Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

182 DOCUMENTI posizione filosofica in parola non è stata formulata da un filosofo di pro– fessione, ma da un teologo. S. Tommaso d'Aquino, il cui pensiero testimo– nia un senso così vivo del primato dell'esistenza, è sovente ricorso a questo principio; egli l'ha invocato anzi così spesso che non si può fare a meno di tenerne conto senza misconoscere il senso profondo della sua opera; ma tuttavia egli non ne h:i fatto l'architrave di una metafisica dell'essere e delle cause compiutamente sviluppata. A ciò s'aggiunge che la ripugnanza naturale della ragione ragionante per ciò che sfugge alla presa del concetto ha assai presto spinto taluni stessi di coloro che si richiamavano ai suoi prin– cipi a trasformare la metafisica dell'essere in una ontologia dell'essenza, riducendo a quest'ultima tutto ciò ch'egli aveva detto intorno all'esiste~e. Infine, non è impossibile che l'attitudine richiesta da qualsiasi pensiero preoc– cupato di rispettare l'esistenza esiga una sottomissione al reale e imponga una modestia nel procedere che la renderanno sempre impopolare. Il senso dell'esistenza non priva certamente del piacere d'ammirare i grandi sistemi creati dal genio dei metafisici, ma non permette che ci si lasci imprigionare da essi, t può persino togliere a taluno che volesse tentare una simile im– presa il gusto di provarcisi. Che sia per queste ragioni o per altre, sta di fatto che l'esempio dato da S. Tommaso d'Aquino ha avuto ben pochi imitatori. Lo si è molto com– mentato, ma ben poco seguito. L'unica maniera di seguirlo veramente sa– rebbe quella di rifare la sua opera come la farebbe lui stesso oggi partendo dagli stessi principi e di andare più lontano di lui nella stessa direzione e sulla stessa strada ch'egli aperse allora. Se questi principi sono veri, la loro fecondità non è certo esaurita. Non c'è dunque nulla di assurdo a rimetterli in funzione, nella speranza che getteranno qualche luce sugli aspetti del reale ch'essi furono destinati a illuminare sin dalla loro prima formulazione. Il primo e più fondamentale di questi aspetti dell'essere è la sua invin .. cibile ripugnanza a lasciarsi completamente ridurre a ciò che è. Definire l'essere colla sola essenza resta di certo una tentazione permanente della .ragione, ma è impresa fallace, e quelli che l'hanno spinta fino in fon– do non hanno potuto fare a meno di vedere quanto abbia di arbitrario. Essa infatti presuppone o che si metta l'esistenza tra parentesi, attraverso una astrazione precisiva assolutamente ingiustificata se non dal fatto che non si sa cosa fare dell'esistenza; o che si sostituisca l'esistenza con un surrogato che, altrettanto inammissibile per il pensiero concettuale, sia inoltre comple– tamente estraneo all'essere. Infatti, la sola cosa al di fuori dell'essenza cui si possa pensare senza essere costretti a porla come radicalmente estranea all'es- BibliotecaGino Bianco

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