Critica Sociale - anno XLI - n. 12 - 16 giugno 1949

266 CRITICA SOCIALE questa occasione ha dato prova De Gasperi, ;;he è certamente, sotto molti aspetti, il migliore condot– tiero e soldato del suo esercito. Ma, nonostante lo sforzo che egli ha compiuto e compie, nessuno potrà consentire di vedere la co<;Ì detta Terza Forza nel partito democristiano, anche per il fatto che, come partito, esso è una coalizione di forze divise da gravi contrasti anche su punti pro– grammatici fondamentali, e non soltanto contingen– ti, che non ha quindi in sè una direttiva e le cui parti sono tenute insieme soltanto da una concezione pa– ternalistica, la quale è negazione di forza, perchè tende a contenere, a reprimere le energie esisten:i nella vita della nazione. La Terza Forza deve invece aver l'efficacia di suscitare queste energie, di sospin– gerle all'azione per effetto di un impulso che operi in loro e non venga dall'esterno, come è in ogni for– ma di paternalismo. La Terza Forza deve essere contro ogni for!I)a di .assolutismo, tanto quello che venga da un dogmatismo confessionale, quanto quel– lo che tragga ispirazione da una passiva obbedienza alla parola d'ordine che viene dall'Oriente. Deve es– sere una forza che sappia tener fronte alle incon– sulte agitazioni comuniste in nome di un prog,am– ma di ampia, organica, audace innovazione nella vita sociale e spirituale. A questo fine non può condurre se non l'unità delle forze socialiste <lemocratiche. * * * In queste ultime settimane il movimento di uni– ficazione pareva bene avviato. Il momento pareva particolarmente favorevole per il fatto che il grup– po degli autonomisti del P.S.I., che fa capo a Ro– mita, dopo aver per tanto tempo deluso le aspett<tti– ve di coloro che attendevano di vederlo sciog'.iersi dai vincoli che lo legavano ad un partito sempre più succube della volontà comunista, aveva finalmente trovato la forza di svincolarsi. Giovava senza <lub– bio anche il fatto che il governo del nostro Partito fosse tenuto da una frazione che si era dichia,ata favorevole alla uscita della nostra delegazione dalla compagine. ministeriale. Noi avevamo bensì dichia– rato che. nonostante le nostre convinzioni personali, non avremmo tollerato _che si ponesse la uscita dal Ministero o l'opposizione al Patto Atlantico come pregiudiziali per l'inizio delle trattative. Sono pro– blemi quelli, importanti senza dubbio, ma contin– genti, che spetterà al partito nuovo di -risolvere e per cui ciascuno propugnerà naturalmente soluzioni conformi alle convinzioni sue. Ma, pur ponendo que– sta fermissima premessa, noi davamo agli altri due gruppi con cui conducevamo le trattative la certezza che av,remmo tenuto il nastrò partito lontano da ogni tentazione di farli trovare di fronte a una delibera– zione che potesse essere per loro una inaccettabile pregiudiziale. Le trattative parevano pertanto bene avviate, no– nostante che si presentassero sin da principio note– voli ostacoli. Questi nascevano dall'una parte e dal– l'aAra. I socialisti indipendenti e gli autonom:sti u– sciti dal P.S.I. erano preoccupati della piega presa dai congressi regionali del nostro partito. nei quali ha -riportato la, maggioranza assoluta. per un com– plesso di circostanze che non stiamo qui ad esami– _nare, ma che certo non sono se!!Ilo di una confor– tante vitalità, la frazione che si chiama di concentra– zione e tendevano perciò ad ottenere per sè un esa- BibliotecaGino Bianco gerato riconoscimento di ·forze numeriche (che non era possibile corisentir loro) in modo da poter bilan– ciare le forze della concentrazione e ingaggiare con energie presso a poco pari il duello tra gli oppusti indirizzi che si sarebbe cercato di imprimere all'a– zione del partito unificato. Dall'altra parte la detta concentrazione non intendeva perdere la possibilità di far ,prevalere l'indirizzo da lei propugnato e con– testava, del resto con piena legittimità, l'attribuzio– ne agli autonomisti di un numero di voti certamrnte assai superiore alla loro efficienza in questo mo– mento. In ur:a situazione -che sembrava non offrire via di uscita, fu trovata una possibilità di so– luzione con la proposta che noi abbiamo illu– strata e scstenuta nello scorso fascicolo e che autonomisti e indipendenti non erano disposti ad accogliere, vedendovi insito un pericolo, che po– teva infatti presentarsi se non si fosser.o of– ferte determinate garanzie e modalità di applicazio– ne, che era tuttavia possibile trovare senza grande fatica. E infatti si era prossimi a giungere <td un accordo, che ~i riteneva di poter raggiungere in pie– no· mercè l'intervento del Comisco e dopo che si fosse lasciato ai rappresentanti degli altri due gruppi di prendere accordi coi loro seguaci, che essi senti– vano di dover consultare prima di prendere impegni a nome anche loro. Era logico pertanto che, se si voleva sinceramente l'unità, si concedesse i~ rinvio che gli altri due gruppi chiedevano e che poteva durare da una a tre settimane. Nessun danno poteva venirne al nostro partito nè alle singole frazioni, l'e– quilibrio delle cui forze era ormai stato fissato dai congressi provinciali. Ma i rappresentanti della frazione di coalizione, rafforzati dall'adesione del compagno Martoni, ne– garono il rinvio; e di qui vennero gli avvenimenti che i nostri lettori certamente conoscono; vennero cioè le dimissioni del segretario del Pa,rtito e del direttore dell'Umanità, che dal voto della maggio– ranza vedevano preclusa la via al conseguimento del fine per cui avevano tanto lottato; e venne la di– chiarazione degli altri due g•ru,ppiche, all'invito del nuovo esecutivo di continuare le trattative_ rispose– ,ro di ritenerlo·inu'ile dopo che si era distrutta 1 a pos– sibilità di venire ad un accordo sulla base della pro– posta avanzata dal nostro stesso esecutivo, e Jichia– •rarono di doversi ormai rimettere all'azione soltanto del Comisco, nella speranza che questo accetti di tentare la sua opera pacificatrice, anche se non gli si è usata la doverosa cortesia di attendere ,a sua venuta prim,i di prendere una deliberazione che po~ ne in rischio ogni possibilità di efficacia della sua azione. Auguriamoci che il Comisco voglia tentare l'ac– cordo e possa riaprire la via alla possibilità della sua effettuazione. Ma intanto diciamo che spetta ai compagni della periferia di far sentire la loro vo– lontà, di aff erma·re che non si può e non si •leve, per càlcoli meschini, far fallire una speranza, il cui adempimento può veramente segnare una svolta es– senziale per l'avvenire della democrazia e del socia– lismo nel nostro paese. E risulti ben chiaro che, se c'è chi continua ad avversare l'unificazione so.::iali– sta o a screditarla con assurde espressioni di scetti– cismo, quegli veramente merita. di essere colpito dal sospetto <li essere legato col cordone ombeli:ale ad una qualche matrice bolsèevica. U.G.~

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=