Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948

214 CRITICA SOCIALE dissidio russo-americano, proprio nel momento stes– so in cui lo scambio recente di parole pacifiche da– rebbe speranza che quell'urto sia attutito. Diversa sarebbe la situazione se l'intesa militare, non dei s0li cinque Stati del patto di Bruxelles, ma di !utte le Nazioni democratiche d'Europa, fosse fatta m fun– zione di un ordinamento federativo, il quale trasfe– risca il comando delle forze militari dai governi dei singoli Stati al governo di un Sup~rstato, in cui gli interessi di tutti gli Sta ti contraenti fossero rappre– sentati e tutelati. La Federazione potrebbe assume– re l'ufficio, già da tempo additato, di forza che si frapponga fra le due potenze egemoniche tra cu; permane insistente la contesa, _nonostante_ le parole pacifiche recentemente pronunciate e la cm eco sem– bra andare rapidamente svanendo; essa potrebbe es– sere una forza autqnoma che non abbia bisogno, per difendere la propria politica, di estranei interventi, e soprattutto dell'intervento di una delle due parti tra cui si intende d-i evitare il conflitto; e potrebbe disporre di mezzi sufficienti a disanimare ogni pro– posito di aggressioni e, quindi, ad assicurar-e, per qualche tempo almeno. la pace nel mondo. E poichè è fuor di dubbio che il pericolo di aggressioni oggi viene soprattutto dalla Russia, se anche derivi più da preoccupazioni di difesa che da propositi di I ulte– riore espansione della propria potenza; e poichè d'al– tra parte è certo che là Russia non potrebbe, nelle condiziòni attuali sue e degli Stati satelliti, tentare nessuna aggressione per lo spazio di alcuni anni ; oc– corre che appunto di questo spazio di tempo consen– tito per la prepz.razione e organizzazione di una va– lida difesa della pace profittino le nazioni democra– tiche europee, se non vogliono essére prevenute da– gli avvenimenti. La Federazione europea, che poteva due anni fa sembrare ·ancora una fantastica utopia, è andata sempre meglio delineandosi come una po3- sibilità e una necess:tà, e oggi appare una necessità urgente e inderogabile. * * * Anche gli avvenimenti palestinesi non possono la– sciare tranquilli l'Europa e il mondo. Essi sono sta– ti determinati soprattutlo da una assurda politica se" guita in quel paese dall'Inghilterra. Che fosse negli interessi dello Stato mandatario mantener vivo il dis– senso fra Arabi ed Ebrei in Palestina per assicurare la continuità del mandato, si capisce agevolmente; ma che non si sia sentita l'opportunità di modificare quella politica dopo che era stata assunta definitiva– .mente la decisione di porre fine al mandato nella da– ta del 15 maggio precedentemente stabilita; che non si sentisse che la pacificazione fra i due elementi et– nici che stavan di fronte fosse necessaria alla salva– ~uardìa di tutti gli interessi europei, inglesi in prima lmea, soprattutto dato che alle coste della Palestina giunge l'oleodotto che trasporta il petrolio dalle mi– niere dell'Irak e della Persia, è cosa che 'stupisce. E strano day,vero appare che sia proprio oggi l'Inghil– terra la pm tenace a negare ogni ric_onoscimento, an– che de fa,cto, alla proclamazione dello Stato ebraico fatta dagli israeliti nella giornata del 14 maggio, mentre fu essa, con la dichiarazione di Balfour del 1917, a fomentare le aspirazioni e le speranze degli -ebrei. Vero è che allora si parlò di focolaio ebraico, cioè di luogo in cui avrebbero potuto raccogliersi e trovar rifugio tutti gli ebrei a cui fosse stata resa impossibile una vita libera e dignitosa nel territorio degli Stati in cui abitavano. Ma anzitutto, con le limitaz.ioni successivamente imposte alle immigra- BibliotecaGino Bianco zioni ebraiche dalla Polonia, dalla Germania e da altri Paesi, l'Inghilterra aveva già da alcuni anni tol– to alla costituzione di quel focolaio lo scopo che gli era stato ,assegnato; e poi è strano che essa non a– vesse già prima sentito che da quell'avvicinamento di elementi etnici coerent,i e di spiriti animati dallo stes– so tenace altaccan;iento alla tradizione degli avi lon– tani non poteva non sorgere l'aspirazione alla costi– tuzione di uno Stato. Il quale, non riconosciuto ·dal– l'Inghilterra, ha avuto in'V'ece il riconoscimento, co– me Stato de facto., dall'America- e dalla Russia. Da qual.i motivi siano stsite mosse alla loro decisio– ne queste due Potenze non è facile stabilire con pre– cisione, Probabilmente la Russia non intende di ri– nunciare a nessuna possibilità che le si offra di al– largare la sfera della sua attività politica e le pos– sibilità di intervento. In particolare sente che un gior– no o l'altro potrà nascere per lei la possibilità di un urto col mondo mussulmano e trova utile crearsi qual– che appoggio in tutte le zone in cui questo urto pos– sa verificarsi. L'America, dal canto suo, ha sentito probabilmente l'.oppoFtunità di non lasciare alla Rus– sia il monopolio di un tde orientamento e di tutti gli atteggiamenti cfue potrebbero derivarne. Anche la questione d'el,petrolio vi ha cer~o avuto il suo peso, per il caso di una vittoria della tesi ebraica,. se non sul campo d·ella battaglia cruenta, nelle trattative che saranno condotte dinanzi _all'O.N.U. Dal ponderaFe sufficiemtemente la· gravità degli ac– cennati problemi la ·pubblica opinione italiana è stata distratta dalla prevalente attenzione che essa ha de– di-cato agli avvenimenti interni. Le elezioni dei Pre– siclenti del Senato e della Carnera, ma soprattutto, e in grado assai maggiore,. l'elezione del Presidente della Repubblica, hanno appassionato tutti gli am– bienti politici. Si trattava di veder come avrebbe i– niziato il suo funzionamefito la Repubblica,. a cui !a Costituente aveva dato la sua legge fondamentale; sì trattava sçiprattutto di vedere se la schiacciante prevalenza conseguita .nel1a lotta elettorale dalla De– mocrazia Cristiana avrebbe indotto questa a porre a capo dello Stato una persona che potesse essere stru– mento della sua politica, o se essa si fosse invece resa conto che la vittoria conseguita era frutto di circo– stanze non stabili e non esprimeva un'effettiva pro– porzione di forze, e che. in ogni cas0, per la stabi– lità d_ellenuove istituzioni era necessario che a C2.po dello Stato fosse scelto un uomo che sj ponesse al di sopra di ogni tendenza politica e potesse all'occasio– ne, nella inevitabile lotta fra le diverse parti, eserci- tare una fumzione di eq11ilibrio. - Non c'è dubbio che la· candidatura Glell'on. Sforza, che il De Gasperi pose innanzi e appoggiò con molto fervore, ma che voleva apparisse proposta da;JJ'esi– guo nucleo repubblicano e accettata dalla D. C., era da lui concepita come la candidatura di un uomo ehe non avrebbe opposto intralci alle findità che la De– mocrazia Cristiana potesse proporsi, valendosi del suo assoluto predominio al Parlamento· e nel Governo. Non vogliamo dire che le cose sarebbero state effet– tivamente così nel_caso eh~ !'on. Sforza fosse risul– tato eletto ; riteniamo anzi -che non sarebbeFo state; ma che 1 il De Gasperi facesse un tale assegnathen~o ci pare fuori di ogni possibile discussione. Il fatto stesso cfue egli evidentemente s'industriò per impe– dire la rielezione del1'on. De Nicola, nel quale av:~va

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