in varie nazioni, e soprattutto in Germania dopo l'avvento · di Hitler, si promulgano leggi contro particolari incroci; per impedire a determinate razze di varcare certi limiti geografici, o per ricondurre al luogo di origine elementi etnici uscitine e rivelatisi indesiderabili in mezzo ad altri; per isolare o addirittura eliminare alcuni detriti umani socialmente disassimilanti e simili. All'uopo risultarono preziosi i deliberati di società ·scientifiche e di congressi appositamente riunitisi, e l'imponente letteratura sorta di conseguenza. Dal ristretto circolo di pochi studiosi le idee così si allargarono fino a divenire idee di Stato. A un movimento del genere non potevamo noi non partecipare degnamente. Quali sono i principi maggiormente affermatisi in questo vigoroso ,ergere di una vera e propria antropo· logia politica? Va riconosciuta comune in essi la tendenza a dividere l'umanità almeno in tre categorie e cioè: in uomini appartenenti a razze capaci di creare la civiltà; o viceversa appena suscettibili di riceverla; o peggio ancora ad essa refrattarie·. In Germania si aggiunge una quarta distinzione, per una urr.anità incapace di civiltà propria ·e con tendenza al parassitismo sociale, nonchè distruttrice di quanto altri edificano. Da qualche lato si obbietta però che in tal modo non si ha, secondo alcuni pretendono, una divisione in razze superiori e razze inferiori nel senso di razze più o mer;io dotate di energie. Si sostiene difatti che la somma delle energie sia in ogni tipo umano una costante, per cui un lato - ad esempio quello in cui eccellono le presunte razze creatrici - è più ricco perchè sottrae ai rimanenti. A parte queste discussioni, rimane il fatto che le categorie accennate sono stabilite partendo dalle facoltà mentali, ossia dando ad esse valore supremo fra i motivi per cui sono da tene,rsi ben distinte tra loro; si. ammette, insomma, che nelle razze le caratteristiche psichiche differiscano non meno di quelle somatiche e con effetti talora deleteri nell'incrocio. Sta qui, anzi, uno dei capisaldi del razzismo, insieme all'altro dell'indissolubile legame - governato dalle rigide leggi dell'eredità biologica - tra natura razziale e elevatezza di spirito, tra razza e civiltà. Divengono così facili le deduzioni sul destino dei popoli che senza discriminazione ricevono sangue da razze ad essi estranee. Per rifiutare consimili affermazioni certuni adducono l'inopportunità di estendere ~ll'uomo principi il cui . .

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