Critica Sociale - anno XL - n. 23 - 1 dicembre 1948

544 CRITICA SOCIALE Una strategia, aggiungeremo noi, che si vale di tutte le forme dell'azione di massa del proletariato e opera secondo le cosiddette « direttive leniniste»; quella tattica «elastica» che è la base teorica delle grandi variazioni e dei giri di valzer della politica estera sovietica nei tr.ent'anni dalla rivoluzione di ottobre ad oggi, sulla quale un ampio ma,te– riale documentario essenriale, oltremodo interessante, è stato ora pubblicato nelle appendici ad un . rapporto ufficiale al Congresso degli Stati Uniti, secondo il quale la necessità della rivoluzione violenta è i} solo principio costante in tutta la storia del comunismo, dal « Manifesto dei comw1isti » in poi (1). I gvri di valzer della p,o-tifica sioviel'llro, Delle fasi alterne e contraddittorie della trentennale po– litica bolscevica di ostilità militante e di compromesso col mondo capitali.stico dalla rivoluzione d'ottobre del 1917 al, dopoguerra attuale, si occupa lungamente Pierre Frédérix, in due suoi articoli documentati nella Revue de Pwris del– l'agosto e del settembre di ·quest'anno, facendo la· storia del– la politica estera russa dallo zarismo al bolscevismo fino ai giorni nostri. Ma una rapida sintesi dei ,suoi momedti es– senziali è data anche dal Laski nella sua introduzione àl « Manifesto dei comunisti », rilevando il repentino spetta– coloso cambiamento di fronte del governo sovietico nei ri– guardi della guerra mondiale, che da « guerra imper.ialista » degli altri Stati capitaJ.istici contro la Germania, dopo il patto Hitler-Stalin del 1939, si trasforma di colpo, dopo l'at– tacco tedesco del 1941, in « crociata per la libertà» della Russia coi suoi alleati capitalisti liberali, Ed invero il discorso di Molotov del 1939, che s'i propone di giustificare il patto 'di non aggressione nazi-sovietico,. spiegandone « il grandi.~simo valore positivo» per la Rus– sia al Consiglio supremo dei Soviet chiamato a ratificar>lo è, un eloquente documrnto della politica machiavellica ho!~ scevica, nel quale sono riprese le tesi di Lenin del gennaio 1918 sulla' pace d,i Brest Litowsk. In quelle tesi famose, ri– verniciate dal Molotov, veniva affermato: che nessuna di.. stinzione era da farsi tra gli « imperialismi aggressivi» delle . due parti in lotta; che bisognava impedire che il paese vé nisse coinv@lto ne.J cotaflitto dai « provocatori di guerra». sdili a far tirar fuori le castagne dal fuoco da altri per lor,,; che gli interessi da prendere in èonsiderazione erano gli interessi del pdpolo russo e solo questi; che gli interessi i-1°) soci'àlism9 sono in ogni caso ben superiori anche ai di– ritti delle nazioni di disporre di se stesse e che dal mo– molto che un governo socialista ha trionfato in_un paese, tutte le questioni devono essere ,ris'olte dal punfo di vista della crc,,zione delle migliori condizioni per lo sviluppo della rivoìuzione socialista e- non dal punto di vista di una prefe– renza qualsiasi da accordare ad un imperialismo a spese dell'altro, a un imperialismo «amico», che -,è per· prini:ipio in.mmissibile. Il «fatto» dell'invasione tedesca ha poi. con-' dotto il governo sovietico, quattro anni dopo, a rivedere teoria e tattica, costringendolo, secondo il principio del « toccare per credere» di S. Tommaso, a distinguere espres– samente un capitalismo « reazionario » nemico da un ca– pitalismo" «liberale» amico, con' cui era possibile e utile int,endersi e collaborare. 1 • E lo stesso criterio dell'utile « particulare » della Russia sovietica, che aveva determinato, nel corso ·della « guerra nazionale», l'abolizione del « Comintern » nel 1943, quandQ fu ritenuta espediente. ,agli .effetti di una più larga assi~ stenza degli Alleati (ora, passato il pericolo, disprezzata), ha poi presieduto alla sua successiva reincarnazione nel « Cominform », l'arma per -eccellenza, colle s1,1e« quinte co– lonne» contr-o « l'assedio capitalistico». Ciascuna volta, pe" rò, il fine strategico venne mascherato con una ·definizione teorica appropriata al caso dei «principi» della poiitica del socialismo, de1la pacifica c'oesi,stenza dello !Stato sovietico coi paesi capitalistici prima, secondo « il ben noto princi– pio di Lenin», diceva Molotov nel 1939, e dell'inimicizia insuperabile. e della guerra inevitabile poi. Una cosa sola resta•- costante nella politica sovietica in entrambi i casi: cioè che i partiti socialisti sono semprè ·la testa di turco, (1) COMMITTBB ON l'OREIG~ AFFAIRS: The strategy and tactics of world commun 1 i.Ym. Washington, Gov. Printing Office, 1948. BibliotecaGino Bianco così per M9lotov nel' 1939 come per il « Cominform » nel 1947, nel cui manifesto (ottobre 1947) « nell'arsenale delle al'mi tattiche usate dal campo imperialista contro l'U.RS.S. e i paesi democratici» - cioè i satelliti - è fatto come si sa,. un posto a parte alla « politica di tradimento» dei so– cialisti di destra, da Blum a Saragat, i quali facilitano, nel· momento attuale, col loro servilismo, l'attuazione dei fini capitalistici dell'America. Per il Cole, la politica estera dell'U.R.S.S. non ha' sen– so, se non sulla base delle premesse su cui essa si fonda : l'impossibilità, come si è detto, .di una collaborazione co– struttiva tra comunisti• e paesi capitalistici. Che simile pre– supposto sia giustificato, nota il Cole, è un'altra questione· m'1. esiste, e non c'è al presente modo <li sfuggire alle su~ ,conseguenze. Occorre perciò, secondo lui, sfruttare al mas– simo ogni 'possibilità di cooperazione internazionale per quanto sconfortanti ne siano le prospettive, guar<landb nel– l'esperimento sovietico a ciò che ha di meglio e non a quel. che ha di peggio e che proviene dalla mala tradizione za– rista, ,di cui l'Unione sovietica è. diventata l'erede. Marx e « ta qu,e,st.one orientlale ». Il rilievo di Col/, ohe per i bolscevichi non ci sono for– me di cooperazione internazionale buone in sè, nei loi'o ef– fetti, indipendentemente dalla loro tendenza a promuovere la vittoria del comunisn,o nel mondo, ci riporta indietro a quelle lettere di Marx-e Engels su « La questione orientale» di quasi un ~ecolo fa, che sono ·state opportLinamente richia– mate dal Poggi nel suo articolo su <i Marx e Truman» ne «L'Umanità>> del• \3 aprile, e ohe sarebber~ per i bolsce– vichi il vademecum' della politica estera del comunismo. Scritte da loro in 'occasione della guerra di Crimea, durante la quale essi avevano cercato irnvano di dare a]la New York Tribune, nella quale vennero pubbfa:ate deformate, una. ten– denza antipanslavista, in queste lettere si nota l'unità e la costanza d'intenti della politica· estera russa, che ha la sua ragion d'essere nel passato politico dell'impero, nella sua si– tuazione geografica e nella necessità di acquistare porti di mare liberi nell'Arcipelago come ·nel Baltico, se vuol man– tenere la sua egemonia in Europa, necessità riaffacciata ora dalla Russia sovietica. Questa continuità della politica sovietica è fatta risalire dal Frédérix; negli articoli citati, anche per la Russia so– vjetiea, aQ ])ersisteFe della nostalgia del gramle impero sla– vo e alla «claustrofobia» di cui la Russia ha sempre sof– ferto e che ora è chiamata « l'assedio capitalistico». Ma. è degna di' rilievo la constatazione fatta nelle lettere, a pro– p0sito della maniera con cui la Russia per·segue la reali,z- , zazione. di questi obiet~ivi, ehe la sua politica; con i suoi intrighi, le sue astuzie ·e i suoi sotterfugi tradizionali, è ben lungi dal giusti:fiicare quel tributo cli ammirazione cui è fat– ta· segno dagli uomini politici europ!!i, e' che la sua saggez– za ~iventa completamente lettera morta, quando si tratti di comprendere i. movimenti storici clei popoli occidentali. Una cònrerma di ciò si avrebbe ora nella politica del « Comin– form », il cui triplice obiettivo - 'boicottare il piano Mar– shall, imporre il controllo totaJi.tarfo russo sui paesi dell'Eu, ropa orientale, scatenare l'offc;?siva nazionalista nel mon– do eoloniale - era tutto diretto allo scopo di difendere gli interessi vitali della l,Tnione sovietica, indebolire e dividere i suoi nemici e salvaguardarla contro il rischio di una guer– ra. Di fatto, come nota l'Economfa-t del 9. ottobre; facendo il consutivo del primo anno di vita: del « Cominform » col provocare la ribe1lione <li Tito esso ha procurato ai 'diri– genti russi della p@liticà comunista la più grave sconfitta .finora subita, e, colla sua strategia aggressiva, anzichè di– v,iderli, ha uniti i ·suoi nemici e, invece di disarmarli, li ha spinti ineluttabilmente a considerare la' possibilità di una guerra. Nelle lettere sul panslavismo• del 21 e 24 aprile 1855, ri– prodotte dal Riazanov nel testo autentko nella sua edizione c:itica-eommentata della questione orientale, Marx e Engels combattono la « cospira:,;ione panslavista che minaccia di fondare il suo impeto sulle rovine dell'Europa» ; il pan– slavismo, il quale « ha gli occhi fissi sull'impero di Rus– sia, che considera il suo 'messia predestinato:., il centro di iravità della razza slava, il nucleo intorno al quale cristal-

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