Critica Sociale - anno XL - n. 5 - 1 marzo 1948

96 CRITICA SOCIALE ' positi fascisti di « andare verso il popolo», di « fa- re del bene alla classe lavoratrice », ecc.) non ri– sponde nè tanto nè poco alla nosti:a- concezione, sia del socialismo sia della democrazia. E tanto me– no poi quando ciò vada a detrimento delle risorse della collettività o dei mezzi; strumentali o ·finan– ziari che devono servire al suo sviluppo ed alla sua migliore attività. Infine - e il problema è specialmente importante per ogni collaborazione con la D. C. in governi di coalizione - dobbiamo risolutamente opporci, per la salvezza della democrazia, al gioco del trasfor– mismo che va conducendo la D. C. Si è parlato da taluno di un neo 0 giolittismo di De Gasperi. Sem– mai' si tratta di una brutta copia. C'è, è vero, la stessa angusta mentalità di considerare tutti i pro– blemi come « affari di ordinaria amministrazione », facilmente manovrabili dal governo, dai prefetti, dalla burocrazia, o, tutt'al più, da ristrette cerchie di parlamentari con i quali stipulare transazioni e compromessi. Ma la cosa avviene qui su di un pia– no più basso e meno abile. Tutto considerato, Gio-· lilli, anche per la sua origine burocratica, suscita– va una efficienza nell'azione di governo, da cui sia– mo ben lontani; aveva una certa prontezza nell'af– frontare problemi giunti a maturazione, in pieno contrasto con la tendenza permanentemente dila– zionatrice dei democristiani; s'ispirava ad un senso prud.en -te e risparmiatore delle risorse pubbliche; che .oggi è dileguato tra la ridda dei miliardi ero– gati. E d'altra parte quel ti,asformismo giolittiano che, trattando con scanzonn,to scetticismo vanità ed interessi di uomini, cercava di conciliare problemi e di sventare attacchi, era men viscido e meno ;av– vilente del trasformismo democristiano, con i' suoi gesuitismi calcolatori, con la sua tendenza a tutto , compromettere e logorare, con il suo trincerarsi nel mistero di ogni singolo dicastero, con il suo de– filarsi al controllo pubblico. E poi il trasformismo giolittiano meglio conservava alle forze ed alle per– sonalità politiche la loro specifica fisionomia che non questo trasformismo democristiano, che s'ab– barbica, corrosivo e ·deturpatore, come una muffa ... Ecco perchè riteniamo che, se c'è una compagi– ne politica pericolosa per la democrazia, forse po– co meno del bolscevismo· ,essa è la Democrazia Cri-. stiana, anche se fa sfoggio d'esserne la paladina. E fa « difesa della libertà e della democrazia » deve essere difesa anche .dalle sue mire, dal suo predo– minio, dai suoi metodi. Il compito della « terza for– za » dev'essere ben combattivo verso q~esto iBsi– dioso settore dell'« altro· fronte». Altrimenti, se da quest'esigenza di « difendere la democrazia e la li– bertà » ci fasceremo -traviare sino a conferirle quel significato _eminentemente conservatore c.he vi at– tribuiscono i democristiani, saremmo, un brutto gior– no portati, a constatate che in pratica questa di– fesa la si fa - ad maiorem gloriam ~ con i siste- mi di Scelba. · GIULIANO·PISCHEL L'AltoAdigee le elezioni Ci duole di non poter essere del lutto concordi col nostro amico e collaboratore nel'là visione otti– mistica che egli ha della situazione creala nell'Alto Adige dalla promulgazione recente dello Statu'to per l'aul?nomia. Per quanto noi ci augurassimo. e spe– rassimo che dalla creazione di u-na limitala aul@no– m~a provinciale nell'àmbilo di una più larga autono: mza regionale potesse venire la più soddisfacente soluzione del problema della convivenza di due di– verse _razze nella Valle dell'Adige, qualche notizia che ci è pervenuta da ·alcuni amici, che oonosc01w da vicin? le condi~ioni della regione, ci fa temere· che. a differenza d1 quanto suppone il Sarleschi, il nuo1Jo_Statuto non riesca ad ~vitare quegli attriti di razza che costituivano il .maggior pericolo al qua– le si doveva cercar di ovviare. Speriamo che gli avvenimenti successivi dim/i~ strino la effettiva possibilità di una pac'ifica convi– venza Ira l'elemento italiano e l'elemento tedesco. Frattanto, perfettamente concordi in questo col Sar– leschi, noi augurfomo che i nostri compaf!ni del Biblioteca Gino Bianco Trentino e dell'Alto Adige, di lingua italiana e di lingua tedesca, sappiano dàre alla lolla elettorah. una impostazione tale per c11i, superali i meschini orgogli e risentimenti di razza, essi si trovino con– cordi nel lottare per la libertà e 'per la giustizia, sulla base di una· comune rivendicazione dei diritti delle classi proletarie che, attraverso le differenze di razza e di •lingua, devono sentirsi affratellale nella comunanza delle loro aspirazioni. LA c. s. Alla vigilia di terminare i suoi lavori, l'Assem– blea Costituente ha « varato » gli statuii speciali, previsti dall'art. 116 della Costituzione. Mentre potrà essen interessante un raffronto fra loro, osservo che quello riguardante· il Trentino-Alto Adige, cui certo spettavano, per tanti motivi, le più ampie franchi– .gie, è di fatto il più limitato. Il Trentino e l'Alto-Adige, uniti da secoli di co– muni vicende, hanno comunque riacquistato quella individualità che rimonta al 1100. Fino dal secolo XIII infatti il governo del principe trovava un freno in una specie ci.i Parlamento regionale. senza il con– senso del quale non era lecito emanare leggi, levare imposte e chiamare alle armi e nel quale tutti i ceti erano rappresentati, .dal clero ai nobili, dai cava– lieri ai contadini. Questi, già completamente liberi, pagavano al feudatario un simbolico modesto canone e potevano trasmettere inter vivos e per .successione i loro masi. Per esercitare le sue sovrane preroga– tive, il nuovo signore doveva solennemente promet– tere di riconoscere quelle del Parlamento e dei Lan– slaende. Trentini e Tirolesi, educati da secoli" al senso dell'autogoverno, hanno - eccettuata qualche voce discorde - accolto il nuovo statuto con favore e, soprattutto, con fede. Dimenticati gli attriti, del s:;ui inizio si · compie proprio in quest'anno il centenario, gli uni e gli altri confidano di dare alla regione più ampio 11espi– ro. Lo Statuto, avendo aumentato, a scapito dell'ente regionale, i poteri delle due provincie, permetterà ai Trentini e ai Tirolesi di conservare una distinzio– ne nell'unità regionale e un'unità di intenti .nella soluzione dei problemi comuni alle due ~arti. I rappresentanti politici della maggioranza della. popolazione della provincia di Bolzano hanno dimo– strato aperlis verbis la loro soddisfazione; da oltre. il Brennero lo stesso Ministro degli Esteri austriaco ha detto alla radio il suo c·ompiacimento. E se TreN– to lamenta la perdita clei comm1i mistilingui (il co- ·siddetto Unterland), Bolzano ha ottenuto d1e l'abor– rita denorriinazione di Alto-Adige venga ufficialmen– te tradotta in Til'oler Etschland ' (Paese tirolese d.el – l' Adige), cosicchè Tiro/, cui son legate tante storiche vicende· e non fodiffereriti motivi economici (si pen– •si allo smercio· di certi prodotti famosi nel mondo come tirolesi: vini, frutta, marmellate, stoffe ètc.), non sa>rà più un termine proibito. Alla generale. distensione degli animi ha certo contribuito il Decreto 2 febl;>raiò 1948 sulle famose .opzioni. Anèhe qui si è a11rivati ad un compromesso. Gli optanti per la Germania, abbiaNo o non acqui– stato la nuova' cittadinanza, sian@ o non emigrati, hanno facoltà di rimmciare aH,'opzion.e e riacqui– stano automaticamente la cjttadinanza italiana. Po– che le eecezioni. Speciali commissioni mistilingui, presiedute da magistrati,· esamineranno i casi degli « optanti>> che, per zelo, bisogno o cifcostanze, bril– larono per eccessivo nazismo. Se si pensa all'ondata - diciamò così - di clamorose riabilitazioni cui abbiamo assistito in Italia e fuori d'Italia, era pre– feribile evitare questi postumi giudizi di epurazione a1la rovesci.i e dichiarare nulla de jure la 'famige– rata legge 21 agosto 1_939n. 1241. E' augura-bile che le Commissioni agiscano presto e con serenità e noiil si assista al solito spettacolo dei poveri e dei piccoli che fanno le ·spese delle colpe altrui. U « compromesso » comun.que rappresenta pur . sempre un nobile gesto dell'Italia repubblicana e un esempio per tutti. quelli e.be, in molte parti del inondo, costringono, cbn i loro sistemi, milioni di uomini a lasciare la propria·. casa. · Rasseremato il cielo tirolese, sollevate tante fami– g1ie da un incubo (è 'sperabile si affretti il ritorno dei pochi internati e la scarcerazione di quelli che attendono da oltre due anni la fine de_lle istrutto-

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