Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948

CRITICA SOCIALE 411 ll problema sindacale e il Convegno di Milano Agli articoli che sul Convegno sind!acale di Mi– lano abbiq,mo gvà pubblicati nelio scorso numero ag– giungia,mo qwesto, inv'iatoci, anche p·er sopecitazione nostra, da Enrico Bassf, un autodidatta fra i mi– gliori per intelligenza, per serietà, per senso di ·re– sponsabil1tà che abbiamo conos'ciwti nel nostro parti;to. Il suo scritto ci se.m1bra di som,mo interesse ve1· i problemi che solleva e per quel che dice intorno ad essi, Esso è pertanto degno di suscitare la più vfva attenzione cLi qtianti s'interessano ai problem·i sindacali. La Critica Socìale I L'annuncio della convocazione in Milano di un Convegno Sind.acale del P.S.L.I., aveva suscitato nel Paese, e in modo particolare tra i lavoratori, una grande aspettativa. Aspettativa \resa .ancor più viva dalle po1emiche ;politiche e sindacali sorte in segaito agli avvenimenti del 14 lugfo~, · culminate nella scissione sindacale, che sembrò dovesse segna– re l'inizio di una serie di ulteriori divisioni in seno alla Confederazione Generale del Lavoro, rper dar vita ad una indiavolata, infeconda e deprecabile fungaia di sindacati di colore, tra lor0 concorrenti, dispettosi, pronti ad immobilizzarsi reciprocamente e a sacrificare all'egoismo particolare di partito l'in– teresse generale de1 proletariato e del ,paese. Questa minaccia aveva allaTil).ato il proletariato, il quale si era reso conto delle, conseguenze c)le un simile pericolo poteva avere sull'immediato avve– nire del movimento sindacale, compromesso dalla· leggerezza dei democratici cdstjani e dalla irrespon– sabilità dei comunilsti. Con giusto intuito, che at– testa la crescente fiducia 'che via via ripone nelle capacità e nell'avvenire del nostro Partito, il pro– letariato attendeva perciò dal Convegno Sindacale_ <li -Milano due cose: · a) ferma difesa del princtpio de1l'unità sinda– cale, anche per impedire che- il capitalismo. indu– striale e agricolo ;profittasse 1 dell'im;provvisa polve– rizzazione della maggior organizzazione opera'ia per tentar di rifarsi, senza scrupoli, delle conquiste sindacali, economiche e sociali dei lavoratori; b) formulazione di un progetto di riorganizza– zione sindacale, da agitare nel paese e da presen– tare al Parlamento, capace di rispondere, in con– nessione con lo sviluppo del progresso tecnico e so– ciale della società, alle esigenze di un moderno mo– vimento operaio che, pur riassumendo in sè l'espe– rienza del passato, non può continuare ad essere retto e regolato con gli stessi criteri dì mezzo se- . colo fa. Come ha risposto il Convegno di Milano a queste due aspettative? In modo esplicito alla prima, in modo negativo alla seconda. - Con la sua vigorosa dichiarazione in difesa del– l'unità sindacale, il Conv-egno Sindacale di Milano ha il merito di avere, almeno ;per il momento, evi– tato la dissoluz-ìone della Confederazione Generale del Lavoro e dì avere così ridato al proletariato italiano la fiducia in se stesso e nei suoi organi di lotta, la cui efficienza è sempre stata in rapporto al:la loro struttura più o meno unitaria e allo spi– rito di solidarietà che da questa deriva ai loro iscritti. ' Questa esigenza unitaria del sindacato, che segue dalle origini, ininterrottamente, l'evoluzione storica del movimento operaio,_ non può essere da noi igno– rata, per nessun motivo, in nessuna .circostanza. Bene dunque ha fatto il Convegno Sindacale di Mi- 'bliotecaGino Bianco lano a pronunciarsi risolutamente per il manteni– mento dell'unità sindacale, ;poichè, oggi :più che mai, alla vigilia delle imminenti discussioni parlamen– tari sul futuro. ordinamento sindacale italiano, fale esigenza unitaria deve essere vigorosamente, affer– mata e propugnata, per prevenire e combattere le deviazioni prospettate, incautamente o furbesca– mente, compresa quella pr:evista dall'articolo 39 dei– la Costituzione. Appunto :perciò è doveros0 rilevare che la Mo– zione approvata dal Convegno tli Milano palesa contr~ddizioni, che attenuano, se non annullano, rispetto al futuro, iJ.'effica.cia che essa poteva e do– veva avere, perchè dimostra, se io non m'inganno, la mancanza di un deciso e unjforme orientamento teorico sul problema istituzionale dei sindacati. Infatti la Mozione, mentre nella prima parte in– di ca, in modo efficacissimo, come la vera e ,orga– nica unità sindacale - non quella attuale, ché è il risultato di un compròmesso :politico ...:: dovrebbe essere sentita e praticata; nella terza ed ultima parte, inveoe, vede nell'articolo 39 della Costitu– zione, che ammette, per ogni singola categoria pro– fessionale, la creazione di più sindacati, destinati a cozzare l'uno contro l'altro, « il lievito f.econdo per la formazione e lo sviluppo della coscienza sin– dacale d.eUe masse », Non crediamo necessario spender molte parole per dichiarare che noi non ci sentiamo affatto di as– sociarci a questo giudizio-: a nostro avviso; l'arti– colo 39 rappresenta, nella Costituzione della Repub– blica ,Italiana « fondata sul lavoro », il trionfo, non della libertà, ma del più gretto liberismo conser– vatore, e nfente affatto il « lievito fecondo per la formazione e lo sviluppo deHa coscienza sindacale delle masse »: • cosciem:a che, viceversa, i lavora– tori acquista.no nella vita comune e unitaria del sinda cato (che l'art. 39 minaccia invece di disgre– g·are), attraverso, una compatta lotta di classe, la sola capace di dare loro la consapevolezza e la fiducia nella ipropria finale emancipazione, che noi identifichiamo col socialismo. · La crisi, che ,per la prima volta in questo dopo guerra ha testè minacciato l'eststenza della Confe– derazione Generale ·del Lavoro, non deve essere sot• tovalutata, perchè essa ha radici profonde, che si riallacciano a tutta la storia del movimento ope– raio italiano, pure nélla costante aspirazione di questo ad una vita unitarla, autonoma e indipen– dente. Infatti questo sforzo del movimento sinda– cale è sempre stato ostacolato, non solo dalla man– canza, nella legislazione italiana., di norme sinda– caH, e dalla lentezza con la quale si è attuato lo sviluppo indust1iale e agricolo del nostro paese, ma anche dal sopravvenire del fascismo, e da fol"Le della stessa classe operaia, mosse da interessi par– ticolaristici di gruppi e di· categorie e daH'influenza che su di esse esercitavano partiti e- movimenti politici. Questa causa non può essere ignorata, _anche se, in apparenza, unica o principale responsabile della - crisi è oggi la democrazia cristiana. La quale, il– lusa dall'effettivo successo elettorale del 18 aprile, ha ritenuto opportuno accelerare e anticipare la crisi, allo scopo di creare, avendo la direzione del potere politico della nazione, un suo movimento sin– dacale, da far operare, come di fatto già opera, in contrasto con quello Confederale e quindi, diretta– mente ·e indi,rettamente, con l'interesse della collet– tività dei lavoratori e del ipaese.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=