donne chiesa mondo - n. 13 - giugno 2013

donne chiesa mondo women church world mujeres iglesia mundo femmes église monde donne Dietro la melassa del politicamente corretto Figli o non figli? Sceglie la donna di R OBERTO V OLPI S i è praticamente conclusa in Italia una formidabile rivolu- zione al femminile che non siamo stati capaci di raccon- tare. E a volte, impaniati nella melassa di politicamente corretto che ottunde il pensiero e i sentimenti, neppure di vedere. Il fatto è che questa rivoluzione rovescia come un guanto un bel po’ di luoghi comuni duri a morire. Partiamo dal- le premesse. Premessa numero uno: le donne di 25-34 anni che vivono an- cora nelle famiglie di origine rappresentano una proporzione de- cisamente inferiore a quella dei loro coetanei uomini: 34,8 per cento contro il 49,6 per cento. In pratica quasi un uomo su due di quella età è ancora in famiglia, contro poco più di una donna su tre. Premessa numero due: oltre il 75 per cento delle donne di quella età che ancora vivono in famiglia dichiarano di volersene andare nei prossimi tre anni, contro meno del 65 per cento dei maschi coetanei nella stessa situazione che dichiarano altrettanto. Premessa numero tre: la proporzione di quante hanno in animo di uscire dalla famiglia di origine per motivi di matrimonio o di convivenza — e dunque per formare una coppia — supera la cor- rispondente proporzione maschile. Ma ora passiamo dalle pre- messe al dato che tutte quante sembra contraddirle, a meno, ap- punto, di non uscire dal politicamente corretto per fare un ragio- namento ben più fondato sui dati di fatto reali. In quella stessa età di 25-34 anni, infatti, le donne che dichia- rano di non volere assolutamente figli sono ventisei su cento, mentre i coetanei maschi che dichiarano altrettanto non arrivano a sedici su cento. Restano meno nelle famiglie di origine, ne escono a ritmi più intensi, per sposarsi o comunque convivere in proporzioni mag- giori dei loro coetanei, e però decisamente più di questi ultimi le donne dichiarano di non volere figli? Proprio così. Né il discorso cambia ampliando l’età. Anzi, nella classe d’età di 35-44 anni il divario diventa ancora più forte: dicono certamente no ai figli il 51 per cento degli uomini, contro ben il 64 per cento delle donne. La rivoluzione femminile sta precisamente in questo, piaccia o no: nella crescente proporzione di donne che dichiarano (e sem- pre più spesso decidono) di non volere figli. Assai più consisten- te di quella maschile e che si manifesta, è bene ripeterlo, in un quadro di intraprendenza e di desiderio di autonomia delle don- ne decisamente più dinamico di quello maschile. Ma che, eviden- temente, si indirizza, e fa da supporto, ad altri progetti, altre aspirazioni, altri obiettivi che non sono i figli ma, semmai, li sur- rogano, ne prendono il posto. Convertire i mariti La santa del mese raccontata da Sandra Isetta N ell’alto medioevo la costru- zione delle civiltà europee poggia anche su fondamenta nascoste, la forza e l’intelli- genza di grandi donne cri- stiane. È il caso delle origini del regno francese, legate alla vigorosa personalità di Clotilde, figlia, moglie e madre di re, pec- catrice e poi santa. Clotilde si inserisce in una lunga tradi- zione, inaugurata da Elena, madre di Co- stantino, che coniuga la vocazione religiosa a un destino politico, la Chiesa e la stirpe. Non è l’unica fra le donne medievali — sposate da re conquistatori per ampliare il loro dominio con legami di parentela — la cui vita è segnata da una serie di tragedie e di assassini regali, ma la cui missione è la conversione dei re consorti e pertanto di interi popoli: in Inghilterra Berta sposa di Etelberto del Kent, in Spagna Teodosia moglie del duca di Toledo. In Russia la principessa di Kiev, Olga, è la prima sovra- na battezzata e Edvige di Polonia inizia la conversione dei Paesi baltici. Le notizie su Clotilde sono nell’ Historia Francorum di Gregorio di Tours e nell’ano- nimo Liber historiæ Francorum . Nacque a Lione nel 475, mentre l’impero romano in Occidente crollava (476) e la Gallia romana si disgregava in diversi regni barbari. Era figlia di Chilperico II re dei burgundi, gruppo germanico insediatosi lungo il Re- no e il Rodano, di religione ariana. La sua fu un’infanzia di violenze, trascorsa in lotte fratricide, tra gli zii e il padre al quale nel 486 il fratello Gundobado troncò la testa. La madre fu gettata in acqua con un masso legato al collo. Clotilde non scordò mai queste brutali violenze e sua missione sarà proprio la pretesa di sostituire la giustizia divina con la vendetta personale. Orfana, con la sorella maggiore Crona fu esiliata a Ginevra, presso l’altro zio Go- degiselo. Qui le due sorelle si convertirono al cattolicesimo e si diedero alla preghiera e all’assistenza. La fama delle sue doti mo- rali e della sua bellezza giunse alle corti re- gali. Così fu chiesta in sposa da Clodoveo, il giovane re dei franchi salito al trono a quindici anni che, discendente dal mitico Meroveo, diverrà il capostipite dei mero- vingi, popolo germanico stanziatosi a nord della Senna. Con il matrimonio, lo scenario religioso della famiglia non migliora. Se il padre era ariano, il marito era un pagano che tutta- via, anche se piuttosto rude, trattava i cri- stiani con umanità: era sedotto dalla soavi- tà con cui Clotilde parlava della sua reli- gione. Acconsentì al battesimo del primo figlio, che morì quasi subito, in veste bian- ca. Le rivendicazioni contro il “Dio di Clo- tilde” cedettero tuttavia all’ammirazione per la fede con cui la regina affrontò la prova, ripetutasi con la nascita del secondo figlio, Clodomiro, salvato dalle preghiere. Clodoveo si convertì nel 496, a Tolbiaco, nei pressi di Colonia, nel corso della batta- glia contro gli alamanni. Istruito dalla regi- na, come Costantino al ponte Milvio im- plorò l’aiuto di Cristo, mutando la temuta sconfitta in vittoria: «Io crederò in voi e mi farò battezzare nel nome vostro», promessa che mantenne, insieme a tremila franchi, nella notte di Natale dello stesso anno nel- la cattedrale di Reims, ricevendo da san Remigio anche il “tocco reale”, il potere taumaturgico contro le scrofole. Nel 511 Clodoveo morì, salutato come sovrano do- nato da Dio alla Gallia cattolica, futura Francia “primogenita della Chiesa”. Le prove più dure dovevano ancora arri- vare: Clotilde chiese ai suoi figli di vendi- care l’assassinio dei nonni e Dio, per puri- ficarla, la punì con dolori. La figlia morì per i maltrattamenti del marito, Clodomiro, il figlio, fu ucciso. Ella prese in cura i loro bambini, cadendo in una colpa più grave: dal momento che gli zii volevano eliminare gli eredi del fratello, misero Clotilde di fronte alla scelta di ucciderli o di tagliare loro i capelli (i lunghi boccoli erano privi- legio e quindi segno della condizione rega- le, tagliandoli l’avrebbero persa). Clotilde preferì «vederli morti piuttosto che privati del regno»: la patria terrena aveva oscurato quella celeste, nell’animo della regina. Per espiare questa colpa si riti- rò dal mondo, a Tours, e visse in un’umiltà tale da dimenticare di essere stata regina. Come molti santi annunciò la sua morte, che sopravvenne il 3 giugno del 545. Fu proclamata santa per acclamazione e poi canonizzata da Papa Pelagio. Il suo culto si diffuse in Normandia, a Andelys-sur-Seine, dove l’acqua di una fon- te, mista a vino, è fatta bere agli ammalati, in ricordo di un miracolo di Clotilde che avrebbe ristorato gli operai che costruivano il monastero con quell’acqua che prese sa- pore di vino. Le donne si rivolgono a lei per la conversione dei mariti ed è invocata contro la morte improvvisa, le febbri e i mali alle gambe (per l’analogia tra la radice del suo nome e il verbo claudiquer ). Le si deve anche la sostituzione dei tre rospi con tre gigli nello scudo della monarchia fran- cese, che un misterioso eremita le donò nella foresta di Saint-Germain-en-Laye. In Argentina è protettrice degli orfani e patro- na del villaggio di Beruti, nella provincia di Buenos Aires. Sandra Isetta insegna letteratura cristiana antica all’università di Genova. Ha scritto diversi saggi, tra cui Il mito delle origini , in La grande meretrice. Un decalogo di luoghi comuni sulla storia della Chiesa (2013). Ha curato, fra l’altro, L’eleganza delle donne (2010) e Il velo delle vergini (2012) di Tertulliano, e i volumi Letteratura cristiana e letterature europee (2007), Il volto e gli sguardi. Bibbia, letteratura, cinema (2010) e Apocalisse. Il senso della fine (2012). Statua di santa Clotilde (Notre-Dame de Corbeil, secolo XII ) Clotilde si inserisce in una lunga tradizione che coniuga — da Elena, madre di Costantino — vocazione religiosa e destino politico Nonostante sembri a tutti il contrario i moti profondi che segnano l’evoluzione della nostra società e di società come la nostra non sono cose da uomini Sono insomma le donne, più dei maschi, a decidere in merito ai progetti riproduttivi: se, quando, quanti. Anche nel volere i fi- gli è la volontà della donna a ergersi su quella dell’uomo. Basti pensare alla riproduzione medicalmente assistita (pma). Sulle circa settantamila coppie che sono ricorse in Italia alla pma nel 2010 le donne con quaranta e più anni sono state ben venti- duemila, pari al 32 per cento. Una proporzione notevolissima se si considera che il numero dei nati in quello stesso anno da don- ne di quaranta e più anni sono stati — per ovvi motivi di fertilità decrescente — poco più del sei per cento di tutti i nati. La tenacia con cui le quarantenni si mettono nell’impresa di cercare di ottenere un figlio con la pma, magari dopo essere arri- vate tardi alla decisione di fare un figlio e, di conseguenza, alla scoperta dell’infertilità di coppia, sembra quasi voler riparare alla scarsa voglia di figli delle età precedenti. Ma è pur sempre frut- to, anche quella tenacia, della volontà delle donne. La questione figli, d’altro canto, condiziona profondamente tutto il resto: le famiglie, la loro dimensione, struttura, organizza- zione; i modelli educativi interni, e in parte pure quelli esterni, alla famiglia; il rapporto genitori-figli e quello famiglia-società. Su tutto quest’insieme di questioni pesa in modo decisivo la scel- ta figli/non figli e quella del numero dei figli. Oggi questo insie- me di questioni è saldamente nelle mani delle donne. Come a dire che sono i moti profondi che segnano l’evoluzio- ne della nostra società e di società come la nostra a essere, anche se può non sembrare così, anche se può sembrare il contrario — giacché il politicamente corretto non vuole saperne di una tale conclusione — cose di donne più che di uomini. Una rivoluzione al femminile, appunto. Passata sotto silenzio. In Italia. Giulio Aristide Sartorio, «La famiglia» (1929)

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==