donne chiesa mondo - n. 74 - dicembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 M ATTEO 1, 1-17 N el tempo dell’attesa che può ridestare e purificare il nostro desiderio, guardia- mo al Natale del Signore riascoltan- do la prima pagina del vangelo secon- do Matteo. Questo si apre con una serie di no- mi, taluni apparentemente impronunciabili, che dischiudono storie lontane, che tuttavia sono lì a interpellarci, a chiederci di entrare in comuni- cazione con la nostra storia, perché ogni vicen- da possa trovarsi iscritta nella storia della sal- vezza. M EDITAZIONE Fu generato a cura delle sorelle di Bose Toros Roslin, «Gli antenati di Cristo» (1262) tra gli apostoli» e quindi apostolo essa stessa (cfr. l’articolo di Car- men Bernabé), poi Trifena e Trifosa «che hanno lavorato per il Si- gnore» (cfr. l’articolo di Dominika Kurek Chomycz), e infine di Per- side definita «carissima», di cui si ripete che ha lavorato per il Si- gnore. Basterebbe questa secca pagina epistolare per smentire quanti hanno scritto di un supposto antifemminismo di Paolo. Menzioni ulteriori. In altre lettere emergono altri nomi di donne im- pegnate nelle rispettive comunità. Così la Lettera a Filemone , general- mente citata con il solo nome del destinatario maschio, in realtà è in- dirizzata «al carissimo Filemone, nostro collaboratore, alla sorella Af- fia, ad Archippo nostro compagno» (1-2), dove la menzione della donna fra due uomini, probabilmente moglie del primo, denota quanto essa sia degna di altrettanto rilievo all’interno della comunità; d’altronde nelle antiche lettere papiracee è molto raro che tra i desti- natari ci sia una donna. Con ogni probabilità anche i nomi di Evodia e Sintiche, esortate ad andare d’accordo (in Filippesi 4, 2), sono quelli di due donne con funzioni particolari all’interno della comunità di Filippi (cfr. l’artico- lo di Marta García Fernández). E non parliamo dei nomi di Lidia (in Atti degli apostoli 16, 14-16; cfr. l’articolo di Maria Pascuzzi), di Cloe (in 1 Corinzi 1, 11), e poi di Tecla (negli apocrifi Atti di Paolo e Tecla ). In tutti questi casi Paolo rende onore a un’intera serie di donne per il loro impegno di attiva responsabilità dimostrato nella vita delle Chiese. A parte andrebbe poi ricordato il diritto che egli poteva accampare di avere con sé, non una donna credente (come la Bibbia della Conferenza episcopale italiana traduce adelfèn gynàika in 1 Corinzi 9, 5) ma una credente co- me moglie ( a Christian wife secondo la cattolica New American Bible ). In conclusione, si può ritenere che all’interno delle Chiese paoline le donne esercitassero delle funzioni tali che non ebbero neanche al tempo di Gesù, a parte una loro significativa presenza alla croce e al sepolcro vuoto. Infatti, di una loro responsabilità ecclesiale si può parlare solo nel periodo successivo alla Pasqua e specificamente ap- punto nelle Chiese paoline, dato che non abbiamo notizia di donne attive nelle Chiese giudeo-cristiane (a meno di considerare tali quelle delle Lettere Pastorali, dove però viene riconosciuto un ruolo partico- lare al gruppo delle vedove in 1 Timoteo 5, 3-16, su cui si veda l’arti- colo di Nuria Calduch-Benages). In ogni caso non è fuori luogo riconoscere che dall’insieme scatu- risce una importante lezione anche per la Chiesa di oggi.

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