donne chiesa mondo - n. 63 - dicembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 40 che pronunci parole, e qualcuno che osi acco- glierle, che vi corrisponda con fiducia, con slan- cio. Così, per grazia, ci sarà terra per la comu- nione. Dio ci viene incontro perché è da sempre in attesa di noi. Ci viene incontro come Parola per mezzo della quale tutto è stato fatto, princi- pio vitale per cui tutto viene all’esistenza — che noi lo riconosciamo o no, che noi accogliamo questa luce o rimaniamo nelle tenebre, nell’indi- stinto. La Parola che era dal principio non esita a manifestarsi nella storia, nello scorrere terroso dei giorni. L’evangelista ci presenta «un uomo mandato da Dio» ( Giovanni 1, 6) il cui nome era Giovanni, il testimone venuto «per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui» ( Giovanni 1, 7). Giovanni il Precursore, colui che è capace di indicare Gesù di Nazaret quale Parola eterna del Padre, che ha il coraggio di farsi da parte, di stare ai margini per lasciare spazio a lui, lui del quale può affer- mare che gli è passato davanti perché era prima di lui (cfr. Giovanni 1, 15). Gesù è la luce vera venuta nel mondo, luce venuta da Dio essendo nel seno del Padre, venuta per illuminare ogni uomo, per rischiarare e riscaldare chi giace nelle tenebre della morte, per orientare i passi sulla via della pace (cfr. Luca 1, 79). Lui stesso, luce che si irradia, è la pace, chiamata a risplendere in ciascuno e in tutti, perché per questo era ed è dal principio. La luce, come la Parola, come la vita, chiede di essere accolta, non si impone. Viene nella li- bertà e lascia liberi, liberi di riconoscerla nei no- stri frammenti. «E la Parola si fece carne e ven- ne ad abitare in mezzo a noi» ( Giovanni 1, 14): il Verbo che era presso Dio si dona, osa venire talmente vicino all’uomo da divenire la sua stes- sa carne, la sua stessa fragilità. L’uomo diviene la dimora della Parola, ne diventa suo irradia- mento — se solo le concedessimo spazio, se solo ce ne lasciassimo rivestire dall’interno! L’uomo può riconoscersi generato da Dio, figlio stesso di Dio, di quel Dio Padre che nessuno ha mai visto né può vedere, ci dice la Scrittura, eppure che nel Figlio unigenito si rivela, si rende narra- zione. Il Figlio ci viene incontro «pieno di gra- zia e di verità», colmo di splendore e di fedeltà, ricapitolando in sé l’intera storia di ciascuno e dell’umanità tutta, la storia dell’Alleanza che in Mosè ha fondamento amico e certo. Nel Figlio, Parola che era dal principio, possiamo ricono- scere la pienezza di ogni grazia, di ogni benedi- zione, anche al di là, oltre e attraverso le pieghe del male di cui è segnata la storia, ogni nostra esistenza contrassegnata dal limite, dall’enigma- tico, dall’incomprensibile, dalla paura, da ogni morte. «In principio era la Parola», è la vita: e se è dal principio non può che essere sino alla fine, sino alla fine dei nostri giorni, di ogni no- stra attesa e speranza, di ogni nostra parola, pronunciata o solo immaginata, ascoltata o sfio- rata, desiderata o elusa, anelata e pregata. Vieni in mezzo a noi, Parola di vita, luce in- vocata, e rendici capaci di divenire tuo river- bero!

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