donne chiesa mondo - n. 60 - settembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 40 Il vangelo narra di un uomo con una mano paralizzata che è già presente nella sinagoga do- ve entra Gesù in giorno di sabato. E di alcuni scribi e farisei presenti che osservano Gesù per vedere se guarisce quell’uomo di sabato e avere di che accusarlo. Ma, anche a parte l’intenzione polemica specifica di questo episodio, tutti i vangeli sono percorsi da due domande retoriche opposte che qualcuno pone di fronte a Gesù: «Come può venire da Dio se non osserva la Legge?». E anche: «Come può non venire da Dio se compie segni e gesti potenti di amore?». Qui il vangelo è impietoso nel denunciare chi, con la pretesa di difendere Dio e il suo di- ritto, ignora i bisognosi e condanna chi, operan- do il bene, sembra trasgredire un comandamen- to. Quegli uomini religiosi, infatti, non solo non patiscono con l’uomo malato ma lo usano come trappola per accusare gravemente di empietà Gesù, nel caso compia segni di compassione che sembrino infrangere la legge del sabato. E così l’uomo sofferente, il vero interesse di Dio, resta un emarginato, come se lo shalom del sabato non fosse anche per lui, mentre quegli uomini religiosi continuano a svuotare la Torah del suo significato primo, che è l’amore compassionevo- le e misericordioso di Dio per tutti, a comincia- re dai più bisognosi. Dall’insieme dei vangeli si vede che, nell’in- terpretazione di Gesù, la volontà di Dio espres- sa nei comandamenti è soprattutto a difesa dei più deboli, è il modo geniale di Dio di creare il diritto dei senza-diritto, dando a tutti gli altri il dovere di osservare i comandamenti corrispon- denti. Per esempio: il sabato è anche e soprat- tutto un dovere del credente a favore di figli e figlie, di schiavi e schiave, degli animali e dei forestieri che lo aiutano nel lavoro e che si stan- cano per lui e con lui, creature che erano senza diritti. Così il comandamento del sabato crea il loro diritto al riposo, perché il sabato sia spazio e profezia insieme di shalom, di vita consolata e salvata per tutti e tutte. Per questo Gesù, ridan- do la salute a quell’uomo, non trasgredisce il sa- bato ma lo adempie, testimoniando che la solle- citudine di Dio per gli esseri umani è vera sem- pre, che Dio continua a operare il bene in mezzo ai suoi anche di sabato. Perché è proprio per la gioia di tutti che Dio fece il giorno del sabato. Gesù chiama quell’uomo malato a mettersi al cuore dell’assemblea santa, per indicare che il più debole è il più prezioso agli occhi di Dio, e pone a quei custodi della Torah la domanda: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fa- re del male, salvare una vita o perderla?». Que- sta è una parola grandiosa che mette al centro l’intenzione salvifica del comandamento del sa- bato, e che fa vergognare le nostre casistiche re- ligiose, che suonano sempre così: «È lecito? Non è lecito?». La responsabilità di fare il bene e di non fare il male, dice Gesù, ci appartiene sempre, e perciò l’amore verso il prossimo non contrasta con altri comandamenti, perché ne è l’anima.

RkJQdWJsaXNoZXIy