Critica Sociale - anno XL - n. 22 - 15 novembre 1948

512 CRITICA SOCIALE zione. Così come un superaffollamento di manodopera in una qualsiasi unità produttiva conduce inevitabilmente, o a una diminuzione dei salari individuali, o alla crisi pro– duttiva e commerciale di quella unità. Le posizioni di politica economica sulle quali dovrebbero quindi ancorarsi le nostre organizzazioni sindacali risultano, da questi frammentari e necessariamente affrettati appunti, le seguenti : 1°) Favoreggiamento del programma E.R.P. come stru– mento di ammodernamento e razionalizzazione del nostro apparato produttivo; z') Politica di stabilità salariale per una più equa· di– stribuzione economica e sociale del fondo salariale; 3°) Politica di piena occupazione, non attraverso la cri– stallizzazione delle situazioni aziendali (blocco dei licen– ziamenti) ma attraverso il ricollocamento in altre attività produttive della manodopera realmente esuberante e nelle aziende economicamente e tecnicamente malate. Su queste basi la crisi sindacale potrà essere avviata ad uno sbocco, sia alleggerendo le masse lavoratrici dal peso di una lotta impari e senza' risultato (come purtroppo in– segna un'esperienza trìennale), sia obbligando le classi pa– dronali ad una nuova piatta~orma di tratta,tive, lè quaJ.i comportino da parte delle loro organizzazioni rappresenta– tive pi-edse responsabilità. La base, naturalmente, di un utile risultato di questa poJ litica non può essere data che da una franca ripresa di quella politica di «controlli» che abbiamo definito « perma- J nente » per il sindacato, e che deve avere come suoi or– gani precipui i consigli di gestione. La presenza di organi di ~ontrollo, di osservazione e di lotta in tutti i settori La lotta contro La ,prostiltuzio-nie oo·mefatto sociale. In conseguenza della nota preparazione di un progetto di legge per la chiusura delle case di tolleranza .da parte, della senatrice Angela Merlin, si è riaccesa recentemente in Italia la disputa, nori nuova, fra coloro che propongqno l'abolizione del regolamento giuridico del meretricio e·quelli ohe lo vogliono mantenere. La disputa .nasce da,lla diHerente valutazione .che gli ,uni e ,gli altri fanno dell'attuale regola– mento, ma appunto perciò - è bene farlo notare - rap– presenta un aspetto particolare della ben più ampia e com– plessa questione :della lotta contro lè cause eh.e provocano la prostituzione. · La stampa si è impadronita dell'argomento ma quanto avremmo occasione <;lileggere, .però, salvo rare eccezioni, cic convi~se della grande impreparazione del pubblico italiano a trattare· delle ,questioni .sociali del sesso e della IJlrosti– tuzione in particolare (anche -~e, ovviamente,. il porsi della discuss'ione costitµisce già un progresso). Leggemmo le ragioni addotte a favore dell'autorizzazione statale alle J« case» da coloro che :vanno parlando· dèl pe– ricolo venereo senza conoscere le conclusioni a cui sono giunti i competenti consessi internazionali, oppure degl'i al– tri che, cianciando di bisogni sessooli senza averne critica– mente indagato la vera natura, giungono all'apologia del vizio; leggemmo, td'altra parte, le varie querimonie, ispirate ai modelli letterari della prostituta ottocentesca, sull'abbie– zione e lo sfruttamento delle « donne perdute» e le argo– mentazioni astratte di i:oloro che vorrebbero abofa·e la pro– stituzione ,col timor di Dio e· l'amore ·-del prossimo o •coi decreti-legge. · Bisogna riconoscere che la Ìnentalità meridionale del no– stro popolo ·offre. ,il ,più duro ostacolo atl ogni tentativo di rinnovamento in questo campo, soprattutto perchè molti · intellettuali 'Cliorigine borghese subiocono a ·questo riguardo l'influenza tdell'«ordine» esistente .altrettanto quanto le mas– se che vanno delirando attorno alle statue dei santi pro-. tettori. , Coloro che s'interessano 'Clitali f!Uestioni devono appwi.to perciò sforzarsi 'cli assumere un atteggiamento che sia ad un tempo realistico e critico. Nella dis·cussione del proble– ma della prostituzione - ·'punto cruciale della questione ses- Biblioteca•GinoBianco della vita economica rendeva ieri relativamente facile ri– solvei-e questo problema. Si trattava appunto di dotare le organizzazioni degli organi tecnici adeguati allo svolgimen– to di questa azione, e di coordinarla sul piano nazionale : un problema, dunque, prevalentemente organizzMivo. Oggi non è più così. Le barr•ere che le classi padronali sono in grado di opporre ai sindacati sono più solide. La forza dei consensi che una simile politica potrà raccogliere attorno a sè sarà assai inferiore a ~uella su cui poterono · contare Di Vittorio e Lizzadri, al tempo loro. L'esperimento .èlei Consigli di Gestione è già sta.to « bru– ciato» dal machiavellismo dei politicanti in cerca di in1- brogliare le carte. Gli stessi sindacati attrezzati per un'a– zione agitatoria. non costituiscono, dal punto di vista stru– mentale, gli organi più adatti all'assolvimento di un si– mile cort)pito. Pure, i Consigli di Gestione verranno restituiti al sin– dacato ed energicamente ricondotti• alla loro funzione na– turale, oppure le minoranze sindacali dovranno adottare del– le iniziative proprie che - come quella recente a propo– sito della conferenza sindacale 'internazionale per l'E.R.T'. - 0eterminò l'isolamento della maggioranza confeclerale sui. suoi errori. Senza il controllo e la partecipazione attiva dei sindacati in Italia non si i,icostruisce: o si ricostruisce per gli inte– ressi e le classi che sapranno essere presenti : Ùna.volta an– cora dunque per lo sfruttamento capitalista, mentre il socia– lismo verrà spinto ancora più lontano dalla realtà politica e sociale del nostro paese. la ·prostituzione suale .- non bisogna lasciarsi suggestionare dalla realtà at– tuale come avviene a quanti non sanno far altro che ri– specchiare nei loro pensieri le situazioni contingenti creden– dole immutabili lc'è bisogno di ricordare l'abbaglio del gran– de Aristotele che riteneva la sohiavitù, vigente nel mondo antico, come necessaria alla società e coeterna i:on essa?); ma 'non -bisogna, d'altronde, salire sul pulpito del morali- · smo predicatorio nè cadere nell'immoralismo rettorico degli epigoni del romantÌJCismo.E' necessario essere capaci di pen– _sare contro ,/a realtà con1it,gen/Je in cui viviamo e impostare la questione in'-modo da consentire l'avviamento di _un piano generale di riforma della soci'età, 'dei costumi .e della co- scienza morale. . La prostituzione non è ·un ~< minor :male» nè uno sfogo necéssario. Oggi nel nostro .paese, che è .uno dei poch1J che ancora riconosce legalmente le -case di tolleranza, abbiamo:· prostituzione ,controllata, prostituzione libera, rapporti ses– suali pFematr'imoniali non venali, matrimoni inconsistenti, concubinaggi; cioè alla ,Pros,tituzi.one legalizzaiµ si accom– pagnlmo .prop,l,io quei f~ contro cui es.ro dooreb/Je fungere ~ .ootido·to. •Il vezzo ,comune che consiste J1el taociare indiscriminata– mente di prostituta {spesso da .parte idegli stessi suoi amanti) anche la donna che ha rapporti· sessuali liberi e dettati da se<ntimento con l'uomo che ama, ,contribuisce -a spingere la donna nella prostituzione e ad ostacolare la ,redenzione. Per prostituta invece deve -interldersi quella donn:a che si rJà al– l'uomo ,Per mo-ti'IAV esftfam,ei · o prro<ile1iten1,ewte estr,a,ne-i; al– .!'Còmore {lucro, soccesso, vanità, ecc.), e. naturalmente si ha11110 tutte le gradazioni di pPostitute che vanno dal talamo nuziale ai rapporti occasionali, al mestiere patentato. Dev'essere però ben chiaro che la questione che viene ora dibattuta, pur avendo presupposti morali, è essenzialmente sodale: infatti -noi non possiamo valutare la disposizione mor,ale con cui uria moglie va a ldto col marito (quel rap– porto potrèbbe \\Vere tutti i caratteri della prostituzione), ne quella ,con;cui un marito va a )etto con la moglie (anche questo rapport@ potrebbe essere da parte dell'uomo ,tipica– mente prostitutivo), ma possiamo bensì rilevare in larga mi– sura le manifestazioni sociali '<!ellaprostituzione, quelle cioè che interferiscono nella vita comune della collettività.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=