Critica Sociale - anno XLI - n. 10 - 16 maggio 1949

218 CRITICA SOCIALE za di perdite nostre e democristiane potrebbe pertan– to parere. logico inferire che gli elettori di Sardegna hanno voluto esprimere la loro fiducia nei partiti che sono al Governo, tanto più che anche i liberali han– no subito qualche perdita notevole e i repubblicani hanno potuto mascherare le loro probabili perdite solo in quanto si sono inalveati nel Partito sardo d'a– zione, in cui le tendenze _autonomiste arrivano fino al margine di un vero separatismo, nel quale è im– plicita la sfiducia nel Governo centrale. Può pertan– to sembrare logico e ben fondato il giudizio dato da alcuni che le perdite da noi su0ite nelle elezioni re– gionali sarde, sono dovute al fatto che siamo un Par– tito di governo. Una simile deduzione ha certamente un fonda– mento, a mio vedere, più saldo di quel che abbiano fanalisi e··1a 'conclusione brevemente tracciata dal ·'compagno Sa:ragat._ Io ·credo tuttavia che non biso– gn'a rimanere alfa supei;ficie. Ha un mòvente più pro– fondo' l'orienfàmento complessivo che il corpo eletto– 'ralè s'ardo na assunto 1'8'di maggio. Dopo le soffe– renze de'l ·periodo fascista, che in Sardegna trovò. per opera di ·_alcuni uomini e gruppi una resistenza 'spìHtulile''maggiore che non ebbe in molte altre re- · giorii 'd'Italia che pure sono ecortorriicamerite,'politi– éàrrieiite è culturalmente '.più avanzate; dopo le sof– ferèrize anche maggiori del periodo della guerra =n cuì la Sardegna per più mesi si trovò quasi distac– cata· dà tutto il· resto déll'Italia, era naturale che i .nostri· fratelli di quell'isola veramente sventurata at- ,tend'essèro dalla ricongiunzione con gli altri italiani ·e' dalla liberazione di tutta la nazione, rinizio di un' o– 'pera organica' di coraggiose riforme, che dèsse final– mente loro quel sollievo che dà tanto tempo aveva– no: iriutilmente attèso. Se questa aspettazione era vi- -~ '.va'negli abitanti anche delle altre regioni, tanto più ' doveva essere impaziente, quasii irrequieta, nell'ani- mò 'di coloro che più lungamente e più gravemente avevano sdferto. ·Mòlti di costoro erano animati da una fervida vo– lontà di resurrezione e da uno spirito di iniziativa :di ·tùi · sono visibili oggi le tracce, specialmente in quelle città che più hanno sofferto i disastri della guerra. Cagliari ha ricostruito, anche per iniziativa privata, una proporz_iònemaggiore di case distrutte he ·non abbia fatto la stessa Milano che pure tra le. dttà del continente è quella che ha dato segno più palese deJ.l~sua capacità di iniziativa. Era pertanto. naturale che i cittadini sardi attendessero di vedere accanto allo sforzo loro, e in aiuto di questo, com– piuta· un'opera non timida e non frammentaria da parte del governo, Può anc:he darsi che l'attesa sia ·andata oltre le possibilità; ma è certo che l'opera · compiuta dai pubb!ici poteri è rimasta molto al di ·qua, oltre che delle speranze, anche delle possibilità ·che lo stato delle cose consentiva. ·. In que~ta· situazione; se anche, come io propendo a credere, noli c'è stato veramente negli elettori sar- . di un preciso proposito di esprimere la loro prote– sta contro i ·partiti che fanno parte del governo, c'è stata però la chiara manifestazione di una loro dif– .,fusà insoddisfazione per l'insufficienza dell'opera compiuta a loro riguardo. Perciò hanno così larga– mente aderito a questi partiti, che col loro atteggia- . mento parevano interpretare il malcontento anche della popolazione d_ell'isola.Questo è, a mio vedere, . il 'significato dei risultati delle elezioni sarde. * * * Se le elezioni sarde sono l'avvenimento più im- portante d~lla scorsa quindicina nell'ambito naziona- • BibliotecaGino Bianco le, nell'a~nbito internazionale l'interesse è attratto so– prattutto dalla cesbazione dei blocco di Berlino e dal dibattito sulla sorte delle colonie già italiane. Su quest'ultimo punto la conclusione non potrà considerarsi definitiva se non quando sarà intervenu– ta la deliberazione dell'O.N.U.; ma fin d'ora è da ritenersi probabile che questa possa non mutare af– fatto o non mutare sensibilmente quanto è stato con– venuto nel compromesso uscito dai colloq~i tra· Sfor– za e Bevin. Questo risultato può certamente irritare i clan nazionalisti e servire come argomento di arti– ficiosa polemica per i Partiti di estrema sinistra, pronti a cogliere ogni occasione per la loro sistema– tica lotta contro il governo. Non pensiamo però che fossero molti coloro i quali sinceramente sperassero che, se anche una soluzione del problema coloniale in senso favorevole all'Italia non era stata posta co– me condizione per l'adesione di questa al Patto A– tlantico, ne sarebbe stata tuttavia l'effetto. Abbiamo' già de!,to altra volta che sarebbe stata destituita di ogni fondamento ogni speranza di questo genere, so– prattutto per il fatto che era stata evidentemente l'I– talia che aveva aspirato ad essere inclusa in' quel Patto come potenza fondatrice, e posta così in con· dizione di pari dignità con altre f.ra le maggiori po– tenze uscite vittoriose dalla guerra. D'altra parte era chiaro che l'Inghilterra non intendeva ri.nunciare al– l'occasione che le· si offriva di rinsaldare il suo do– minio sul Mediterraneo. che era stato minacciato in un momento critico dell'ultima guerra, e che essa pertanto non poteva rinnnciare a<l uri compenso del– la sua diminuita possibilità d'ingerenza neile cose dell'Egitto .e della Palestina. Apparivano d'altra parte· non facilmente· supera– bili le ragioni che avevano indotto l'America a pren– dere posizione favorevole alla tesi inglese, per l'in– teresse che essa ha di stabilire basi aeree e navali sulla costa del!'Africa, senza timore che la nazione , alla quale spetterebbe di concedere lo stabilimento di queste basi possa trovare resistenza in una oppo– sizione comunista, e soprattutto senza timore che dalla nazione a cui appartengono quei territori p·os sano venire una infiltrazione, per mezzo di una cor– rente migratoria, di quinte colonne del blocco orien.. tale. · · Forse questo sospetto, che contribuisce ad ispi-– rare la condotta del!'America, potrà avere una dan– nosa ri~ercussione anche sulle possibilità di una emi– grazione di nostri coloni che possano trovare lavoro nel dissodamento delle terre della Libia. E questo, anche non ci sia da fare grande assegnamento sulla capacità di quelle terre di assorbire una somma no· tevole di mano d'opera, sarà certamente l'effetto più doloroso ddla non fausta soluzione del problema co- loni&le italiano. · * * * Quanto alla cessazione del blocco di Berlino, non è facile aM'opinione pubblica di orientarsi per com– prendere le cause che hanno condotto a quella solu– zione. In tutto il gioco delle potenze su quello, come del resto anche sugli altri settori della loro contesa, non è facile orientarsi; specialmente si addensano sempre numerose incognite sull'atteggiamento della Russia, la quale specula sempre sull'incapacità in cui si trova l'opinione pubblica_di intendere il suo gioco per poterne trarre almeno il vantaggio che deriva dallo stato di sospensione a cui costringe le potenze avversarie. In apparenza lo sblocco di Berlino è un trionfo

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