Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948

/, CRITICA SOCIALE 505 riesco proprio a rendermi conto come si· possano paragonare le possibilità e la situazione militare di un. paese· piccolo, compatto, tutto montuoso, abi– tàto da una popolazi_one seria, fieramente solidale nel concettò della sua difesa· contro,tutti (e ,che comun– que deve la sua saJvezz-a alle diverse ragioni che abbiamo già esposto) con quelle dell'Italia, lunghis– sima striscia di terra stesa nel. mar,e (5 mila Km. di frontiera marittima!) con le Sl!le isole, le sue fron– tiere terrestri ·non difese, le sue pianure invitanti, le sue storkhe lusinghe alle invasioni. Ed in quapto alla sua compattezza mora,le, alla sl!la solidal'ietà. nel– la difesa ... beh, per ora, lasciamo andare! Ve la immaginate, in Italia, una ,generosa distribuzione di mitra da -0onservare in casa, ben oliati, con l'uso riservato per il solo invasore? Ma poi il progresso e lo sviluppo spaventoso dei 1 mezzi di 'guerra come si concilia col CÒ"{lcettodella nazione armata? Come si· potrebbé affidar-ei a brevi ed intermittenti periodi di servizio miHtare la manutenzione, l'esperierizà, ' l'approntamento al servizio di guerra -di tutto il com– plièatissimo armamento moderno che, per la natur~ d~l nostro ter,rito,rio, dovrebbe avere per noi la va– riètà dello scibile guerresco, comprendere tutte le più raffinate specialità ·dell'attuale tecnica di guerra? Non è qui il caso di sviluppare questo argomento, la cui sola enunciazionè ,nel rampo tecnico-organico ci porterebbe assai lontano, ma credo_ che il sem• plice accenno rfattol)e basti a convincere che, pur– troppo, la nazione armata è per noi niente di più che un. pericoloso miraggio capace soltanto di dar luogo ai più gravi disastri. Non predichiamo al po– polo queste false dottrine, ma apriamogli gli occhi sulle verità dei fatti già àvvenuti e tentiamo di il– luminarlo sulle vie da percorrere per la sua salvezza. Esistono queste vie,? Certo la formu[a magica che preservi da tutti i mali e procuri i ben.i non esiste, ma esiste semp re in o gni epoca -e·d in ogni situa– zione, anche in quel.le apparentemente più disperate, la possibilità di prendere una strada che porti al meglio, che offra a chi la percorra un panorama di illuminate e ragionevoli speranze. Oggi in Eu– roP,a questa strada c'è e si chiama Federazione Eu– ropea, si chiama Stati Uniti di Europa. Quando e. come si debba cominciare a percorrerla è un discor– so da farsi a parte: avviamoci subito, prima che sia tro,p,po tardi, e prendiamo si•n dai primi .passi la fer– ma risoluzione di percorrerla fino in fondo. Su que– sta strada troveremo anche la soluzione di quei pro– blemi che ·dall'adozione del criterio della nazione armata sarebbero irrimediabilmente compromessi. ALTMR Il. La Nazione armata L'articolo di Altair merita seria considerazione soprattutto per la persona· dell'autore, la cui com– petenza è indiscutibile e che indubbiamente è mos– so dal desiderio di salvare il salvabile in questo nostro disgraziato paese; ma appunto perciò neces– sita rispondere per chiarire, senza possibilità di equivoci, il nostro punto di vista. L'autore qualifica la Nazione armata come un pe– ricoloso mi·raggio, uno specchietto P,er le allodole. Nella sua lunga esposizione, non priva di salda cul– tura storica ed anche di notevoli apprezzamenti,_ egli sostiene che tale pericoloso miraggio proviene dal fatto chel la vicina Confederazione Elvetica è riuscita (inv-ero miracolosamente) a rimanere estra– nea ai due conflitti che nel breve volgere di un trentennio hanno dilaniata l'umanità. L'errore di Altair è su questo punto basilare, ose– rei dire pregiudiziale. Per intanto è bene subito chiarire che nessuno vuole copiar~ o importare ibliotecaGino Bianco l'ordinamento Svizzero e perc10 neppure distribuire mitra ai cittUidini: ciò che veramente costituirebbP oggi in Italia un. delitto sociale. Ogni paese ha le sue caratteristiche ed esigenze e anche noi sappia.– mo che non si può paragonare la situazione econo– miéo-politica e la configurazione geografica• italia11<1 con quel1a della vicina ·Confederazione Elvet ica. Senonchè vi è qualcosa di più sostanziale n.el no– stro ragionamento. La organizzazione militare tipo Nazione armata, che i-n un certo senso perfino il generale tedesco Von der Golz aveva tratteggiato in un. suo storico libro (sia pure in forma diversa da queHa da noi propugnata), ha sempre formato parte integrante del programma di tutti i partiti socialisti eul"opei. . Infatti negli anni precedenti il 1914, e cioè mo lto prima che i nazionalisti francesi assassinassero n.el nome della· Pat-ria il socialista Giov,a nni Jaurès, il nostro grande compagno aveva scrit.to un libro pro– fondamente socialista e profondamente patriottico (i due termini erano per lui e sono equivalenti) « L'Armée Nouvelle», nel quale propugnav·a, per il suo paese, una organizzazione militare sulla base della Nazione armata. Io che scrivo questo modesto articolo ho sempre pensato, da buon studioso delle discipline militari, che se la classe dirigente francese avesse ascoltata la voce del nostro compagno, molto probabilmente, ancor prima della fortunata o fortunosa prima bat– taglia della Marna, i Tedeschi sarebbero stati arre– stati nella loro invasione, e nell'ultimo conflitto si sarebbe per lo meno avuta una resistenza più acca- nita e di molto maggior durata. . . Infatti l'accusa di speciosità delle argomentazio– ni tecniche a favore deila Nazione armata non è nuova negli annali deila storia militare. E' stata abbondantemente sfruttata,. come potremmo dimo– strare, ogni qualvolta si è cercato di smuov-ere cer– te posizioni che costituiscono tabù in determina– ti ambienti il cui conservatorismo ad oltranza non è di oggi e neppure in particolare è italiano, ed è parngonabile solo a quello delle alte sfere eccle– siastich_e. Perfino il compianto Melas, dqpo certe batoste prese nella pianura piemontese da quell'e– sercito di straccioni rivoluzionari comandato da un ragazzino che si chiamava Napoleone, volle giusti– ficarsi presso la graziosa Maestà Imperiale di Vien– na affermando che quel tale Generalino aveva com– battuto contrariamente alle « regole dell'arté, » ! Le ragioni tecniche ci sono, e solide, e si basa– no su elementi di fatto positivi: non teorici, poeti– ci, immaginari o trascendentali. Le istituzioni militari (come io ho cercato di di– mostrare fin dal 1924 nel mio libro « Disarmo e Di– fesa » - Ed. Corbaccio) seguono, come tutte le altre istituzioni ll_Ociali e politiche, la evoluzione del si– stema economi~o di produzione e di scambio. Nel– società capitalistica, tipo secolo scorso, la maggio– ranza della popolazione non partecipavà alla lotta armata e perciò delegava graziosamente ad una isti– tuzione, che si chiama ancor oggi esercito perma– nente, il compito di difenderla in caso di bisogno. Era la teoria degli Orazi e dei Curiazi• riverniciata secondo le esigenze dei tempi e il perfezionamen– to delle armi da fuoco. Poco dopo l'inizio del conflitto 1914-1 8, more so– lito, contro tutte le previsioni dei cr.pi di tutti gli eserciti belligeranti, l'esercito permanente è stato sommerso dalla totalità della Nazione· in armi, e questo non solo perchè i rapporti economici tra le classi erano mutati ·in quanto il proletariato aveva iniziato il suo affrancamento dalla servità capita– listica, ma anche e soprattutto perchè il perfezio– namento tecnico dei mezzi bellici conseguente a quello della produzione industriale era divenuto tale che nessun esercito poteva combattere, ·sia of– fensiv,;imente sia difensivamente, senza una forte e

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=