Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949

150 CRITICA SOCIALE verno con altro equilibrio - una cosa per esso è certa : e cioè la totale e leale accettazione, senza akuna riserva men– tale sovversiva, del metodo democratico, coo la conseguente strenua difesa 1elle libertà democratiche e della stessa effi– cienza democratica, anche contro le insidie, le mh1orazioni, le svalutazioni che minacciano da parte democristiana. Questa prospett>iva ha in suo favore tre circostanze che si vanno rendendo sempre più evidenti: che non si può ave– re vera democrazia se essa non è permeata da ispirazioni e da soluzioni socialiste; che si annaspa nel vuoto di uno pseudo-liberismo ch'è in realtà caotica anarchia, perpetua– zione di privilegi e di parassitismi, insufficienza di inizia– tive finchè non si, osa porsi sulla via della pianificazione economica; che largMssimi strati di lavoratori, delusi dei metodi comunisti, si 'staccano dalla compagine cominformi– sta cercando una nuova e più consona dimora, che non po– trebbe essere mai quella della D.C. o di partiti legati e cor– rosi da! gioco trasformistico della D.C. Aggiungiamo, per finire, che se il P.S.L.I. restasse iner– te e non sapesse seguire nè Q'una nè l'altra di queste due vie, la conseguenza fatale sarebbe il prevalere di quella in– voluzione reazionaria e repressiva, sul piano dello « Stato forte», di cui sopra abbiamo discorso, e a cui la D.C., al– meno pèr le forze che' su di essa premono, sembra sin trop– po indulgere, come Scelba dimost-ra. Salvaguardare l'econ<>mia, Ma c'è un altro aspetto delle conseguenze interne ifoll'ade– sione al Patto Atlantico, che va almeno accennato: ed è quello economico. Non c'è bisogno di ricordare agli italiani,, e specialmente ai socialisti italiani, memori della !unga battaglia intrapre- • sa da Turati sin dai tempi della guerra libica, a quali, in– volutive tendenze economiche la borghesia ed i ceti diri– genti italiani siano esposti, quando ci si pone sul terreno di una politica di riarmo Non si tratta solta:ito di vigilare l'erogazione e l'impiego delle spese mi.Jitari - situazione già ora preoccupante quan– dc, per avere una larva di esercito, non certo in grado di far fronte con un minimo' d'impegno nemmeno alle più pre– carie esigenze difensive, viene erogato il 23'% dèll'intero bi– lancio - che rischiano. di sovvertiire un bilancio éhe ,;_onè in grado di sopperire nemmeno a tutte le spese più neces– sarie e più utili (si pensi all'insoluto problema deg'1i statali). Ma si tratta soprattutto di 'tenere d'occhio che nelle spe5e mi,litan o comunque nelle spese e negli oneri di un'econo– mia di guerrn - ahi, quanto sollecitata da parassiti, vecchi e nuovi! - venga ad essere implicato l'E.R.P, ed il fondo– lire, Vero si è che, secondo i noti concetti dei fautori, ame– ricani del Pattò Atlantlico, le spese inerenti al riarmo eu• ropeo non devono confondersi con quelle inerenti a.J piano E.R.P., che l'E.R.P. deve avere una precedenza - in fun– zione di stab~lizzazione dell'economia - sullo stesso riarmo, e che quindi si dovrebbe trattare di due gestioni separate e distinte, senza interferenze. (E tuttavia già si prnfila la in– sufficienza dei mezzi che gli S.U. saranno in grado di met– ,tere _a disposizione per il riarmo europeo, e specialmente _per quello italiano!). Ma è proprio questo ~-riterio che rischia di essere compromesso quando da un lato scor- giamo - conseguenza dell'anarchismo e delle inerzie deHa nostra economia, abbandonata a se stessa, con rinuncia im– plieita ad ogni intervento pianificatore - il lento e defi– citario costituirsi del « fondo-lire», che, secondo un g,iustlis– simo postulato del nostro Partito, doveva servire a fini produttivistici e a sopperire a bisogni straordinari in vista del m_assimo impiego dei fattori produtti.vi ; e d'altro lato si profila, non 1,iù ipotetico, ;J pericolo di vedere attingere al <fondo-lire» per sopperire a certi deficit di ·bilancio. Anche per questo aspetto, un partito socialista che con- "d!iv-idele :responsabilità di governo deve porre precise condi- - zioni e invalicabili limiti. E' l'economia, la stenta e malata' economia Italiana, con fotte le sue tare tradizionali, con ìe insidie di antichi e di recenti parassitismi, con il suo ero- BibliotecaGino Bianco nico fenomeno di insufficiente assorbimento della mano d'opera, e soprattutto con ,le mire della sua classe dirigen– te, già esultante alla semplice idea di vedere riapparire gli ambiti favori delle commesse mi.Jitari, che può essere mes– sa in balìa di poderose involuzioni reazionarie dalle con– seguenze dèl Patto Atlantico. L'inerzia non è possibile. E' in vista di tutto questo - · e molte, troppe altre cose occorrerebbe aggiungere - che il patto Atlantico, proprio ed esclusivamente nei suoi effetti interni, richiede una chia– ra e ferm;i. presa di posizione. Il non farlo ci confinerebbe in un'inerzia che potrebbe essere fatale. Gli eventi nou aspettano. E nemmeno aspet– tano a farsi sentire e a pesare le tendenze involutive che ri– schiano di sovvertire una democrazia non ancora sufficien– temente consolidata. E guai se un partito socialista, in queit'ora, nella consa– pevolezza delle responsabi.Jità che su di ltìv gravano per il fatto che esso si trova aii governo, mancasse al suo com– pito di determinate l'ambito ed i limiti di quella rotta che soltanto può seguire. La polemica interna, in vista del no– stro Congresso straordinario, è tutta qui. GIULIANO PISCHI\L Il Patto Atlantico Il fatto compiuto davanti al quale sostanzialmente ,il Go– ~rno h<1 messo il Parla•nento e con esso ii popolo ita– liano, rende purtroppo inutili le discussioni sulla opportu- , nità o meno di aderire al Patto i\ tlantico. Si p~ò e si deve deplorare che si parli tanto di .democrazia e che pratica– mente si assumano impegni -in questa maniera, ma la po– litica è rea.Jtà e ·lè recriminazioni non valgono' a mutare la, situazione di fatto. Ciò premesso, necessita che da parte di coloro che han– no sempre cons,iderato e considerano J.a nostra adesione al Patto Atlantico pericolosa per la nostra sicurezza nazio– nale oltrechè per la pace in generale, si esamini i,! testo di questo patto 'specialmente nelle clausole che hanno evi– dente carattere e v.alore militare. Anche questa disamina non è facile e può essere 11erfet– tamente inutile, Infatti, purtroppo ~1Governo non ha sen– fito il dovere di comunicare al Par,lamento e ·al Popolo Italiano il testo ufficiale del trattato, di modo che si è co– stretti a .discutere le sue clausole sul testo giornalistico e nessùno sa in realtà se l'Italia, invitata ad aderire a,l patto, debba farlo sic et simp-ticiter ringraziando dcl grande ono– re, oppure s~ le- sia consenti•to di d;scutere le clausole come di solito avviene anche fra pr(vati quando si tratta di tute- lare i propri interessi. · Si 1gnora insomma se noi, abbiamo aderito ad un trat– tato oppure ad un dettato; se cioè è avvenuto per quella che si chiama la. nostra sicurezza e la nostra •volontà di pace quanto ci è stato imposto quando abbiamo dovuto fir– mare condizioni che si sono chiamate di pace, ma che in realtà rappresentano una limitazione qon tanto della no– stra sovranità quanto della nostra libertà e dignità di po– polo civi:le. Purtroppo la situazione è quella che è anche sotto que– sto aspetto, e bisogna perciò rassegnarsi a fare quello che si può nella speranza di potere ancora salvare... il salvabile. Anzitutto si deve notare che nei 14 articoli del trattato (ahimè!, anche i punti ,di Wilson di infausta memoria era– no 14) non vi è. traccia .;i.lcuna di quanto è stato affennato dal Governo nella discussione parlamentare, e cioè che, an– che verificandosi il casus belli, l'intervento delle Nazioni aderenH al patto non sarebbe stato automatico,. ma alcune Nazioni avrebbero potuto essere esonerate dall'intervento. Io ritengo che in effetto di questo _si sia parlato e che una

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