donne chiesa mondo - n. 50 - ottobre 2016

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 L’ INTERVISTA di S ILVINA P ÉREZ Più pericoloso essere donna che soldato Per Joyce Anelay, segretario di Stato per il Commonwealth e le Nazioni Unite, occorre vincere il silenzio dietro il quale si nasconde la tragedia degli stupri di massa «D all’analisi delle guerre nel mondo negli ultimi trent’anni, c’è un dato che emer- ge con chiarezza: è più pericoloso esse- re una donna che un soldato, quindi capire le modalità delle violenze ses- suali contro le donne è una fatica ne- cessaria perché la prima barriera da in- frangere è proprio quella del silenzio», e romperlo «è già un atto politico». Lo sostiene la baronessa Joyce Anelay, se- gretario di Stato per il Commonwealth e le Nazioni Unite nel mini- stero degli Esteri britannico. «I dati infatti parlano di una situazione da bollettino di guerra. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite più di 60.000 donne sono state stuprate durante la guerra civile in Sierra Leone (1991-2002), più di 40.000 in Liberia (1989-2003), fino a 60.000 nella ex Jugosla- via (1992-1995), e almeno 200.000 nella Repubblica Democratica del Congo durante gli ultimi 12 anni di guerra. Nel Sud Sudan, sempre secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia per i diritti umani delle Na- zioni Unite, si sono verificati più di 1300 casi di stupro tra aprile e DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano acuradi L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI A NNA F OA R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va In copertina: gli abiti indossati dalle donne violentate durante la guerra in Kosovo esposti nello stadio di Pristina (Ap) Perché gli stupri Lo stupro è una delle armi più efficaci nel corso delle guer- re, per questo è così intensamente praticato. È anche un ti- po di violenza che non solo ha effetto immediato sull’oggi, ma fa sentire le conseguenze ancora per molto tempo dopo. Possiamo dire che ipoteca il futuro. Ce lo spiega, con gran- de chiarezza e lucidità, una suora congolese che opera nell’assistenza alle donne stuprate nel suo paese. Di lei non diremo il nome, per proteggerla da eventuali ritorsioni nel pericoloso contesto nel quale vive ed opera. L’ EDITORIALE La tortura di donne e bambini è spesso un’arma per perpetrare geno- cidi in situazioni di occupazione. Gli organismi ufficiali spesso vela- no gli effetti di una situazione reale. Le violenze sono un modo per cacciare le popolazioni da parte del terrorismo. Nei villaggi abbandonati arrivano subito dei non-indige- ni, spesso protetti in nome delle minoranze. Beneficiando pertanto della protezione degli organismi internazionali, essi si stabiliscono in un certo senso a spese degli abitanti originari, il cui parere nessuno richiede. Ciò crea nuove cause di conflitto. Ma soprattutto è necessario arrivare a identificare con chiarezza le cause del disastro. Si parla di ribelli, di soldati dell’esercito regolare, di bande di banditi, di lotte fra villaggi o fra etnie... La localizzazio- ne delle case incendiate e delle terre più devastate ha un denomina- tore comune: sono sempre luoghi con molte risorse vitali e molte ri- sorse minerarie. Il processo è questo: si semina prima la desolazione, la popolazione fugge, gli invasori si stabiliscono e vivono delle risor- se di questo ambiente occupato, mentre gli autoctoni in fuga sono abbandonati. Li si perseguita, si violentano le donne e i bambini, si uccidono gli uomini... ma in tutto questo non c’è chiarezza. Ci sono certamente delle risorse nascoste che spiegano i crimini. Bisogna cer- carle verificando chi cerca di accaparrarsi le risorse esistenti. Si è co- me in uno stagno in cui si muove l’acqua per pescare il pesce.

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