Critica Sociale - anno XLI - n. 14 - 16 luglio 1949

314 CRITICA SOCIALE stituzionale funzioni e che le crisi possano essere ri– solte con metodi pacifici, è necessar:o che l'alterna– tiva si attui tra forze che lottano sullo stesso ter•reno parlamentare, con metodi democratici legalitari. Alla luce di questa premessa possiamo domandarci qual'è la situazione oggi in Italia, se ci sia cioè tra noi un'alternativa di forze, una delle quali possa es– sere chiamata a g-overnare lo Stato il giorno in cui la funzione dell'altra appaia esaurita. In realtà, dato clie le forze dei minuscoli partiti di estrema destra non possono aver la più lontana possibiiìtà, nè ora nè per lunghissimo tempo (speriamo mai) di esser chiamati ad assumere il potere; dato che le forze dei partiti che collaborano al governo con la democrazia cristiana non hanno neppur essi per ora, nel Parla– mento e nel Paese, forze che li abilitino ad assumere la responsabilità del potere, e dato che essi sono fi– nora troppo strettamente aderenti alla politica del partito dominante; l'unica alternativa al dominio di questo è offerta dai partiti di estrema sinistra, il cui avvento al·patere ci appare oggi come una prospetti– va che non -può attuarsi se non per effetto di un gioco di forze che esca fuori dall'ambito strettamen– te costituzionale e parlamentare. È' evidente che questo può cost:tuire un serio pe– ricolo per la solidità del nostro regime democratico: ragione per cui il giorno nel quale noi saremo riusci– ti, coll'unificazione socialista, a creare una solida ·« terza forza», dovremo proporci il quesito se nel– l'interesse del proletariato e del Paese, a cui importa ·senza dubbio che -sianomantenute vive e salde le isti– tuzioni democratiche; risponda meglio il compito no– stro di ottenere, con le accresciute nostre forze, una più larga partecipazione a,lgoverno, con relativo mag– gior peso politico in modo da influire sensibilmente sulle direttive del1'azione governativa ed ìn•rodurvi elementi seri di riformismo veramente ·socialista; o ,se non ci convenga invece, e non risponda· meglio al– le nostre funzioni, che noi cerchiamo di costituire quella possibilità di alternativa per il giorno in cui il risveglio di una coscienza laica genuinamente nazio– .nale, la dimostrata insufficienza del riformismo de– mocratico-cristiano a risolv·ere gli essenziali problemi della vita nazionale, ed altri analog-hi eventi rendano impossibile l'ulteriore permanenza del potere portico ndle mani della Democrazia Cristiana. E' un proble– ma questo che dovremo cercar di studiare e risolvere con molta attenzione e che potrà offrire al nuovo partito unificato il mezzo di elevarsi prontamente so– pra le piccinerie degli int,eressi immediati e della cro– naca quotidiana. * * * Il problema della laicità dello Stato potrà costitui- re forse l'elemento preponderante di questa nostra analisi. Anche i compagni nostri più favorevoli alla nostra permanenza nel g-overnohanno avuto occasio– ne di dichiarare in questi giorni che, se essi sono riusciti ad ingoiare il rospo della cancellazione della ricorrenza del XX settembre dalle feste nazionali, do– vrebbero proporsi risolutamente il problema se sia possibile continuare a mantenere la nostra coUabora– zione con un partito la cui sudditanza al Vaticano si esplicasse con la rimozione della statua di Giordano Rmno dal luogo in cui egli subì il martirio per la fedeltà alle sue idee.. Ma in questi giorni un altro fatto si è aggiunto, intorno a! quale ci riserviamo di pronunciare if nostro ,giudizio definitivo il giorno in cui sarà appars.o chiaro il modo della sua attuazione; che ad ogn_imodo non può sin d'ora non attrarre BibliotecaGino Bianco tutta la nostra vigile attenzione. Siamo perfettamente d'accordo che non hanno titolo per protestare contro il decreto del Sant'Uffizio i comunisti aperti o larva– ti, non solo perchè essi sono apologisti di quella po– litica di « democrazia popolare» in cui ogni autono– mia di pensiero è colpita in maniera assai più atroce di quello che nella situazione attuale compie la Chi~ sa ,cattolica, e la scomunica vi è sostituita dalla per– dita della libertà personale ei spesso, della vita, ma anche perchè non possiamo non considerare legittima la difesa che la Chiesa cattolica tenta oggi di oppor– re contro il gioco dei comunisti di accaparrarsi il dominio delle cosc:enze con un ostentato ossequio alh fede cattolica, che è andato dal voto fa, orevole al– l'art. 7 de]a Costituzione fino alla partecipazione alle celebrazioni delle più clamorose e meno serie sagre religiose. Ciò non toglie peraltro che tutti coloro i quali han– no il senso della ribertà e si preoccupano di vedere la reltgione fatta mstr'Umentwm regrni debbano guar– dare con vigile apprensione ai po?sibili sviluppi deJ ricordato decreto del Sant'Uffizio. Si ha un bel dire, come fanno alcuni :giornali cattolici, che ciò che si intende di combattere non è il principio .politico, ma la dottrina materialistica avversa alla fede religiosa; in realtà tutti sentono che la lotta è portata sul ter– reno politico, per forM di cose, almeno in questi no– stri Paesi occidentali, e in modo particolare in Ita– lia, dove la propaganda comunista, compiuta con tut– ti quei mezzi che sopra abbiamo accennati e che sono del resto universalmente noti, costituisce fa forza con– tro cui più violentemente è costretta a cozzare la propaganda democristi.m a in mezzo alle masse popo– lari per render più sicura la sua preminenza nella vita del Paese. Del resto anche i precedenti sono abbastanza istrut– tivi al riguardo. Anche contro il nazionalismo mo– narchico francese l'enciclica di Pio XI adduceva ar– gomenti di ordine filosofico e religioso, ma fu a tut– ti evidente che la Chiesa si sentì allora costretta ad assumere queTatteggiamento, se non voleva, con la tolleranza della propaganda monarchica dei naziona– listi francesi, a cui morta parte del clero sembrava associarsi, perdere quella situazione di sicurezza e di vantaggio che si era venuta costituendo dopo le lotte dei primi anni di questo secolo, con l'aperta e incondizionata adesione alle istituzioni della Terza RepÙbblica. Ma più chiaro ancora riesce il richiamo alla situa– zione dei primi anni dopo la proclamazione del Regno d'Italia. Quei principii che il' Sillabo, fatto redigere nel 1864 da Pio IX, dietro i~pirazione di quel v~ scovo di Perugia che doveva poi succedergli nel so– glio pontificio, condannava \:On acerbo accanimento, circolavano già da tempo, senza che si fosse sen– tito il bisogno di proclamarne in maniera cosi solen– ne la condanna in un documento che rappresenta una tappa importantissima nella storia del ipensiero reli– gioso ·cattolico. Se non ci fosse stato quel processo di unificazione politica deH'Italia per cui, dopo le le– gazioni della Romagna, erano state tolte al Papa an– che quelle delle Marche e dell'Umbria e Roma era stata proclamata, capitale del futuro regno unitario; se non ci fossero state le leggi eversive che sottrae– vano alla Chiesa cattol'ica importanti fattori della sua potenza e del suo influsso nella vita del Paese, il Pontificato non avrebbe sentito allora il bisogno di emanare quel solenne documento. Ma il decreto odierno emanato dal Sant'Uffizio è

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