Critica Sociale - anno XLI - n. 3 - 1 febbraio 1949

50 CRITICA SOCIALE talistica e dei suÒi portavoce. Essi sono pieni di ran– core e di sospetto contro quello che avviene in Rus– sia, perchè credono di vedervi una attuazione del pa– vemaw s01.:ialismo; noi perchè Io consideriamo co– me una barriera posta al cammino dell'umanità ver– so quell'ordinamento socialista che non possiamo immaginare scisso dalla conquista della più ampia libertà per tutti. Perciò noi sentiamo un vivo ram– marico e disagio per dover dare a questa lotta con– tro i metodi comunisti tanta parte della nostra atti- , vità, che vorremmo invece dedicare ad una .azione costruttiva; e ne abbiamo dolore perchè al seguito del partito comunista è purtroppo tanta parte del proletariato, contro il quale noi non vorremmo mai prenJer posizione ; ma sentiamo di doverla prende– re appunto perchè riteniamo necessario disincantare tutta questa parte della classe lavoratrice dall'eb– brezza del comunismo, per poterla trarre sulla via per la quale veramente si compiono le tappe verso la liberazione definitiva del proletariato da ogni sh uttamento ed oppressione, verso la democrazia integrale. verso il socialismo. * * * Ma senza indugiarci più oltre nella polemica per i commenti fatti intorno al nostro Congresso, fac– ciamo direttamente noi l'esame del suo svolgimento e delle sue conclusioni. Lo spettacolo del Congresso è stato veramente magnifico. Dall'inizio della sedu– ta inaugurale fino al termine dell'ultima giornata, quando si iniziò I:é\votazione finale, la sala del Dal V erme, nei posti riservati ai congressisti e in quelli riservati agli invitati, è stata sempre gremita da una folla <:Omposta, attenta, che ha dato una dimostra– zione di serietà e di maturità che non potevamo de– siderare· maggiore. Da tutte le provincie d'Italia era– no accorsi compagni desiderosi di far sentire l'e– spressione del pensiero loro e di quelli che li ave– vano delegati a rappresentarli. C'erano tante que– stioni all'orizzonte, che si erano dibattute con la maggior vivacità nelle assemblee di sezione e ·nei congressi provinciali: oltre alle undici mozioni na– zionali che avevano trovato ciascheduna qualche se– guito nelle varie parti d'Italia erano state formulate e avrebbero dovuto essere svolte al congresso molte altre così dette mozioni locali. Non fa meraviglia quindi che abbia raggrunto la cinquantina il numero degli oratori che s'erano iscritti a parlare. Invece l'ampiE.zza con cui fu svolta la relazione di maggio– ranza e quella di minoranza della Direzione del par– tito, e fu esposta al Congresso, per bocca dei com– pi:.gni Saragat e Tremeiloni, l'opera compiuta dalla nostra rappresentanza al governo; il largo margine di tempo lasciato agli oratori che avevano l'incarico di spiegare e sostenere i principi propugnati nelle quattro mozioni (nn. 2, 3, 4, 5) che avevano avuto maggior successo nei congressi provinciali, occupa– rono quasi tutte le quattro giornate del Congresso, in· modo che quasi nessuno dei cinquanta oratori che s'erano iscritti potè far sentire la sua parola. E' cere tamente spiacevole che questo sia avvenuto, perchè sarebbe desiderabile che quella a cui si è tlato il no– me di «base» potesse far sentire ciò che pensa e vuole, potesse esprimere la sua approvazione o di– sapprovazione a ciò che gli altri pensano e fanno. Ma è tuttavia confortevole eh~ nessuno di coloro che si videro per questo andamento del Congresso priva– ti della possibilità di parlare abbia creduto di dover elevare la sua protesta o manifestare il suo malcon– tento. Questo derivò certo in parte dalla condizione BibliotecaGino Bianco di « euforia > in cui erano stati posti i congressisti dalla solennità della giornat;,. inaugurale in cui l'in– tervento dei rappresentanti di tanti partiti socialisti stranieri e le parole da essi pronunziate testimonia– vano l'apprezzamento di tutti i compagni europei per questo partito cui sono con tanta frequenza lan– ciate le più stolte accuse di tradimento e di asservi– mento agli interessi capitalistici di casa e di fuori. In parte poi ogni risentimento per l'impossibilità di parlare al Congresso era stato precedentemente scon– tato col fatto che molti degli oratori che si erano iscritti a parlare avevano avuto modo di far sentire il loro pensiero nelle adunanze preparatorie e inter– locutorie tenute, in tutte le giornate del Cong-resso. dagli aderenti alle singole mozioni, adunanze che fu– rono opportu_nissime a chiarire agli occhi éli tutti le reciproche situazioni delle varie correnti e il pro– gramma che ciascuna di esse intendeva propugnare. Ma soprattutto ogni motivo di malcontento fu eli– minato dal fatto che ciascuno dei presenti sentivii rispecchiato il proprio pensiero nelle parole dell'uno o dell'altro oratore del Congresso e aveva la coscien– za di aver contribuito anche lui .a ispirare quel pen'– siero o a dargli più forte vigore e più netto orien– ·tamento : cosicchè, se anche furono pochi quelli che parlarono, nessun. pensiero rimase inespresso, nessu– no potè avere l'impressione che la convinzione, la fede, la volontà che si agitava nell'intimo della sùa coscienza non avesse pubblica espressione nella so– lenne assise del partito. * * * Come abbiamo spiegato nel fascicolo precedente, erano ben definiti i problemi ch·e costituivano argo– mento di dissenso fra le varie correnti di estrema destra, d1 centro-destra. di centro-sinistra, di sinistra. Si trattava di fissare l'interpretazione da dare alla lotta sui due fronti, di stabilire con quali mezzi e in quali limiti s'intenda attuare l'unità socialista, di giu– dicare se convenga rimanere al governo od uscirne, (e con quale procedimento), quale sia l'atteggiamen– to da assumere in materia sindacale, e quale l'atteg– giamento da assumere in politica estera, soprattutto di fronte all'invito rivolto all'Italia di partecipare ad intese che possono ad un certo momento includere impegni militari. Il problema sindacale fu trattato in un'apposita re– lazione del compagno Canini, che il Congresso ascol– tò con molta attenzione, mostrando di associarsi a quasi tutte le idee da lui espresse. C'è una doppia preoccupazione che ispira l'azione del nostro partito in questo campo: da una part'- la preoccupazione di non frantumare in troppi tronconi l'unità delle for– ze proletarie, che sul terreno della lotta sindacale è necessità perentoria; dall'altra, la ferma volontà di non tollerare più ·oltre che le forze del proletariato accolte nei sindacati, per gli immediati, progressivi miglioramenti delle con 1 dizioni' di vita, anzichè ser– vi re al fine per cui si •sono raccolte, servano invece a1 fini di un partito, spesso contrastanti con gli inte– ressi delle classi lavoratrici. Il Congresso ha fatto sentire di voler .tener conto dell'uno e dell'altro mo– tivo di preoccupazione, ma giustamente non ha volu– to prendere nessuna deliberazione intorno all'azione da svolgere, perchè, nell'atto in cui riaffermava )a indipendenza degli organismi sindacali da ogni inge– renza di partiti politici, non, voleva violare con l'a– zione propria questo principiò. Su tutti gli altri puntr il dibattito è stato invece ampio, animato, generalmente ispirato dal desiderio

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