donne chiesa mondo - n. 71 - settembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 L UCA 6, 27-38 S ubito dopo l’annuncio delle beatitudini, Gesù insegna e chiede a quegli stessi poveri proclamati beati di amare i propri nemici, dicendo: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici». E noi ascoltiamo nella sua voce an- che quella di Dio al Sinai: «Ascolta Israele, io sono il tuo Dio; tu amerai». È dall’ascolto del ignore che nasce, e sempre rinasce, la chiamata a seguirlo, tentando sempre di nuovo di amare amici e nemici. Poiché Dio è sempre di nuovo benevolo ver- so gli ingrati e i malvagi — questa l’interpreta- zione di Gesù della rivelazione di Dio nelle Scritture sante e nella vita — la benevolenza ver- so i propri nemici realizza negli esseri umani la loro somiglianza con Dio. Benevolenza è non lasciarsi accecare dall’ini- micizia ricevuta, continuando a discernere anche nel nemico l’altro della cui vita siamo responsa- bili. Amare i propri nemici, perseverare nel far M EDITAZIONE Mai rinunciare ad amare a cura delle sorelle di Bose Un fotogramma del film «Il Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini (1964) Nella pagina successiva Philippe Lejeune, «Il discorso della montagna» lippesi 4, 2-3). Non sappiamo molto sullo status civile della maggior parte di queste donne, così come per la maggior parte degli uomini e delle donne menzionate da Paolo in Romani 16 o in altre lettere. Al- cuni, seguendo l’esempio di Paolo, rimasero celibi, perciò l’avere un compagno affidabile nell’opera missionaria avrebbe offerto loro il supporto emotivo e pratico necessario e avrebbe contribuito a co- struire un rapporto basato sulla fiducia. Trifena e Trifosa non sono menzionate in nessun altro brano del Nuovo Testamento canonico. Nell’apocrifo del secondo secolo Atti di Paolo e Tecla , una certa regina Trifena, che presumibilmente risiedeva ad Antiochia di Pisidia, figura come protettrice e patrona di Tecla. Si dice anche che era parente dell’imperatore (cfr. Atti di Paolo e Tecla , 36). L’esistenza della regina Antonia Trifena nel primo secolo (circa 55), i cui figli, secondo antiche fonti, crebbero insieme a Caligola, è in effetti attestata in scritti di antichi storici e in iscrizioni. Risiedeva però a Cizico, e non ad Antiochia di Pisidia, ed era conosciuta come regina di Tracia e principessa del Bosforo, Ponto, Cilicia e Cappado- cia. Non ci sono prove che sia diventata una seguace di Cristo e non c’è una vera base storica per gli episodi degli Atti di Paolo e Tecla in cui appare Trifena, anche se il personaggio può essere stato ispirato dalla consapevolezza dell’esistenza di una figura storica reale. La suddetta tradizione è chiaramente posteriore e, come abbiamo visto, possiamo dire poco sull’origine e sull’identità di Trifena e Tri- fosa. Eppure il saluto di Paolo ci dice l’essenziale: facevano parte della prima generazione di seguaci di Cristo, mai troppo deboli per lavorare instancabilmente al servizio del Vangelo. È grazie a persone come loro che la comunità nella capitale dell’impero romano poté svilupparsi dinamicamente molto prima dell’arrivo di Paolo. Trifena e Trifosa, come le altre persone che Paolo saluta in Romani 16, ci mo- strano quante donne e uomini contribuirono alla crescita di quella comunità. Dalla prima parte della lettera sappiamo anche che il suo sviluppo non fu privo di vicende dolorose e controverse. Inoltre la serie di saluti ci fa intuire quanto fossero sfocati, a metà del primo secolo, i confini tra missionari itineranti e quanti si occupavano di organizzare comunità locali. In definitiva, il breve riferimento a Trifena e Trifosa in Romani (16, 12) ci ricorda i vincoli di affetto e di amicizia che dovevano legare le persone nella prima fase di diffusione del movimento cristiano. Pote- vano così aiutarsi e incoraggiarsi reciprocamente nell’impegno comu- ne di portare la Buona Novella in tutti gli angoli dell’impero roma- no, e, una volta stabilitisi sul posto, partecipare attivamente alla co- struzione di comunità ecclesiali locali. Non era certo un lavoro per pavidi.

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