Critica Sociale - anno XL - n. 15 - 1 agosto 1948

334 CRITICA SOCIALE \ •cale che è invece assidua cura di tutti noi di con– se1.:are, in qu:esto momento e sempre, sia perchè è il solo mezzo per cercar di impedire la subordina– zione dell'organismo confederale agli interessi di un partito, sia perchè da una separazione che sia il ri.– sultato di un'aspra contesa verrebbe certamente un casì I vivo drssenso anche nella trattazione dei sin– goli problemi che si presentino via via sul terreno d'ell'azione sindacale, da costituire una irrimediabile condizione di inferiorità delle forze dei lavoratori di fronte a quelle dei datori di lavoro. Per il fatto stesso di aver stipulato l'alleanza sindacal'e coi de– mocristiani per la comune clifesa contro la s·opraf– fazione della maggioranza, i nostr.i amici sono ora nella migliore condizione per poter esercitare su di essi una efficace opera di persuasione; e per il fat– to di aver clamorosamente rotto in questa occasione ogni solidarietà con l'atteggiamento democristiano essi possono troy,arsi in favorevoli condizioni per in– durre finalmente ad una saggia e onesta riflessione quei gruppi della maggioranza che non hanno sin qui voluto ascoltare la loro parola ispirata dal più schietto amore per gli interessi della classe la~ora– trice. O vorranno anche questa volta i comunisti di– mostrare-i che ogni speranza sulla loro saggezza, sul loro senso di responsabilità, sulla loro capacità a sottomettere 'agli· interessi della classe lavoratrice i loro fini settari è destinata a mutarsi in delusione? *** Analogo stato di sospensione è anche in queUlo che è oggi il punto più nevralgico della politica in– ternazionale. A Berlino sembrava si fosse delineata nei giorni scorsi una accentuata possibilità di di– _sternsione, che pareva fosse nella logica naturale delle cose. E' chiaro infatti che nessuno dei due contendenti può avere interesse a spingere le cose fino al punto in cui possa·nascere lo scoppio di un incendio, che nessuna acqua di sopravvenuto ravve– dimento sarebbe capace di spegnere. La Russia. sa di non essere pronta, quantunque continui a de:di– care alla preparazione alla ,guerra una parre assai . notevole della sua capacità produttiva. L'America, che ha èerto in questo momento una condizione di innegabile superiorità, potrebbe desiderare di pro– fitta-me per non lasciare alla Russia il tempo e la possibilità.. ài accorciare le distanze della sua pre– parazione; e si trova fors'arrche in una situazione, per cui, .come fu osservato da qualcuno, deve so– stenere maggiori sforzi e subire m3ggioti danni dallo stato attuale che non da una guerra che po– trebbe aver la speranz.a di risolvere in tempo non molto lungo. Ma è certo che essa pure avrebbe d:=tl'– la gùerra un colpo gravissimo: dovrebbe sospen– dere la 1 ric9nversione alla industr'ia di pace e non avrebbe la possibilità di svolgere tutto il compito che si è assunta col piano Marshall,. con la cui at– tuazione, anche se non ha la menoma intenzione di co5:tituire una egemonia politi-ca sull'Europa, essa si propone un comiplesso di fini (dei quali abbiamo già parlato più volte), cun non. è certo dvsposta a ri– nunziare. Per ql.!este ragioni era logico supporre che il de- Biblioteca inoBianco lineatosi processo di distensione dovesse continuare sino ad una soluzione dei punti intorno a cui verte og,glÌ più aspra la~discussione; e invece all'uLtimo momento giungono due notizie che paiono fugare ogni speranza : la notizia che i russi, sembra abbiano ini~iato anche a Vienna lo stesso blocco che a Ber– lino, e fa riotizia che i ra,ppresentanti di Inghilterra e d'America, andal'i a Mosca oer condurre le trat– tative con Molotov su vari a-rgomenti che dànno motivo al contrasto, hanno avuto notizia che Molo– tov, invece che attendere la loro preannunoiata vi– sita, si è allontanato da Mosca, dove non si sa quan– do Stia per tornare. Non entriamo a discutere· le varie ipotesi che si fanno al r.iguardo di quest'ul– tima circostanza, in maggior parte pessimiste, ma in parte anche ispirate a un non irragionevole ottimi– smo. Dici'amo che per conto nostro persistiamo a credere che, nonostante la dissennata spensieratezza con cui la Russia continua a tirare fa corda, l'irre– paralbile non avverrà, e l'uragano della guerra, pur continuando ad incombere minaccioso sulla vita dei popol'i, J',lOll! scoppierà per ora e lascerà quindi tem– po ai tentativi che si faranno per dare alla pace una maggiore sicurezia e s.twbilità. *** Di questi tentahvt uno è <fuello del quale ci vlÌe– ne notizia dalla Francia, la quale, pur in mezzo al· le tristezze della sua situiazione interna e alle preoc– cupazioni per la crisi che la minaccia, sa t;ovare ispiirazioni ideali con le quali riesce ad ill,uminare il presente e ad additare iJ cammino futuro della Umat1ità. La deliberazione con cui la Commissione degli Affaril esteiri (sulila quale torneremo altra. vol– ta) ha posto in termini concreti il problema della organizzazione federale europea, come avviamento aigli Stafi Uniti del Mondo. e ha cercato di avviare sul terreno della realizzazi,one quella chei è stata sin qui una enunciazione teorica di una generosa aspirazione, è V<:!ramenteuno spiraglio di luce aper– to sulla nebulosa realtà in cui è avvolta tutta la nostra vita. Sfortunatamente ci viene contempora– neamente la voce del Mini1stro laburista. Cripps, il quale, interpretando probab'i.hnente i1 pensiero an– che dei suoi colleghi, getta un colpo di doccia fred– da sulle spierane:e che la voce venuta di Francia su" scita. Evild.entemente l'Inghilterra desidera che la Federazione europea sia per lo meno rimandata al momento in cui essa abbia bene coordinato nuova– mente il sistema politico ed economico del Com: monwealth, in modo da poter in detta Federazione, se si farà, entrare in quella condizione di superiori– tà. che le verrebbe ,dalla. solidarietà del•fu sua orga– nizzazione imperiale. Ma se anche in questo la po– litica estera dei laburisti ·rimane purtroppo avvinta alle pesanti tradizioni del. Foreign Office, noi spe– riamo che una più attenta ammonitrice leziorne dei fatti induca i nostri comipagni inglesi a concludere che ·non può dar gronde frutto quella costruzione socialista che essi stanno compieHdo all'i.n,terno del Paese, se essi .non avranno provveduto ad a1ssicu– rarle il sost~no di quelle forze internazionali, sen– za cui l'opera loro no;i avrebbe possibi1ità di difen– dersi dalle forze avverse. che la minaccerebbero da molte parti, da Oriente e da Occidente. . U. G. M.

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