Critica Sociale - anno XXXIX - n. 18 - 16 settembre 1947

330 CRITICA SOCIALE pamenti politici; gli avvenimenti di .Grecia, fattisi più complicati dopo l'incapacità di Metaxas a co– stituire un governo stabile; i ,primi sintomi di una crisi economica anche dell'Ameri,ca, attestata dal di– lagare della disoccupazione e che potrebbe suscita– re il dubbio angoscioso che, nonostante la buona vo-· lontà e l'interesse che ha di recare i più larghi aiu– ti' ai Paesi europei, essa non si trovi in grado di fornire quei mezzi che soli possono salvare da una spaventosa crisi, non solo l'Europa ma tutto il mon– do; finalmente, per tacere i molti altri fatti mino– ri, le stragi orribili avvenute in India nella lotta fra Mussulmani e Indù, espressione di uno stato delle cose e degli animi che impedisce di nutrire se– rene speranze intorno all'avvenire di un Paese, a cui le lunghe sofferenze facevano meritare di trarre ben altre conseguenze dalla sospirata e finalmente ottenuta condizione di indipendenza. E nel campo dei rapporti internazionali, oltre al persistente pericolo di conflitti fra la Grecia e gli Stati confinanti a nord, in seguito alle irruzioni nel .territorio macedone di manipoli di volontari, ab– biamo avuto l'emozione suscitata dalla pronta ratifi– ca russa ai trattati di pace e le polemiche sorte in seguito ad essa, nelle quali l'Avanti e l'Unità non hanno tenuto conto del fatto che era stata la Rus– sia stessa a dichiarare che non avrebbe dato .la ra– tifica fino a quando questa non fosse stata data dai Governi dei Paesi vinti; poi anche lo stato dì so– spensione suscitato in tutti i Paesi europei dalla no– tizia che la formulazione del piano economico fatta · dalla Commissione eletta nella Conferenza di Pa– rigi per la richiesta di aiuti all'America non ha in– contrato il gradimento di quest'ultima, che giudica troppo superiore_ alle proprie possibilità ,la richiesta dei 29 miliardi di dollari in cui la detta çommi's– sione aveva fissato il fabbisogno europeo. L'unità socwlis,ta im, fumziol11!e <Jetpro1:,leffil(J) del G-0- verno.. Come appare da questo nudo elenco, erano e so– no eccezionalmente numerosi e gravi gli' avveni– menti e le situazioni capaci di attrarre e interessare l'attenzione di tutto il mondo. Eppure essi noti han– n_oimpedito che su tutti, o quasi, i giomah d'Italia fossero pubblicate ripetutamente, nei giorni scorsi, notizie e commenti relativi al problema della unifi– cazione delle forze socialiste;. e il Convegno del no– stro partito, che sarà già chiuso nel momento in cui questo fascicolo della nostra rivista giungerà nelle mani dei lettori , e un Convegno che in questi stessi giorni· terrà il Partito d'Azione varranno a ridesta– re anche più viva su quel problema la pubblica at– tenzione .. E non a torto. Si tratta infatti di un pro– blema che non concerne soltanto i partiti. che, con maggiore ·o minor diritto, si proclamano interpreti ·del pensiero socialista, ma concerne e interessa tutta quanta la Nazione. Dà! modo in cui sarà risolto il problema dell'unificazione potrà dipendere I~ sorte del Paese nei prossimi mesi, e di riflesso, fors'an– che per un lungo seguito di tempo. E' evidente in– fatti che le forze democratiche non possono adattar– si a lasciare il governo nelle mani di una democra– zia cristiana in cui la prevalenza degli elementi con• servatori ha creato le condizioni di una stretta al– leanza con le forze reazionarie di tutte le tinte. Lo sforzo del P.S.I. e del P.C.I. è di creare •una situa– zione tale per cui la democrazia cristiana_ senta di Bibl teca Gino Bianco non poter più rimanere nelle posizioni attuali, se vuol crearsi un minimo di sicurezza di vita e di possibilità di azione. Evidentemente si tende da quel– la parte a tornare alla formazione di un tripartito. che non potrebbe risorgere senza generare quella paralisi e quelle forme di decadimento, anche mo– rale, che lo hanno contrassegnato nella sua preceden– te esistenza. Non esitiamo a dire con tutta franchez– za che un siffatto ritorno del tripartito sarebbe per ! 'Italia un· danno .maggiore della persistenza della situazione attuale, anche perchè contro di esso i ri– medi sarebbero assai più difficili che contro di que– sta, soprattutto perchè sarebbero imprigionate nel seguito della maggioranza forze sane che possono validamente contribuire ad una costruttiva opposi– zione contro il governo attuale. Una vantaggiosa modifica della situazione pre– sente non può nascere, secondo noi, se non dalla partecipazione al governo delle forze del socialismo democratico, sciolte da ogni vincolo con altri par– titi che possa limitare la loro libertà d'azione. Evi– dentemente le forze socialiste non sono oggi tali da poter da sole aspirare al governo e pi::_etenderedi el.iminare quello che è tuttora if partito più forte nella composizione parlamentare e, pr0babilmente, anche nel Paese. Esse possono per altro aspirare ad esercitare ·questo influsso sulla democrazia cristiana': che, accettando la collaborazione socialista, certa– mente utile a darle possibilità di una vita più tran– quilla e di un'azione più efficiente,. essa cerchi di sciogliersi dalla supremazia che entro il suo seno le hanno imposto gli agrari e gli altri ceti retrivi che ne fanno parte, e restauri nel suo programma e nel– la sua azione quei principi di democrazia in nome dei quali è sorta e per cui hanno combattuto e so– no morti molti suoi seguaci, che oggi si dorrebbero di veder così malamente tradite le loro aspirazioni e speranze. Il partito comunista non avrebbe ragioae di do– lersi se temporaneamente venisse lasciato fuori dal g9verno, il quale, anche se si costituisse senza di esso, non si costituirebbe contro di esso, anzi po– trebbe· rappresentare per esso una garanzia di di– fesa contro la reazione L'opera che esso svolse nel– le precedenti incarnazioni del tr'ipa:rtito, e nella cui scia ha trascinato dietro a sè il succube P.S.I., di– mostra a chiaPe note la difficoltà di una collabora– zione con esso. Questa sua pendolare oscillazione, che si riconferma ogni giorno, tra forme agitatorie di azione che alle anime timorate sembrano minac– ciosi annunzi di tentativi insurrezionali, e l'enun– ciazione di programmi possibilisti che sembrano por– lo all'estrema destra dei partiti democratici; tra l'ossequio alle direttive politiche del blocco orien– tale e l'ostentata proclamazione della esclusiva preoc– cupazione degli interessi nazionali - rendono ve– ramente impossibile, a qualsiasi partito che intenda · di associare, anche temporaneamente, in episodi di breve durata, la pr9pria azione a quella del P.C.I., di rendersi conto a quali conseguenze potrà con– durlo una siffatta alleanza. Da questo punto di vi– sta direi quasi che quanto più crescono le forze del partito comunista, al quale certamente sono affluiti numerosissimi seguaci (se anche non tutti vi siano entrati con sufficiente preparazione e vi permanga– no con sincera persuasione), tanto maggiore è il dubbio che trattiene da un accordo col P.C.I. ogni partito che desideri di essere sicuro della mèta ver-

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