Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949

162 CRITICA SOCIALE LA REPUBBLICA ROMANADEL 1849 E LA SUA COSTITUENTE Pio IX e il periodo liberaleggiante. Avviene sovente che 1 principi, nei tempi delle « inquie– tudini», pensino, o per calcolo astuto o per vanità ambi– ziosa - le due tendenze possono coesistere -, di mettersi a capo delle as,pirazioni riformatrici, per domarle ed in– sieme acquistare popolarità e, per questa via, nuovo potere. Si illude allora il popolo, sperando che la sua via di ascesa sia divenuta semplice e facile. NeJ,la sua ingenua aspettazione non misura le esaltazioni r.iconoscenti all'« a– mato» principe, che seppe mostrarsi «padre» dei suoi popoli. Ma non tarda ad appalesarsi tutto l'eqrnvoco che c'era sotto agli apparenti nuov.i rapporti tra popolo e sovrano. Il principe si rivela quale l'hanno fatto la tradizione, gli interessi, la psicologia. A sua volta il popolo disilluso si ritiene tradito. I~ realtà fu tradito soprattutto dalla sua mai completamente disillusa speranza. Ed eccolo fatalmente spinto alle risoluzioni estreme. Il caso di Pio IX, della sua politica, delle sue avventure e disavventure, deHa conseguente prima caduta del potere temporale dei papi e della proclamazione in Roma pella · prima repubblica romana di schietta origine popolare, è un clamoroso esempio _delleconseguenze di questo equivoco tra sov,rastanti «illuminati» e cittadini autoillusi e gabbati. Già p.ssai prima d~l!'elezione di Pio IX al pontificato, c'e– rano stati non dubbi segni, specialmente nelle provincie, del malcontento delle popolazioni pel malgoverno papale. 11 movimento di Bologna del 1821 ne era stato un chiaro in– dizio. Una « marcia su Roma» era stata persino discussa, senza che se ne facesse nulla. Ne venne un fatto eccezio– na,le e raro: l'accordo delle ·più diverse Potenze, dalla F-ran, eia alla Russia, colla presentazione di un « memorandum » allo Stato pontificio, in cui s.i faceva presente la necessità di uno Statuto, di mm legge fondamentale « superiore alla volontà sov,rana e in salvo dagli arbitri». La sua custodia doveva essere affidata « ai c;ttadini stessi, più. r-agguarde– voli per sostanze e per ingegno_». Vi furono promesse, non seguite dai fatti. Ne derivò la insurrezione di Rinùni (del 1845), alla cui répressione seguì un «Manifesto» ai principi ed ai. popoli d'Europa, in cui si esponévano le ragioni del moto e le ,richieste della popo– lazione dello Stato romano in 12 punti. · La lotta - vi si asseriva - non era di ca,rattere re, ligioso. « Perchè nè ora, nè mai - era soritto - sieno .si,n.istra– men,te interpretate le volontà nostre in Patria, in Italia e fuori, proclamiamo altamente di rispettare la sovranità del Pontefi:oe come capo della Chlesa universa,Je, senza res.tri– zione o condizione veruna, ma per rispettarlo ed obbedklo, come Sovra,!_!otemporale, domandiamo ... ». Ci spiace di non poter riprodurre il sereno documento, dowto agli «insorti». Non poneva, s.i è V'istò, l'aboliziòne del potere temporale; per rispettarlo ed obbedirlo si chie– devano alcune ~iforme politiche già in atto nelle altre Na– zioni; senza precisarli si chiedevano inoltre « miglioramenti sociali, reclamati dallo spirito del secolo>. La prima richiesta era piena e generale amnistia a tutti i condannati politici dal 1821 in poi. 7 Il 'nuovo Papa, un mese dopo la sua· elevazione al Soglio pontificale, emanava un decreto di amnistia che, pure tra eccezion.i e condizioni umilianti, pareva un primo passo verso i voti popolari._ L'entu'siasmo fu grande. Non, sarebbe stato, per avventura, Pio IX l'inviato da Dio, profetato da Gioberti? Seguirono altri provvedimenti di riforma, invero assai misurati e cauti, ma non potevano parere frutto di una decisione nuova: alla censura collegiale della stampa, si so– stituiva la censura di un solo, con diritto di appello; si ricostituiva e si ampliava la Guardia civ~ca di Roma, salvo a provvedervi nelle provincie; si istituiva, per Roma, il Munici4>io a cui erano chiamati cento cittadini (32 nobili, 32 possidenti, 32 professori, commercianti, industriali, 4 ec- Biblioteca·GinoBianco clesiastioi), scelti, la prima volta, dal Papa, poi dagli stessi, ogni due anni; si costituiva il senato con funzione rappre– sentativa ed amministrativa; in segu,ito la Consulta (un pre– sidente Cardinale, e vice-presidente prelato, 24 consultori tra:tti da terne presentate dai Consigli proV'inciali, su terne presentate da.i Consigli comunali). Alla Consulta era af– fidato il compito di da-re pareri sulle leggi, i bilanci, le tariffe, i dazi, il debito pubblico. Parevano queste riforme g.ran cosa, dati i tempi. Ma ai cittadini sfuggiva lo s,pirito, con cui erano state date, non ostante risultasse chiaro tlalle parole stesse del Pontefice e da significativi episodi. Nella prima riunione della Consulta il Papa avvertiva di averla istituita per ~ra,rne pareri ~ per giovar,sene nelle sue sovrane deliberazioni. Ma non vi vedesse alcuno « il riflesso di qualche propria utopia o i germi di una istituzione in– conciliabile colla sovranità pontificia». Presentato l'indirizzo di risposta, anodino, come di con– sueto, Pio IX al relatore Minghetti chiedeva spiegazioni di a,Jcune frasi, che poi erano innocue : ( « esaminare fran– camente P imparzialmente le materie importanti sottoposte; ,tenersi lontani t<mto dalla timidità ,i.noperosa, quanto dalle smodate pretese»). F,u in .quell'occasione che egli ebbe a dire: la Consulta non è un Parlamento, nè un avv,iamento ad esso, Non ostante ciò, continuava l'idillio tra il Papa, i libe– rali, >l popolo. E se ne ebbe una cla,morosa prova in occa– sione delle parole del proclama del 10 febbraio 1848: « Be– nedite, g,ran Dio,, i'Italia ». L'intenzione del Santo Padre era stata di natura religiosa. Le fu attribuito un signifi– cato patriottico. Si vide in lui. sempre più i:! Principe, che si sa,rebbe posto a capo dei vari potentati italiani per rea– fazzarne la indipendenza e l'unità, Riassumiamo rapidamente. Col proclama del IO febbraio si dava il preannuncio di nuove riforme costituzionali, il 14 su«essivo si ncminava una Commissione « per sviluppare e meglio coordinare le istituzioni già tlate e proporre quei. sistemi che sono compatibili coll'autorità del Pontefice e i .bisogni del giorno», il 6 marzo il Senato e il Consiglio della Città di Roma chiedevano l'introduzione della forma rappresentativa, !'Il marzo il Ministero faceva, a sua vol– ta, istanza per la concessione dello Statuto, che veniva in ~Hetto promulgato qualche giorno dopo (il 14 marzo). Nel preambolo ad essC\ il Papa avvertiva di riserva-re a sè ad ai suoi Successori « la suprema sanzione e la pro– mulgazione di tutte le leggi che saranno deliberate dai consigli legislativi e il pieno esercizio dell'autonità Sovrana per le parti dt cui non è disposto». Sarebbe assai interessante passare in rassegna i 69 arti– coli della elar~ita costituzio11e. Ma non è questo il luogo. Rileviamo solo che molte norme di essa non si a.Jlonta– navano da quelle contenute nelle «Carte» del tempo (in– dipendenza della magistratura, inamoV'ibilità dei giudici, ri– nuncia a tribunali straordinari, libertà personale, senza ar– resti .1-rLit,ari, gar1mi-:i del èerito pnl.,blico, egmglianza dei cittadini di fr0nte glle imposte, con deroga alla immunità ecclesiastica, garanna pet il di,-itto di pro~ietà, compresa la letteraria, abolizione della censura governativa o politica per la stampa, amministrazione comunale e provinciale af– fidata a.i cittadini, stabilimento di due Camere: l'Alto Con– siglio, vitalizio, con nomina pontificale ; il Consiglio dei deputati, scelto dagli elettori, gratuità delle cariche ecc.). Di particolare si possono stralcia~e alcuni punti, che sono una deriva2icPe del car:ittere specifico dell'autorità che e– manava il provvedimento: 1) i pubblici spettacoli devono essere regolati da misu– re preventive, stabilite da,lle leggi ; era mantenuta la cen– su,ra teatrale sulle opere da -rappresentaTe; 2) oltre l'età per gli elettori (25 anni) e per gli eleggi– bili {30 anni) si poneva come condizione necessaria, pel go– dimento dei diritti politici, la professione della _fede catto– lica;

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