Critica Sociale - anno XXXIX - n. 24 - 16 dicembre 1947

484 CRITICA SOCIALE Iniziativa (conni11Juaz. dall n. pre 1 cede11Jte) II. La re-axio•ne: l'« Organ.izzazione del Lavoro>. ' Le ,crisi period-iche si. riv~lar<;>~Ofin d~l pri~c!– _pio come le compagne mev1_tab11I .d_ella llber~ mi: ziativa privata. Furono dapprima crisi decenna,1. Poi le· recidive del mal,e si fecero più frequenti, ed a– vemm o una crisi ogni due od •ogni tre anni, Alla fine de.la prima metà de. secolo XIX, si rilevò ,che c'erano cri,si maggiori e crisi minori, ossia « intermedie :.>, come le ctdinì l'Engels; si avvertì, secondo si espri • meva un altro osservatore, che i.J mondo era diven– talo una « lotta di tutti contro tutti>. E al'lora, fin da quei giorni, proruppe l'idea· della necessità- d·i una pianificazionè della economia.. Non si chiamò pian•i– fi,cazione; · si disse « organizzazione -del: lavoro », e a questa denominazione venne data una larga acce– zione: fu intesa tanto c;ome tutela dei lavoratori, 'da parte dello· Stato, quanto come regolamentazione del credito, del -commercio, della produzione. In Fran– cia, nena primavera del 1821, le petizioni aJ.e due Camere ,perchè fossero ristabiliti i vecchi ordinamen-. ti che regolavano il lavoro e •ne prevenivano le cr-i: si, sono numerose, insistenti, e sottoscritte da indu• striali, ,commercianti, artigiani. Esse gridano c.3e « le professioni, industriali e commerciali, sono abban·– donate al,:a più fraudolenta licenza; che non corno– scono più -nè freno, nè legge»; che « l'industria è schiacciata dalJa concorrenza; è sovraccaricata da una folla di artigiani -e di merca·nti,, appartenenti ad ogni specie di professione, i quali non riescono più a vivere; che la Francia è i-nondata da una quan· tità di merci, i, cui prezzi prec-i.pìtano, e che il con– sumo, il quale si va riducendo ogni giorno, non può assorbire»; che, « infine, l'uWmo venticinquennio •ha assistito a fallimenti I fraudolenti, come non mai i -due secoli che lo avevano preceduto » (1). In .Francia i tentati_vi dello Staio per « riorganiz– zare» il lavoro tardano ,a venire. Ma si ha Ia 0 -convin– zione che, oopo gli esperimenti, fatti, si deve asso lutamente entrare in una terza fase de:Ja evoluzio– ne industriale, Ja 9ua:e abbia « per carattere essen: ziale uno sforzo unanime, mirante a coordinare gli elementi sparsi•, che confusamente si urtavano »: pro "leggere H lavoro, re•staurare l'eguaglianza fra i vari elementi della produzione, « .prevenire -o teml)'erare le· vicissitudini, C!he no'n sfuggonò interamente alle· umane previsioni » (2). E i,. momento. più febbrile d·i questa ricerca, sarà il 1848,_ nel quale una « _orga– nizzazione del lavoro verrà reclamata minacciosamen– te, verrà -c.3iesta-e d·a quelltl che la riconoscevano ne– cessaria. e dagli_ altri che esitavano ad affermarne la necessità, temendone lEY violazioni ai prihéipii e– terni del .:iberismò, solo da poco trionfanti, e si in– dustdavano ad escogitare formé particolari- d·i orga– n1zzazio~e « in una società Ube,ra ». Ma in InghLtPrra si procede più rapidamente, e nella pab~.ia di Adàmo Smith e di Rieardo, fin dal -1830, s-i comp.rende « che non c'è più limite alla abiezione, in cui possono cadere i .popoli, soggetti· a.I nuovo regime industriale <ispirato alla dottrina de: Laisser /aire (3) ». Questa reazione, questa·. condanna del!a «_libertà illimitata del commercio e dell'fodustria »; questa nè– cessità della « organizzazione del :avoro », ossia del– la pianifi-cazfone, mosse in un primo momento dal eircolo -degli economisti, dagli scrittori cattol-ici, e da quelli socialisti (ricordiamo, fra questi ultimi, Sismondi, Fourier, Saint-Siruon, Luigi, Blanc), ma s1. (1•) In ,BouaGIX, Le réglme de l'trutu.,lll"ie e,n France de 1814 a 18311': reeueil -d•e lextes, Parls 1917, I, pag. 342; cfr. Fou. RLBR, 1'héorte dès qua.Ire mo'\uements . (1818), Paris 1841, pag, 43. • (2) AuDIGANNB, Mout.mento intellettuale ne.la popolazione la– voratrice (1840), -in Bilbl. ae}''eco,.onusta, -II, 3, pag. 823. · (3)LB PLAY, La réforme soc<iue en J-'r<l:IUI<, Paris 1867, II, pag. 138 . Biblioteca Gin0 Bianco pianificazione?· levò anche dagùi, economisti liberisti, ,cioè da queUi che erano stati i più. ardenti apo'.ogisti della libera iniziativa privata, e i fieri avversari di qualsiasi in– tervento da parte degli enti pubblici. Il loro mod1> di esprimersi è pieno di caùte'Ja; i loro sforzi per co– prire lo scandalo deL:e loro contraddizioni., sono di– sperati; ma le conclusioni risultano le stesse. Uno di costoro, alla fine dél quarto decennio del seco1o XIX, scriveva: · « Oggi la sorte de:•l'intero esercito industriale -=– « capi e soldati ~ è degna di pietà piuttosto che di «invidia». Le « v:o·J-en!e scosse'» (deJ!e cris,i) « non « hanno solamente per effetto uno -spostamento- di « ricchezza, ma cagionano, ne'! maggior rnumero dei « casi, una _perdita netta ..., Se questa situazione sj « prolungasse, la conservazione della ·.società stessa « sarebbe in pericolo ... ». Per uscire da questo labi– rinto, L'unica ·strada,« poco e~pl0rata an!3ora », è quel .. la « dell'associaz-ione intima degli -interessi riva'!i, che « oggi si guardano con occhi gelosi; quella dei capi– « ta.isti e queila degli industriali di ogni ord-im; quel-. « la de 1 b a borghesia e quella degli operai. La conco-r– « d-ia si ristabilirebbe nell'industria e nella società « con raiuto di un o.rdiname:nto _intertigenJe derre: for, · « ze che og{J}is,i fanno guerra». Senza di ciò, «,la con- - « ,correnza sarà 1 un t age'llo, chè essa. agir_à sulla so– « cietà come uri dissolvente, isolerà gli uomini »." Mll .il problema è « vasto e complesso;· ,ria~sume in sè « tutti gli a,ltri, ,e la sua soluzione è· indispensabi- . « le... » (4). Altri scriveva: -· Queste crisi provengono dahla umana -inesperienza di· gt,vernare a.i fini de1 benes• sere generale le fò.rze che sono state messe a nostra disposizione. Le fondamenta de:Ja società sono schian– tate; bisogna ricostruir I-e! E l'organo di questa ric0- struiione debbono essene i g0v-erni, ai quali « tocca dirige-re e sorveg.Jiar,e l'industria e il co!'nmerdo », nè ·so-.o 'in rapporto' ai •bisogni interni, ma anche nei rapport-i con l'estero, chè altrimenti <( saremmo ri– condotti ai primi albori della civiltà ». « L'as,prtt• pratico de, !a libertà industriale si traduce in ì11Jter-. vutto del goverrw (5) nella produzione », e- quesJo -ili~ tervento si· conci. ia perfeltamente con la liberTà de 0 gli indivhlui, che permette loro di· disporre de·i pro– pri _li>eni, ed applicare •le proprie facoltà col maggiòr profitto .possibile ... ». L'ufficio del potere non finisce mai, ·e la sua azione si deve riassumere in una- seri• di sforz·i, tepdehti a sviJup.par,e il benessere dell@ p-opo'azio~·i ~ (6). ,Lo sfruttamento de;l lavoro. Abbiamo visto c0me da!Ja libe~tà privata, attra'. verso la libera concorrenza, che nè è l'anima, pi:G– rompano direttamente crisi gra_vi per gld imprendi– tori, per la società e, indirettamente, per i Javòra, tori manuali. Ma n~L:a prima metà del se'co'.o XIX, anche prtscindendo dal fenomeno delle crisi, una altra grave, costante ripercussione ebbe la. libera .i; niz:aliva privata ai danni della .popolazione operaia. Cosa voleva dire, infatti, libertà di iniziativa priva– ta? Vo eva di re libertà di contrattazione_ fra indu-– strali -e oper.ai. Fre,edòm of contract! questo il grid'irt degli in dustriali e dei commercianti in-g:esi. Ed esse si- aècordava con tulta la teori,a economica,. che era sostegno del principio della inizi~ti'wa privata. Il la:- .voro è una merce,. e l'operaio. è il portatore -vivente di questa mer,ce. Essa perciò va scambiata- con qual-'. ·siasi a ,. tra, o éol suo equivalente - il danara -, se· con.do la legge della domanda e dell'offerta .. Ecce.' pe11ciò donde, anche senza le crisi, ebbero origine gli _orari di lav_or9 inlol!erabi:i, i sal:i,ri ~i fa_m~,.l'or; rib1.e tenor!! d1 vita, cm per decenm, ·dai pr;m,1 anrn {4)CHEV·ALIER, Corso .di econtJmia po.ilica, (In :Bibl. delre. conomi-sta, I, 1q), Discorso 1'> (1840-41), pag. 11-12; dlscor11111 VIII (1847.-48), pag. 78•. ·(5) L · corsivo è nel testo. '(6) FIX, Stato del,e c/a$sl Uluoratrtci (1845-'46) in BlW! dell'eco.nomista, II, 3, pagg. 488 e 498.

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