donne chiesa mondo - n. 54 - febbraio 2017

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 L’ INTERVISTA di S ERGIO M ASSIRONI L’arte di ricomporre la trama umana Una suora nei quartieri degradati di Palermo con uno stile di presenza quotidiana come lievito nella pasta I ncontro a Palermo suor Anna Alonzo, che ha spalancato zone degra- date e assediate della città al gusto di stare insieme. Al quartiere Guadagna, non diverso da Brancaccio per povertà culturale e densità mafiosa, un edificio abbandonato è stato da lei notato, occupato e trasformato. Mese dopo mese, i metri quadrati accessibili alla comu- nità sono cresciuti e gli attacchi, le provocazioni, la violenza non hanno ottenuto per reazione né sistemi di allarme, né porte blindate. Si chiama oggi Centro Arcobaleno 3 P , come qui nominano ancora, con le sole iniziali, Padre Pino Puglisi: al suo interno — suor Anna mi racconta — del beato è appeso un grande ritratto. La tela è piena di cuciture, perché un giorno qualcuno irruppe e, con una lama, vol- le ucciderlo una seconda volta, forse per dire basta a questa Chiesa dalle porte aperte. Meglio la discrezione della parrocchia accanto: il culto e poi silenzio. L’immagine martire, con le sue cicatrici, defini- sce oggi uno stile: quello di presenza quotidiana, costi quel che costi, come lievito nella pasta. «Evidentemente con il mio lavoro in un quartiere difficilissimo rompo diversi equilibri»: sono le parole a por- tata di clic, rimbalzate nel web in seguito all’aggressione subita una notte al rientro a casa. Inseguita, malmenata e intimidita con un col- tello da giovani mandati per farla desistere. Un episodio su cui oggi DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano acuradi L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI A NNA F OA R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va Rammendo «Rammendo» si chiama questo numero di «donne chiesa mondo». Il termine, come pure quello analogo anche se non identico di “tesse- re”, è evidentemente usato in senso metaforico. Si tratta di donne che ricuciono il tessuto della società, che rammendano le lacerazioni so- ciali provocate dagli esseri umani. A volte sono lacerazioni che met- tono in gioco la vita o la morte delle persone, a volte sono strappi in una società dominata dalla mafia e dalla disuguaglianza, altre volte strappi determinati dalla guerra. Queste donne di cui parliamo usano l’antica abilità femminile del tessere e rammendare per risanare per quanto possono il tessuto della società in cui vivono. Non ci sono scuole per i bambini siriani in Libano dove Diala Brisly ha vissuto dopo essere fuggita dalla Siria e dove Diala usa la sua abilità nel colore e nella pittura per aiutarli, per farli uscire dal baratro in cui stanno. E ci si domanda cosa sarà di una società in cui nessuno impara più e in cui quelli che ritessono le fila sono troppo pochi. In Kenya Tegla Loroupe, una maratoneta con molte vittorie alle spalle, ha fondato un’associazione che fa opera di pacificazione nei conflitti e fa scuola ai bambini, sottraendoli alla guerra. Cinque ragazzi sudanesi della sua organizzazione hanno partecipato alle olimpiadi di Rio. Cercate di immaginare le loro emozioni. E in Fran- cia, ci sono parrucchieri e istituti di bellezza destinati alle donne po- vere, in cui per due o tre euro si può godere di trattamenti che costa- no normalmente cento volte di più. Le donne vi imparano a curarsi della propria persona, a essere in grado di sostenere un colloquio di lavoro, a guardarsi di nuovo allo specchio. Chi vi opera ha lavorato prima con i ricchi, e ha poi scelto di mettere a disposizione di chi non ha nulla le sue capacità. E ancora, a Palermo una suora crea nel- le zone più degradate della città spazi di incontro e di condivisione, lontani dai tentacoli della mafia, e senza il supporto delle istituzioni. Luoghi dove possono crescere in tutti la responsabilità e la partecipa- zione. ( anna foa ) L’ EDITORIALE

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