Critica Sociale - anno XLII - n. 9 - 1 maggio 1950

106 CRITICA SOCIALE Gli Amivi di Critica Soc,iale, riunW per riaffer– mafle la nec·essilà che questa rivisna viva in una atmosfero di fuv:Mo slanci1o S1ocz"alis~a, coronamen– to di Ullla serie di prc;vv.edimenti inteS1i ad assicu– rare la continuità delle pubbUcazioni, hanno con– cordemente deciso di affidare la condirezione di « Crllica Sociale» at compagni Ugo Gqid,o Mondolfo e Robiert,o 1'remelloni. Il compa•gno Mondolfo, per i motivi esposti nella lettera che segue, sarà temporaneamenne soslitu,ito rlel:laoondfrezi•one dal c,ompagno Anioniio Greppi. Gli Amici di « Critica Socliale » fanno proprio l'ap– peNo della nuova Direzione ddl'a rivista e si augu– rano che lutti i compagni. pensos.z' delle wrti del s•o>– ci'alismo italiano ne !intendano con noMltà di pro– positi l'alto significalo! IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRIMO Scelta con un significato coraggiosamente pole– mico, provata dalle più drammatiche vicissitudini, questa data ritorna oggi, vecchia di oltre mezzo se– colo, non stanca ma disi ncantata. Ce lo dice, dal fondo del nostro cwo.r e di socialisti fedeli, l'ama– rezza deHa vigilia. Un'amarezza nella quale si me– scolano sentimenti e riverberi psicologici di varia natura: nostalgie e recriminazioni, superstiti spe– ranze e invincibili riserve; anche qualche :resipi– scenza. In ogni modo possiamo facilmente imma– ginare. che anehe quest'anno vivremo il Primo Maggio assai più nella suggestione dei ricordi che nell'emozione della sua attualità. Come questa. ricoI'll."enza,che vole;va celebrare internazionalmente la poesia del lavoro e la soli– darietà dei lavoratori, abbia perduto ormai tanto del suo senso e della sua unanimità ben sa chiun– que abbia partecipato, soffrendo, alla travaglia– tissima storia dei nostri tempi. Il Primo Maggio non era che un simbolo, per quanto ricco di luci e di palpiti: il simbolo con– sensuale dell'unità del movimento- operaio e dei suoi scopi e delle sue mete. Spezzata, sgret!o,lata quella unità, come· avrebbe potuto restare unitaria la sua bella, splendente allegoria 1 Tutt'al più noi abbiamo i,l diritto- di domandarci, non fosse nhe per il dolore che ci costa, a chi debba risalire la iresponsabilità di questo e'.Pilogoche sem– bra riassumere e scontare tutta una storia di pun– tigli e di eresie. Nè la risposta sembra dubbia, se difficilmente si potrebbe negare che il distacco del comunismo dal vecchio ceppo marxista e l'abbandono da parte delle sue forze de,J:metodo democratico di lotta hann? creato ~a prima frattura nel fronte del pro– letariato e gettato il primo seme della discordia nelle sue file. Ed è superfluo rilevare che il cattiVIOesempio, con !a sua fat8!le attrazione, è stato largamente segmto, come·sta a pirovare da noi e non soltanto da noi, l'atteggiamento delle corre~ti massimalisti– che del socialismo. Che, d'altro canto, la diagnosi sia giusta è con– fermato dalla situazione di quei Paesi che sono riusciti a contenere l'impazienza comunista nei li– miti di una semplice espressione platonica. In essi Biblioteca Gino Bianco Mi associo molto cordialmente al nobile caloroso a,ppeHo rivolto dal Comifato di redazione agli amici di « Critica Sociale » e mi auguro che esso renda più folto il manipolo di colO'ro che vogliono restare stretti i,ntorno a questa rivista per mantenere viva la più pura tradizione del socialismo democratico. Pur sperando, conforme al desiderio mio e a quel– lo affettuosamente espressomi dagli amici del Co– mitato di Redazione, di ·poter continuare sempre la mia attiva collaborazione alla rivista, ho tuttavia .pregato l'amico Greppi di v-oler sostituirmi nelle mansioni di condirettore, flnchè io con.t>inui nelle funzioni di segretario del iP.S.U., per il cui adempi– mento doverosamente ritengo di dover serbare la più larga libertà. UGO GUIDO MONDOLFO MAGGIO l'unità politica e sindacale è pressochè intatta e là, dunque, il Primo .Maggio potrà essere fortuna– tamente ctllebrato col caratter13 unita,rio della sua origine. Ma a noi proprio non resta che assistere inerti agli sviluppi di questa malinconica crisi, aspettan– do nuove scissioni come se ormai il destino dei no– stri lavoratori dovesse dipendere dal misteirios,o influsso degli' astri o dal giuoco mùtevo,Je delle parti 1 Tre sono ormai le organizzazioni sindacali nel~ l'orbita del socialismo. E non ci stupiremmo se la loro mediocre efficienza e la scarsa fiducia degli interessati :firantumassero ancora di più le forze del •lavoro che oggi gravitano intorno ad esse. Comunque è sempre più frequente l_agerminazione di sindacati indipendenti, sopra tutto nella sfera deUe attività intellettuali. Nè si tratta di una ten- - denza localizzata, onde l'a nostra delusione possa cercare nel mondo più grande qualche generoso conforto. La situazione internaziona,le, infatti, ri– produce nelle debite proporzioni fo nostre incon– gruenze e i nostri errori. Ci accade così di avere simultaneamente sotto gli occhi, in questi giorni, i poil'tuali americani che c•aricano con zelante impe– gno le armi e i nostri che riluttano a scaricarle, solidali coi compagni franeeste non soltanto con loro. E nbn è senza significato il .dissidio che si va sempre più inasprendo tra g,li ope·rai di certe aziende, dove gli uni occu.pano, le officine e gli altri ostentatamente parteggiano per gli impren– ditori, rompendo una tradizionale solidarietà di classe. Ciò che, d'altronde, sta a dimostrare una volta ,di più come la lotta sindacale sia oggi in– fluenzata da motivi e da finalità che le hanno fatto perdere di vista la sua stessa ragione di essere. ' Orbene, niente sarebbe più pericoloso e mortifi– cante della pe1rseveranza in un· fata'1ismo e ih un attendismo che hanno già messo insieme troppe colpe e troppi rimorsi. Qualche cosa da fare, per fortuna, c'è. E non meno sul piano politico che su quello sindacale. Qualche cosa che ci viene sug– geTito dailla nostra coel,'enza di .socialisti e dalla stessa logica della crisi che abbiamo cercato di comprendere e di spiegaire.

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