donne chiesa mondo - n. 63 - dicembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 tutti ciò che in cuore proprio si ritiene giusto. Come ad esempio nel caso dei ritratti, con il bambino al seno, di donne che hanno deciso di prolungare l’allattamento, sfidando un ormai tristemente diffuso imbarazzo sociale; o nel caso di giovanissime che, abbandonate incinte dal partner, hanno scelto di non abortire e di com- battere per allevare sole il proprio figlio; o nel caso dei ritratti di mamme fuori forma dopo la maternità, comunque realizzate e sorridenti. Proprio a questo riguardo Natalie McCain insi- ste, per contrastare la pressione irrealistica e dannosa che grava sulle donne perché “tornino come prima”, come a voler cancellare con un colpo di spugna i segni un’esperienza radicale, fisica e mentale come la gravidanza. Sta final- mente alle madri trasmettere ora immagini sane del corpo alla prossima generazione di donne e uomini che stanno crescendo, per educarli a mostrare senza timore la propria verità, per alle- varli in tal modo nel rispetto dell’alterità. Del progetto, infatti, diviso in varie sezioni, ognuna delle quali riguarda un argomento spe- cifico, colpiscono soprattutto le foto delle mam- me, ritratte in bianco e nero, accanto ai loro fi- gli: donne che non nascondono all’obiettivo le ferite dei tagli cesarei, le smagliature, il sovrap- peso causato dalla gravidanza, la stanchezza do- vuta all’accudimento quotidiano. Eppure queste “mamme normali” appaiono raggianti anche se la loro storia narra il dolore attraversato; la foto “non patinata” le ritrae cariche di bellezza e di energia accanto ai loro bambini, mentre le pose naturali, la mancanza di trucco o di un partico- lare abbigliamento fanno detonare l’energia po- sitiva di un vissuto finalmente legittimato e non più censurato. Questo vale anche per il ritratto di una don- na che racconta la sua lotta contro il cancro e non ha temuto di essere fotografata con il seno sfregiato in posa con i suoi figli, in nome dei quali racconta di aver combattuto la malattia: bambini che posano con lei e la guardano sere- ni e pieni di vita. Lo stesso si dica per i ritratti di mamme e bambini autistici, con sindrome di down, con ritardo mentale o fibrosi cistica: ma- dri e figli che escono finalmente dall’anonimato in cui la vergogna, la fatica, la paura li avevano costretti e si mostrano all’obiettivo liberi di esse- re quello che sono. La sezione più toccante della serie The Honest Body Project è sicuramente quella delle mamme che hanno perso il proprio bambino. Natalie McCain ha fotografato il loro dolore, di solito taciuto dai media, consapevole dell’importanza del condividerlo: moltissime donne, infatti, si sono ritrovate in questa esperienza di lutto e, la- sciando un commento al termine delle serie fo- tografiche, hanno iniziato ad affrontare l’isola- mento, il dolore, il tabù stesso di parlare della morte. Il successo di questo progetto fotografico è stato così rilevante che nell’agosto scorso è usci- ta la pubblicazione intitolata The Honest Body Project: Real Stories and Untouched Portraits of Women & Motherhood , in cui, in 234 pagine di foto e racconti, le “donne reali” hanno iniziato a riappropriarsi, senza censura e ritocco alcuno, del proprio corpo e della propria esperienza. G IOVANNI 1, 1-18 «In principio»: lasciamoci stupire ancora e di nuovo dall’inno poetico che dischiude il quarto vangelo. L’intera Bibbia si apre con un «in principio». Nei primi versetti della Genesi leg- giamo infatti che «in principio Dio creò il cielo e la terra», chiamò all’esistenza la luce, che si ir- radia, si dipana e riempie ogni piega del creato con armonia, ordine e bellezza, concedendo alla vita di poter germogliare, di poter fiorire. «In principio era la Parola» ( Giovanni 1, 1). Prima di ogni cosa, di ogni pensiero o preoccu- pazione, di ogni presenza o assenza, il vangelo secondo Giovanni ci annuncia una parola, il Dio-con-noi che ci viene incontro come parola, la Parola, come relazione, luce e vita. «La Paro- la era presso Dio e la Parola era Dio» ( Giovanni 1, 1). La Parola, il Verbo, da cui tutto dipende, da cui tutto è sostenuto, nella vita come in una proposizione. Senza Verbo non c’è comunica- zione, non c’è dialogo, non c’è vita. Occorre qualcuno che desideri stare in comunicazione, M EDITAZIONE Parola vita e luce a cura delle sorelle di Bose Paul Klee «Al centro» (particolare, 1935) Nella pagina seguente: Anthony McCall «You and I Horizontal» (particolare, 2005)

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