Critica Sociale - anno XL - n. 9 - 1 maggio 1948

190 CRITICA SOCIALE resse della. collettività e, quindi, della classe lavora– trice. E' ciò che noi abbiamo sempre sostenuto, preoccupati soltanto della sorte della· troppa gente che nel nosll'o Paese non ha sicuro nè il lavoro nè il pane. LAVORATORI ITALIANI! Questo primo maggio dovrà segnare l'ini:tio di una nuova época nella vita del sindacalismo italia– no. Liberate i vostri sindacati dalla dominazione dei partiti, perchè questa dominazione determina la loro impotenza e crea la minaccia di una possi– bile rottura dell'unità sindacale. Dopo Alle previsioni che noi avevamo accennate nel . passato fascicolo intorno ai risultati· della lotia elet– torale _hanno_pienamente corrisposto i fatti. I fatti più notevoli sono: la liquidazione dei piccoli par– titi, la maggior parte dei quali non è riuscita nep– pure ad ottenere un quoziente; la vigorosa affer– mazione della lista di « Unità Socialista»;· l'insuc– cesso del Fronte democratico popolare, specialmen– te in confronto delle esagerate speranze che i suoi condottieri avevano concepito ed espresso; la schiac– ciante vittoria della democrazia cristiana, molto su– periore alle aspettazioni dei suoi amici ed avversari. Non occorre che ci indugiamo a dimostrare co– me quest'ultimo fatto (e di riflesso anch'e gli altri) sia stato effetto di una esag-erata e veramente irra– gionevole paura, contro la quale in tutti i modi noi avevamo cercato di reagire, soprattutto per il desi– derio che i risultati della consultazione elettorale rispondessero_ genuinamente p.lla vera situazione po– litica del Paese. Ed è anche superfluo che insistia– mo a dimostrare come questa alterazione del reale orientamento politico del Paese debba imputarsi al Fronte democratico popolare, che, con la premedi– tata mancanza di chiarezza nel suo programma, nel colore politico dei suoi candidati, nèllo stesso sim– bolo - come dice il manifesto che la Direzione del nostro Partito ha rivolto ai lavoratori e a tutto il Paese - e coi metodi demagogici e incivili di pro– paganda, ha determinato in gran parte del Paese tale stato d'animo per cui la sua sconfitta è sem– brata a moltissimi una necessità supt'ema a cui ogni altra esigenza dovesse essere sacrificata. Naturalmente il risultato di questo diffuso sta– to d'animo ha prodotto una più aspra polarizzazione dei due gruppi più numerosi che erano in lotta e ha reso anche più minacciosa quella situazione che noi avevamo già in precedenza deplorata e depre– cata e che potrebbe avere come necessario sbocco lo scoppio di una lunga dolorosissima guerra civile. Potranno le forze che si sono raccolte sulla nostra lista 'riuscire ad allontanare questa minaccia dalla • vita del Paese? E' questa la domanda che noi dob– biam farci; è questo il compito che noi dobbiamo proporci. Ma la possibilità di dare ·alla domanda una risposta soddisfacente e di attuare il compito . con risultati efficaci per il bene del Paese non di– pende soltanto da noi. Dipende anche, e soprattutto, dal modo in cui la démocrazia cristiana saprà in defi– nitiva interpretare i risultati delle elezioni e sentire qual'è l'atteggiamento che essi le impongono. .BibliotecaGino Bianco Affidate la direzione del sindacato a uomini scelti da voi stessi, tra i migliori e i più capaci. Ritorni tra noi quella affettuosa e fraterna solida– rietà che fu sempre patrimonio delle organizzazioni operaie in tutti i tempi. · Meditate su questi consigli, compagni lavoratort, in questo primo maggio: dalla vostra stessa azione potrà allora scaturire la possibilità di garantire per voi, per il Paese, per tutto il mondo del lavoro un migliore domani. VIVA L'UNITA' E L'AUTONOMIA SINDACALE! VIVA L'EMANCIPAZIONE DEI LAVORATORI! elezioni / Dalle dichiarazioni fa,tte pubblicamente, subito dopo le prime· notizie sui risultati elettorali, da uo– mini responsabili della D. C. e dallo stesso Presi– dente De Gasperi, si è potuto desumere che essi si rendeviano conto che la forte maggioranza relativa conseguita dal ·loro partito (divenuta maggioranza assoluta per quanto riguarda la composizione della Camera,. in grazia ,l:leldifettoso meccanismo della· legge elettorale) non può e non deve essere attri– buita al fatto che la maggioranza del Paese segua il credo politico e approvi in tutto il programma della D. C. Il grado della paura si è manifestato per molti sintomi : la confessione fatta da molti, in termini chiari, c'he, pur essendo di pensiero assai diverso da quello dei democratici cristiani, essi votavano tut– tavia per questi ultimi, per aver la sicurezza che fos- , se preclusa la via ad ogni possibile instaurazione di un governo del Fronte; la stessa liquidazione di al– cuni fra i partiti mino.ri , ché veraménte potevano spe– rare di ottenere un numero <li voti sensibilmente maggiore, e soprattutto il fallimento del blocco libe– rale-qualunquista che pure aveva motivo di confi– dare in un --notevole afflusso di voti, specialmente nell'Italia meridionale; la fuga in Svizzera d1 molti plutocrati e delle loro famiglie, non appena ebbero deposto, nelle prime ore della mattina, la scheda nel– l'urna, per andare ad attender là lo sv0lgersi de– gli avvenimenti che essi prevedevano gravidi di tem– pesta, sono, insieme con altri, i sintomi del diapason ' raggiunto da questo ridicolo, indecoroso senso di paura. In questa situazione la democrazia cristiana compirebbe un imperdonabile errore se credesse di poter arrogarsi di governare l'Italia secondo l'esdu– sivo indirizzo delle sue ideologie e del suo program– ma e finirebbe per suscitare _contro di sè una forte reazione cfa parte di coloro stessi che sono respon– sabili dell'alterazione che, in vantaggio della D.C., ha subito la fisionomia politica del Paese. Eppure le parole dette nei giorni scorsi ai suoi amici romani dall'on. Scelba denotano l'esistenza del pericolo che una parte almeno della D. C. tenti di trarre infondate e irragionevoli illazioni dai risultati ~ettorali. Certamente Scelba non ha espresso un pensiero soltanto suo, ma si è fatto eco di tutta una corrente che in seno al suo partrito· è venu.ta acqui– stando potei:iza sempre ,;naggiorè e tenta di ripren– dere in mano tutte le leve del comando, dop,o la ti– mida riscossa che la frazione di sinistra del partito ha tentato nel Congresso di Napoli. Si poteva hlt– tavia ritenere che la Direzionè del partito non con- ,' I

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