Critica Sociale - anno XLI - n. 9 - 1 maggio 1949

194 CRITICA SOCIALE dei loro affiliati. Quasi contemporaneamente sor– geva il primo movimento so·cialista, che agli operai dava una .coscienza politica e contribuiva a se– gnare le direttive e a dare un contenuto finali– stico all'azione anche dell'e organizzazioni operaie. Così quell'affermazione del diritto operaio che nei primi anni era raccolta quasi esclusivamente nella manifestazione del 1° Maggio, andò un po' alla volta diluendosi in tutte le giornate dell'anno. Il 1° Maggio rimase tuttavia un'occasione per fare il bilancio del cammino che era stato percorso e per stabilire il programma dell'azione che era tut– tora da svolgere. Intanto. erano penetrati in Parlamento i primi deputati socialisti che furono immediatamente ri– conosciuti come diretti e genuini interpreti delle aspirazioni della classe lavoratrice. Sotto l'incita– mento di costoro, e spesso per loro diretta inizia– tiva, furono dal Parlamento, emanati provvedi– menti che offrissero qualche garanzia alla salute ed all'integrità fisica dei lavoratori, che concedes– sero loro uno spazio sufficiente di tempo per reintegrare le forze giorno per giorno consuma– te nel lavoro, che accrescessero il tenore della loro vita materiale con una meno insufficiente alimentazione mercè un aumento dei salari, che decretasse una assistenza per loro nei casi di in– fortunio e di malattia, che non li lasciasse in pie– no abbandono quando avessero raggiunto una età in cui non potessero più compiere un lavoro pro– duttivo per gli altri e per sè. Anche dopo questo inizio di riforme legislative il 1° !Maggio ebbe un suo speciale compito, quello cioè di agitare i problemi •che si intendeva· di ri– solvere per suscitare, intorno ai provvedimenti che si ritenevano. necessari, l'attenzione. e il con– senso della pubblica opinione. Ma insieme restava un altro compito al r Maggio, tanto più necessa– rio quanto più l'azione quotidiana necessariamen– te ed utilmente si frantumava nella lotta per il conseguimento di fini partico:lari che spesso era– no sensibilmente diversi da luogo a luogo e· da categoria a •categoria delle classi lavoratrici. Il 1° Maggio era occasione in cui tutti questi scopi particolari venivano riannodati al conseguimento della mèta finale verso cui mirava il movimento socialista, senza eccezione considerato come unico interprete e guida di tutte le aspirazioni e di tut– to il movimento di tutti i lavomtori. Per tale mo– do le riforme, per cui volta a volta si lottava, non facevano perdere -di vista .la « rivoluzione » ver– so cui si mirava: •anzi le riforme stesse venivano coordinate come tappe per il raggiungimento del– la mèta finale. Le vicende che subì l'Italia in questo ,.sessanten– nio che ci separa dal 1889, hanno dato volta a volta particolare fisionomia alla festa del 1° Mag– gio, .la quale ebbe poi una lunga sospensione nel periodo fascista in cui alla « festa del lavoro ~ si volle togliere il carattere internazionale, univer– sale che aveva precedentemente avuto, riducendo– la ad una incongrua manifestazione nazionalisti– ca, col proclamare Festa del Lavoro il giorno del Natale di Roma, cioè dell'origine di quell'impero in cui i diritti e la dignità del lavoro erano stati conculcati in maniera non meno violenta ed op– pressiva che negli antichi imperi orientali. BibliotecaGino Bianco A distanza di sei giorni da.Ila piena liberazione dell'Alta Italia si tornò nuovamente a èelebrare il 1° Maggio; ma grande oscurità era negli spiriti che per tanti anni avevano sofferto la tenebra spi– rituale del fascismo ; e la lotta partigiana che si era combattuta negli ultimi tempi, e che costitui– sce un grande titolo di nobiltà per I la gioven– tù italiana, aveva però fatto sorgere l'opinione che solo la violenza dovesse considerarsi artefice della storia e mezzo per cui si foggiano le sorti delle classi e dei popoli. E un'altra tendenza a– veva creato la lotta partigiana, quella del doppio gioco, che si introdusse nell'azione dei Partiti ri– costituiti dopo la liberazione. Tutto, il periodo dell'esarchia e quello del governo tripartito fu una vicenda continua, intricata, indecorosa di que– sto doppio gioco con cui i Partiti miravano ad in– gannarsi reciprocamente e si trovavano poi allea– ti nell'opera di inganno e di tradimento a danno del Paese. Solo l'insorgere di uno schietto movimento so– cialista, che si riannodasse all'azione svolta nel periodo antecedente alla prima guerra mondiale, avrebbe potuto ricondurre un senso di sincerità e di devozione al pubblico interesse in quella sel– va di egoismi e di inganni a cui si era ridotta la vita pubblica italiana. Non abbiamo bisogno di ri– cordare perchè questo rimedio mancò e a chi do•b– biamo essere grati di questa dolorosa ·mancanza. In seguito avvenne anche peggio, per la strana, e spesso anch'essa indecorosa metamorfosi che su– birono i partiti politici. Coloro che li :avevano promossi e capeggiati ne valutarono l'opportu– nità solo alla stregua della possibilità che quei partiti offrivano di soddisfare ie loro ambizioni politiche. E ci fu pertanto un vergognoso trapasso individuale e collettivo da una ad altra organiz– zazione; i partiti medi che, come sempre, non a– vevano potuto raccogliere un grande numero di seguaci, ma rappresentavano tuttavia una forza utile e necessaria per l'equilibrio e l'integrazione della vita politiea, scomparvero perchè non rap– presentavano una forza sufficiente a mandare al Parlamento o al governo o agli altri pubblici uf– fici coloro che li guidavano. Dal punto di vista morale si ebbe la sommersione di ogni sincerità e- dignità di carattere; dal punto di vista politico si ebbe la mancanza di orga'.nismi che dovevano servire a rappresentare e difendere certe partico– lari esigenze della vita nazionale. Ne derivò che, mentre i demolaburisti e vari gruppi del Partito, d'Azione bussavano alle porte dei partiti di massa per averne appoggio e soddisfare le ambizioni po– litiche dei loro capi e finivano poi per confonder– si nel ca1derone del Fronte Democratico Popola- . re, la funzione che sarebbe spettata loro nella vita politica nazionale doveva essere assunta da altri raggruppamenti politici, compromettendo la schiettezza della loro fisionomia. Questo è capita– to in parte anche alla Democrazia Cristiana, ma è capitato soprattutto al riostro Partito. Il problema della partecipazione al potere, la quale parve in un primo momento doversi perseguire soprattutto in vista della possi:bilità di rdare direttive socia– liste, almeno in materia economica, all'azione del Governo e che oggi da parecchi dei nostri com– pagni appare accettabile e desiderabile anche quando ogni speranza del genere appaia tramon-

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