donne chiesa mondo - n. 74 - dicembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 40 La genealogia è suddivisa in tre periodi di quattordici generazioni ciascuno: da Abramo a Davide, ossia l’ascesa del regno davidico; da Davide all’esilio babilonese, la caduta del regno; dall’esilio in Babilonia fino alla restaurazione messianica. Se si considera che quattordici sono i giorni di mezza fase lunare, si può riconoscere la prima fase ascendente, seguita da quella ca- lante (esilio), e infine la fase crescente della pie- nezza messianica. È curioso notare che in mezzo a tanti nomi maschili compaiano delle donne, normalmente lasciate ai margini della storia: Tamar, che con un inganno era riuscita a ottenere una discen- denza da Giuda (cfr. Genesi 38); Rachab, la pro- stituta di Gerico che aveva offerto ospitalità agli esploratori (cfr. Giosuè 2); Rut, la moabita, che aveva sedotto Booz (cfr. Rut 3); Bersabea, la moglie di Uria l’Ittita, di cui si era invaghito il re Davide (fino a consumare l’adulterio e a far uccidere Uria, cfr. 2 Samuele 11); infine Maria, la giovane di Nazaret. Nella storia di salvezza non compare dunque solo la stirpe reale bensì l’impasto multiforme della vita, tumultuosa, fragile e “sbagliata” come quella che sempre abbiamo davanti. L’evangeli- sta non teme di riportare tra gli antenati di Ge- sù anche i segni del peccato, del volto umano sfigurato: le prime quattro donne attraverso unioni “irregolari” hanno comunque contribuito alla discendenza messianica. Vita piena non è vita “perfetta”. Con Maria si evidenzia in massimo grado l’intervento divino: non leggiamo più, come nel- la lunga serie precedente che qualcuno «gene- rò», ma: «Maria, dalla quale fu generato Gesù» ( Matteo 1, 16), generato da Dio. Dio conduce la storia verso il compimento. Nei modi che non conosciamo, trae il bene an- che dalle nostre pieghe oscurate. Facciamogli spazio in noi! Con l’incarnazione di Gesù di Nazaret il tempo trova compimento: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio, nato da donna» ( Galati 4, 4). L’Avvento (che signifi- ca “venuta”) invita a vivere l’attesa del compi- mento delle promesse, a rinnovare l’attesa del Regno che viene rendendoci vigilanti. «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo» ( Matteo 1, 1). In Gesù, il Fi- glio, si ricapitola la storia, ciascuno è ricono- sciuto della «stirpe di Dio». La genealogia rico- pre la funzione di riassumere, in forma estrema- mente condensata, tutta la storia di salvezza del popolo d’Israele da Abramo a Gesù passando per la discendenza regale di Davide. Anche nel vangelo secondo Luca (che come Matteo riporta nei primi capitoli i «vangeli dell’infanzia») troviamo una genealogia che tut- tavia risale da Gesù fino ad Adamo per arrivare a Dio (cfr. Luca 3, 23-38): l’universalismo lucano sottolinea che è proprio nella sua umanità che Gesù è Figlio di Dio. Matteo sceglie l’espressione greca bìblos ghené- seos , calco di quella ebraica sefer toledot , “libro delle generazioni”, quindi anche “storia”: dal fa- re memoria di quanti lo hanno preceduto, e at- teso, prende inizio la storia di Gesù che verrà raccontata nel vangelo, storia che è vangelo, buona notizia. «Libro della genesi di Gesù Messia figlio di Davide, figlio di Abramo» ( Matteo 1, 1). Gesù è riconosciuto come figlio di Abramo, al pari di ogni ebreo, erede delle promesse fatte ai padri. Ed è figlio di Davide, del quale è specificata la qualifica di «re» ( Matteo 1, 6): l’apostolo Paolo allude alla «stirpe di Davide secondo la carne» ( Romani 1, 3), i profeti pensavano al Messia co- me «germoglio di Davide» ( Isaia 11, 1; Geremia 23, 5), e l’ultima pagina dell’ Apocalisse fa dire a Gesù: «Io sono la radice e la discendenza di Davide, la stella radiosa del mattino» ( Apocalisse 22, 16).

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