Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

CONSIDERAZIONI SULLA NATURA DELLA TEORIA DELLE AREE DEPRESSE 1. Chi voglia esaminare la realtà cui si fa correntemente corrispon– dere l'espressione « area depressa», e valutare lo sviluppo, il significato storico e l'importanza degli studi e dei comportamenti pratici che si riferiscono a tale realtà, difficilmente può sottrarsi alla sensazione cli muoversi su un terreno incerto e per buona parte inesplorato. Si pongono in proposito alcuni interrogativi: esiste o no una teoria delle aree depresse? Si dà luogo per l'esistenza di una tale teoria? A quale scienza essa apparterrebbe? All'economia, alla sociologia, alla politica, al diritto? Come interferiscono, e si accompagnano in riferi– mento al soggetto indicato, le varie scienze? In che misura sono valide le concezioni che, sistemate o meno, hanno attualmente corso? Si è fin qui sperimentato un corpo efficiente di provvedimenti per intervenire nelle situazioni di area depressa? Considerando in modo ancora acritico ciò che l'espressione « area depressa» suggerisce alla nostra mente, si ha, a tutta prima, la sensazio– ne che la realtà corrispondente a tale espressione sia oggi presente un po' in ogni parte del mondo, e sia realtà pressante e di primo piano nei problemi e nelle insufficienze dell'attuale ordinamento dei popoli. D'al– t1a parte, proprio la sensazione della diffusa presenza di questa realtà induce nel dubbio che non sia pienamente legittimo considerare ristretta a determinate aree una depressione che, se ha manifestazioni acute ed evidenti in questo o in quel luogo, può tuttavia essere di natura ende– mica rispetto a tutto un sistema sociale, che abbracci anche aree appa– rentemente non depresse. Si ha poi anche la sensazione che il discorso sulle aree depresse, sebbene generalmente condotto dagli economisti o dai consigli econo– mici dei governi o da enti economici nazionali e internazionali, sia difficilmente definibile, in via esclusiva, come discorso economico. Il discorso propriamente economico alle volte non è affatto riconoscibile; BibliotecaGino Bianco

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