donne chiesa mondo - n. 56 - aprile 2017

DONNE CHIESA MONDO 40 giudizio. Il Vangelo vuole mostrarci un grave peccato che tenta soprattutto gli uomini religio- si di ogni tempo: farsi giudici del prossimo, ap- pellandosi alla legge che per primi disobbedi- scono. Chi usa la legge di Dio come un’arma per condannare altri non ha capito né il dono della Torà né il proprio cuore. Gesù, interrogato, tace: la presenza di quella donna è per lui la realtà che conta, che lo piega con il suo peso di dolore e di mistero, e non l’occasione di una sfida religiosa. E si china per terra: due gesti miti, che narrano già di per sé la mite misericordia del Signore verso la povera donna così umiliata. E, chinatosi, scrive per ter- ra. Questa scrittura sulla terra, misteriosa, silen- ziosa, scrittura non leggibile, è analoga al silen- zio sottile che udì Elia all’Oreb: parole non udi- bili, adeguate all’indicibile, che fanno segno alla presenza misericordiosa di Dio. E Gesù scrive con il dito per terra, due volte. Anche Dio scrisse, con il suo dito, due volte la stessa legge eterna sulle tavole di pietra. Mosè, infatti, davanti al peccato del popolo, le aveva spezzate, intuendo e rivelando per sempre che la legge di Dio si lascia spezzare pur di non an- nientare il peccatore. E Mosè tornò dal Signore che le riscrisse di nuovo: la stessa alleanza, la stessa scrittura del dito di Dio su altre pietre, gli stessi partner di Dio. Perché il nostro Dio è desideroso di farci misericordia per poter man- tenere la sua fedeltà. La legge santa di Dio non è, non può essere mai, come le leggi che gli umani devono darsi. Guai a noi e agli altri se le confondiamo! Usare la legge di Dio come una legge da imporre per comandare e punire è usare il dono di Dio per lapidare, secondo i pregiudizi di ciascuno. Men- tre il Signore nel dono della Torà vuole farci co- noscere le sue vie e il nostro cuore, perché ritor- niamo a lui. Ma poiché quegli uomini religiosi insistono a interrogarlo, Gesù dice loro una parola straordi- naria: «Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei», perché Gesù sa che tutte le altre pietre saranno molto più facili da tirare, a noi umani che troviamo facile fare come fanno tutti, soprattutto contro una vitti- ma. E di nuovo Gesù si china e tace perché non condanna neppure loro: perché proprio non è venuto a condannare. E qui succede un’altra co- sa straordinaria. Questi uomini religiosi già pronti a lapidare, diventano un esempio per noi. Ascoltata la parola di Gesù, tacquero, nessu- no mentì o fu ipocrita. Ognuno lesse se stesso alla luce di quella parola, non più usando la donna come paragone autogiustificante. La pa- rola di Gesù fu luce per ognuno, ed essi si al- lontanarono. Gli anziani per primi, perché ave- vano avuto più tempo per conoscere se stessi. Gesù non disse i loro peccati, ma ciascuno lesse se stesso e si scoprì diverso da come si voleva credere e far credere. Come loro, e come la povera donna, ascoltia- mo Gesù e ciò che lo Spirito santo scrive nel nostro cuore e, consci della nostra dolorosa fal- libilità, impariamo che l’obbedienza alla parola di Dio è sempre compassione e misericordia.

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