Critica Sociale - anno XXXIX - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1947

26 CRITICASOCIALE. ranza dei lavoratori· è g1a conquistata clall'idea ~omunista. In. a'.tri termini, noi eorreremmo il rischio di formare 'un Partito che avrà una rappresentanza formata prevalei:ite– mente cla 1J.1ilitantidelle regioni· dell'Italia meridionale. Io non credo a eiò. Ma se anche fosse vero che gli elettori dell'Italia meridionale, per la· prima volta nella ·storia ita– liana, si raccogliessero numerosi intorno ad un grande Par,, tito socialista, che' male ci sarebbe? In questo modo noi a– vremmo la possibilità di risolvere il problema èel Mezzo– gior.no , prob:-ema che figura nei 'programmi di tutti i partiti, ma che ancora non è stato seriamente affrontato e che è lurigi dall'e,;sere risolto. In ogni cas0 è certo che il nostro Partito conta sull'affluenza dei voti degli •e,lettori dell'Italia meridionale. I fatti ci da"1am~otrlllg~one. E uno dei punti fonda1~entali d~l -n~stro futuro progratp.·• ma sarà appunto dedicato ai problemi che· interessano quelle nobili regioni. Ma noi-.siamo sicuri che avretno l'adesione fervida anche dei lavoratori del Nord, perchè non è affatto vero che gli operai abbianò espulso dal loro cuore l'amore per l'idea socia!ista. I fatti, del resto, ci daranno ra~ione. Quandomoi saremo riusci-ti a mobilitare le forze .che anela· no agli'. ideali, di giustizia e di libertà, e quaµdo ,arenio an– dati nellle officine a parlare il linguaggio della fra-ternità, .voi vedrete che noi troveremo un consenso superiore a quello che noi stessi ci attendiamo. C'è un altro pericolo, ·dicono i nostri critici:. Voi potreste diventare un Partito di piccoli borghesi. Un Partito che non avrà le caratte,ristiche proprie a ogni movimento soCLa– lista .. E' chiaro, compagni·, che la fisionomia pòlitica di un movimento è determinata non dalla volontà di c..oloro che· lo' dirigi°no, ma dalle condi.zioni socia'.i delle forze -~he lo compongono. Ed è chiaro che se la maggioranza degli iscrit– ti al nostro movìme•nto doves.se 'essere fo•mata dai lavora– tori de.J ceto mediò, la fisionomia spcialista del, Parti,to ne risentirebbe. Noi siamo certi che così non sarà. Ma se an·· che,·per un'ipotesi assurda foss·e vero che nel nostro Parti· to i lavoratori del ceto medio dovessero prevalere sui pro· letari,' se anche fosse vero, come speriamo, che i lavoratori. del ceto medio al nostro appello si raccogliessero in masse profonde intorno alla bandie<ta. del socialismo, noi riusci· remnio ,a impedire quel:o ·che è avvenuto, lild 1922. Allora questi lavoratori del ceto medio si orientarono vLrs0 fòr maziòni di destra e peggio antora formazioni 1eazionar,ie. 'Anche in tal caso noi- avremo re,so-un servizio incalcolabile allo sviluppo democr,atico del nostro Paese. C'è, infine, ehi teme che noi si possa diventar,o un Parfito dominato da compJ.essì anticomunisti. . .. ~o ho detto poco fa le ragioni per cui precisamente ·le condizioni in citi siamo sorti e le for,ze' che si racc0'.gono intorno a noi ci permettono di evitare ,questo .pericolo. Non a~biamo più bisogno oggi di difendere i:n,pole,miche aspre l'autonomia de•I lilostro Partito. Abbiamo• quindi 1 a .oossibi– lità di mantener,e inalterata la nosha fisionomia ;;iolitica e presenta.cci alle folle operaie col nostro prqgramma sepza. dover contende>r<ò ad ogni istante. per difenclere la puf'ezza dtii ·nostri principi_ Stamane !io letto quèll0 che Togliatti dice contro cli_noi. Una settimana fa avrei preso la penna é avrei risposto vivacemelilte. Ogg:i .non seni@ @;ù questo bisogno~ Il compagno Togliatti Ò' accusa di aver lavorato contro la dem9crazia e la libertà. Sento tutt'al più OJ!ii:\'~ una viva amarezza per queista iJJcomprension~ pr,oJo:;ida e la. volontà di dimostra.re coi fa~ti a tutti· i lavorat0ri italiam çhe siamo noi i veri amici della democrazia. · "S,ociiai!'f.S'mo- :e dlemo,l111ai,ia_ . Qual'è, èomp~gi1i, il dissenso di carattere ideoiogico ehe ci sel))ara dai comunisti? E prima di faM:ocos'è ,wmpagni la -democra-zia? La democrazia non è altro che' 'a 0arteci'. · J.)a~ione/~rvidà, co_ntinua, di_tutto il popolo all~ vita poh· t1ca. Ne.I mterno d1 un Partito è .Ja stessa c0sa, La demo– cFazia è la pa,tecipazione di tutti i c0rnpagni, aUa vita del Partito. La differenza che passa· tra n0i e i comunisti è questa: ,me.pire. i< c?m~agni comunisti, fanno '(ò)arteci.pare i loro m1htant1 alla vita rnterna del Partito per tutto ciò che si riferisce alla parte prganizzativa, e sa questo piano 'bi· sogna nconoscere che sono veramente ammirevoli li esclu· clono per,ò dalla formulaziorye del'le liaee direttive' generali, che vengono sempre dettate dall'a1to. Ora questtl linee di~ reHiv.e pottanlilo anche essere le migliori di questo mondo ma la base comunista non ha diritto.di inte,r:6erire su di es~ se., I edmunisti dèlla base aderìscono ai prognmmi che vengono loro prop0sti senza che essi partecipino e:Fftttiv.a· mente. al'la loro elaborazione . ..Per noi la clernocrazia ;:>0ii- Biblioteca Gin0 Bianco tica è u:1'altra cosa. Noi intendiamo per democra.l!Ìa ìa pa41· tecipazione di tutti, i miUanti non solo a,ll'orgamzzaz10ne del Partito ma alla elaborazione delle lineé fondamt::ntali che orient'.lno .l'azione ,comune. Non si tratta per noi ,li lan– ciare delle parole d'ordine e di cercare con una tecnica per· fezio11ata di far sl che queste parole d'ordine vengano as· simi1late dai. militalilti, ma al contrario di suscitare in essi un senso di responsabilità individuale facendoli veramente partecipi dell'elaborazione del comune progr,amma socia– lista. Questo il dissenso ideologico ,che ci separa dai comu· lili sti, ed è un dissenso che investe .la natura stessa della de· mocrazia. Ma la democrazia come la intendiamo noi non va forse a scapito della disciplina? E' chiaro che nessun Partito politico· può vivere ed organizzarsi senza che le for– ze che lo compongono accettino una disciplina comune. Vo1· rei su questo ptlnto, .essere molto chiaro, La nozione che noi abbiamò dtilla disciplina è diversa da quella che ha,niw altri par,titi proletari.· Non si tratta, beninte.so, di sapere se la minoranza deve o no accettare le decisioni della magj!ito· ranza. Nessun Partito politico potrebbe vivere se le mino– ranz111 si rifiutassero di accogJi.ere come. norma comune la volontà 'della maggioranza liberamente tspressa. il proble– ma della disciplina è un altro: D:scipli®a da parte clei mili– tanti vuol dire rinurnzia e• devoztone ·a!duna caasa comun~. Senza questo senso del sacrificio e de-Ila devozione non è ·.,.possibilecreare quell'anima coll-ettiva che è la sostanza spi– rituale su cui si fondano i partiti [i)olitici. Ognuno di no, deve ripunziare ai propri punti di vista particolari e deve accogliere come norma comune la volontà espressa dalla maggioranza. Ma se ognuno. di noi deve fare questo sacri– ficio in omaggio all'interesse di, tutti, c'è Ulilàcosa che un Partito socialista non potrà mai imporr•e ai suoi militanti· una c0sa che non potrà mai chi<edere loro, La disciplina- i~ un Partito di classe può git1ngere sino agli estremi limiti c;!elsacrificio" individuale e per i mig,liori i,l senso d~•lla d;– sciplina può giungere _sino· al' sacr-ilìcio dlella propria v,t;;. Matteotti ce ne ha dato un esempio. Ma guai a noi se per disciplina intetidessimo che il ,miJ.itante dere distruggere in sè la coscie'llza della. sua r.esponsabilità individuale C'è per, tutti noi socia.tisti qualcosa che è più in 'aito dello .stessp, nostro Partito, •ed è il dir,itto di ogni uomo di giudi– care nella propna cosCl'enza in suprema istanza su ciò che è• .bene ,e, su .ciò che è ma!e, su ciò che è giusto e su ciò che è i0giusto .. Mai noi potremo delegare questo nostro mali,e– nabile qirit,t_o al ,Partito, che pur ci è tanto caro, in nÒme della 41sc1plina formali:, Ho dotto che que,sta fac0ltà' di giudizio morare è un diri,tto. Sarebbe più corretto lire che ·è un dovere. E questo dové.re noi non potr,emo in nessun ca– so delegaré acl altri. n Partito può imporci tutti i sacrifici ma. non può impbrci di sacrificare la nostra coscienza mo-· raie. Ecco q~l ~he i,!ltfendiamo noi, compagni, pt:.r dbcipli– na. Ma non c1 s1 framtenda. Questo senso di responsabili– tà ilildividiia•lesi identifica colil1a nozione di libe.tà ne,1 atto stesso in cui si identifica co11 quella di dlevozione ad una causa comMe. La nozione di libertà pe-r noi socialisti è pro-. ,ionclamente · diversa .da quella che fa elaborata da•lla cl= ·si: borghese nrlla Rìv:oluzi'one dell'B,;),pur avend{;)in essa le sue radici. Non vorrei esprimere un giudizio troppo seve~ r,o, ma è certo .che viviamo m un pt!riodo di decadenza d1 1Jensier,opv0letar,io. Mai come in questo per,iodo, .Ìlilcui tui– !i .s_ent0no•che la realizzazione_ sqcia!ista batte alle porte, s' e -~1sto u!1tale abba_ssa_me1:1!0 d1 pensiero nei movimenti ope– rai. Le mterp,retaz1on, p1u rozze del marxismo ehe una l:ritiça _illuminata lilel_ c0rso de•gli •Ultimi 50 anlili a;eva sçar– tate, ntomano a galla. E a coloro cehe ci affermano che questo scat!limento della coscienza pPoletaria è. doi\'uto al fatto che siamo eliltFati nel pe:riocl.a'delltl realizzazioni che siamo entrati ne-I peri-0do ìn cui le arnii cl.ella uitica 'sono s0stituite dalla cri<ti€a delle armi, .ispon~amo con Marx c!'e « l'ignoranza-non è mai s'tata un ar,gomelilto » e che pre· c~samente nei pe~iod,i di real,izzazioni, più fervide, oiù fe-F– vtdo deve esse•re l'apporto della tfeoria a1l'attività p1atica r che precisamente nei periodi d,i r,ealizzazioni bisogna uieor– clar,si che se «· il proletariato è il òracci.o .d,eUa filosofia ia filosofia _è la -testa· del proleta•riato ». É Marx voleva -~on . questo dire che 1 110nè ·possibile un'azi0ne di carattere ri•vo· luz>onario sti q11esta azione non è animata da un pensiero critico, c;kt un pensiero coscienre. OO!n,t't1o vi c~,-m.~. [,a l~tta ·ope•raia ·si ~v0lgi; ?ggi Ì.lil Euro[i)a in una atmc,· sfera _d1 _grave depr~ss1one Sl)trituale e mentale. Si è qua~i tentati dt_crecl:re che I~ classi dirigenti dei partiti proletari a:~secondmo, sia pure 'mc~nsapevolmente, Quést0 processo cli S<;JfFOcaffi:tl!lto ~ella .<:01'.~1enza proleta~ia. Al posto di un pensiero ent1co s1 s0s-t1tu1sce,un eatech1.smo cloe;matico, a•l

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