Cultura e realtà - anno I - n. 3-4 - marzo 1951

8 FELICE BALBO mente alle quantità sensibili. E non solo nel senso, che sarebbe an– cora volgare, di misurare la vita, il lavoro, le cose in base alla loro relazione immediata col salotto, la setta, il pubblico o i colleghi (come successo, considerazione, ecc.) ma anche in quello più sÒttile per cui si crede di sfuggire allo scambio dei valori col successo immediato attraverso il sottometterli, per esempio, a quello futuro, e si crede di sfuggire al considerare valore il clan, la setta, ecc. considerando va– lore la maggiore ampiezza della « nazione » o della « civiltà », ecc. Eppure è troppo evidente che il successo futuro, la nazione, la civiltà se sono vissuti solo in quanto maggiori dimensioni sensibili (com'è nel caso considerato) non solo non sono valori ma determinano una se– parazione dai valori tanto più invalicabile quanto più rinviata e non dichiarata. E non è difficile trovare i libri che sono in tale pos1z10ne nel con– siderare il soggetto di cui trattano o che addirittura arrivano con tranquilla ovvietà ad affermarla come la sola possibile, senza nemme– no lasciare supporre che ve ne possa essere un'altra. Valga per tutti un esempio significativo: la recente raccolta di saggi di Philipp Frank, Modern science and its philosophy; tanto più significativa in quanto si tratta di scritti rigorosi e intelligenti di uno studioso molto rappre– sentativo e tutt'altro che isolato. Leggendoli sembra non si possa far altro che rallegrarsi del sovrano equilibrio e della raffinata assenza di pregiudizi e anzi delb critica acuta con cui vengono dissolti gli 1c idoli ». Ma non è difficile ad un esame attento rilevare come l'as– senza di pregiudizi sia strettamente legata alla indifferenza per i va– lori e quindi alla presenza operante del pregiudizio di cui sto par– lando 1 • 1 Fino ad arrivare ad affermazioni come questa che merita citare per esteso in quanto pur mostrando l'errore con grossolana evidenza non è casuale ma coerente con tutto lo spirito della posizione (e non solo con quella del Frank): <e Dialectical materialism has, as a matter of fact, nowhere been chosen as a basis of education cxcept in countries where the government has been committed to Marxist economie and poli– tica! principles. In this case, there is clear advantage in having these principles linked up with the laws of physical science by a common set of principles. With the same right we can assume that Thomism is not commendable as a basis of education exccpt where the government is committed to the politica! and religious doctrine of the Catholic Church. For it will enlist science, politics and religion a5 derived from common principles » Op. cit. Harward University Press - Cambridge Mass, 1949; p. 272. Al– meno sotto certi aspetti (essenziali però) l'opera del Frank può rappresentare una posi– zione comprensiva sia del Wiener Kreis, sia della scuola di Chicago, e alla confluenza delle varie correnti empiristiche (in particolare tiene conto di Peirce, Bridgman, Ein– stein, Carnap, Dewey, ecc.). BibliotecaGino Bianco

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