donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 accanto ai lavori delle contemporanee Rosanna Bianchi Piccoli e Sabrina Mezzaqui, che recu- perano gli imparaticci delle nonne, piccole tele quadrate usate per esercitarsi nel ricamo, per realizzare rispettivamente pezzi in ceramica o poetiche carte per ricami. Le opere tessute e ri- camate (ric- AMARE , tr- AMARE , sottolineano le cu- ratrici) da Penelopi antiche e moderne ci intro- ducono negli altri luoghi della mostra. Alcuni oggetti ci sono noti perché ancora presenti nelle vetrine dei negozi o veicolati dalla televisione in fortunate trasmissioni, come nel caso di Topo Gigio, il celebre pupazzo disegnato da Maria Perego. Altri, meno conosciuti, rivelano la storia della presenza femminile nel mondo artistico. Per esempio di donne il cui nome non è noto come quello dei maschi che hanno vissuto al lo- ro fianco: Lisa Ponti figlia di Giò, Luce Balla fi- glia di Giacomo, Rosa Manni moglie del critico d’arte Raffaello Giolli. Non mancano però esiti di intense relazioni femminili, come il passaggio di testimone tra Giulia Sansevero e la figlia Fede Cheti. Dopo la morte prematura del marito, Giulia apre a Mila- no un’attività di tessitura di stoffe e di tappeti per arredamento e si fa affiancare dalla figlia. Quest’ultima, sempre più autonoma sul piano artistico, arriverà a esporre i suoi lavori alla quarta Triennale di Milano (1930) e si rivelerà tenace imprenditrice in un’epoca, quella fascista, in cui il lavoro femminile extradomestico era fortemente svalutato. A questo proposito sono particolarmente significativi gli oggetti in legno disegnati da Maria Montessori per i bambini della Casa, che documentano il suo straordina- rio impegno pedagogico. Oppure il libro del 1901 di Rosa Agazzi (che con la sorella Carolina sostituisce il nome di «asilo infantile con «scuo- la materna») in cui sono descritti 21 modi di in- trecciare la paglia. Certo questo lavoro si è avvalso di valenti collaboratori di sesso maschile: falegnami, tipo- grafi, altri artigiani hanno reso possibile la rea- lizzazione degli stessi oggetti. Ma ogni manu- fatto nasconde storie di donne tenaci, innovati- ve, coraggiose, capaci di utilizzare materie an- che povere e spesso raccolte nell’ambiente do- mestico. Viene annunciato qualcosa di nuovo. Come l’«Abito-contenitore» dell’anziana ma at- tivissima artista vivente Marion Baruch (già mo- glie di un imprenditore tessile lombardo) che in un lavoro del 1970 chiude la donna in un (qua- si) burqa per reagire allo sfarzo del lusso mila- nese del tempo. Ultima sala, ultime pagine: dialoghi tra i col- laboratori della mostra in merito alle domande iniziali. Nessuna risposta definitiva ma riflessio- ni stimolanti che proseguiranno oltre la scaden- za espositiva. Non è stato vano, infatti, il con- fronto tra manufatti tradizionali e modernissime tecnologie 3 D , confronto che evidenzia come il moderno «sistema design» goda della collabo- razione di molte persone — uomini e donne — impegnate nello studio, nell’insegnamento, nella diffusione di opere innovative. La curatrice della mostra Silvana Annichiari- co e i presidenti della Triennale di Milano Clau- dio De Albertis e del Triennale Design Museum di Milano Arturo Dell’Acqua Bellavitis hanno lanciato una sfida che — per riferirci all’oggetto Neto 334 del 1956 dell’artista Antonia Campi (un paio di forbici dalle lame un po’ più lunghe di quelle abituali) — ha voluto «dare un taglio agli stereotipi». M ARCO 1, 21-28 Q uesto vangelo ci annuncia la qualità della parola di Gesù: potenza di comunione e, per contrasto, la qualità della po- tenza degli spiriti immondi, che è potenza di isolamento. Ascoltando il Signore Gesù percepiamo nelle sue parole una potenza diversa da tutte le altre, che assomiglia solo alla potenza del Signore narrata nelle Scritture: la potenza che nell’esodo liberò Israele dalla schiavitù perché imparasse ad appartenergli nella libertà. Dalle parole che l’uomo posseduto grida a Gesù capiamo che sostanza dell’impurità è l’estraneità dolorosa e arrogante da ogni altro da sé cui ci si appella per l’auto-conservazione, forma pervertita della salvezza come salvezza dagli altri. Respiro di ogni spirito impuro è la paura dell’altro, percepito a priori sempre contro di noi. Il rifiuto di incontrarlo, di ascoltarlo è il M EDITAZIONE Il mistero di sé e dell’altro a cura delle sorelle di Bose Roberta Coni, «Autocancellatura» a pagina 40: Roy Nachum, «Autoritratto»

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