Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948

46 CRITICA SOCIALE te come abbiamo già altra volta accennato ma è u;ile ripetere, non c'erano altre forze di sinistra, fuorchè quelle nostre e del P.R.I., che potessero col– laborare al governo, dopo che il P.S.I. e il P.C.I., con la loro adesione implicita o esplicita alle diretti– ve di Bialystok, avevano impegnato le loro forze ad una azione nel campo internazionale che rendeva assolutamente impossibile la loro partecipazior.e al ,~overno di un Paese che ha imprescindibili bsogm o . di aiuli e:terni per poter vivere. Anche per quel che riguarda l'accettazione di que– sti aiuti esterni e le conseguenze che possono deri– varne. non crediamo che debbano farsi troppo lun– ghe e complicate discussioni al Congresso. 11 pro- 1.;lemaè certamente molto importante e decisivo per la vit;i del nostro Paese, ma i termini in cm esso si orc,~enta sono molto chiari. Certo si creerebhe una .:ituazione difficile e compromettente per l'ltali,1 se essa dovesse trovarsi da sola, con la sua debolezza, di fronte agli Stati Uniti, la cui schiacciante supe– riorità sul terreno politico, economico, militare rap· presenterebbe per noi la necessità di acc0gliere tut– te le condizioni che ad essi piacesse, imporre. Noi . dobbiamo volere che le trattative per la definitiva determinazione e per la successiva applicazione del piano Marshall siano non fra l'America e i s'ingoli · Stati europei, ma fra l'America e un'organica inte– sa di tutti gli ·Stati a c11igli aiuti saranno dati. Que– sto, oltre al beneficio di porre di fronte all'Ame– rica una forza assai più considerevole. di quella che potrebbe avere ogni singolo Stato, anche fra i mag– giori, avrà il benefico effetto di coordinare in un piano organico e solidale la politica economica degli Stati, almeno dell'Europa occid~mtale e centrale, e di creare sulla base di questa anche una più intima· unione sul terreno politico, sperata preparazione al– la creazione di una unità federale europea. Su que– sto programma crediamo non possa esserci ombra di dissenso fra tutti i compagni. Sugli altri aspetti della politica internazionale e sulla necessità di stringere sempre più intimi accor– di particolari e generali con gli altri Stati democra– tici, sulla funzione che a tal riguardo può e deve avere la costituzione dell'Internazionale Socialista, per la cui creazione noi dobbiamo continuare ad in– sistere con tutte le forze, contro le r:esistenze e le titubanze éhe si manifestano nelle file di altri par– titi socialisti, non crediamo possano esserci discre– panze nelle file del nostro partito. Così anche in tutt'altro campo, in quello cioè che concerne la po– litica sindacale, sul cui terreno noi dobbiamo difen– dere con tutta la passione il' principio dell'unità, il quale evidentemente non potrà essere mantenuto se non quando i partiti trascinati dalla presunzio– ne delle loro forze e dall'aspirazione settaria che li muove, siano posti· in condizione di non poter sot– toporre tutte· le azioni della politica sindacale alle singole · loro esigenze esclusive, senza nessu– na considerazione degli interessi proletari. Da qae– sta situazione è indicato nettamente il nostro com– pito, su cui non è possibile fra noi alcuna ombra di dissenso. Restano le questioni della situazione nostra come forza intermedia fra i due blocchi nella politica in– terna e nella politica estera. Per quel che concerne la politica ·interna, non abbiamo certamente biso– gno di ripetere, dopo quello che veniamo ,dicendo in ogni fascicolo della nostra rivjsta, che dobbiamo risolutamente contrapporre una nostra azione pon- BiblìotecaGino Bianc · derata, consapevole e costruttiva alle forme agita– torie che sempre più decisamente viene assumendo la politica del fronte democratico popolare. Noi dob– biamo con molto coraggio cercar di illuminare la coscienza dei lavoratori intorno alla inconcludenza di questa azione e al pericolo di gravi sciagure che essa prepara alla sorte del proletariato; dobbiamo con insistente e paziente opera di persuasione cer– car di trarli alle direttive della nostra azione, che sole sono capaci di preparare loro quell'avvenire che essi attendono e hanno diritto di avere, di risanare gradualmente la vita del nostro Paese, di garantire più saldamente la libertà per tutti e di instaurare in un ambito sempre più vasto i principii. di giusti– zia sociale. Ma dobbiamo anche .nello stesso tempo . guardarci da ogni indulgenza e tolleranza verso la politica sostanzialmente retriva e apertamente con– fessionale del partito che è ora al potere, il quale evidentemente aspira a sottomettere a esigenze chie– sastiche la vita di tutto il Paese e viene perciò po– nendo uomini suoi in tutti i più piccoli meandri del– l'organismo statale e degli altri enti pubblici. Dob– biamo affermare di fronte ad esso, anche nella po– litica di g~erno, i nostri principii ·e impedire che lo spirito di gretta conservazione nel campo economico e sociale ponga ostacoli· a quel cammino ascendente che il nostro sistema economico e sociale 'ha biso– gno di compiere per acquistare forza e rispondere in maniera sempre più adeguata alle necessità di vita del Paese e alle esigenze stesse della civiltà. Di' fronte ai due blocchi che dividono il morid<'l dev'essere analogo il nostro atteggiamento. Ricono– sciamo. che, come all'interno del nostro Paese, co– sì anche nei rapporti internazionali la irrequietezza delle forze che si chiamano di estrema sinistra rap~ presentano il maggior pericolo per la pace e per lo sforzo di rirrascita che tutto il mondo ha bisogno· di compiere in una tranquilia operosità. Ma non pos– siamo d'altra parte dimenticare che vi sono anche dall'altra parte tendenze pericolose che la « terza forza » deve cercar di contenere in tutti i Paesi. Cer– ti propositi espressi dagli esponenti di alcuni grup– pi finanziari e politici americani, i quali fortunata– mente non sono ancora riusciti a prevalere nel loro Paese ma non si stancano per tentar di riuscirvi, gli avvenimenti di Spagna e di Grecia e altri pic– coli episodi, come quello, per noi dolorosissimo, de– gli intrighi orditi (speriamo contro la volontà degli uomini di governo) dal Colonval Office inglese in Somalia, che hanno fatto versare tanto sangue no– stro a Mogadiscio, sono sintomi che noi non pos– siamo e non dobbiamo trascurare. Anche su questo pensiamo éhe non ci possa essere fra tutti i com– pagni nessuna possibilità ·di serio disaccordo. * * * ' Auguriamo che con qu~sta consapevole prepara· zione· i nostri compagni si avviino alle discussioni del Congresso. Dopo le· deliberazioni prese nei gior– ni swrsi dal P.S.I. ogni possibilità di politica so– cialista e democratica è venuta a mancare a quel partito. Le altre forze democratiche che ancora ri– mangono sono deboli e dispers·e e non riescono a trovare là loro via. Il P.R.I. ha una tradizione glo– riosa di fermezza nelle proprie idee, ·di• purità nel– la propria azione di devozione al pubblico bene. Ma in materia econ~mìca e sociale manca di un deciso orientamento e oscilla tra un conservatorismo che non vorrebbe mutar nulla nel P!:_esenteassetto del-

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