donne chiesa mondo - n. 48 - luglio 2016

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 M ATTEO 11, 25-30 L e parole con cui Gesù rende grazie al Padre per aver rivelato la buona notizia ai piccoli e non ai sapienti nel testo greco sono introdotte in modo strano e oscuro: «In quel tempo Gesù rispondendo disse...». Non essen- doci alcuna domanda la nostra traduzione ha eliminato il verbo rispondere, ma noi ci chiedia- mo lo stesso a chi e come risponde Gesù. Ri- sponde agli eventi della vita che interpellano la sua fede e lo fa pregando. E la preghiera diven- ta risposta a quell’amarezza, a quel fallimento e a quell’incomprensione della sua opera — lui, il Figlio dell’uomo, è considerato alla stregua di un mangione e beone amico di pubblicani e peccatori — che sono testimoniati pochi versetti prima, e che terminano con l’invettiva contro le città che avevano visto i suoi miracoli e non avevano creduto (cfr. Matteo 11, 19-24). Il mettersi di Gesù davanti al Padre gli dà la possibilità di assumere ciò che è accaduto, per M EDITAZIONE Mite e umile di cuore a cura delle sorelle di Bose «Christ et pauvres», Georges Rouault (1935) A pagina 40: «Christ dans la banlieue», Georges Rouault (1920-1924) tatti e collaborazioni con mezza Europa, in Ti- cino si giocava una partita decisiva per la loro stessa sensibilità. Attente ai bisogni locali, veni- vano elaborando uno stile che sempre più pia- ceva sia loro sia al territorio. Grazie a don Vale- rio Crivelli, successore di Agustoni, divenne for- tissimo il rapporto col liturgista della diocesi: per decenni, le benedettine hanno garantito alle grandi celebrazioni il meglio che si potesse cer- care; a ogni cambio di vescovo intervenivano a offrire casula e mitra dell’ordinazione; parroci e comunità parrocchiali hanno conosciuto e accol- to il loro lavoro. Un servizio reso pressoché gra- tuitamente, come gratuito è il bello. Erano ini- zialmente gli anni di Paolo VI , quando l’apertu- ra all’arte e a nuove forme espressive era davve- ro totale. Le suore si sono sentite confermate dalla Chiesa nella loro coraggiosa ricerca. Con- temporaneamente, in molte parrocchiali della diocesi si provvedeva all’adeguamento dei poli liturgici col medesimo spirito, optando per solu- zioni di notevole qualità». Chiedo a don Zanini se i tempi non siano però cambiati, anche ai piedi delle Alpi: correnti fredde hanno ovunque smorzato il fervore conciliare, spesso per reazio- ne a molti abusi o eccessi, proprio in campo li- turgico. Oggi, poi, con un Papa della sobrietà, che sospinge verso le periferie e relativizza le forme e i riti, è ancora plausibile una proposta in continuità con quegli anni? «Le vesti liturgi- che create negli atelier del monastero rispondo- no perfettamente alla riforma del concilio Vati- cano II , che chiede: “i riti splendano per nobile semplicità”. Una riforma, quella conciliare, per molti versi ancora da attuare. È vero: si è torna- ti a cercare spesso, sull’altare, più nobiltà che semplicità. Si fanno coincidere, equivocamente, gusto ottocentesco e solennità dei segni. D’altra parte, molto male fa la trasandatezza, la confu- sione tra sobrietà e bruttezza. Invece, il lavoro delle monache sui colori, la genuina attenzione ai materiali, un rigoroso attenersi al non banale, la risonanza d’intuizioni maturate in preghiera: tutto conduce a un’essenzialità che rende nobili i loro manufatti innovativi. Non solo un’educa- zione al bello, ma un’offerta di teologia attra- verso i paramenti: dietro alle immagini e ai co- lori ci sono studio e meditazione, non mero estetismo. Si tratta di icone, dentro i loro tessu- ti». Ogni pezzo unico può richiedere da alcuni giorni a diversi mesi di dedizione, in un concer- to di competenze che vede oggi, fianco a fianco, anziane religiose e giovani laiche: comunque donne, a servizio di una Chiesa colma di luce e di colore, riflesso della bellezza di Dio.

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