Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

SILENZIO Ho sentito Pelléas et Mélisande. Di musica non ne capisco niente. Soltanto m'è venuto fatto di confrontare le parole dei vecchi libretti d'opera (Sconto col sangue mio ~ l'amor che posi in te), parole grosse, · sanguinose, pesanti, con le parole di Pelléas et Mélisande (I' ai froid - ta chévelure), parole fuggevoli, acquatiche. Dalla stanchezza, dal disgu~ sto per le parole grosse e sanguinose, sono nate queste parole acqua– tiche, fredde, sfuggenti. Mi sono chiesta se non è stato quello (Pelléas et Melisande) il prin– cipio del silenzio. Perché tra i vizi più strani e più gravi della nostra epoca, va men– zionato il silenzio. Quelli di noi che oggi hanno provato a scrivere dei romanzi, conoscono il disagio, l'infelicità che coglie quando è il mo– mento di far parlare dei personaggi tra loro. Per pagine e pagine, i nostri personaggi si scambiano delle osservazioni insignificanti, ma ca– riche d'una desolata tristezza : « Hai freddo? - No, non ho freddo. - Vuoi un po' di tè? - Grazie, no. - Sei stanco? - Non so. Sì, forse sono un po' stanco ». I nostri personaggi parlano così. Parlano così per ingannare il silenzio. Parlano così perché non sanno più come parlare. A poco a poco vengono fuori anche le cose più importanti, le confessioni terribili: « Lo hai ucciso? - Sì, l'ho ucciso». Strappate dolorosamente al silenzio, vengono fuori le poche, sterili parole della nostra epoca, come segnali di naufraghi, fuochi accesi tra colline lon– tanissime, flebili e disperati richiami che inghiotte lo spazio. Allora, quando vogliamo far parlare tra loro i nostri personaggi, allora misuriamo il profondo silenzio che s'è addensato a poco a poco dentro di noi. Abbiamo cominciato a tacere da ragazzi, a tavola, di · fronte ai nostri gen}tori che ci parlavano ancora con quelle vecchie parole sanguinose e pesanti. Noi stavamo zitti. Stavamo zitti per pro– testa e per sdegno. Stavamo zitti per far capire ai nostri genitori che quelle loro grosse parole non ci servivano più. Noi ne avevamo m BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy