Critica Sociale - anno XL - n. 23 - 1 dicembre 1948

CRITICA SOCIALE 53§ C:ondusione J. , Dà questo rapido schizz0 della situ.azione_ -cr~tasi e S"l'i- 1 !uppatasi in queste ultime settimane in Ut\a serie- c!i paesi densamente popolati e ,rieclli.di risorse di ogni genere, e di _:tisorse SO])rattutto. µtil'issime, se .non inso,stitMibili, in caso .di guerra, e cioè riso, petro1io, gomma, stagmo, grassi (c,oc– _co), è evidemte chejl p1an0 ;,.stuto, ricc0 di_possibili ·svilup– _pi inaspettati : ed insospettati, mira a cos.tituire çentri dì ,disòrdine e€onomico, ·])Olitic0, sociale, che_.le nazioni è~i-o– pe~ <liret.tamente interessate (Olanda, Inghil,terra, ,Francia) non possono, per la loro ·debolezza, centrol!ar.e -e soffoca– re. Centri di disordine che l'America, impegi:>1ata in Euro– pa, non' potrà 'del pari ·condurre ·facilmente ad 1,1n ordirnequal– •siasi. ·cli avveriirnemti cinesi ultimi ·devono certamente av~ dato ·a,li aNe già ard~te speranze, e n1,10vico1pi son da at- , temdersù im altri settori di q1,1esta lo,tta di gigàhti, nella qua– le son pedine vive e <ilolenti ·i popoli di questo <ilisgraziato mondo. . I I La di.fferenzi essenziaile tra i d1,1em.etodi di lotta, que1lo ,dei russi e qu~Uo degli statunitensi, si'_è eh~ qtit;sti, sia pur per scopi lorp, famio partecipi tuttavia .i !J?Opolide1le' lor.o risorse ; i russi inveGe consumano le risorse d~i popoli che servon loro da pedine in questo tragico giuoco. · .ROLANDO- BALDWCCI Che cosa potremmo fare? La « Critica Sociale» nel eommentare il JI1io articolo « Socialismo e democrazia. bonghese », mi ·muove 1'ap_p11mto · di essemni fermato sul più bello, di nofi aver cioè .risposto all'interrog_ativo che· ognumo-p,we prop0rsi: ,Che cosa farem– mo una v0lta a1'l'opposizione? Accettcf di bmc,n guado l'al- lettamte imvito. · Ammetto subito che.. la disc1,1ssionecircp, l'o])portunità_ o meno di co~labònave·_al G0verno sia urna· disc1,1ssioneseria e che i d1,1e cam]>i abbiano èmtrambi :validi argomenti a· so,– stegno delle opposte ,tesi, specie in consideraziome delila si- tuaziome interna ed estera. , ' _ Ammetto ancora' cqe· H problema del'la partecipazione a Gove,l'Ìi <ilic;oaliziome -non sarebbe. mai dòvuto- assurgere, c0me p'urtroppo è avvenuto, alla importanza di un proble– ma fondamentale, ma sarebbe dovuto :r:estare sempre un ])rohlema d'imdele contingente. Ci@che ha spostato la questione - mutandola da un pro– blema confingente in prdblema essenziale ---' è il fotto che molti compagni non diseutono se sia opportuno_ o meno collaborare all'attuale ,Governo, ma si chiedono addirittura: che cosa potremmo fare a\ll'-0pposizione? A~ ehi prn])one tale quesito ·bisognerebbe chiedère se I ha conw~eso tene che cosa si proponga tm partito socialista; e ?IOivogliamo che H. nostro sia tale, e mull'altro. Second0 lo statuto noi' costituiamo un patttito marxista « democra– rtico nei mezzi, rivoluzionario nel fine». Noi, ci.oè , accet– tiamo il principio della lotrta di classe e J,iriamo a trasfou– mare l'attuale or.dinamento eéonomièo sociale per giungere, democraticamente, socializza11do i mezzi. di produzione -e di scambio, alla creazione· di un'.a società sènza classi. Sia .ben chiaro che chi non accetta ciò, nou ha nulla a che fare con noi. \ · Ora. l'affermare che 'un p~rfito di tal genere non sappia - cosa fare al'la opposizione contro una maggioranza clerico• cropitalista è in tal modo assurdo da f~F J;lensare che chi so– stiene tale tesi -o nòn ~i·renda esatto ·conto di ciò che dice, ovvero abbia constatato,· dì •fromte alla realtà, che il nò– stro program!f1a è utopistico e krealizzabile ; in tal caso bisogna aver~ ~I coraggio <di trarre le debite conseguenze. À. quel'li Q_he ,si chiedono e ci· chiedono che c~sa faremmo, , rispondiamo semplicemente: quello che fece Andrèa Costa da ">élocontro· tutta -la reazione coalizzata, quello che fe– .cero, pei:.lunghLanrti,. i nostr,i•maestri che, pur essendo sem 0 /' ·pre stati all'opposizione,· giunsero ad essere ben·· (32 depu– tati. Ci sono mille occasiomi per parlare àl Paese e, sd– pratt1,1tto, ai lavoratori denunziando dalla tribuna del Par– lamènto' lé ingiustizie dèWa società attuale e ie magagne 'deUo 'Stàto e additàndo la strada lunga, faticosa e cosparsa · di ·spine che la classe lavo'ratdce · deve percorrere per ces– ·sar-e dì essere schiava del capitale e per diventare padrona dei suoi destini, strada che il prnletariato sembra abbia oggi smarrita, attratto da ani:isocia\.isti miti stranieri. E qui potrei anche chiudere, perchè, chi sente davvero la lotta di classe •- e intende come essa possa e debba essere comdott11anche ;;4! te~reno parlamentare -. non l)a biso– gmo di scherni prefissati, ma 'trova in se stesso l'ispirazione e la guida nella soluzione dei singoli _problemi, secondo la propria fede,, , Senom:hè qMelli· che non condividono l'a nostra tesi ri– spomdono che « alfoua » i tempi erario diversi e non esi– steva H partito comumista. 'Che i tempi fossero diversi, non vi è dubbio, tatito è ve– to che oggi 1,1nanòn-c0llaboràzione :sistematica ed apriorì– ·stica, quale a quell'epoca era propugnata, non avrebbe sen– so. Non è però inopportuno aggi1,1ngere che anche gli uo– im,inierano diversi : il Socialismo vantava un pugno di apo– stoli combattivi ! , Ma che la presenza del 1".C.I. sia per noi un ostacolo ad essere al1'opposiz/one è ~n'ammissione di ~aie gravità che, se dovesse. essere supinamemte accettata, segnerebbe là con– dala.naa moute del Socialismo. Stiamo ben attenti ad affer– m~zioni di simil genere. Dunque contro le forze della con- ' servazione sociale, coalizzate per' opporsi all'ascesa al po– tere del'la c1asse lavòratrice, non v1 sarebbe altra parola nè altra azione o1't.e queNa d1 Tog.Jiatt(• e di Secchia? Ed al– lora che ,cosa ne è succe,sso della « terza via» e di tutti i rnsei programmi, mon dico di Palazzo Barberini, ma del èomvegno del Collegi0 Romano ohe, anche c0n una diversa 1 e he1, più fa"l'orevole situaziome parlamentare, accettava sol– ta11to a det\.ti stretti \ma comdiziona,tissima c0llaborazi0ne, · e ·sch, per giunger.e ad 1,1n « Gòverno a direzion,e socia- 1i5ta »? A me semfura che vi sia ben altra @p]>osizioneda fare ehe non quel-la diretta ad imp~dire l'assestamento di una reale cdemocrazia inspkata al « tanto peggio tanto meglio», e maniEestantesi solo con demagogici imterventi e con in– s11lti a Tizio o a, Caio,. quando non si tratti <!ellepartite cli pugilato dei fratelli iPaJetta ! Ohe ciò possa essere difficile nessuno lo contesta, ma di,re che sia impossibile, è_ indizio di poca fede. ·' ,C'è ii, primo luogo, un equivoco da chiarire. In regime democuatico l'0pposizione n0ro. ha nuHa da fare, ma solo da dire. Spetta agli altri fare, sotto il pungolo e la critica degli avversari, -che hanno solo il dover,e di ·presentare ·pro– pos~e assennate e •di non sfoggiare µna demagogia a buon mercato., \ · '[\,fa si può' davvero ·seriamente· affermare che un'opposi– zione socialista sarebbe costretta a Sparire nella mischia, in un . Paese in cui SOia.O ancora ben visibili le t~acce di un'immane distruzione materiale e morale, in cui la massa dei problemi da risolvere -è tale da far paura solo a pen– sarci, in cMi.dilagano più che mai la corr4zione ed il pe– culato, in cui rìon esiste quasi famiglia di lavoratori che mon abbia una lacrima da asciu@re, in cui la gioventù è in preda· ad una crisi, spaventosa del senso morale ed in cui la massa dei probÌemi da risolvere è tale da far paura solo a pensarci, in clii dilagano più che mà, la corruzione ed il peculato, in cui non esiste qu~si famiglia di lavora– tori che non abbia una lacrima da ,asciugare, in cui la gioventù è in preda ad una crisi spaventosa del ,Senso mo– rale ed in cui, è questo il punto cruciale, l'opposizione è oggi affidata solo a eh-i ]>esca nel torbido in sostegno d'in– ~ressi a noi indubbiamente estranei? C'è una scuola che si avvia sempre più a diventare ... me– dioevale; ci son léggi penali (e non solo quelle fasciste) degme degli Zulù; una minaccia- cli trasformare il nostro sindacalismò 'in una specie di còrporativismo; una polizia

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=