Critica Sociale - anno XLI - n. 1 - 1 gennaio 1949

12 CRITICA SOCIALE disposti a seguire domani, ·qualora l'invadenza confessiona– le aumentasse, i movimenti di estrema sinistra o di estrema destra (monarchici), che accogliessero questa istanza. E come per il laicismo del pensiero, inte·so in quella for– ma che intendesi in Inghilterra e in America, paesi con i quali la Santa !Sede intrattiene ottimi rapporti e nei quali i cattolici vivono con il massimo rispetto e libertà, :noi ri– teniamo di promuovere alleanza con tutti coloro che su que– sti argomenti pensano onestamente, e senza secondi fini, co– me noi, così dobbiamo fare in un settore più importante. Senza pregiudizi e senza esclusive, noi dobbiamo proporre la concentrazione deHe sinistre sotto il segno dell'autonomia e della democrazia, per ridare all'idea socialista «attuale» (all'idea e non scrivo al partito o ai partiti, che sono con– tingenti e transeunti :._ a Riccardo Lombardi e compagni, • dico -) quella funzione politica che storicamente le spetta. Che questo possa accadere con una federazione sul tipo la– burista_ inglese o con una concentrazione, è questione di det– taglio da risolversi dai politici di professione. Noi abbiamo cercato in questo esame spregiudicato di badare alle idee attuali ed essenziali, da cui nasce l'azione politica che con– siste nel reàlizzare le cose possibili in funzione del rag– giungimento di determinati fini, in conformità a determinati ideali. Eppure una parte delle cose dette sono intuitive ed ele– mentari ed avrebbero già potuto. essere pensate ed attuate. E non lo sono state, a nostro avviso, a causa del dominante trasformismo. Ma soltanto quando si comincerà ad essere meno « furbi » e più chiari, quando ci si sarà resi conto della necessità di smettere l'uso dell'armamentario trasformista, allora, soltan– to allora, si otterranno dei migliori risultati, dei successi du– raturi e delle fame non effimere. E per di più, con l'in– commensurabile vantaggio chè si sarà insegnato agli italiani a guardare le cose con spirito critico ed onesto, a guardarle anche dentro oltre che alla superficie. FAUSTO BIMA Che cosa aspettiamo dal Congresso· di Milano E' forse un sintomo dei tempi che ad ogni con– gresso di partiti socialisti che si svolge in questi anni si ponga una esigenza -di chiarificazione,_ e che la si ponga quasi unanimemente -da tutte le correnti che, ,sec,ondo la buona tradizione del socia!islljo in– ternazionale, vi si sono venute sviluppando. Non è cosa che riguardi solo i partiti socialisti italiani, ma tutti, fatta eccezione unicamente e parzialmente per il partito laburista ingrese, che è tutto impegna– to nell'azione e che vive d~i resto in condizioni particolari, determinate_ specialmente dalla man– canza di un vero pericolo comunis_ta all'interno del paese. E' questa esigenza un segno che il .socialismo mondiale non ha ancora trovato la propria via, o, in altre parole, che esso è in crisi? Crediamo inu– tile ripetere che è proprio così, e le ragion.i di quea sta crisi sono tante e del resto ben note, che non è questo il luogo per tornarci. Ma bisogna subito. ag– giungere che alimentare con questa• osservazione ovvia_ la propria sfiducia vuof dire, _o essere ingua– ribilmente pessimi~i (non, ben inteso, di quel pes– simismo alto, filosofico, che può sorreggere od ac– compagnare le azioni più audaci, ma di quello che rappresenta i.ma forma di sfiducia in sè e nelle pro– prie capacità di lotta) o, addirittura, porsi in una_ posizione di rinuncia, che potrebbe essere tra le cause determinanti degli eventuali risultati nega– tivi. Biblioteca 'GinoSia.neo Diciamo questo perchè una posizione criUca, qua– le è quella del socialismo contemporaneo, presenta, con innegabili aspetti negativi, non meno evidenti aspetti positivi, e lascia aperte vaste possibilità di azione. Dunque, anche noi attendiamo che il nostro im– minente congresso porti una chiarificazione. Ed ag– giungiamo che intendiamo ad un tempo chiarifica– zione all'internò del partito e chiarificazione della posizione del partitò ,nell'interno del paese, che possa servir di bas,e ad una più precisa presa di posizione in campo internazionale. Da questa du– plice chiarificazione dovrà discendere 'in linea di– ritta una maggiore decisione nell'azione _prossima e remota, che è quanto dire esplicazione di una tat– tica che non sia .fine a se stessa, ma miri a prepa– rare il terreno e gli uomini a quella democratica lotta per il socialismo, che errori di individui e for– za di ci,rcostanze hanno negli ultimi anni procrasti– nata, m!l. che non sarà resa impossibile fino· a tanto che ci sar"à, come 0ggi c'è, la volontà di continuar– la. Questo abbiamo voluto dire nella nostra mozio– ne « una politica &ocialista per l'unità socialista », che, non ne avesse altri, ha almeno il pregio di es– sere esp1icita e ~er z:i equivoci. Chi siamo e che cosa vogliamo. Riteniamo a que~to punto opportuno precisare la nostra posizione per toglier di mezzo certi dubbi che talora possono affiorare, e, non ~i sa mai, pos– sono germi'nare ed avere effetti nocivi. Siamo, evi– dentemente, i critici ·del partito e della sua azione. Questa posizione fa sì che facilmente si dica che siamo gli sfiduciati del partito e quindi c01loro che. , poli ebbero anche divenirne i distruttori. Ma, se non si voglian fare delle· questioni ·p·ersonali, e sarebbe be– ne che· •non se ne facessero, ,ci sembra che assegna– re ad un partito un compito, senza dubbio difficile quale è quello che la nostra mozione assegna al P.S.L.I., sia indubbia prova di fiducia in esso, che è proprio degli- sfiduciati contentarsi delle posizioni raggiunte e preoccuparsi solo della foro conserva– zione. Particolarmente, dopo aver rilevato che fino– ra per la strada sulla quale ci siamo messi ben po– co c'è da concludere (e non per colpa di singoli uomini); che gli avversari del socialismo in Italia vanno combattuti con altre armi da quelle eccessi-· vamente spuntate che abbiamo usato -fin.o ad ora (almeno i democristi-ani, più _pericolosi anche degli stalinisti, perchè hanno nelle mani il potere e rac– colgono sempre, intorno agli interessi che dife~– dono, anche molti. « laici » che preferirebbero fare i «liberali»);. affermare che il nostro partito può trovare una n.uova strada non solo, ma indicarla ad altri, e che può usare armi nuove, non è segno di sfiducia. Ad ogni modo ripetiamo qui una affermazione che non vµol suonar monito: la nostra critica non è il frutto di un « estremismo congenito ». Noi di– fendiamo il partito nel mome.nto in cui lo invitia– mo ad essere più coraggioso, ad assumere risoluta– mente una sua specifica « linea », ad esplicare in base a propri inconfondibili postulati - che sono poi i postulati del socialismo democratico (demo– cratico bensì, ma non per questo meno fermamen- . te socialismo) - la propria forza attrattiva. E que– sta non è certo, quindi, una posizione favorevole per dei presunti disfattisti o per -coloro che abbia– no altre intenzioni. L'unità socialiskl. La caratteristica fondamentale che ,distingue la nostra mozione da altre è quella di porre come fondamento una concreta azione per l'unità socia– lista, di cui. tutti parlano perchè non se ne può fa-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=